Il complesso dei templi di Vyas Badora
Il complesso dei templi di Vyas Badora, un villaggio nel
distretto di Chhatarpur situato 8
km a est di Chandla, e a 53 km a Nord est di
Khajuraho, comprende in particolare un duplice tempio dedicato a Shiva e un tempio
in onore delle Chausat Yogini
Il tempio gemino shivaita è in granito , ed è composto di
due edifici di culto raccordati e pressoché identici, nella pianta ed elevazione come nell’ ornamentazione,
differenziandosi solo nello stato di conservazione. Tutti e due tali edifici di culto, allineati parallelamente, sono costituiti di
un proprio portale d’ingresso principale,
volto a oriente, dalla corrispettiva
sala del mandapa cui esso è d’accesso e dal santuario del garbagriha al quale la sala dà adito, preceduto dal vestibolo di un antarala e
sormontato dal solo nucleo superstite di un sikhara Entrambe le sale tra loro simili dei mandapas sono collegate da una
breve galleria . A ciascun mandapa,
oltre che la galleria recano ulteriormente due entrate laterali che si
fronteggiano in profondità, facendo
breccia nei fianchi elevati a balcone in
guisa di transetti Al rispettivo garbagriha
un tempo si volgeva un nandi in
adorazione del lingam al suo interno, riposto in una nicchia. sulla parete di fondo.
Della coppia dei veicoli animali del dio resta ora soltanto un esemplare dilapidato.
L’ elevazione di entrambi i templi è
scandita canonicamente nel basamento dell’ adhishthana, costituito dallo
zoccolo del bitha, dal plinto del pitha e dal vedibhanda, nel
sopraelevarsi delle pareti del jangha,
delle modanature del varandika e dai due sikharas che sovrastano i rispettivi
santuari, di cui rimane il solo nucleo interno .
Il basamento iniziale del bitha, o zoccolo, consiste di tre modanature, quella iniziale e
quella terminale lisce, mentre quella intermedi a è fregiata di rombi floreali
diamantini. Isolati o alternati a rosette, essi sono il motivo ornamentale che
pervade tutto il complesso dei due edifici di culto gemini, in compresenza con le orlature di pattikas e
kapotas, di gagarakas inferiori e di takarikas sovrastanti, e sono variate solo
da reticoli-jalaka e palmette che
secondo un’istanza invalsa già nei templi Pratihara, sono il fregio di
prammatica del primo corso delle trabeazioni
Sullo zoccolo si stagliano inconfondibili le conformazioni
ulteriori del plinto, o pitha, composte di un jadya kumba, un karnika, un
kapota ornato di gagarakas e di takarikas, con un fregio di rombi. floreali diamantini alternati a rosette
Quindi si susseguono le modanature del podio, o vedibhanda ,
un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo del jalaka pattern, un kumbha
con madhya banda fregiata di takarikas frontali, che intercorre tra rombi e le stilizzazioni dell’abbondanza di
vasi floreali, un kalasa insolitamente fregiato di gararakas sottostanti e di
takarikas superiori, sormontato a sua volta da kapota e da pattika, ambedue abbellite
con un fregio di rosette e rombi diamantini e con gagarakas inferiori, il
kapota anche con takarikas superiori.
All’altezza della proiezione centrale dei badhras dei templi,
tra la seconda modanatura dello
zoccolo e il vedibhanda si erge una
nicchia che conteneva una statua , preludendo alle due (nicchie) che compaiono nel badhra. Rombi floreali diamantini ricorrono nel corso
intermedio della decorazione dei pilastri badhrakas** e lungo lo stipite
inferiore di tutte quante le nicchie.
