venerdì 14 aprile 2017

Il complesso dei templi di Vyas Badora a raffronto con altri templi in granito della dinastia Chandella.

Il complesso dei templi di Vyas Badora


Il complesso dei templi di Vyas Badora, un villaggio nel distretto di Chhatarpur situato 8 km a est di Chandla, e a 53 km a Nord est di Khajuraho, comprende in particolare un duplice tempio dedicato a Shiva e un tempio in onore delle Chausat Yogini
Il tempio gemino shivaita è in granito , ed è composto di due edifici di culto raccordati e pressoché identici, nella  pianta ed elevazione come nell’ ornamentazione, differenziandosi solo nello stato di conservazione.  Tutti e due tali edifici di culto,  allineati parallelamente, sono costituiti di un proprio portale  d’ingresso principale, volto a oriente,  dalla corrispettiva sala del mandapa cui esso è d’accesso e dal santuario del garbagriha al quale  la sala dà adito,  preceduto dal vestibolo di un antarala e sormontato dal solo nucleo superstite di un sikhara  Entrambe le sale tra loro  simili dei mandapas sono collegate da una breve galleria . A ciascun  mandapa, oltre che la galleria recano  ulteriormente due entrate laterali che si fronteggiano in profondità,  facendo breccia nei fianchi  elevati a balcone in guisa di transetti Al  rispettivo garbagriha un tempo si volgeva un  nandi in adorazione del lingam al suo  interno,  riposto in una nicchia. sulla parete di fondo. Della coppia dei veicoli animali del dio resta ora soltanto un esemplare dilapidato. L’ elevazione di entrambi i templi  è scandita canonicamente nel basamento dell’ adhishthana, costituito dallo zoccolo del  bitha, dal plinto del pitha  e dal vedibhanda,   nel sopraelevarsi delle  pareti del jangha, delle modanature del varandika e dai due sikharas che sovrastano i rispettivi santuari, di cui rimane il solo nucleo interno .
Il basamento iniziale del bitha, o zoccolo,  consiste di tre modanature, quella iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedi a è fregiata di rombi floreali diamantini. Isolati o alternati a rosette, essi sono il motivo ornamentale che pervade tutto il complesso dei due edifici di culto gemini,  in compresenza con le orlature di pattikas e kapotas, di gagarakas inferiori e di takarikas sovrastanti, e sono variate solo da reticoli-jalaka e  palmette che secondo un’istanza invalsa già nei templi Pratihara, sono il fregio di prammatica del primo corso delle trabeazioni
Sullo zoccolo si stagliano inconfondibili le conformazioni ulteriori del plinto, o pitha, composte di un jadya kumba, un karnika, un kapota ornato di gagarakas e di takarikas, con un fregio di rombi.  floreali diamantini alternati a rosette
Quindi si susseguono le modanature del podio, o vedibhanda , un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo del jalaka pattern, un kumbha con madhya banda fregiata di takarikas frontali, che intercorre tra  rombi e le stilizzazioni dell’abbondanza di vasi floreali, un kalasa insolitamente fregiato di gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato a sua volta da kapota e da pattika, ambedue abbellite con un fregio di rosette e rombi diamantini e con gagarakas inferiori, il kapota anche con takarikas superiori.
All’altezza della proiezione centrale dei badhras dei templi,  tra la seconda modanatura dello zoccolo  e il vedibhanda si erge una nicchia che conteneva una statua , preludendo alle due (nicchie) che  compaiono nel badhra.  Rombi floreali diamantini ricorrono nel corso intermedio della decorazione dei pilastri badhrakas** e lungo lo stipite inferiore di tutte quante le nicchie.
Il  basamento imponente del tempio gemino  di cui si è così ricostruito il decorso è di per se già di grande rilevanza perché lo proietta nell’ambito edificativo già  dei Chandella di Jejakabuthi edoltre i templi del periodo dei loro antecedenti signori Pratihara di Kannauj  , in cui solo  nel tempio di  Barwa Sagar, il Jarai Math,   una serie di modanature  soggiacenti al consueto vedibhanda di kura, kumba, kalasa e  kapotika,  dà luogo a un pitha vero e proprio, ed appare attestata per la prima volta una sorta di karnika.
Lungo le pareti quindi del jangha  nelle vestigia di pilastri si dipartono cinque  proiezioni principali per lato, delle quali soltanto quella centrale, il badhra, è fregiata di nicchie, che costituiscono le costolonature della conformazione pancharatha* del tempio.
