“Sono superiore al pericolo…. I don’t love my life Non amo
la mia vita- ieri mi diceva un Mohammad tristemente
sprezzante nel giustificare perchè
raggiungesse i 100 all ora guidando la motocicletta da Khajuraho a Chhatarpur, impiegandovi solo 35 minuti. per percorrere la distanza intercorrente.
“ Ma io amo la tua vita, con te andrò invece ai 50 all ora.”,
se come avevo sognato che potesse avverarsi, noleggiassi per lui un motorbike, e pagando il pieno di benzina insieme ci
avventurassimo per le strade dell India , il che è quanto mai sconsigliabile
che mi riproponga ma è già del tutto fattibile,
in virtù della licenza di guida che fin d’ora mi è possibile fargli ottenere,
visto che nell identity card figura avere già diciannove anni in luogo dei suoi
diciassette. effettivi
La sera prima, nonostante gli avessi detto quanto pervenissi
stanco, ad ogni costo aveva voluto raggiungere la mia casa facendosi trovare già
nella mia stanza ad attendermi, al mio
arrivo in tuc tuc insieme con Kailash, Poorti e Chandu, stremati e felici, dalla stazione ferroviaria cui eravamo arrivati da Mahoba, con il treno che avevamo preso quanto mai
fortunosamente più di un’ora prima, dopo che nel circondario avevamo visitato in giornata i
templi Chandella in granito di Dauni e
di Makarbai.
Troppa era la depressione da cui dal tardo pomeriggio si sentiva oppresso, ed aveva il bisogno di ritrovarsi in mia
compagnia senza attendere l indomani, anche solo per usare il computer nelle
schermaglie dei videogame che vi aveva installato per Chandu..
E tanto è bastato perché si rasserenasse, e con me ritrovasse la quiete mentale. A sconvolgerlo era stato
il pensiero che Mouskan, dopo avergli imposto di non contattarla, fossero ormai
più giorni che non lo ricercava più
minimamente, da che era partita per Panna per recarvisi ai festeggiamenti di un
matrimonio, ponendo termine alla profusione di messaggi, saliti a oltre 1300, che erano intercorsi tra loro nel giro di una
settimana. Qualche suo “amico” per
giunta gli aveva riferito di averla avvistata raggiante nella vicina Rajnaagar A tal punto ,
io che già l’avevo pregato di non ferire il cuore della ragazza infierendo su di lei con male parole, gli ho di fatto ingiunto di non ricercarla più di sua iniziativa, per non
restare vittima del riproporsi di un irretimento reciproco che con l’amore
ancora ben poco aveva a che vedere, al più con il mero desiderio di essere
amati , attraendo e irretendo l un l’altra a vicenda nella propria rete, nel
modo più crudele ed egoista. “ Di sicuro tu hai bisogno che ti ami, come M. ha bisogno che tu non viva che per
lei. Ma nelle tue parole non sento mai l impronta di lei nel tuo animo. Io
quando penso a Chandù è tenerezza infinita che si spande intorno.”
Anche quando la ragazza si era mostrata vogliosa di recarsi
a Panna per la cerimonia nuziale, egli non aveva sentito nessun impulso a farsi
partecipe della sua gioia., a farsi
comprensivo del fatto che lei potesse trovare la gioia lontano da lui, come lui
aveva tutto il diritto di essere felice da lei in disparte.
Ma Mohammad è ragazzo dalla prodigiosa mente sventurata e l
indomani poteva già offrirmi una rielaborazione religiosa dei miei rilevi.
“ E così come tu dici perché Allah ha dato a ognuno la sua
via da seguire, e noi non dobbiamo disturbare
i suoi disegni”
Ma ora, lei a sua volta, che
se ne curava lei del suo bisogno di ritrovarsi capace di fare qualcosa
per i suoi, di pervenire una sua forma di lavoro e di guadagno, dopo che anche a causa di lei aveva perduto
l’anno di studio finale?
Mohammad si era talmente
riconosciuto nelle mie nuove direttive,
che il giorno seguente, al madhur cafe, si è riproposto di non sposarsi mai e
poi mai, vita natural durante, visto quel che gli aveva riservato avere amato una
ragazza. .
