lunedì 6 novembre 2017

E' dal tuo cuore o dalla tua vita
che sale al cielo questo fumo?

Quale tomba di una persona insenziente e' questo cielo
ogni mattino vi ascende un barlume

Non sgomberare le camere del cuore
chi evacuerebbe cosi' una casa?

Quando c'e tensione nella mia testa
c'e' fragore nel cielo

O voce ardente, sta attenta alla tua casa
sale del fumo dal tuo nido

Dove puo' piu' andare una persona
se ha rifiutato il tuo rifugio

Sono uscito dalla tua strada
come qualcuno esce dal mondo

Mir, l'amore e' una pietra estremamente pesante

non puo' reggerla chi sia debole.

senza il tuo amplesso


Senza il tuo amplesso
son io un volatile
senza il suo nido

sabato 7 ottobre 2017

Quest estate



Mi spiace, per certe anime cortesi mantovane, ma quando in discussione non sono gli spacciatori o chi delinque facendo violenza o rubando, ma gli stranieri che incutono paura ed avversione per il solo loro aspetto, perché per il solo fatto di starsene senza far niente "fanno cattiva mostra di sé", quando basta che una siringa con del sangue sia ritrovata per terra o che avvenga un minimo screzio o alterco tra migranti e autoctoni perchè il fatto finisca in prima pagina come

un evento, che uno dorma su di una panchina perché lo si debba espellere immediatamente,- guai, allora, anche a fare ancora un picnic sull’erba?-, a tal punto il problema non sono tanto gli stranieri ma chi nutre certe fobie ossessive, che in termini clinici si chiamano disturbi paranoidi di personalità, in termini politici odio razziale o razzismo tout court. E i giornali che alimentano queste sindromi, anziché porle sotto razionale controllo, se ne rendono corresponsabili. Quando come nella Delhi della shining, risplendente India, dello scorso decennio, i poveri e i balordi vengono cacciati altrove, senza sapere dove, per il decoro urbano di una città che non vuole recare più tracce del dolore e della miseria del mondo, e si imbelletta e si rifa il trucco, ammantata che sia di Daspo o di dichiarazioni quali quelle di un alto giudice della Corte suprema indiana “«Chi non può permettersi di vivere in una metropoli non dovrebbe venirci», beh si merita proprio quello che Arundhati Roy ha scritto della sua e mia amatissima Delhi” “Era l’estate in cui la Nonna divenne una puttana".

