Lungo la linea metroplitana gialla, è dalla stazione di Jor Bagh, la più
prossima alla tomba di Safdarjung, che ha inizio il nostro itinerario. Basta
seguitare all’uscita per alcune centinaia di metri *, per ritrovarsi allìingresso del recinto del monumento sepolcrale, all’altro lato dell’incrocio
con la lodi Road.
Un portale d’accesso infrescato di fiori dipinti immette nelle delizie della tomba giardino, che
al termine della Lodi Road è situata all’estremo opposto rispetto alla tomba di
Humayun, il grande prototipo originario di tale forma monumentale di sepoltura
moghul, di cui la tomba di safdarjung
costituisce l’ estrema realizzazione
grandiosa.
In conformità con tale ideazione, la tomba ci apparirà sopraelevata su una
piattaforma al centro di un ampio
giardino cinto da una cortina muraria con con al centro di ogni lato quattro
edifici d’accesso bei quattro punti cardinali, dove si intersecano i quadranti articolati in quadranti minori per il tramite
di canalizzazioni e sentieri, che costituiscono il chahar bagh, l’impianto
scenico che evoca i quattro giardini e i loro rivoli celesti del paradiso coranico.
Fu essa costruita nel 173-54, per
ospitare le spoglie del padre Mirza Muqim Abu’l Mansur khan, detto Safdar Jang, vicerè dell’Oud ( 1739-1753
)sotto Muhammad Shah, dal figlio
Shuja’u’d –Daula.
Mothi mahal, palazzo di Perle, Badshah-Psand, “Favorita del re” e
Jangli-Mahal, Palazzo Forestale”, i nomi dei padiglioni al centro dei lati del
muro di cinta, in luogo del portale di
due piani da cui si ha accesso ad oriente, che ci prelude, prefigura e schiude gradualmente la vista favolosa della tomba.
Ma sarebbe lesivo del suo incanto figurarla con in controcampo la Tomba di Humayun ne
sortirebbe uno sviamento deludente, in una ricerca di proporzioni e armonie di
forme corrispondenti che nel miraggio di un riprodursi della stessa bellezza
stupefacente della tomba di Humayun, indurrebbe a trinvenirvi lo sbilanciamento di una debole concezione
architetturale, “lacking of a pyramidal
feeling” , a ritenere che un edificio
definito come “ the last flicker in the
lamp of Mughal architecture at Delhi”,
dell’arte moghul sia lestremo tremolio più che l ultimo balenio, sino a
rimpiangere che per il suo rivestimento in arenaria e marmo sia stato spogliato
del proprio la pregevole tomba in Nizamuddin di
Abdu’r Rahim Khan Khan-i-Khanan.
La tomba di Safdar Janng non è un trono di gloria del Clemente, del
Misericordioso, dispiegato in altitudine quanto in latitudine, è a due piani un
palazzo fatato ultraterreno, le cui
torrette poligonali agli angoli, terminanti in chattri, in luogo di
sfaccettature, ne recepiscono, e ne rinviano alle origini ogni tensione
espansiva laterale per un rilancio verso l’alto, dove su un tamburo di sedici lati ne raccoglie l’anelito la cupola a forma di
bulbo.
Salendo alla tomba tramite le scalinate che vi ascendono dalle aperture
inarcate della veranda , sino ad accedere nella camera centrale quadrata del
cenotafio, vi perverremo sotto le archeggiature incorniciate di marmo delli’wan principale, tra
l’efflorescenza e Il laminarsi foliare degli stucchi decorativi e dei cespiti
delle colonnine che l’affiancano, ingentilendolo quanto il bengaldar della sua
apertura superiore.
Giunti nella camera centrale, in una stanza sotterranea sottostante la
quale stanno gli effettivi sepocri di
Safdar.jang e della moglie, come nelle antecedenti tombe giardino ci
ritroveremo nel vano di convergenza di
quattro celle ottagonali agli angoli dell’edificio, tra le quali sono comprese
quattro stanze intermedi e rettangolari.