Il basamento imponente
del tempio gemino di cui si è così ricostruito
il decorso è di per se già di grande rilevanza perché lo proietta nell’ambito
edificativo già dei Chandella di
Jejakabuthi edoltre i templi del periodo dei loro antecedenti signori Pratihara
di Kannauj , in cui solo nel tempio di
Barwa Sagar, il Jarai Math, una
serie di modanature soggiacenti al consueto
vedibhanda di kura, kumba, kalasa e kapotika,
dà luogo a un pitha vero e proprio, ed appare attestata per la prima
volta una sorta di karnika.
Lungo le pareti quindi del jangha nelle vestigia di pilastri si dipartono cinque
proiezioni principali per lato, delle
quali soltanto quella centrale, il badhra, è fregiata di nicchie, che
costituiscono le costolonature della conformazione pancharatha* del tempio.
Tali pilastri-rathas si elevano oltre un kapota, insito tra due recessi, anch’esso bordato con
takarikas e gagarakas, e decorato frontalmente
di rosette alternate a rombi floreali diamantini. Essi, da un ulteriore
profondo recesso intermedio appaiono divisi in due sezioni* ad ognuna delle
quali corrisponde una nicchia del badhra. A profilare inizialmente tali sezioni
è un kapota che replica quello
soggiacente ai rathas, sia nei gagarakas penduli che nella serie di rosette e
di rombi floreali diamantini che l’adornano. Tale ornamentazione è replicata nella madhya bandha di una fascia è il pregio intermedia di ambo le sezioni dei rathas , nonche nella
modanatura conclusiva della prima di tali partizioni, mentre la seconda è
terminata da una sorta di kumba liscio che ambo le sezioni e in quelle duplice
nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un kumba(
o kapota?. Tale fascia intermedie ripartisce a sua volta le due sezioni * del
pilastro nelle specchiature di soli rombi diamantini. Rombi ancor più dilatati sono di stanza negli stessi badhras, come
si è già visto che vi ricorrono nei loro stipiti e nei pilastri badhrakas, ove figurano alternati a rosette, tra i gatha-pallavas di due vasi
dell’abbondanza.
Nicchie simili , cui ne susseguivano altre ai lati del
frontone del sukanasaika, ricorrono nella kapili esterna del vestibolo
dell’antarala, secondo una consomiglianza nella loroeminenza devozionale tra
badhra e kapili dell’ antarala, che risale ai templi Pratihara, e che si
ritrova nei templi Chandella di Khajuraho, come nei templi Kalachuri e
Kachchhapagatha
Un capitello bharani*, un kapota ulteriore con gagarakas e takarikas e un kapota (o pattika?*
)di nuovo a rombi e rosette con gagarakas si susseguono ai rathas del jangha
nel costituire la varandika., che funge da interstizio-cuscinetto tra jangha e
Sikhara. Negli upabadhras che affiancano il badhra centrale, quale sue
estensioni laterali*, e nei rathas dei karnas d’angolo tali modulazioni del varandika
precedono gli sringas di miniature tri-rathas di sikharas.
All’altezza della base di tali sringas è quindi la volta della varandika , composta
, oltre di due modanature lisce- di pattika(‘?), kapota,_ e del
ricorso successivo di più antarapatras, a rombi, tra pattikas con jalakas patterns**
Giunti a tal punto della sua rievocazione visiva, ad un
raffronto esterno con altri templi
Chandella edificati in granito nel Bundelkhand il
tempio shivaita di Vyas Badora presenta affinità accentuate sia con il tempio Rahila di Mahoba che con il
tempio Shivaita di Makarbai, sempre nelle vicinanze di Mahoba, a solouna ventina
di ,Km di distanza*, ma nel
distretto di *, .in direzione di Banda. Già li accomuna la grandiosità movimentata della mole
nell’elevazione e nella pianta, che anche nel tempio Rhaila presenta due ingressi laterali oltre a quello
frontale del solo mandapa di un
unico tempio con un unico garbagriha, mentre nel tempio di Makarbai dal
portico d’accesso si accede ad un mandapa su cui convergono con il loro
vestibolo tre santuari garbagrihas sormontati ognuno da un proprio sikhara, ma addirittura
li apparenta l’ ornamentazione, la serie delle cui modulazioni è assolutamente identica
in tutto il decorso dell’adhishthana. nei templi di Vyas Badora e di Rahila,
laddove nel tempio di Makarbai se ne differenzia solo nelle prime due
modanature dello zoccolo, entrambe decorate a rombi.