L'incontro reale della Camera Picta



Era l’anno 1470, il 22 ottobre, ed il marchese Ludovico II( Gonzaga )aveva di che  dolersi che il rivestimento pittorico della Camera Picta da parte del Mantegna che aveva iniziato l opera ben  otto anni addietro, fosse stato portato a termine solo per metà,  nella sola  parete settentrionale in cui aveva affrescato  la scena della corte. Restava ancora da dipingere la parete ovest, in cui  avrebbe dovuto figurare l’evento dal cui accadimento erano ugualmente trascorsi oramai 8 anni, l’incontro ,  a Bozzolo, avvenuto il 1 gennaio del 1462, dello stesso Ludovico II con il secondogenito Francesco ,  reduce da  Milano  fresco della nomina cardinalizia conferitagli  il   18 dicembre 1461 , e di cui era andato a gratificarvi gli Sforza per gli uffici interposti. L’evento, da cui forse ebbe origine l’ideazione stessa  della Camera Picta,  sanciva la legittimazione da parte del papato dell’autorità e del potestà dei Gonzaga sui territori del proprio stato,  della cui sublimazione in una temporalità umanistica la scena di corte è la celebrazione evocativa,  quale che sia l’evento a cui allude.  L incontro di Bozzolo  preludeva ad una investitura dei Gonzaga della stessa autorità religiosa sulla città, con la nomina di Francesco a vescovo di Mantova nel 1466, dopo esserlo stato di Bressanone. Ma era un accadimento oramai stagionatosi agli inizi degli anni Settanta del Quattrocento   e  smuovere il pennello del Mantegna e a sollecitare la ripresa del progetto originario cadde a proposito l’occorrenza di un evento analogo al suo  precedente di Bozzolo,  e di esso più ancora elettivo e mirabile, perché faceva seguito alla nomina dello stesso Francesco a legato in Bologna nel 1471.  Trattasi dell’incontro con  Francesco che ebbe sempre lo stesso Ludovico II, in Bondanello sul Secchia, il 22 agosto 1472,  di cui parla la Cronaca di Mantova dal 1455 al 1484 dello Schivenoglia. Tale incontro aveva rinverdito  e altresì  implementato  quello di Bozzolo,  in virtù della maggiore pienezza di poteri religiosi di cui si vi salutava il conferimento a un Francesco Gonzaga non più solo diciassettenne, come ai tempi della nomina cardinalizia. Tutto ciò  consentiva di aggiornare la ripresa del vecchio soggetto nella messinscena dell’incontro di Bondanello, con l’inserimento  in esso,  che vi siano stati realmente presenti o meno, dei componenti in più tenera età della famiglia gonzaghesca, come Rodolfo Signorini ci ha consentito di identificarli, insieme agli altri personaggi inscenati  E’ il caso  del fratello minore  di Francesco Gonzaga,  Ludovico , che gli tiene una mano,  raffigurato come già  ragazzo, mentre all’ epoca dell incontro di Bozzolo aveva solo un anno. Egli subentrerà a Francesco  quale vescovo di Mantova, e nella scena dell incontro di Bondanello  senza alcun anacronismo prolettico appare già nelle vesti di protonotario apostolico , il titolo che gli aveva appena  garantito il fratello cardinale. Insieme a Ludovico possono fare la loro comparsa  l’ancor più infantile  Sigismondo, nato nel 1469 e  figlio secondogenito di Federico, il futuro terzo marchese di Mantova,  pertanto non solo nipote di Ludovico che ne tiene la manina che gli porge, ma predestinato ad una carriera ecclesiastica che ne farà il successore quale vescovo di Mantova, dal 1511, dopo essere stato nominato ugualmente cardinale nel 1506,  non che Francesco futuro quarto marchese di Mantova, posto accanto a Ludovico II,  due  fanciulli, Sigismondo e Francesco, che all’epoca dell’incontro di Bozzolo non erano ancora nati. La realizzazione dell’affresco si protrasse fino al  1474, anno in cui la permanenza nei territori gonzagheschi sia di re Cristiano I  di Danimarca ( cognato di Ludovico II, in quanto aveva sposato Dorotea di Brandeburgo, sorella di Barbara moglie del  marchese di Mantova)-in tale circostanza ebbe a insignire  Ludovico II dell’Ordine dell’Elefante-,  che  di Federico  III imperatore, impegnatosi a suo tempo per l’elezione a cardinale di Francesco Gonzaga, diede l’occasione al Mantegna di effigiarli a coronamento dell’ investitura universale del potere politico e religioso  dei Gonzaga in Mantova,  come a sottolineare il legame con l'impero e il vanto per la parentela regale.

Così desumo e presumo che siano andate le cose, in concordanza con il Crowe, il Cavalcaselle ( 1871) e l’ Yriarte( 1901), ma così non vuole che si siano svolte la tradizione interpretativa poi invalsa,  che nella scena dell’incontro vuole che risulti rappresentato quello di Bozzolo, con tutti gli anacronismi del caso che ne risultano, a iniziare dalla presentazione di Francesco nel suo pieno rigoglio di adulto, mentre all’epoca dell incontro di Bozzolo non era ancora ventenne, e via seguitando per  ogni personaggio inscenato. Lo stesso Ludovico II appare più solcato di rughe nel cipiglio della fronte, e agli occhi, e l’orecchio ne risulta più floscio, che nell’episodio antecedente della scena di corte, pressocché coevo dell’incontro anteriore in Bozzolo. A tal punto sarebbe davvero dirimente sapere se l’investitura a legato in Bologna pontificio spieghi la  tunica  cilestrina di Francesco, già cardinale e vescovo, o la mantellina purpurea che vi è sovrapposta. Le mie  interpretazioni così delucidate sono pur sempre  solo fondate congetture. Ai critici d’arte di me più emeriti confermarle  o smentirle riaprendo il dibattito.