Solo che solleviamo lo sguardo, a
trasporci in una sua trascendenza che pare quasi rococò, dato lo spirito
dei tempi che vi è come precorso,
saranno gli stucchi floreali, quali nuvole di petali, che decorano le volte della
sala, dei vani d’accesso intermedi in
cui si transita tra le salette ottagonali agli angoli: Tutto vi si fa delicatezza languida di grazia.
All’uscita dalla tomba giardino di Safdarjung, la Lodi road è da
intraprendere al sinistra lungo la quale già si affianca l’oasi urbana degli
incantevoli Lodi garden.
E’ la denominazione invalsa
dell’originario Lady Willingdon Park, cosi
intitolato perchè fu disegnato dall’allora moglie del Governatore generale dell
India sotto l’Impero britannico, intorno aiquattro monumenti sepolcrali dei dinasti Sayd e Lodi
che vi sono ora compresi.
L’architetto Joseph Allen Stein ebbe
poi lincarico di ridisegnarli insieme a Garett Eckbo insieme all intera zona, quando una Glass House venne aggiunta ai
giardini, presso una porta d’ ingresso depoca britannica.
L’accesso secondario che vi si apre da Lodi Road ci permette di visionare
le tombe in ordine cronologico, a iniziare dalla tomba che già si intravede nel
parco di Mohammed Shad , il terzo sovrano Sayyid( 1434-44).
La sua importanza è dovuta anche al dato che uno dei pochi edifici superstiti di epoca
Sayyd, in ragione anche dal fatto che tali sultani dovettero soprattutto
contenere la violenza distruttiva delle campagne di conquista dei timuridi.
Essa è a pianta ottogonale, nella
sala centrale e nella verandah che vi dà accesso, con tre arcate ad ogni
lato, dei quali solo quello ad ovest è
tamponato all’interno, per fungere da
mirhab di una moschea interna.
Agli angoli sono di supporto dei contrafforti inclinati, mentre una cornice
o Chkhajjia ricorre intorno alla verandah, mentre al centro di ogni suo lato
dal soffitto emerge uno chattri, a contornare la cupola centrale che si erge su
un tamburo di sedici lati, con una torretta ad ogni vertice d’angolo.
Tale tipo di edificio sepolcrale ha un suo antecedente in Delhi nell’ora dimessa tomba Khani-Jahan Tilangani, pressocché
irrintracciabile nel Kot dellenclave islamica di Nizamuddin, e nella tomba di Mubarak shah, precedessore
Sayyd di Mohammd Shah, e troverà un seguito in Delhi, nella ultime tomba del
periodo lodi che ospitano i giardini, la
tomba di Sikandar Lodi, e in epoca moghul
nella magnifica Isa Khan tomb compresa nella recinzione muraria esterna
della tomba di Humayun, nella Adham khan tomb in merhauli , che ospita la salma
del fratello di latte del grande sovrano moghul Akbhar, che ve lo fece
seppellire insieme alla madre, morta di crepcuore per la tragica fine del
figlio, dopo averlo egli fatto da uccidere a capofitto per avere ordito la
morte del suo consigliere atagha Khan,
marito di un’altra balia di corte.
Ma di tale forma di tomba è al di fuori di Delhi che si può ritrovare la
realizzazione più alta, nell’edificio sepolcrale del grande governatore afghano
Sher Shah Sur in Sasaram, nellattuale Bihar,
.
E in tale magnificazione di tale
sua ripresa ad opera dell’architetto Aliwal Khan, in rottura di continuità con gli
antagonisti moghul, che la tomba ottaedra che fu privilegiata dai sultani
Sayyd, rivela le sue origini estreme dal mausoleo greco- romano, per il tramite della sua riproposizione nel
Santo Sepolcro di Cristo, e secondo tale modello esemplare in Gerusalemme,
della sua trasposizione nel mondo
islamico nella edificazione della moschea della cupola della roccia.
E’ essa concepita per il concorso da ogni direzione nella venerazione di
spoglie eroiche e sante, di cui la cupola tra i chattri esalta la traslazione
nei cieli della realtà divina.