Sono quanto mai significative , perché nei vedibhandas più
in generale appaiono *inconsuete, le
particolarità comuni del jalaka pattern
del kura- altrimenti abitualmente liscio., e dei gagarakas del kalasa del vedibhanda, che di solito è del
tutto disadorno., così come gli identici rilievi del kumba, dei quali quello
sovrastante è inusuale in simile evenienza, pur se va rimarcato il distinguo/
pur se si fa rilevare la differenza che nel tempio Rahila non si ravvisa l’intercorrere
tra tali rilievi di una madhya bandha,.
Inoltre anche nei templi Rahila e di Makarbai i janghas presentano rathas in cui fasce sia di rombi
che di rosette intervallano rombi diamantini incastonati , benché un recesso
non intercorra a sezionare il pilastro
in più segmenti. E’ una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di
Baragaon nel distretto di Tikamgarh, una trentina di km più a sud, un tempio di transizione di estremo interesse:
simile nella pianta ai templi Pratihara,
giacchè non presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa, è di essi più sviluppato per la elaborazione dell’adhishthana in uno
zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika. Oltrechè l’articolazione
dei rathas, incrementa inoltre le sue similarità con gli altri templi in
granito del periodo Chandella la ricorrenza ornamentale continua di rombi e
rosette, negli stessi pilastri badhrakas di ogni ordine e grado
In esso come nel
tempio di Vyas Badhora due sono le nicchie del badhra, mentre una soltanto è
quella dei templi Rahila e di Makarbai, in corrispondenza sia di pilastri e di
una parete meno elevati che di un varandika più dilatato. In Rahila esso si
articola in una cornice chaddya cui succedono due pattikas e due kapotas
ugualmente fregiate di gagarakas sottostanti e takarikas sovrastanti e di un fregio frontale di rombi e rosette, in Makarbai
in due cornici chaddya che comprendono tra di loro due modanature di
pattikas o kapotas che ritroviamo orlate di gagarakas e takarikas come fregiate
sia di rombi floreali diamantini che di rosette Nel tempio shivaita di
Baragaon* il varandika è invece quanto mai assimilabile a quello del tempio di
Vias Badora in quanto anche in esso un sommario capitello bharani precede le
modulazioni aggettanti ulteriori, due
kapotas con gagarakas e takarikas ed il fregio che li profila di rombi e
rosette
A tale altezza, nei templi di Makarbai e di Rahila ove lo
svolgimento ulteriore del tempio è integro, come pure nel tempio Chandella di
Mahoba che giace isolato in uno suo
specchio lacustre, per ogni proiezione
nel tempio ha inizio il succedersi di una fascia di sringas sino al culmine di
ogni lata, proprio come nei templi Bumijha
della dinastia Paramara, successivi e per lo più postumi agli
stessi templi sandhara di Khajuraho. E un dato inoppugnabile, che va conciliato
con la attribuzione unanime al sovrano Chandella
Rahila della edificazione del tempio che da lui trae il nome, cui fu dedicato forse post mortem, in quanto retrodaterebbe un tempio
che ha parvenze Bhumija fino agli anni del suo regno, che
intercorrono tra l 855 e il 905, mentre
le sembianze Bhumj del tempio di Makarbai hanno indotto storici dell’arte quali
Krishna Deva, in mancanza di altri riscontri, a posticiparlo addirittura sino agli esordi
del XIII secolo
Lo stesso tipo di costolatura, a tal punto , è presumibile che decorresse lungo gli stessi sikharas di Vyas
Badhora, almeno per i latas che
corrispondevano a upabhadra e karnas, di cui i templi di Makarbai e Rahilas possono rappresentare e fornire così un’integrazione
visiva inconfutabile / formidabile
Il Sikhara del tempio di Barhagaon invece
precorre o si assimila, come emulo retrivo, già ai templi di Khajuraho , in quanto non
solo raccorda allo slancio ascensionale dei propri latas quello dei rathas del
jangha coronandoli ognuno di un proprio sringa, ma al petto ha aggrappata la
tensione ascendente di un duplice uromanjari.
