Solo il secondo giorno dal mio arrivo in Khajuraho, mi sono
deciso ad andare a ritrovare il ragazzo Mohammad a casa sua,
dopo uno scambio caloroso di saluti con suo padre presso il suo spaccio
di the, portandoci la mano al cuore come
è in uso tra gli islamici.
Il suo volto mi ha sbirciato felice di lato da un’anta del portale d’ingresso nel
cortiletto domestico, prima che ci
accogliessimo l uno tra le braccia dell’altro e io ne baciassi i lunghi capelli
scarruffati..
Mi ha fatto accomodare nella stanza da letto prima di farmi
gustare la frittata che si era cucinata in assenza della madre, che è
sopraggiunta di lì a poco con la sorella di Mohammad, offrendomi a sua volta
una tazza di the.
La sua mancata crescita ulteriore faceva della sua
meravigliosa bellezza un’esilità fisica assottigliata dalla resistenza tenace del ragazzo alla sua dolorosa miseria, la cui
sofferenza era ancora in grado di ritrarsi
dietro la luminosità ridente del suo sguardo.
Sul suo smartphone mi ha mostrato le fotografie che ha ideato con il programma picsart, rifacendomi
con la barba in un’istantanea che ha ritoccato, riservando le confidenze a
quando ci siamo ritrovati nel madhur
cafe in riva al talab dei nostri incontri trascorsi.
Lungo la strada, mentre trascorrevamo per manjunagar mi ha
ricordato che era il giorno di sAn Valentino, che ci riuniva insieme “like two lovers”.
Mouskan mi diceva di averla lasciata, e di non soffrire più
della sua mancanza, ora supponeva che amasse un altro, ma allora aveva lasciato
il suo cuore come spezzato.
E c’era la miseria della sua situazione familiare. Suo padre l’aveva duramente picchiato il
giorno precedente, mi mostrava i segni di una ferita a una gamba, trattandolo
non già come un figlio da mantenere, ma come una bocca da sfamare che non
provvedeva con il suo lavoro a sfamare la famiglia. E in casa c’era solo di che
mangiare, anche se per una settimana,
che suo padre era stato ammalato, avevano mangiato solo chiappati con del sale.
Ma suo padre non lo odiava, lo compativa, oramai la sua
mente vaneggiava, ritornando sempre sulle stesse questioni, ed aveva un tremito alle gambe che era un
sintomo di quanto fosse invecchiato.
Non poteva dimenticare quanto aveva fatto per lui, “
quand’ero piccolo e vedeva che volevo un giocattolo, me lo acquistava solo per questo senza curarsi del prezzo. Ero
un principe, in kanpur”
Per questo ora non voleva più seguitare a studiare e voleva
vivere al solo scopo di lavorare e di provvedere
per i suoi cari. Sarebbe andato per questo a Mumbay o a Delhi, più
probabilmente a Mumbay, dove gli avevano
detto che avrebbe potuto guadagnare anche 18-000 rupie al mese, 600 al giorno,
come cameriere., lavorando come cameriere. Nel resto delle 24 ore avrebbe
svolto altro lavoro, e così avrebbe potuto mettere da parte anche i soldi che
servivano a sposare sua sorella.
In Khajuraho non voleva sapere di restarvi, per un lavoro in
hotel per il quale poteva aspirare al più a 5.000 rupie.
E in Italia?.........................................
Quando gli ho anticipato ad aerte che l indomani mi sarei
recato dal principal, per sapere del suo andamento scolastico, mi ha anticipato
che mi attendevano solo cattive notizie, perché non era quasi mai andato a
scuola.
Era quanto mi aspettavo di venire a sapere, peccato per la sua mente eccellente. Sapeva
di avere avuto una mente d’eccezione, ma come pensare a studiare, data la
situazione familiare, e con il dolore
che tutto fosse finito tra lui e Mouskan.
Del resto quanti avevano in India terminato gli studi
superiori, che si erano visti costretti ad accettare un lavoro di usciere.
Gli ho replicato che però cos’, terminando la scuola con il solo attestato di frequenza fino agli
esami della decima classe in cui sarà respinto, si escludeva la possibilità di
essere assunto in tutti quei lavori che richiedevano il superamento di tale
esame.
Il giorno seguente ,
sempre allo stesso caffè, mi ha parlato
ancora come un credente, quando gli ho detto che bruciaatasi alle spalle ogni
prospettiva scolastica, ora non gli restava che darsi da fare per trovare comunque un qualsiasi lavoro
Certo , occorre provare, Dio ti aiuta se Dio aiuta.
Ma il giorno seguente, ieri, mi rivelava che da due mesi non
andava più alla preghiera del Venerdi, e che per tanti motivi non credeva più
in Dio.
Uno era che al mondo
vedeva i ricchi diventare sempre più ricchi, i poveri, come lui, sempre più
disgraziatamente povero, un altro era che non poteva trovare Dio nella pietra di una statua, come gli hindu
che bagnavano di latte il lingam di Shiva, latte che sarebbe stato meglio
riservare a chi lo mendicava, non a un
dio che non ne ha bisogno, al pari delle candele delle chiese cristiane, che
avrebbero meglio servito a illuminare le case dei poveri, o i drappi che i
muslim stendevano sui catafalchi degli uomini santi, che sarebbe stato meglio
utilizzare per ricoprire chi patisca freddo d’inverno.
Si era iniziato parlando del bambino di Khajuraho vecchia
che era stato ritrovato assassinato in fondo ad un pozzo.
Mohammad ha asserito che occorreva fare come in Arabia
Saudita, dove i criminali si uccidendo
senza pietà, decapitandoli, o si taglia loro la mano se sono stati dei
ladri. Murk era stato Gandhi a respingere la legge del taglione, sostenendo che così saremmo rimasti tutti
senza occhi, una versione hindu del chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Ma un impeccabile a dispetto di ogni evidenza, non essendo più andato a scuola
senza essersi dato da fare per niente per aiutare i suoi cari con cui si sente
in debito in eccesso, Mohammad evidentemente seguita a considerarsi
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