Oltre l ingresso nel parco dei templi occidentali di
Khajuraho, è una tale visione trascendente/ale il sopraelevarsi del tempio Lakhsmana, sulla sua piattaforma, sino al
pinnacolo in cui ne culmina l'ogiva del sikhara, verso un assoluto
d’origine cui essere di ritorno, che in essa finisce assorbita la realtà
architettonica del complesso di edifici di culto interconnessi di cui il
tempio è l’epicentro, l' insieme di
edifici di culto interconnessi, prescindere dai quali obnubila la
comprensione della sua innovatività dei canoni anche per esso vigenti, in ciò
che vi si risolse e vi rimase irrisolto.
Il tempio Laksmana, in onore di Vishnu nella sua
manifestazione Vaikunta, è infatti eminente su quattro tempietti situati agli
angoli della piattaforma, con i quali forma una costellazione
penta-templare o panchayatana, e lo precedono un tempio in onore di Laxmi,
paredra di Vishnu ed un padiglione che alberga la raffigurazione zoomorfa di
Varaha, l incarnazione di Vishnu nel cinghiale che diede salvezza alla terra
dalla sua sommersione nelle acque oceaniche, con cui il tempio Laksmana è tutt
uno.
Se da una visione frontale ci si defila ad una laterale, che
ci consente di vederlo stagliarsi sui due tempietti che lo affiancano sul lato
meridionale, essendo esso volto ad oriente, ci è dato preliminarmente di
coglierne al meglio il profilo mirabile nel suo piano ed in elevazione, e
di intenderne la continuità e la sua soluzione rispetto a quella dei due
templi minori, che non ne sono solo un accompagnamento, ma i depositari del
canone invalso nella antecedente tradizione architettonica templare, cui nella
sua grandiosità superiore il tempio ancora si attiene pur ampliandone e
ingigantendone i termini.
In essi si ripetono infatti, integralmente, pur se nei
modi più scontati e spogliate di ogni preziosità ed incantevole fastosità
dettagliata/ minuta di dettagli, nei modi più scontati le forme
consuetudinarie che vi sono convocate dei templi Pratihara, dei i sovrani
di Kannauj di cui i Chandella , già feudatari, erano giunti ad
affermare la loro supremazia, la stessa che sui templi agli angoli della
poattaforma celebra il tempio Lakshmana svettandovi impervio, pur in una
trasmissione di consegne canoniche cui seguita formalmente ad attenersi.
Quali siano tali consegne le contrappunta il controcampo
della visione del tempio centrale rispetto a quella delle vestigia dei tempietti
agli angoli, in cui è più agevole individuarle, così come vi risultano
formulate nei termini più chiari ed elementari del loro tramandarsi
divenuto scontato sotto la dinastia Pratihara. Il loro santuario, infatti,
preceduto soltanto da un portico d'entrata e da un'anticamera, l uno l'ardhmandap,
l'altra l'antarala,
cui in elevazione fa da basamento il solo vedibhandha ,
sovrastato dal muro del jangha e dal sikhara, fra cui si interpone una varandika.,
è scandito da cinque proiezioni , così come il sikhara sovrastante lo è da
cinque fasce in rilievo corrispondenti, secondo la formula pancharatha che ad
esso presiede, tra le quali ha maggior rilievo quella centrale, il badhra, in
cui si concreta in un carro cerimoniale scultoreo la pulsione emanativa
verso l'esterno del mondo del dio interno alla cella interna del
garbagriha, l utero germinale del cosmo, della cui manifestazione radiale
il tempio è un facsimile esemplare. Nelle proiezioni d'angolo o karnaratha
secondo un ordinamento cardinale codificatosi nel tempo e tutt'altro che
eternitario, ancora lacunoso ed incerto nei suoi esordi in Amrol, o in
Dang, le divinità protettive del tempio nelle otto direzioni principali,
mentre nelle proiezioni intermedie sono installate le ninfe apsaras, leogrifi
vyal o sardulas, quali simboli di forze pulsionali da domare, figurando
invece nei recessi.
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( l'intento era di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del
garbagriha, di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto
alla visualizzazione immagini delle divinità planetarie o del corteo
delle saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e concluss da Ganesha ,
che presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya.
Ma com era possibile senza sacrificare rathas ai lati
del balcone che funge da badhra, in tempi in cui era
normativo il tempio pancharatha, come si riscontra nelle pareti interne
del garbagriha e nei tempietti minori superstiti di tali complessi
panchayatana, che prevedono ancora almeno una pratiratha per lato a fianco del
badhra centrale?
Non lo fu nei templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra
centrale addirittura cozza contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo
considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso
intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua
estensione saptaratha.
Che nei templi di Khajuraho le ratha si tendesse più ad
incrementarle che a ridurle, rispetto al numero di 5, se non inducevano a
ridurle ideazioni architettoniche predominanti che in un primo tempo
non si riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro
proliferazione fino a 7 o a 9 in templi minori o piccoli come il Duladeo o il
Chaturbuja.
sul tempio Teli ka mandir
Per chi sia un cuore dolente di quanto il bello più sublime possa
essere vilipeso e negletto, poche esperienze possono commuoverlo e sommuoverlo
quali quella della visita odierna e della rivisitazione del passato del Teli
ka-mandir, se lo rinconducono a come il british degradò una tale
meraviglia a magazzino od emporio, o lo portano ad assistere a come vi
convengono e vanno di fretta i turisti che s'addentrano nel suo sito, i più
senza degnarlo nemmeno di uno sguardo distratto dai proprio selfie o di farne lo
sfondo.Eppure è esso da annoverarsi tra i più straordinari templi hindu, nella fascinazione arcana che ancora suscita la sua oblunga bizzarria canonica, per quanto le disarmonie di reintegri e restauri possano averla compomessa.
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