( E una caratteristica che accomuna ambo i
templi a quello di Badargaon nel
distretto di Tikamgarh, un tempio di transizione di estremo interesse: simile
in piano ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa oltre il
portico dell’ardhmandapa, ma sormontandoli per la elaborazione dell’adhishthana
in uno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika, e affine ai templi di Vias Badora e di Rahila
nelle rathas e nel ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli
stessi pilastri badhrakas, e
precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel suo sikkhara di cui diremo (che non solo
raccorda allo slancio ascensionale dei propri lata quello dei rathas del jangha
coronandoli ognuno di un proprio sringa, ma al petto ha aggrappata la tensione
ascendente di un duplice uromanjari.)
Segue nel tempi Rahila a
dare inizio già alla varandika una chaddya Kutha in luogo del capitello bharani
, ugualmente con forte rilievo
aggettante, prima di 3, 4 Kapotas successive con gagarakas
e fregiate di rombi e rosette, come in Vias Badora, . La differenza rilevante che emerge a tale altezza è che per ogni
proiezione nel tempio ha inizio il succedersi di una serie di sringas, proprio
come nei templi Bumij ritenuti postumi a quelli stessi sandhara di Khajuraho.
Nel tempio shivaita di
Baragaon il varandika è quantomai assimilabile a quello del tempio di Vias
Badora in quanto in esso un sommario capitello bharani precede due kapotas con
gagarakas e takarikas ed il profilo di un fregio di rombie rosette. e precorre
o si assimila già ai templi di Khajuraho nel
suo sikkhara di cui diremo Solo che a tal punti a farsi precorritore o
emulo retrivo dei templi di khajuraho il sikhara raccorda allo slancio
ascensionale dei propri latas quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno
di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un
duplice uromanjari.)
……………………………………………………………. continua
Oltre le kapili dell’antarala, in tutto e per tutto simili
ai badhras e dunque anc’essi con due nicchie, i mandapas gemini schiudono l’accesso al tempo con il loro
rispettivo portale d’accesso laterale volto all ‘esterno, ai cui lati si ergono
due nicchie in tutto simili a quelle di badhras e antaralas. In una di quelle
volte a mezzogiorno appaiono i resti di un
Shiva Nataraja *.
I vedikas che corrono lungo l’antarala e il portico
d’accesso frontale, si elevano su una kapota a
jalakas patttern, ove in Khajuraho ritroveremmo il rajasena, e ripetono i motivi* d’ambo le sezioni dei
rathas del santuario,ncastonando i rombi floreali diamantini tra pilastri
badrakas che ne ripetono in minore il motivo.
Nel portico, e lungo
i fianchi del portale d’accesso frontale e delle sue facciate bine*, dei brevi pilastri sormontano il kapota superiore del vedika e sono sormontati
da un altro identico kapota, che precede
un capitello ove rombi alternati a rosette preludono alla comparsa nella
trabeazione finalmente di palmette. Una gronda chaddya, che oltre che sugli ingressi corre anche lungo
i mandapas del portico e della sala,
sporge rispetto alle ultime ornamentazioni preservatasi, un corso a jalaka
pattern reticolato e di nuovo un pattika ed un kapota con gagarakas e takarikas
ed abbelliti di rombi e rosette, a
racchiudere un antarapatra che si
fregia di soli rombi diamantini incastonativi.