martedì 26 settembre 2017

Tra Kajuraho e Mantova ( cronache indiane tra la veglia e il sonno)

Tra Kajuraho e Mantova ( cronache indiane tra la veglia e il sonno)
Nella mia vita sempre più sospesa tra la veglia e il sonno, tra gli incubi che al di là della morte mi conducono a contemplare la fotografia del mio volto defunto con mia madre ad attendermi oltre la soglia, (un altro più sfocato non presenta il lividore tumido per ciò che ho subito di letale), prima di essere avviato al gate numero sei, ove un San Paolo confusionario come don Ulisse mi rabbonisce che scegliendo la via scontata dell’amore abbia mancato l’accesso principale alla gloria dei cieli, riemergendone nell realtà diurna della mia angoscia e della vanità di fronteggiarla con il mio impegno civile, illuso di potermi così rendere utile e di farmi valere , è a brani e frammenti che mi perviene la realtà dall’India per il tramite di Mohammad e di Ajay, in un ripetersi indaffarato della vita d’hotel di Kailash oramai in attesa del mio ritorno.
Non meno sorprendente dei miei sogni ossessivi,- che ovunque stia splendidamente in vacanza mi fanno ritrovare con compiti ancora da correggere mentre incombono scrutini, o esami liceali cui giungo immancabilmente in affanno e impreparato, a ritrovare stuprate da bruti, cui le ho lasciate improvvidamente abbandonate nel sottoponte in disuso, le sole bambine con cui da piccolo fui in qualche intimità di giochi,- è che al mio risveglio io ritrovi in Mantova e Khajuraho lo stesso allineamento turistico, incapaci entrambi i centri d’arte di darsi altrimenti un futuro.
Leggevo oggi sul foglio locale di come internet stia riscrivendo l ospitalità della mia città, sempre meno in hotel, sempre più in bed and breakfast e in appartamenti e case private, senza però che aumentino di un niente le notti trascorse , e ieri Mohammad è riuscito solo a dirmi in che situazione drammatica si sia ritrovato, per avere voluto dare una mano all’amico Abbaz ad aprire anch’egli un proprio home stay nel sobborgo fatiscente della musulmana Manjunagar , forte della sua esperienza giunta al suo quinto mese presso l home stay P.* di Manoj.
Ora si dà che Abbaz abbia un cugino che vuole a sua volta aprire un home stay, e l’avere appreso che Mohammad si sia prodigato a favorire Abbaz l’ha fatto montare su tutte le furie. “ I kill you, I kill you-Mi ha gridato raggiungendomi fin dentro l’hotel- home stay, mi ha minacciato di denunciarmi come un terrorista, facendomi il nome di un poliziotto suo amico”
“ Tu terrorista, e come, vivendo in Khajuraho, tutto il giorno in home stay?...”
“ Vengo da Kanpur, e lui può inventare tutto sul mio conto”
Bilal, il suo parente ricco e influente, si sarebbe dato da fare per evitargli ogni guaio, ma l impegno da questi così assunto non lo rassicurava quanto invece lo spaventava ancora la veemenza con la quale il cugino di Abbaz lo aveva investito
“ E dirò, ha anche aggiunto, che fai dei traffici sporchi con gli stranieri. Mi crederanno, vedrai”