Ben diverso è lo spirito religioso del tipo di tomba che rinveniamo nei
Lodi garden seguitando il cammino, nelle
Badha e Shesh Gumbad che si
fronteggiano.
Esse sono a pressocchè coeve e risalgono ai primi anni del regno di
Sikandar Lodi( 1489-1517)
A pianta quadrata, anzichè ottogonale, Nelle simulate vestigia di palazzi a due piani esse appaiono
come una prefigurazione terrena della dimora celeste dei dignitari che vi furono sepolti durante il
sultanato di Sikandar lodi, (a differenza dei mausolei celebrativi ottogonali che si sono
considerati, o dei troni di gloria
divini,.delle successive più sublimi
tombe giardino moghul)
Agli apparenti due piani corrispondono arcate di cui sono aperte, e
ammettono luce, solo quelle adiacenti al’entrata , costituita da portali
trabeati con mensoloni ,ovrastati da aperture di luce ed entro archi
incorniciati rettangolarmente , che enfatizzano i pinnacoli delle guldastas.
Similari torrette agli angoli esaltano invece la cupola centrale.
La austerità dele due tombe così
sublimemente ponderate è rianimata dagli inserti di pietra rossa e bianca che ravvivano quella
verde di fondo.
La Shesh Gunbad trae il suo nome dall’essere stata un tempo rivestita da
piastrelle blu, soltanto labili tracce
di tale ornamentazione sopravvivono ancora.
Motivi floreali e iscrizioni coraniche ne adornano la volta interna. Una
moschea vi è desunta dal tamponamento
della parete ovest .
La tomba Badha Gumbad , sulla
piattaforma che la sopraeleva, é affiancata da due edici , delimitando con essi tali edifici un cortile, oltrechè ad est da una
presumibile foresteria, o mihman-khana, da
una moschea a ovest, edificata nel 1494, (come riporta l’iscrizione di un
mirhab,) che riveste grande importanza nella trasmissione di forme
architetturali della Delhi dei sultanati e dei primi tempi moghul.
In essa ci si rifece alla moschea a cinque arcate, le tre centrali sormontate da altrettante cupole, con
torrettte laterali posteriori a guisa di
minareti, inclinate secondo lo stile che
invalse con i sovrani tugluquidi antecedenti, e sporti di jaroka ai lati e nella proiezione retrostante del mirhab.
Ne è un esempio coevo la Moth Masjid, e la ritroveremo ripresa nei primordi moghul e
durante l interregno di Ser Shah Sur, nelle
moschee Kamali Jamali in Merhauli, e nella Qal’a a-i-Kunha , situata nella
Purana Qila.
(Per il tramite di queste moschee, e
inoltre della tomba di Atagha in
Nizamuddin, si trasmise altresì all’arte
moghul il motivo ornamentale della combinazione di arenaria rossa e marmo bianco, già presente
nell’Ala’i-Darwaza della remota architettura Kaliji, mentre
nella moschea Bara Gumbad ad essere utilizzata è pietra di concio).
Procendo verso nord, tra i frequentatori del parco intenti a ricercarvi un
benessere fisico immanentemente terreno più che la trascendenza di un’altra
vita cui elevano le tombe, in prossimità del ponte Athpula fatto erigere
durante il regno di Akbar da un Nawab bahadur,
con sette arcate decrescenti dal centro alla riva, per un totale di otto
piloni, p pula, da cui il ponte trae il nome,
si perviene alla tomba di Sikandar Lodi, racchiusa in un giardino tra
alte mura. Essa è similare alla tomba di Mohammad Shah, eccettuato l’ammanco
dei chhattri.
Una moschea murale è ricavata nella
parete ovest del muro di cinta, in un ompound che richiama più le fortificazioni difensive delle
tombe tugluqidi, quali quella di Ghiyathud-Din , di quanto non preluda alle
tombe giardino moghul nel suo oscuro recesso.
L’ uscita a cui volgere , nelle vicinanze, è quella che immette in Max
Muller Marg, che ci avvia a una
conclusione dell itinerario tra eccellenti opere di architettura contemporanee.