Il tempio di Baragaon presenta ugualmente un’antarala con
due nicchie, quella inferiore con le statue di Ganesha a Sud e Chamunda a Nord,
quella superiore con rombi inquadrati,
identiche a quelle dei badhra e dunque a quelle di antaralas e badhras
dei templi di Vyas Badora, e nei pilastri badrakas delle nicchie e del portico
d’entrata e della kapili dell’antarala
assume l identico motivo, che per
il tramite del suo ingrandimento è enfatizzato nel portico d’entrata, di una
treccia di rosette e rombi floreali diamantini, tra le stilizzazioni di due vasi
dell’abbondanza floreali.
La copertura del portico, prima della serie piramidale di
kapotas con takarikas, comporta come il
tempio di Vias Badora il corso traforato di un jakaka pattern, che non è insolito anche nei templi precedenti Pratihara,
come nel suo splendido ricorso ch’è ravvisabile nel vicino tempio di Umri, prima di una ennesima banda di rombi e
dell’ennesima kapota con garakas e takarikas.
Il tempio di Makarbai è pressoché identico a quello di Vyas Badora nelle modanature del portico d’ingresso del
mandapa interno , dei suoi pilastri e della trabeazione, presentando sopra i capitelli
l’identica successione di palmette, rombi e rosette, gronda chaddya, jalaka
pattern, gagarakas e takarikas ai bordi di un kapota. Di grande rilievo la comparsa
superiore di kutas che edicolano in tempietti la forma miniaturizzatavi
del tempio, tra jalakas pattern che
scandiscono i piani di risalita della copertura piramidale.
Quanto al tempio Rahila,
per i fregi ornamentali esterni del portico esterno vale esattamente lo
stesso discorso, ossia si riscontra un’identità assoluta con quelli
corrispettivi di Vyas Badora. Le pareti intermedie tra i tre portali riprendono
le stesse modanature dell’adhishthana e della varandika del santuario, alla
loro altezza, mentre le pareti intermedie del jangha appaiono del
tutto spoglie
L’interno dei mandapas gemini di Vyas Badora nella loro
trabeazione presenta la successione dei motivi ornamentali di palmette,
ardharatna triangolari e di tre fasce successive di rosette e rombi floreali
con pendenti di gagarakas, la stessa successione
che ritroviamo all’ interno del portale di Baragaon, e dei mandapa di Makarbai,
e del tempio di Rahila, ove però uno solo è il fascio di rombi e rosette,*Nei templi di Rahila e Makarbai precedono una
copertura circolare, con fasce lisce in Rahila, cuspidate e con rosette e rombi
frontali nei mandapas di Vyas Badora ,e di Makarbai, mentre in ambo i portici
d’accesso di Vias Badora, e in quello i Baragaon, reggono un soffitto piatto..
In Vyas Badora arricchisce il complesso della volta del
mandapa la comparsa di teste leonine , prima
della curvatura delle coperture.
I portali del garbaghiha , pressocchè identici l uno
all’altro, sono in arenaria e magnificamente scolpiti in tale roccia,. Tale
dualismo materico non è certo una novita quanto ai Chandella , basti pensare ai
templi Brahma e di Lalguan in Khajuraho, e ci induce a chiedere se sia
riconducibile diacronicamente a un’inserzione dei portali in granito di gran
lunga posteriore, o se rispecchi la convivenza sincronica nella giuntura dei
due materiali, per la diversa lavorazione a cui si prestano, di arte
arcaica di provincia e di quella più
raffinata della capitale.
In ogni caso dai portali siamo addentrati in tutt’altro
universo di stile e in un altro volgere
della periodizzazione, rispetto a quel
che conclama il resto del tempio
Oltre la chandrasila la soglia dell udumbara presenta il jadya kumba di uno splendido bordo profilato a
rosette e a vibranti petali di loto, prima della successione in edicole di
divinità e devoti convergente verso il mandaraka* centrale, incantevole nella sua flessione lotiforme
assecondata dalle attendenti del dio*.