Tali pilastri-rathas si elevano oltre un kapota,  insito tra due recessi, anch’esso bordato con takarikas e gagarakas, e  decorato frontalmente di rosette alternate a rombi floreali diamantini. Essi, da un ulteriore profondo recesso intermedio appaiono divisi in due sezioni* ad ognuna delle quali corrisponde una nicchia del badhra. A profilare inizialmente tali sezioni è un kapota che  replica quello soggiacente ai rathas, sia nei gagarakas penduli che nella serie di rosette e di rombi floreali diamantini che l’adornano. Tale ornamentazione è replicata nella  madhya bandha di una fascia  è il pregio intermedia  di ambo le sezioni dei rathas , nonche nella modanatura conclusiva della prima di tali partizioni, mentre la seconda è terminata da una sorta di kumba liscio che ambo le sezioni e in quelle duplice nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un kumba( o kapota?. Tale fascia intermedie  ripartisce a sua volta le due sezioni * del pilastro nelle specchiature di soli rombi diamantini.  Rombi ancor più  dilatati sono di stanza negli stessi badhras, come si è già visto che vi ricorrono nei loro stipiti e nei pilastri badhrakas,  ove figurano alternati a rosette,  tra i gatha-pallavas di due vasi dell’abbondanza.
Nicchie simili , cui ne susseguivano altre ai lati del frontone del sukanasaika, ricorrono nella kapili esterna del vestibolo dell’antarala, secondo una consomiglianza nella loroeminenza devozionale tra badhra e kapili dell’ antarala, che risale ai templi Pratihara, e che si ritrova nei templi Chandella di Khajuraho, come nei templi Kalachuri e Kachchhapagatha
Un capitello bharani*, un kapota ulteriore  con gagarakas e takarikas e un kapota (o pattika?* )di nuovo a rombi e rosette con gagarakas si susseguono ai rathas del jangha nel costituire la varandika., che funge da interstizio-cuscinetto tra jangha e Sikhara. Negli upabadhras che affiancano il badhra centrale, quale sue estensioni laterali*,  e nei rathas dei  karnas d’angolo tali modulazioni del varandika precedono gli sringas di miniature tri-rathas  di sikharas.
All’altezza della base di tali sringas è  quindi la volta della varandika , composta , oltre di due modanature lisce- di pattika(‘?), kapota,_  e  del ricorso successivo di più antarapatras,  a rombi,  tra pattikas con jalakas patterns**



Giunti a tal punto della sua rievocazione visiva, ad un raffronto esterno con altri templi  Chandella edificati in granito nel Bundelkhand   il tempio shivaita  di Vyas Badora  presenta affinità accentuate sia  con il tempio Rahila di Mahoba che con il tempio Shivaita di Makarbai, sempre nelle vicinanze di Mahoba, a solouna ventina di ,Km di distanza*,   ma  nel distretto di *, .in direzione di Banda. Già li accomuna  la grandiosità movimentata della mole nell’elevazione e nella pianta, che anche nel tempio Rhaila  presenta due ingressi laterali oltre a quello frontale del  solo  mandapa di un  unico tempio con un unico garbagriha, mentre nel tempio di Makarbai dal portico d’accesso si accede ad un mandapa su cui convergono con il loro vestibolo tre santuari garbagrihas sormontati ognuno da un proprio sikhara, ma addirittura li apparenta l’ ornamentazione, la serie delle cui modulazioni è assolutamente identica in tutto il decorso dell’adhishthana. nei templi di Vyas Badora e di Rahila, laddove nel tempio di Makarbai se ne differenzia solo nelle prime due modanature dello zoccolo, entrambe decorate a rombi.
Sono quanto mai significative , perché nei vedibhandas più in generale appaiono  *inconsuete, le particolarità comuni del jalaka pattern  del kura- altrimenti abitualmente liscio., e dei gagarakas del  kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno., così come gli identici rilievi del kumba, dei quali quello sovrastante è inusuale in simile evenienza, pur se va rimarcato il distinguo/ pur se si fa rilevare la differenza che nel tempio Rahila non si ravvisa l’intercorrere tra tali rilievi di una  madhya bandha,.
