sabato 6 febbraio 2016

frammenti di discorsi templari


Oltre l ingresso nel parco dei templi occidentali di Khajuraho, è una tale visione trascendente/ale il sopraelevarsi del tempio Lakhsmana,  sulla sua  piattaforma, sino al  pinnacolo in cui ne culmina l'ogiva del sikhara,  verso un assoluto d’origine cui essere di ritorno, che  in essa finisce assorbita la realtà architettonica del complesso di edifici di culto interconnessi di cui il  tempio è l’epicentro, l' insieme di edifici di culto interconnessi, prescindere dai quali obnubila la comprensione della sua innovatività dei canoni anche per esso vigenti, in ciò che vi si risolse e vi rimase irrisolto.
Il tempio Laksmana, in  onore di Vishnu nella sua manifestazione Vaikunta, è infatti eminente su quattro tempietti situati agli angoli  della piattaforma, con i quali forma una costellazione penta-templare o panchayatana, e lo precedono un tempio in onore di Laxmi, paredra di Vishnu ed un padiglione che alberga la raffigurazione zoomorfa di Varaha, l incarnazione di Vishnu nel cinghiale che diede salvezza alla terra dalla sua sommersione nelle acque oceaniche, con cui il tempio Laksmana è tutt uno.
Se da una visione frontale ci si defila ad una laterale, che ci consente di vederlo stagliarsi sui due tempietti che lo affiancano sul lato meridionale, essendo esso volto ad oriente, ci è dato preliminarmente di coglierne al meglio  il profilo mirabile nel suo piano ed in elevazione, e di intenderne la continuità e la sua soluzione rispetto a quella dei due templi minori, che non ne sono solo un accompagnamento, ma i depositari del canone invalso nella antecedente tradizione architettonica templare, cui nella sua grandiosità superiore il tempio ancora si attiene pur ampliandone e ingigantendone i termini.
In essi si ripetono infatti, integralmente,  pur se nei modi più scontati e spogliate di ogni preziosità ed incantevole  fastosità dettagliata/ minuta di dettagli, nei modi più scontati le forme consuetudinarie che vi sono convocate dei templi Pratihara,  dei i sovrani di Kannauj di cui  i Chandella  , già feudatari, erano giunti ad affermare la loro supremazia, la stessa che sui templi agli angoli della poattaforma celebra il tempio Lakshmana svettandovi impervio, pur in una trasmissione di consegne canoniche cui seguita formalmente ad attenersi.
Quali siano tali consegne le contrappunta il controcampo della visione del tempio centrale rispetto a quella delle vestigia dei tempietti agli angoli,  in cui è più agevole individuarle, così come vi risultano formulate nei termini più chiari ed elementari del loro tramandarsi  divenuto scontato sotto la dinastia Pratihara. Il loro santuario, infatti, preceduto soltanto da un portico d'entrata e da un'anticamera, l uno l'ardhmandap, l'altra l'antarala,
cui in elevazione fa da basamento il solo  vedibhandha , sovrastato dal muro del jangha e dal sikhara, fra cui si interpone una varandika., è scandito da cinque proiezioni , così come il sikhara sovrastante lo è da cinque fasce in rilievo corrispondenti, secondo la formula pancharatha che ad esso presiede, tra le quali ha maggior rilievo quella centrale, il badhra, in cui si concreta in un carro cerimoniale scultoreo la pulsione  emanativa verso l'esterno del mondo  del dio interno alla cella interna del garbagriha, l utero germinale del cosmo,  della cui manifestazione radiale il tempio è un facsimile esemplare. Nelle proiezioni d'angolo o karnaratha secondo un ordinamento cardinale  codificatosi nel tempo e tutt'altro che eternitario,  ancora lacunoso ed incerto nei suoi esordi in Amrol, o in Dang,  le divinità protettive del tempio nelle otto direzioni principali,  mentre nelle proiezioni intermedie sono installate le ninfe apsaras, leogrifi vyal o sardulas,  quali simboli di forze pulsionali da domare, figurando invece nei recessi.
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 I  templi  Laksmana e Vishvanata , dentro il loro canone pancharata alla cui prescrittività rinviano i tempietti  in stile Pratihara che vi si conformano a regola d'arte-   del loro ordinamento panchayatana, e la scansione delle proiezioni delle pareti del santuario interno volte al deambulatrorio, esse pure pancharatha, - potevano far corrispondere al badhra centrale centrale l intera  proiezione di un balcone, solo ridimensionando i pratirathas intermedi a due upabhadras o proiezioni laterali dello stesso balcone, da esso distinte , ma non separate, una soluzione non infrazionistica, certo, ma più consona a un tempio tri-rathas, come attesta il tempio ( coevo? )Pachali Marghat .)  ad esempio, di Khardwaha . Presumibilmente era un limite costruttivo di compromesso, più che una  condizione  semplificatoria assunta come ideale, nel'edificazione di templi più grandiosi dei coevi, in quanto i templi futuri di Khajuraho diminuiranno di mole , ma implementeranno le loro proiezioni pur in dimensioni più ridotte. E sempre Kadwaha ci può attestare che la riduzione che si persegue nel tempo non consta del numero delle proiezioni, ma delle loro edificazioni edicolari in guise templari, riservando chhadya e udgamas ,o toranas, alla sola  inabitazione sulle proiezioni, da focalizzare, delle statue delle divinità sulle quali  doveva essere concentrata la meditazione orante, quelle dei badhras e delle kapili del'antarala E' da supporre che l'impasse così rilevata fosse data da  un vincolo paradigmatico da trascendere, solo superando il quale si accedeva alla soluzione architettonica ideale. Tale vincolo paradigmatico era dato appunto dal modello-modulo pancharatha, ed infatti sarà con l'assunzione del modello septaratha, nel Khandarya, con tre proiezioni centrali del sikhara che trovano la loro corrispondenza nelle articolazioni del balcone-bhadra centrale, due laterali e due terminali per pratirhatas e karnas separate e distinte, che il tempio eletto a tipo esemplare della capitale religiosa dei Chandella troverà la sua attuazione perfetta. 