Ai lati, alle estremità, due Kubera con nidhi, seguiti a
destra da Ganesha e consorte e sulla sinistra da Sarasvati-
Gli stipiti presentano una Ganga e una Yamuna di
incomparabile bellezza, il cui accentuato tribhanga, e la cui parure sontuosa
in cavigliere, cintura e pendenti, kundalas e haras, nella corona intagliata a
cuspidi appuntite, rimandano inequivocabilmente alle Ganga e Yamuna ed alle apsaras
del tempio tardo Duladeo di Khajuraho.
Il loto celebra tutti i fasti delle sue volute nella
copertura a torana sorretta da due colonnette, che culminano in riquadri di
danzatori e ballerini, in cui fa alfine la sua comparsa un kirtimukka.
Ai lati un dikpala per parte, shivaita eBahirava,, nei suoi ayudhas superstiti, un damaru , un
cobra, nel teschio infisso in una delle
jata mukutas e nei mustacchi fieri e negli occhi strabuzzanti di quello di
destra. Sardulas e guerrieri si susseguono a loro di sopra, sulla border line
tra stile della capitale religiosa e stile di provincia, contrassegnato dalla successione immancabile
di rosette e rombi floreali. Nell’ antarala, in dialogo con esse due figure di
donatori in arenaria.
In perfetto stile khajurahense si susseguono quindi le bande
di cinque sakhas, la più interna e la
più esterna fregiate di volute, quella centrale costituendo il mithuna sakha canonico di coppie amorose,
affiancate da due sakhas di danzatori e ballerini.
Nella trabeazione al centro si situa Shiva, agli angoli di
destra e di sinistra Brahma e Vishnu, tra la successione intermedia delle nove
divinitò planetarie dei navagraha.
Oltre un vestibolo interno i pilastri che reggono il
soffitto* del garbagriha, due ripiani d’appoggio e la nicchia terminale in cui
era riposto il lingam., come lo è ancora in un sacello che è identico
all interno del garbagriha del tempio sivhaita della vicina
Hindorawari, sono conformati come lo sono
pilastri e nicchie ll’esterno del tempio,
i ripiani come pattikas ornate di gagarakas e takaris e profilati di
rombi e rosette.
A sud dei due templi
gemini sorgono i resti di un tempio minore, pancharatha e in stile pratihara, composto
cioè di portico d’entrata, vestibolo e garbagriha. Di esso si può presumere che
fungesse da tempio laterale in un
complesso panchayatana, come i tempietti, anch’essi in stile Pratihara, che
contornano il tempio centrale Lakshmana e Visvanath in Khajuraho.
Le sue forme sono più rudimentali di quello del tempio
principale, cui l’adishtana rinvia nella sola conformazione del kumbha del
vedibhanda, mentre i rathas del janghas sono uniformi. Una madhya latas li
divide in due parti ognuna delle quali contiene un rombo diamantino, ad
eccezione del badhra centrale ove sono tre. Il varandika si riduce a una gronda
chaddya. I latas che se ne dipartono sono latina, senza ornamentazione alcuna,
ad eccezione del madhya lata, che in corrispondenza del badhra, nella sua
ampiezza maggiore iscrive il motivo ornamentale delle volute dell’abbondanza propiziata.
Pilastri badrakas con due vasi gatha pallava terminali
reggono il portale e preludono a un portico ch’e anch’esso spoglio anch’esso
di qualsiasi ornamentazione che non sia la profilatura lineare degli stipiti,
mentre la soglia dell udumbara si fregia della sola stilizzazione floreale
della profusione vegetativa.
Più a valle si situano gli altri due templi maggiori del
complesso, entrambi elevati su una piattaforma.
