domenica 19 giugno 2016

un dono di Dio

Come se non bastasse il tormento mentale che siamo l uno per l’altro, io non riesco a nascondere a Kailash la sofferenza per le rinunce a cui devo sottostare per restare presso di lui e dei nostri cari, ed onde sovvenire ad ogni esigenza cui non ha  modo di far fronte economicamente, negandomi ogni viaggio a distanza e qualsiasi spesa personale di rilievo, mentre Kailash, accudendomi come un padre il figlio che non sa provvedere a se stesso,   non riesce a chiedermi più niente, e vorrebbe soltanto lasciarmi libero del gravame di sé e dei nostri familiari,  disgiungendo il mio futuro dal loro, anche se ciò comporta  l’abbandono della scuola per Ajay Poorti e Chandu, e l intenebramento nella vita carente di tutto che costituirebbe un rientro nelle viscere del villaggio natio . Cosi’ lui non sa decidersi nemmeno a prendere in affitto un negozio conveniente ove commerciare handicrafts,  com’io non riesco più a trasferire nessun  importo sul suo conto corrente, le paure e i limiti dell uno facendo aggio sui limiti e le paure dell’altro. Ieri sera, nel  prendere da lui commiato dopo un’ulteriore confronto inconcludente, ho ricordato a lui e a me stesso ciò che in un momento di divinazione ebbe a dirmi in confessionale un vecchio frate che di li a qualche mese sarebbe spirato, concludendo il mio ritorno al rito penitenziale” La sua famiglia indiana è un dono di Dio, lo tenga caro”, prima che Kailash risalisse per addormentarsi sul terrazzo, ed io facessi rientro in stanza per ultimare l ulteriore mia vana scrittura 


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