Inoltre anche nei templi Rahila e di Makarbai i janghas  presentano rathas in cui fasce sia di rombi che di rosette intervallano rombi diamantini incastonati , benché un recesso non intercorra a  sezionare il pilastro in più segmenti. E’ una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Baragaon  nel distretto di Tikamgarh,  una trentina di km più a sud,  un tempio di transizione di estremo interesse: simile  nella pianta ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa,  è di essi più sviluppato  per la elaborazione dell’adhishthana in uno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika. Oltrechè l’articolazione dei rathas, incrementa inoltre le sue similarità con gli altri templi in granito del periodo Chandella la ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli stessi pilastri badhrakas di ogni ordine e grado
 In esso come nel tempio di Vyas Badhora due sono le nicchie del badhra, mentre una soltanto è quella dei templi Rahila e di Makarbai, in corrispondenza sia di pilastri e di una parete meno elevati che di un varandika più dilatato. In Rahila esso si articola in una cornice chaddya cui succedono due pattikas e due kapotas ugualmente fregiate di gagarakas sottostanti e takarikas  sovrastanti e di un  fregio frontale di rombi e rosette,  in Makarbai  in due cornici chaddya che comprendono tra di loro due modanature di pattikas o kapotas che ritroviamo orlate di gagarakas e takarikas come fregiate  sia di rombi floreali diamantini  che di rosette Nel tempio shivaita di Baragaon* il varandika è invece quanto mai assimilabile a quello del tempio di Vias Badora in quanto anche in esso un sommario capitello bharani precede le modulazioni aggettanti ulteriori,  due kapotas con gagarakas e takarikas ed il fregio che li profila di rombi e rosette
A tale altezza, nei templi di Makarbai e di Rahila ove lo svolgimento ulteriore del tempio è integro, come pure nel tempio Chandella di Mahoba che giace  isolato in uno suo specchio lacustre,  per ogni proiezione nel tempio ha inizio il succedersi di una fascia di sringas sino al culmine di ogni lata, proprio come nei templi Bumijha  della dinastia Paramara,   successivi e per lo più postumi agli stessi templi sandhara di Khajuraho. E un dato inoppugnabile, che va conciliato con  la attribuzione unanime al sovrano Chandella Rahila della edificazione del tempio che da lui trae il nome,  cui fu dedicato forse  post mortem, in quanto retrodaterebbe un tempio che ha parvenze   Bhumija fino agli anni del suo regno, che intercorrono tra l 855 e il 905,  mentre le sembianze Bhumj del tempio di Makarbai hanno indotto storici dell’arte quali Krishna Deva, in mancanza di altri riscontri,  a posticiparlo addirittura sino agli esordi del XIII secolo
Lo stesso tipo di costolatura, a tal punto , è presumibile che  decorresse lungo gli stessi sikharas di Vyas Badhora,  almeno per i latas che corrispondevano a upabhadra e karnas, di cui i templi di Makarbai e  Rahilas possono rappresentare e fornire così un’integrazione visiva inconfutabile / formidabile
Il Sikhara del tempio di Barhagaon  invece  precorre o si assimila, come emulo retrivo,  già ai templi di Khajuraho , in quanto non solo raccorda allo slancio ascensionale dei propri latas quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio sringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.









  ( E una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Badargaon  nel distretto di Tikamgarh, un tempio di transizione di estremo interesse: simile in piano ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa, ma sormontandoli per la elaborazione dell’adhishthana in uno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika,  e affine ai templi di Vias Badora e di Rahila nelle rathas e nel ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli stessi pilastri badhrakas,  e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel  suo sikkhara di cui diremo (che non solo raccorda allo slancio ascensionale dei propri lata quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio sringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)
Segue nel tempi Rahila a dare inizio già alla varandika una chaddya Kutha in luogo del capitello bharani ,  ugualmente con forte rilievo aggettante,   prima di 3, 4 Kapotas successive con gagarakas e fregiate di rombi e rosette, come in Vias Badora, . La differenza rilevante   che emerge a tale altezza è che per ogni proiezione nel tempio ha inizio il succedersi di una serie di sringas, proprio come nei templi Bumij ritenuti postumi a quelli stessi sandhara di Khajuraho.
Nel tempio shivaita di Baragaon il varandika è quantomai assimilabile a quello del tempio di Vias Badora in quanto in esso un sommario capitello bharani precede due kapotas con gagarakas e takarikas ed il profilo di un fregio di rombie rosette. e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel  suo sikkhara di cui diremo Solo che a tal punti a farsi precorritore o emulo retrivo dei templi di khajuraho il sikhara raccorda allo slancio ascensionale dei propri latas quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)

……………………………………………………………. continua
Oltre le kapili dell’antarala, in tutto e per tutto simili ai badhras e dunque anc’essi con due nicchie, i mandapas gemini  schiudono l’accesso al tempo con il loro rispettivo portale d’accesso laterale volto all ‘esterno, ai cui lati si ergono due nicchie in tutto simili a quelle di badhras e antaralas. In una di quelle volte a mezzogiorno appaiono i resti di un  Shiva Nataraja *.
I vedikas che corrono lungo l’antarala e il portico d’accesso frontale, si elevano su una kapota a  jalakas patttern, ove in Khajuraho ritroveremmo il rajasena, e  ripetono i motivi* d’ambo le sezioni dei rathas del santuario,ncastonando i rombi floreali diamantini tra pilastri badrakas che ne ripetono in minore il motivo.