“E Abbaz?
“ E’ tutto dalla mia parte, ha fatto tanto per me.”
Stavo per suggerirgli di lasciare perdere tutto o di anticipare quello scriteriato recandosi lui, con Abbaz e Bilal, a denunciarne le minacce alla polizia, quando la linea è caduta e non è stato più possibile riprenderla
“ Che vuoi, mi ha detto Kailash , quando gli ho detto grossomodo del fatto, tutti quelli che hanno delle stanze libere ne fanno in Khajuraho un home stay…”
“ Ma se non avete che indiani in hotel, e non si vedono più stranieri occidentali!” Un dieci per cento del totale dei turisti, secondo i suoi calcoli aggiornati
“ Ma è folle, Kailash, addirittura in Manjunagar..”
“ Che vuoi, la sai come la penso, Chi ha denaro non sa che spenderlo / non riesce a non spenderlo”
Come la Gautam family. Zero clienti in hotel. E intanto a costruirne un altro.
E tra “ corean” o “ indian group” l’amico se la passa prendendosi più cura dell hotel e interessandosene più dello stesso padrone.
“ Ieri gli ho fatto vedere come mi fossi dato da fare a spazzare via le cimici dalle stanze prima che i coreani arrivassero”. . Khajuraho era invasa di cimici ancora quest’oggi, è a luci spente. per non attrarle negli interni, che mi ha telefonato più volte standosene di fuori dell hotel, lungo la jain Road di una Khajuraho abbuiata.
Sono gli indiani i clienti che gli danno più da fare, con le loro pretese incessanti lungo il corso di tutta la notte, prima l’acqua, poi le scatole dei fiammiferi, le sigarette da portare loro in stanza.
In compenso sono di meno i grilli salterini, dappertutto, fin dentro le maglie di sotto. Grilli e cimici ci sono perché è venuta la pioggia, ma della tanta acqua che preannunciava il meteo in internet, ne è caduta parecchia solo per un’ora. Dalle quattro alle cinque di un pomeriggio.Abbastanza per assicurare che giunga a maturazione il sesamo nei campi, troppo poca per le coltivazioni di lenticchie, che andranno perdute nei campi senza pozzi o non raggiunti dall’irrigazione.
Nei giorni in cui vorrei tanto essere già da loro, nei giorni della festa di Diwali per la Laxmi puja in famiglia, il padrone giovane pare che lo voglia al suo seguito a Delhi, partecipe come cerimoniere del suo matrimonio con un’indiana, dopo avere lasciato la prima moglie italiana.
“ L’ha lasciata dopo essere diventato ricco del suo denaro, vero, Kailash?”
“ Yes, like this” ha annuito Kailash, con cruda sincerità, come se non sapessi già come si sono costruite le fortune in Khajuraho di tanti detentori di hotel. Del suo, come di quello di Mohammad, come di quello stesso in cui l’estate scorsa lavorava Ajay. Ma il suo padrone resta il dio del mio amico. E per quanto gli abbia raccomandato la cura dei nostri bambini, so già che Ajay , in difficoltà con la matematica e l’hindi, non troverà in lui l’amicizia fraterna di un soccorrevole padre..
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giovedì 14 settembre 2017