L uno, più a ovest, presenta una sala mandapa antecedente il
santuario, con entrate frontali e laterali.
La sua ornamentazione e la serie delle modanature rinvia a
quella del tempio laterale appena considerato, nel vedhibanda dell’adishtana,
che una gronda chaddya a forma di karnika,
tra due recessi e due kapotas, distacca risolutamente da due corsi
piatti e dalla kapota con takarikas soggiacenti. I rathas come nei templi
precedenti presentano due rombi, di maggiori dimensioni quello inferiore, tra
di loro separati da una madhya lata, mentre il badhra ne incastona uno solo,
ristretto ed allungato.
Ugualmente una madhya banda divide in due sezioni le pareti
a balcone del mandapa, con brevi pilastri badrakas superiori.
Il portale d’ingresso al santuario è profilato linearmente
quanto quello del tempio laterale precedente, e la sua soglia presenta tra due rombi il
motivo del vaso floreale dell’abbondanza nelle sue forme primordiali, più decifrabili nel loro maggior naturalismo,.
Nella sua eleganza di proporzioni, è di una grazia architettonica memorabile il raccogliersi delle entrate
laterali intorno al tempio centrale del Chausat Yogini mandir, sull’alta
piattaforma che si distende in uno spiazzo laterale in cui quattro tempietti si
fronteggiano. Che il tempio fosse dedicato alle Chausat Yogini lo indica il
numero delle celle, vuote ora di ogni immagine statuaria, che corrono lungo le
pareti esterne ed interne del portico intorno al santuario centrale che ne
raccorda gli accessi Se ne preserva forse solo quella ritenuta di Durga in un tempio del villaggio
ancora in funzione.
Tale testa rinvia alle statue del portale del tempio gemino
di Shiva, - Shiva Ardhanarishvara?-, così come l’ornamentazione in granito delle pareti del santuario centrale e dei pilastri del portico delle Chausat
Yogini rinvia a quella corrispondente sempre del tempio di Shiva, non fosse che
lungo le pareti del jangha la madhya lata taglia in due il rombo intabulatovi,
di dimensioni maggiori di quello superiore.
Il tutto rafforza il senso che ci si ritrovi di fronte a un
complesso unitario, forse unitariamente *concepito, nella prima metà del x secolo, al tempio
dell’edificazione del tempio in onore di Rahila, già defunto, e del tempio di
Makarbai, ed unitariamente restaurato e reintegrato nel suo arredo statuario
nella seconda metà del secolo seguente,
come vorrebbe la ridondanza ornamentale del corredo statuario, che rimanda
stilisticamente ai tempi del tempio Duladeo in Khajuraho.
E se così fosse, dovremmo retrodatare nel tempo i templi
Bhumi, come ci inducono a congetturare le evidenze dei sikharas dei templi in Mahoba
e Makarbai e delle loro concordanze
globali. riprendendo invariati arcaicamente , nella seconda metà del secolo
XI, come più tardi in Makarbai, quanto alla mole e alle
strutture e nelle parti in granito, per la refrattarietà di tale roccia a
una lavorazione più raffinata- si pensi
anche solo all’assenza di qualsiasi grasa pattika di kirtimukkas, moduli architettonici e ornamentali definitisi
e consolidatisi già in Mahoba oltre un secolo
prima, ma in cui si ritrovano anche elementi, nella successione a filiere degli
sringas dei sikharas, che si sarebbero creduti esclusivi dell’arte Bhumi. La
componente scultorea in arenaria invece, appare
invece stilisticamente espressione dell’arte del proprio tempo, la
stessa del tempio Duladeo in Khajuraho . Quanto al tempio Chausat Yoginin ci
ritroviamo di fronte ad una sua struttura architettonica che come ho arguito in un altro
report ritroviamo in un tempio che a mio avviso è da ricondurre anch’esso al
culto delle Chausat Yogini, quello di Sijahari*, nel distretto di mahoba. Tale
asset*to architettonico amplia lo spettro delle forme assunte dal templi delle
Chausath Yogini, oltre a quello principale circolare, che ritroviamo in
Mitavli, in Bedaghat, o nell Orissa, in *, e quello rettangolare, sempre intorno a una corte che è rimvenibile in Khajuraho.