La prima che si ravvisa sulla sinistra
è l’india international centre di J. Allen Stein, risalente al 1962.
Concepita come un centro di simposi e conferenze, di attività artistische e
di studio, è di una luminosita e leggerezza
distensiva che incanta.
Pannelli grigliati di mattoni frangisole e tettoie ondulate ne
modulano le parteti e portici e verande dei complessi in cui si articola, nel verde
dell’accesso e dei cortili che tra il gettito dacqua di una fontana
saprono alla vista dei lodi gardens, con
il lonuge e la dinner rooms degli ospiti.
Un’ oasi cosmica , intensificata dalla biblioteca e dalla sala di lettura a
vista, sullaltro lato dell’edificio, da
cui difficile il distacco.
Lo alleviano la Ghandi Kingh memorial plaza, ora ri-landscaped, a ideale ricongiungimento, alla luce degli
ideali di non violenza del mahatma Ghandi e di Martin Luther King,66 dello
spirito dell Icc e della Ford
foundation, ideata anchessa da Joserph allen stein. .
Seguitando lungo la MaxMuller Marg ci si ritrova alla
confluenza della Birla Marg a destra., lungo la quale sorgono ledificio
dellalliance fracaise , , arioso e leggero con la copertura a pergola di pannelli solari,
158, risalente al 2004,li intach 132,
le cui pareti irretiscoono lo sguardo con lassumere un decorso flessuoso
, il World Bank regional mission,124, ( 1994), di Raj real, dove pietra arenaria
beige e rosa e cemento si integrano ad aggraziare l’eleganza ritmica di
sporti e avancorpi laterali rispetto allarcone sopraelevato centrale.
Di riitorno a max Muller Marg, p
ercorrendo la via fino al termine ci si ritrova al suo incrocio con Lodi road:
e ‘sul la to opposto della strada che sorge
lindia habitat center di J. Allen Stein, risalente al 1994.
I vari blocchi ammattonati del complesso ,132 in scala e volume superiore a quella degli
altri edifici ideati da Stein nel lodi estate,ripetitivamente delle stesse
serie di forme anzichè simmetrici, sono
interconnessi da giganteschi raccordi , (
lineari e trasversali) articolandosi allinterno in altissimi cortili ricoperti
da pergole frangisole, altrettanto
austeri quanto ariosi e ospitali nella libera circolazione che consentono, tra terrazze, le gradinate di un auditorium e le piante vertiginose di unoasi botanica al
riparo della protezione che offrono dai disagi climatici di Delhi.
Conclude il tratto di lodi Road a cui si è risaliti, ed il nostro
itinerario, la tibet house disegnata per il Dalai Lama da Shiv Nath Prasad. Meno dirompente nel suo brutalismo
che il Sri ram center for performing art è pur sempre anchesso un cuboide
sopraelevato e sospeso sopra una base
cilindrica,.
Al riparo dei frangisole ispirati a lecorbusier delle sale superiori, così
come la rientranza delle finestrature rispetto alla superficie parietale in cui
si aprono a nord, in difformita c on la tendenza prelevante nellarchitettura
indigena a farle rientrare in proiezioni e sporti aggettanti, vi si può accedere a un piccolo museo
reliquiario tibetano e a una ospitale biblioteca, che del tibet raccoglie e trasmette la memoria buddhista.
2
Sommario
All’uscita dal
metro, appare in fondo allo slargo
stradale il Jl Nehru stadium., dalle coperture a vela delle gradinate connesse
da potenti tralicci.
Giunti alla sua
altezza basta volgersi a destra per
vedere accamparsi allo sguado lo Scope Buiolding di Raj Rewal.
E come una
fortificzione turrita, ma tutt’altro che
monolitica e compatta, movimentata da sporgenze e rientranze e raccorrdi
trasversali .