muslim ban


Pur con tutto il rispetto e la stima che nutro per sapienza giuridica e il l magistero umano  del  dottor Giovanni Scaglioni,  debbo   smentire  Daniele Marchi di Volta Mantovana  che esse rifulgano così universalmente nella loro incontrovertibilità che Papa Bergoglio  al suo rientro dalla Colombia ha dovuto piegarsi alle superiori  ragioni del nostro  magistrato, laddove ha sostenuto  che l’accoglienza dei migranti va esercitata con  tutta la prudenza del caso.   Certo Daniele Marchi non ha usato lo stesso riguardo nei confronti dell intelligenza del Papa, alla stregua di Libero che aveva dileggiato   tali dichiarazioni del Papa con il titolo “ Abbiamo  convertito Papa Francesco”. Fatto sta che dichiarazioni dello stesso identico tenore , per niente dissimili da quelle del papa emerito Benedetto XVi, cui si cerca capziosamente di contrapporlo, magari insegnando a Papa Bergoglio, espressamente,  da quali papi del passato deve andare a scuola di virtù teologali,  Papa Francesco le aveva rese al suo rientro dal viaggio in Svezia  quando, come riporta il fatto quotidiano del 2 novembre 2016 aveva sostenuto “Credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma serve anche la prudenza dei governanti - devono essere molto aperti a ricevere ma anche fare il calcolo di come poter sistemarli, perché non solo un rifugiato lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare …: non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore, e alla lunga questo si paga, si paga politicamente come anche si può pagare politicamente una imprudenza nei calcoli, ricevere più di quelli che si possono integrare”  Ciò che in entrambi i messaggi è comunque chiaro, è che la sostenibilità va commisurata secondo Papa Bergoglio non alle risorse economico-sociali del Paese di accoglienza, ma alle sue possibilità di integrare migranti e  rifugiati, e su questo punto le posizioni di Papa Bergoglio e di Giovanni scaglioni non collimano affatto, giacchè il nostro magistrato a più riprese ha negato che gli islamici siano integrabili e si debbano integrare nella nostra civiltà,  al punto da respingere per questo lo stesso jus soli, che è la forma primaria di integrazione cui si guarda da gran tempo, ben sapendo che costituzionalmente non si  può come il Presidente  Trump emettere un bando solo contro chi è musulmano.  Solo che pur  così camuffandolo e aggirandolo, non solo  ha  innanzitutto negato la possibilità ai ragazzi islamici che vivono nel nostro paese, ne parlano la lingua, ne frequentano le scuole, di sviluppare appieno il loro senso di appartenenza alla nostra comunità,  lasciandoli esposti, come estranei non voluti, proprio a quelle identificazioni con l integralismo che tanto paventa , pur se da decenni non si verifica sul nostro territorio alcun attentato di matrice islamica  né si ha notizia di conversioni forzate, e  l’islam tra  gli emigrati di seconda o terza generazione attecchisce  sempre di meno, ed anche a chiamare in causa il nichilismo che si radicalizza in islamismo,  si sa bene che la reale disattivazione di ogni forma di nichilismo jahidismo è la umanizzazione integrale della nostra società, in cui consiste la sua reale cristianizzazione. non solo: per negare l integrazione con lo jus soli ai ragazzi islamici, (al tempo stesso in cui si nega libertà di culto a 1.200.000 musulmani nostri concittadini , negando loro di diritto e di fatto la possibilità di erigere  altre moschee o di avere altri luoghi di riunione, in violazione dell’articolo  della nostra Costituzione), si nega l integrazione della cittadinanza italiana anche al 44% di bambini figli di stranieri regolarmente in Italia di fede cristiana, siano essi ad esempio rumeni o filippini.
Ecco le ragioni per le quali lo jus soli a differenza di quel che dice per mero opportunismo elettorale Angelino Alfano,  nel parere che ne cita Daniele Marchi, è una legge giusta in teoria quanto di fatto, la  più forte misura securitaria che si può adottare oggi e in futuro.