****************
I templi Chandella così considerati o precorrono,o sussistono al contempo di quelli di Khajuraho
o ad essi sorgono postumi in forme elaborate
e scolpite solo geometricamente nelle loro componenti in granito, corredate di
statue , all’esterno, solo nelle nicchie dell’antarala e dell’adhishthana
al’altezza del badhra, ai lati dei portali d’ingresso con una rilevanza
assoluta di rombi e rosette, mentre jalaka
pattern, e palmette ricorrono nelle sole
trabeazioni. Ma architettonicamente tali forme sono più complesse e non meno monumentali, perché,
con l’eccezione di quello di Baragaon, in questo più affine, dove si conservano un’immagine
di Ganesha e di Chamunda nelle nicchie dell’antarala, non erano finalizzati come i templi della
capitale religiosa a una visualizzazione esterna di immagini religiose, il che richiedeva una linearità architettonica
nella pianta In essi è già presente o si tramanda un mandapa d’ingresso al
garbagriha- che può essere anche
plurimo, in forme gemine o trigemine –
come a Urvara, sempre nel distretto di mahoba, e Makarbai-. Nella regione un mandapa d’accesso
al garbagriha è attestato presente in precedenza ,
rispetto ai templi di Khajuraho, solo in
Badari Patoh e Gyaraspur, o al contempo
in Notha. Nell’elevazione di tali
templi si sviluppa anche nelle forme di
un’arte provinciale la conquista monumentale di un plinto e di uno zoccolo, che
assurgono a podio il vedibhanda, nel
quale soltanto consisteva il basamento dei templi Pratihara.,( dei quali,
come si è ripetuto, solo il Jarai Math
di Barva Sagar appare dotato di un adhishtana completa di bitha e di pitha,
zoccolo e plinto)
I loro rathas e badhra senza ornamentazioni di statue
sopravvivranno come una variante provinciale ai templi di Khajuraho nella
stessa AjaygarpP, mentre i loro sikharas costituiranno varianti del semplice latina, o secondo la tipologia che
si attesterà quale quella dei paramara o Bhumii, in Mahoba, dapprima, come in
Vyas Badora e Makarbai, o secondo quella invalsa in Khajuraho.
Con una
considerazione finale. Che nel
Bundelkandh agli albori del millennio coesistessero tipologie che si
considerano per lo più successive l una
all’altra, o che ci si rifacesse, a tipologie e forme aspetti costituenti del tempio hindu che ora
ritroviamo solo a distanza, assemblandoli e ricreandone una sintesi monumentale
superiore, può sorprendere solo chi
ignori o rimuova il dato che il più dei templi Hindu del centro India purtroppo
è andato perduto, con la distruzione da parte di Mohammad di Gazni di tutti i
templi di Kannauj, dove presumibilmente
si irradiava e coesisteva ciò che oggi e remoto nello spazio e nel tempio, e di
cui templi tra i minori e più sconosciuti serbano gli indizi remoti
Che i templi qui rilevati
rispetto ai templi di Khajuraho siano il precorrimento di un’anticipazione primordiale, un coevo * svolgimento provinciale
arcaicizzante o un postumo riproporsi in una fase di declino, essi condividono in
ogni modo con i templi della capitale religiosa khajuraho e ne diffondono e
volgarizzano, in una fissazione in tutti i sensi granitica le innovazioni
dell’elevazione dell’adhishtana, della replicazione miniaturizzata del
sikhara e della interposizione di una sala mandapa tra
portico e vestibolo del santuario. E tale è la sintesi conclusiva di tutto
quanto così si è detto