La sua pietra
arenaria rosa intarsiata nelle torrette e nei raccordi a quella ocra, è un
richiamo continuo ai colori dell’arte
moghul
. Anzichè
seguitare verso il vetro e laccaio del centro burocratico investigativo,
bene essere di ritorno allla Lodi road,
seguitarla fino all’aman hotel, ora Lodi hotel, e immettersi in Nizamuddin
Nell’enclave islamica
ben presto gli odori e i fumi delle carni di pollo e di montone arrostite allo
spiedo o sulle braci cedono ben presto alle fragranze dincenso e di petali di
rosa che preludono al darghah del santo sufi Nizamuddin.
Sarà una confusione
dei sensi e un evento di fraternità religiosa la sua visita, tra tanti miseri
accoliti convenuti a ricercarvi la grazia di un santo che non vi è affatto
sepolto, sotto i loro umuli di petali di rose e di offerte rituali, più di
quanto essa appagare la ricerca del
bello spirituale architettonico,. Del resto sarà difficile non trovare violate da pellegrine attendatevi
i sepolcri moghul.
Per tale
appagamento occorre ricercare di seguito nei pressi lAtaga tomb, un piccolo
gioiello, intarsiato di marmo e d’arenaria rosa.
Irrintracciabile
la tomba tilingani, la prima ottagonale in delhi, non restano che una moschea tugluquide, la
Kali-or-Kalan masjid, la tomba del figlio di ataga Khan, la Chuaunsat tomb,
il recinto e la tomba adiacenti del poeta galib, la Bara Khamba in un giardino
n stato di degrado nauseabondo.
La sabz Burj dal
tamburo della cupola spropositato ci avverte della vicinanza dell humayun tomb.
La precedono,
oltre l ingresso, la Isa Khan tomb , con
relativa moschea, dei cui antecedenti esemplari si è detto illustrando la visuta al lodi garden,
i giardini bu halima, larab sarai, con la moschea e tomba Afsarrwala.
L’Humayun tomb
quindi, indianizzazione stupenda
dellarte islamica persiana e timuride.
L indianizano al
centro del meraviglioso chaharbagh , i meravigliosi chattri di raccordo tra la
cupola e il dispiegamento delledificio fino alle sue sfaccettature dangolo,
quanto la loro alternanza ritmica a diversi livelli, un tratto dellarte hindu
che la caratterizza sin dalla disposizione alterna dei minisikkara nel loro
appigliarsi a quello principale, nei templi di khajuraho, per riproporsi nella
modulazione dei chattri nei palazzi rajput di Orchha e datia.
La tomba del
barbiere, la nil Gumbad tra accampati e cani randagi, sempre che resti ancora
tempo, talmente può sfiancare l’aggirare la cinta muraria intorno all complesso
della tomba di humayun per poterla
visitare.
3
Già prima di
arrivare alla stazione di Indraprasta,
ci si offre dalla metropolitana in superficie una sintesi visiva del nostro
itinerario: gli ottaedri dell’hall of nations di raj rewal, sullo sfondo delle
porte che volgevano verso lo yamuna della purana qila.
Precede l’ingresso
ai padiglioni del pragati maidan la visita del National Science centre, opera
di konvinde 1992, una proliferazione di torricelle raccordate da traverse che
vi convergono e ne dipartono, che non aassurge mai a monumentalità imponente.115
Oltre l’hall of
nations e lhall of industries di Raj Rewal,
diventate un monumento di se stesse per quanto restano inutilizzate 4, e
il nehru pavillion, sempre di raj reval, sempre tronco piramidale, pur tra
tanto n nei suoi piani salienti integrato
nella natura che li riveste, il
craft museum di charles correa, connesso in padiglioni e cortili articolati
come in un villaggio signorile.Il purana
qila infine, la cui visita intreccia la
memoria di Humayun che vi trovò la morte e di Sher sha sur, che vi fece
edificare una delle più belle moschee di Delhi, la Qal’a-i-Kunha masjid.,
dellla cui tipologia già si detto
illustrando in un altro itinerario la Bara gumbad masjid .
Resta in
programma, alluscita, la Khairu’l-manazil Masjd, voluta dalla balia di akbar
cui uccise il figlio Adham Khan , e la porta di Sher shah che è quanto rimane
della città da lui voluta , forse insieme con la khuna darwaza.
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