lunedì 31 luglio 2017

Turismo e arte



Ciò che il nostro sindaco e i suoi laudatores  sembrano ignorare  o disconoscere /di cui il nostro sindaco sembra non avere ancora contezza/ ancora ventriloquiando Renzi e Franceschini, è come il turismo , tanto più se entra in simbiosi con la civiltà dello spettacolo e dell intrattenimento,  tenda a divenire  nell universo mondo  una sorta  di malefica pianta epifita, che non lascia spazio intorno a se ad ogni altra attività che non sia afferente, e rinsecchisce l’albero da cui cresce, e si espande,  di quanto sia ogni forma altra di cultura ed arte .  Ecco allora che un’ amministrazione civica tende sempre più a delegare alle confraternite che congruamente finanzia, e  a se così lega. la crescita civica dei propri cittadini  attraverso la fruizione del loro patrimonio artistico ,  che è quanto dovrebbe essere il suo compito primario,  per devolvere ogni suo eminente  sforzo   ad attrarre turisti, sempre più turisti,  con una valorizzazione dei propri beni che ne è una crescente commercializzazione, la riduzione a location di grandi eventi e mostre preconfezionate  altrove,. nel miraggio di fare prospera la citta tuttà anzichè un proprio cerc hio e una ristretta cerchia Così avanza un processo di espropriazione /Alienazione dei  cittadini rispetto del proprio patrimonio  storico, che anziché farne crescere la soggettività e la sensibilità attraverso la Partecipazione, con la  P maiuscola,  a quanto è il passato, il presente e il futuro della propria città,  a ciò che è ricerca, reinterpretazione  e progettazione del suo destino,  per il tramite, ad esempio, di musei della città  costruiti in proprio  da istituti scolastici,  fondazioni e accademie, con una  sovrintendenza generale dei lavori, beninteso o di spazi espositiv, aperto al pubblico dibattito e confronto, di di ogni restauro o piano o cantiere o laboratorio in essere per il futuro, li  assimila  ai turisti quali clienti e consumatori  passivi, , basta appena  un clic,   quanto dei servizi civici   di ciò che di  fantasmagorico la corte del principe sindaco allestisce e imbandisce loro dall’alto,  consentendone il solo plauso con l’auspicio  di un voto amministrativo a suo favore.  E' proprio  questo, che al di la di ogni eventuale opera benemerita di tutela edi  recupero e reintegrazione, il nostro sindaco  intende come valorizzazione di una città quale Mantova, che già a suo dire è altrettanto bella quanto  da vendere , secondo i parametri ministeriali  che  cultura ed arte siano il nostro petrolio,e cui guardare  dall’alto di una torre medioevale  ridotta a belvedere per pochi rampicanti forestieri,  non certo per l’agile salita in cima dei suoi concittadini, in   una città ch’è di vecchi, ma sempre meno  per  vecchi , sempre che non siano arzilli giovanilisti . Chissà se qualcuna che gli è accanto si ricorderà ancora la profezia che da Cassandra o gufo del malaugurio feci a lei in facebook. Non è che ci ridurremo tutti quanti intorno a la Tor dal sucar? Purtroppo sbagliai allora soltanto  la torre di riferimento

lunedì 17 luglio 2017

Se in Italia

Se in Italia ora me ne sto tutto il giorno chiuso in casa e non ho voglia di uscirne che per necessità impellenti, una delle ragioni snervanti, più che il gran caldo, è che giunto oramai alla fase terminale della mia esistenza, mi deprime incontrarmi per strada con conoscenti ed amici cui nulla interessi di quel che penso o che sento, quale sia la mia vita sensibile e mentale, ma ben attenti a quanto sia più grasso o decrepito. Né mi va di sentire levarsi nel dibattito la veemenza di chi suppone che chi è avversario o nemico è tale perché è un cretino, fascista o leghista o penta stellato o piddino che sia, e che contro lo jus soli ci sia ancora chi invoca che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli , o quelle del forestiero che delinque su chiunque sia ancora straniero in Italia, escludendolo dalla cittadinanza italiana benché in Italia sia nato, ne frequenti le scuole e ne parli la lingua nazionale. Tanto meno mi vanno i panem et circenses estivi di una classe politica che non riesce ad allestire che ciò sa e conosce, nella sua formazione politica cresciuta anziché su poeti, letterati, economisti, filosofi e sociologi, su tutto quanto fa intrattenimento e spettacolo, è parola e musica di cantautori, o mossa o finta di un calciatore.
E a sinistra e a destra, da amministratore o funzionario di stato, favoleggia la via Emilia perché è stata la via di congiungimento degli astri di Zucchero, del Liga, di Vasco Rossi, con quello maggiore di Francesco Guccini, nulla sapendone di quelli artistici di Attilio Bertolucci, Silvio d'Arzo, Pier Vittorio Tondelli, Antonio Delfini, Walter Siti e via continuando. E quanto al bread and circuses imbanditi in loco, non serve allettarmi con i luoghi comuni e gli equivoci (vedasi in merito Scansani Stefano) del mito artefatto di una cucina di principi e popolo, o che , pur di allestire appeasements di richiamo e successo da fare invidia a quelli areniani, da Seamus Heaney si sia approdati ad Elton John, prima di Sting, per la modica cifra minima di 95 euro a cranio,  se in ascolto del baronetto non si è dei Vip.