“ Seguirò il tuo esempio, mi ha detto, anche se per me resta
un mistero perché non ti sei sposato” Quanto all’amore, se avesse dovuto
scrivere un capitolo ulteriore a proposito, dopo che le settimane scorse lo
aveva esaltato perché dà nuova vita,
avrebbe avuto ora da dirne
soltanto che era un veleno
Io mi sono limitato a sorridere a ogni sua asserzione, alla sua ennesima riproposizione di un suo
scambio di battute con un pandit hindu, che egli ovviamente aveva nuovamente
lasciato a bocca asciutta con la sua sagacia, quando al vecchio aveva chiesto
perché mai si dovessero fare offerte a un Dio, se è Dio che come un padre invece ha tutto a noi da offrire. E che non gli parlassi oltre, perché non ne dicesse
peggio, della pellegrina che nella ricorrenza incombente l indomani di Amausia,
gli avevo raccontato di aver visto lungo la via che proveniva dalla stazione
ferroviaria che si stava rotolando per chilometri e chilometri fino al tempio
Matangheswara del Dio Shiva. Si trattava
solo di stupidità, nient’altro che di stupidità, della pretesa stupida di voler
forzare il Dio a darti ascolto per prima, nel recarsi da lui in udienza per
qualche favore.speciale.
Nessuna comprensione per la devozione e la fede che vi si
esprimeva.
Quanto poi all uso del sorry , il carissimo ragazzo non era
di meno impietoso: facile e comodo, con
una parolina così semplice e breve, pensare di porre rimedio a qualsiasi disastro
e guaio si sia combinato.
Poi aveva le parole più dolci e grate da riservarmi, mentre
mi divertivo o avevo comprensione di ogni cosa che mi dicesse, senza staccare
lo sguardo dal suo incantevole volto adorato.” Come mi piace la mia amicizia
con te… tu sai ascoltarmi in ogni cosa che dico. Non mi accogli solo per
gioco…”
Ma oggi il mio
turbine l’ha coinvolto, quando si è
fatto latore per telefono e poi di persona, sopraggiungendo come un angelo di
primo mattino nella mia stanza, dell’
interessamento di Kailash per un terreno su cui edificare .
Che mi sconvolgeva è
che si appressasse lo stesso Ajay per
vedere se era la volta buona che mi smuovevo a un simile acquisto, e che
lo stesso Mohammad condividendo le ragioni del mio clan familiare, mi facesse
disperare sulla possibilità che la mentalità indiana possa recedere dai suoi
partiti presi più illogici e immodificabili.
Esasperato, nei modi esagitati in cui a Mohammad dispiace ritrovarmi, tornavo a ribadire che non aveva
alcun senso al mondo che depauperando di oltre un quarto il mio ammontare in
banca mi rovinassi per assicurare una
casa che non avrebbe prodotto alcun
reddito, e disporre della quale mi avrebbe consentito un risparmio mensile
solo di 2,500 rupie, nemmeno quaranta euro,
quando Kailash non dispone di alcun lavoro che gli dia un reddito che
gli consenta di restarvi insediato.
Tornavo a ripetergli a gran voce come un anno fa, che non ha
più alcun valore il detto, in India, che chi ha una casa ha tutto, il che può
avere una sua verità nei villaggi indiani
in cui non c’è fornitura di energia elettrica di cui pagare il bill alla power
house, in cui si beve qualsiasi sorta d’acqua naturale cui si possa attingere,
e il calore della cottura dei cibi è assicurato dai pannelli di sterco e dalla
sterpaglia raccolta nella giungla, mentre la cenere è un detersivo universale, ma
non vale più affatto dove si usa il gas per cuocere, l’energia elettrica è
erogata almeno durante una fase della giornata, e l’acqua quotidianamente può
essere fornita filtrata in ogni casa.
Non era stato lo
stesso Mohammad che forte della sua esperienza cittadina, di provenienza, al
detto che la casa è tutto di cui si era fatto portavoce Ashesh, il nipote di
Kailash , quando la questione era stata riavanzata un anno or sono, proprio di questi stessi
tempi, aveva replicato che è tutto invece
avere un buon lavoro?
E non lo sapeva, per quanto mi è vicino, come l oncle Kailash, dell’anoressia economica della depressione che
mi angustia, di cui affliggo me stesso non
meno degli altri per poter calmierare ogni altrui pretesa sulle mie residue fortune, in primis quanto al sostentamento nella sua vegetatività televisiva della mia avola materna?