 ( l'intento  era di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del garbagriha, di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto alla visualizzazione  immagini delle divinità planetarie o del corteo delle saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e concluss da Ganesha  , che presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya.
Ma com era possibile senza sacrificare  rathas ai lati  del balcone che funge da badhra,  in tempi in cui era  normativo il tempio pancharatha, come si riscontra nelle pareti interne del garbagriha e nei tempietti minori superstiti di tali complessi panchayatana, che prevedono ancora almeno una pratiratha per lato a fianco del badhra centrale?
Non lo fu nei templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra centrale addirittura cozza contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua estensione saptaratha.
Che nei templi di Khajuraho le ratha  si tendesse più ad incrementarle che a ridurle,  rispetto al numero di 5, se non inducevano a ridurle ideazioni architettoniche predominanti  che in un primo tempo  non si riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro proliferazione fino a 7 o a 9 in templi minori o piccoli come il Duladeo o il Chaturbuja.


sul  tempio Teli ka mandir
Per chi  sia un cuore dolente di quanto il bello più sublime possa essere vilipeso e negletto, poche esperienze possono commuoverlo e sommuoverlo quali quella della visita odierna e della rivisitazione del passato del Teli ka-mandir,  se lo rinconducono a come il british  degradò una tale meraviglia a magazzino od emporio, o lo portano ad assistere a come vi convengono e vanno di fretta i turisti che s'addentrano nel suo sito, i più senza degnarlo nemmeno di uno sguardo distratto dai proprio selfie o di farne lo sfondo.
Eppure è esso da annoverarsi tra i più straordinari templi hindu,  nella fascinazione arcana che ancora suscita la sua oblunga bizzarria canonica,  per quanto le disarmonie di reintegri e restauri possano averla compomessa.
L immensa frontale da cui ad essi si ha accesso ne è in realtà la sopraelevazione dell'anticamera, oltre la quale si eleva la grandiosità del santuario nel suo lato più lungo..

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