venerdì 14 luglio 2017

Quasi una leggera morte

Prima che il treno  da Khajuraho  mi conducesse con Kailash a Delhi per fare rientro dopo alcuni giorni in Italia,  chiedevo al mio amico e a Mohammad, che era accorso in stazione in motocicletta per un ultimo congedo , di consentire a Miraj che aveva accompagnato Mohammad, di scattare un’ultima fotografia che ci vedesse raccolti  insieme, concordi e affettuosi dopo screzi e dissidi,  rivedendo la quale, come il treno  si è messo, mi sentivo  gioioso  di poter  dire, pubblicandola in face book: Ecco l’immagine di una felicità concessa a chi non vive soltanto per se stesso”. Pur tra le lacrime , quando al telefono Mohammad, rientrato in hotel,   cessava di parlare sopraffatto dai  singhiozzi.
Ma ora non ne è più nulla di tali immagini, finite perdute con  ogni altra che ho scattata in India durante questa mia  ultima permanenza, di templi hindu sconosciuti o di amate sembianze, con  i miei computer e tutto il materiale  dei miei scritti,  di tutti i documenti e testi  e degli ebook  di altri autori  che contenevano, con le mie fotocamere e lo smartphone che Mohammad mi aveva assicurato di seconda mano,  per il furto della borsa che li conteneva che in una fase di dormiveglia ho subito alla stazione centrale di Milano,al mio rientro dell India  in attesa nel corso della notte del primo treno mattutino diretto a Mantova,  per opera di una gang di malfattori extracomunitari.  Che altro non posso pensare, se nel giro di un’ora  alla polizia giudiziaria cui denunciavo  il furto  si succedevano un altro anziano e una giovane ragazza in lacrime, vittime anch’esse  di rapine. La psichiatra  del Fatebenefratelli , cui chiedeva un consulto  nel suo referto parlava di mie reazioni normali,   pur sempre nel mio  stato di depressione  permanente, mi diceva che  che potevo  già lasciare Milano  e che non dovevo avere paura di ritrovarmi da solo nelle stanze del mio appartamento a Mantova,  dove distaccato dal luogo del furto  avrei  avvertito  appieno il senso dell’avvenuta perdita. La mia mente  era in realtà sospesa e si era auto sedata in una stato di stupefazione attonita,  cercando  appigli, nel vuoto della perdita, a  quanto avevo pur avuto  e avrei  trovato modo di salvare.   Per mia fortuna , disattendendo alle indicazioni dell’addetto al chek in nell’aeroporto di Delhi, avevo conservato nei bagagli un hard disk con i miei testi principali, e nel mio blog avevo avuto modo di  salvare  ogni mio resoconto indiano,  e  vi avevo stipato tutti i dischi dei dizionari e del mio web site, ma quanto di irrimediabilmente perduto veniva a mancare all’appello, quando la memoria  aveva le capacità di ripercorrere i dati che potevano essere finiti perduti,   ogni immagine che avessi  scattato dei monumenti  islamici e moderni ignoti ai più che avessi  scattato in Delhi, tutte quante quelle, preziosissime e altrimenti irreperibili  ovunque, dei templi hindu che avevo ritrovato con Kailash  nei dintorni di Mahoba  e di Chitrakoot, senza il cui supporto ogni mia ricerca in corso da ultimare restava un sentiero interrotto, per riprendere il quale, al mio ritorno in India, avrei dovuto ripetere i viaggi e riscattare ogni foto,  con nuovi apparecchi dall’acquisto proibitivo.
Per giorni, finora, come tutt’ora ho seguitato a compiere ogni cosa da fare e a conservare i contatti indispensabili come in uno stato di leggera morte, in cui  la rimozione dell’avvenuto  si faceva confuso distacco e indiana rinuncia, senso di liberazione  come se la perdita mi avesse alleviato di un fardello, e come la falena al fuoco di una lucerna, bruciassi più inconsistente ed evacuato  vuoto  del mio annientamento  in corso. Mi ha sostenuto in tale precipizio la ritrovata immersione nell universo librario,  Schopenhauer, don Milani, Mandelstam o Kushwant Singh che fossero i ritrovati autori,  nel silenzio dell India  in cui l’atman ritrova il suo Brahman  ritirandosi dal mondo.