Mi sentivo tradito, come mi sentivo di nuovo lo straniero
tra degli indiani che lo disconoscono, nel ritrovarmi presso Kailash e i nostri
cari, per i quali nulla dunque contava di ciò che facevo e di cui mi privavo
per loro, per la seconda volta, nel
frangente, della possibilità almeno di
un viaggio di ritorno a Delhi, visto che
era solo perché fornissi loro una casa che mi tenevano con loro in famiglia?
Che mi calmassi, il
discorso era chiuso, non
avrebbe più avanzato e ripreso
pretese o richieste del genere, mi tranquillizzava kailash quando di
mezzogiorno intercettava una mia telefonata a Mohammad, avremmo
pensato solo e soltanto a come risparmiare su di tutto quanto più fosse
stato possibile, a iniziare da quanto mi
serviva per colazione, pranzo o per cena, che forse avrei potuto consumare di
fuori più economicamente.
“ Sei in collera con me , Kailash, gli d chiedevo di
pomeriggio quando lo ritrovavo avviato di nuovo al tuc tuc, lungo il mio stesso
cammino che mi conduceva a rivisitare i primi templi di Khajuraho, per chiarirmi quanto avessero a
che vedere con quelli ugualmente in granito dei dintorni, ad accertare in che
mai realmente differissero le modanature di un kapota e di un pattika,
identificate come tali da Krishna Deva
“ No, lo sono con me stesso…”
Non ne hai ragione, amico mio. Stamattina ti ho visto andare al lavoro che erano le sei.
Non ci resta che continuare il nostro lavoro senza alcuna fortuna. Tu alle prese del tuo tuc tuc, io dei miei
templi . Di ritorno dal Matangheswarami sarei con lui intrattenuto sul tuc tuc
che aveva messo in sosta davanti al
Museo archeologico,
E con tenerezza e amore per il mio grande amico, my best
friend, scoprivo quante cose avesse pensato sul proprio futuro per sovvenire
non solo alle mie spese per i nostri comuni familiari, ma per porre qualche
rimedio alla situazione di Mohammad e di suo padre.
Al ragazzo, in attesa che cin la fine della stagione
calda potessero assumerlo in hotel,
aveva proposto di mettersi al lavoro nel nostro negozio di handicrafts,
spartendo a metà l’eventuale guadagno.
E il padre, sarebbe
rimasto in kanpur o avrebbe fatto ritorno
a Khajuraho? Al ragazzo aveva pur detto che in India a differenza di
come aveva fatto suo padre, ci si muove dalle campagne alle città e non viceversa., per fare fortuna Avesse comunque
fatto ritorno, siccome a quanto gli ribadivo non avevo i mezzi per aprirgli un negozio,
come al padre di Mohammad aveva fatto credere, poteva usare il suo tuk tuk , spartendosi il
guadagno a metà, mentre Kailash a quarantenni avrebbe fatto ritorno al
lavoro albergo, adattandosi a pulire le
camere e i bagni, pur di avere un
guadagno certo. Quanto Kailash? Quattromila rupie , poco più di 50 euro al
mese, per un lavoro che lo avrebbe tenuto impiegato dalle otto del mattino fino
alle nove di sera.
E i bambini? Chi li avrebbe condotti a scuola? Quando mai lo
avrebbero avuto in casa?
E’ il lavoro con il tuc tuc che in realtà gli piace, un lavoro per il quale benché lo abbia
esercitato a lungo non ha propensione il padre di Mohammad. Come potrebbe
intercettare i turisti alla stazione, portarli in giro nei sightseings, se non
sa parlare una parola d’inglese’
Il lavoro in hotel prevede anche l impiego in un ristorante,
dove saprebbe cavarsela meglio.
Si vedrà, si rimedierà.
Il rientro a casa mi
avrebbe riconsegnato alla gioia di ritrovarvi insieme, in armonia ricomposta,
nella television room Kailash dedito a
una presa di gutka, nella mia stanza Mohammad intento al computer, Chandu che
usciva dalla cucina con allegria festante.
The relations are like one thread, when we live far not by body but by hearth
are drawn and they broken. More
we are sweet more they are strong more we are hard more they are week.
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