Con il piacere, nei miei contatti con chi ho di così caro in India, che Mohammad abbia ritrovato la via della scuola, e che mi sappia dire dei più grandi poeti in urdu, di Mirza Ghalib come di Mir taqi Mir,  di Mirza Ghalib citandomi  due versi che ho ritrovato in una versione inglese “Let me get drunk in the mosque,
Or show me the place where God abstains!”

sabato 1 luglio 2017

Razza padrona

Razza padrona

"Are you sleeping?” è il rimprovero che a Kailash ha inoltrato ieri mattina il suo padrone, uno dei figli del proprietario dell Hotel Harmony, per averlo sorpreso tramortito dal sonno tra le 9 e le 10 del mattino.
“La verità, mi ha detto Kailash, è che anche ieri notte in Hotel non ho dormito per tenerlo aperto e avvistare i turisti indiani che arrivassero prima dell’alba”.
Anche stamane a 45 giorni dalla sua assunzione, non se ne parla nemmeno di retribuirlo, il proprietario dell’hotel Surya è uno dei tanti che gli chiede ogni giorno di passare alle sue dipendenze, ma per il rispetto che ha per il suo padrone più che per me e per i suoi figli, Kailash tergiversa ancora senza decidersi.” Kailash, gli ho appena ripetuto, per pagarti il tuo padrone deve fare soltanto quello che ho appena fatto per te e i nostri cari, andare all atm e prelevare 4.000 rupie invece delle 10.000 che ho appena ritirato per noi tutti”.
E’ lo stesso per Ajay, e lo stesso per Mohammad. Manoj, il suo proprietario, se ne è andato fuori di Khajuraho dopo avere solo promesso che provvederà al pagamento quando farà ritorno. Con il ragazzo che è di turno di notte è già in ritardo di 10 giorni nel pagamento del salario che gli spetta.
E' la solita storia, per Kailash, Mohammad, od Ajay, di un proprietario o big owner che si assenta, e ai figli o a chi resta non dà alcuna disposizione o mandato di pagamento dei salari dovuti ai propri lavoratori
“Mohammad, voi avete bisogno di quel denaro per mangiare e per campare, il vostro salario viene prima di tutto, che ne sarebbe di Kailash e dei suoi e di te, se oltre al salario non riceveste il mio aiuto? E’ o non è così? Che ci vuole a tenere conto in un registro di quando i propri lavoratori devono essere pagati e assicurarne la retribuzione prima di qualsiasi partenza. Quando lascio la casa di Kailash io pago in anticipo ogni conto in sospeso”
“ Yes, but save quiet mind , don t be exagerated…”
Al che innervosendomi ulteriormente più di quanto le sue parole potessero calmarmi “ Sono io, o è la situazione che è troppo esagerata?”
E’ la stessa storia, quella di Kailash, di Mohammad, di Ajay, che è alle origini della mia acquisizione di uno smartphone Lenovo, di seconda mano, che ho dovuto pur procurarmi per provvedere nei prossimi giorni alle fotografie dei templi di Akora, nell'Uttar Pradesh.
Era di un amico di Mohammad in Kanpur, il cui padrone se ne è andato in pellegrinaggio alla Mecca senza dare disposizioni perché il giovinetto fosse remunerato E siccome a giorni incombe la festa di Id, per la quale serviva assolutamente un vestito nuovo all’amico di Mohammad ed a sua madre, il giovane si è rifatto a Mohammad per procurarsi i soldi degli abiti rivendendo lo smart-phone, il ricavato della cui vendita gli è pervenuto per il tramite di un cugino di Mohammad che in Kanpur ha fatto ritorno.
Se c’è una morale di fondo di tutto questo é che Mohammad e Kailash sono oramai entrambi molto più forti di me, in un India dove sopravvive e resiste chi non ha alcun senso dei suoi diritti o ne fa tacere la voce.