Nel portico,  e lungo i fianchi del portale d’accesso frontale e delle sue facciate bine*,  dei brevi pilastri sormontano il  kapota superiore del vedika e sono sormontati da un altro  identico kapota, che precede un capitello ove rombi alternati a rosette preludono alla comparsa nella trabeazione finalmente di palmette. Una gronda chaddya,  che oltre che sugli ingressi corre anche lungo i mandapas del  portico e della sala, sporge rispetto alle ultime ornamentazioni preservatasi, un corso a jalaka pattern reticolato e di nuovo un pattika ed un kapota con gagarakas e takarikas ed abbelliti di rombi e rosette, a  racchiudere un antarapatra  che si fregia di soli rombi diamantini incastonativi.
Il tempio di Baragaon presenta ugualmente un’antarala con due nicchie, quella inferiore con le statue di Ganesha a Sud e Chamunda a Nord, quella superiore con rombi inquadrati,  identiche a quelle dei badhra e dunque a quelle di antaralas e badhras dei templi di Vyas Badora, e nei pilastri badrakas delle nicchie e del portico d’entrata e della kapili dell’antarala  assume l identico motivo,  che per il tramite del suo ingrandimento è enfatizzato nel portico d’entrata, di una treccia di rosette e rombi floreali diamantini, tra le stilizzazioni di due vasi dell’abbondanza floreali.
La copertura del portico, prima della serie piramidale di kapotas con takarikas,  comporta come il tempio di Vias Badora il corso traforato di un jakaka pattern, che non è  insolito anche nei templi precedenti Pratihara, come nel suo splendido ricorso ch’è ravvisabile nel vicino tempio di Umri,  prima di una ennesima banda di rombi e dell’ennesima kapota con garakas e takarikas.
Il tempio di Makarbai è pressoché identico a  quello di Vyas Badora  nelle modanature del portico d’ingresso del mandapa interno , dei suoi pilastri e della trabeazione, presentando sopra i capitelli l’identica successione di palmette, rombi e rosette, gronda chaddya, jalaka pattern, gagarakas e takarikas ai bordi di un kapota. Di grande rilievo la comparsa superiore di  kutas   che edicolano in tempietti la forma miniaturizzatavi del tempio,  tra jalakas pattern che scandiscono i piani di risalita della copertura piramidale.
Quanto al tempio Rahila,  per i fregi ornamentali esterni del portico esterno vale esattamente lo stesso discorso, ossia si riscontra un’identità assoluta con quelli corrispettivi di Vyas Badora. Le pareti intermedie tra i tre portali riprendono le stesse modanature dell’adhishthana e della varandika del santuario, alla loro altezza, mentre le pareti intermedie del jangha  appaiono del  tutto spoglie
L’interno dei mandapas gemini di Vyas Badora nella loro trabeazione presenta la successione dei motivi ornamentali di palmette, ardharatna triangolari e di tre fasce successive di rosette e rombi floreali con pendenti di gagarakas,  la stessa successione che ritroviamo all’ interno del portale di Baragaon, e dei mandapa di Makarbai, e del tempio di Rahila, ove però uno solo è il  fascio di rombi e rosette,*Nei  templi di Rahila e Makarbai precedono una copertura circolare, con fasce lisce in Rahila, cuspidate e con rosette e rombi frontali nei mandapas di Vyas Badora ,e di Makarbai, mentre in ambo i portici d’accesso di Vias Badora, e in quello i Baragaon,  reggono un soffitto piatto..
In Vyas Badora arricchisce il complesso della volta del mandapa  la comparsa di teste leonine , prima della curvatura delle coperture.
I portali del garbaghiha , pressocchè identici l uno all’altro, sono in arenaria e magnificamente scolpiti in tale roccia,. Tale dualismo materico non è certo una novita quanto ai Chandella , basti pensare ai templi Brahma e di Lalguan in Khajuraho, e ci induce a chiedere se sia riconducibile diacronicamente a un’inserzione dei portali in granito di gran lunga posteriore, o se rispecchi la convivenza sincronica nella giuntura dei due materiali, per la diversa lavorazione a cui si prestano, di arte arcaica  di provincia e di quella più raffinata della capitale.
In ogni caso dai portali siamo addentrati in tutt’altro universo di stile e in un altro  volgere della periodizzazione,  rispetto a quel che conclama il resto del tempio
Oltre la chandrasila la soglia dell udumbara presenta il  jadya kumba di uno splendido bordo profilato a rosette e a vibranti petali di loto, prima della successione in edicole di divinità e devoti convergente verso il mandaraka* centrale,  incantevole nella sua flessione lotiforme assecondata dalle attendenti del dio*.
Ai lati, alle estremità, due Kubera con nidhi, seguiti a destra da Ganesha e consorte e sulla sinistra da Sarasvati-
Gli stipiti presentano una Ganga e una Yamuna di incomparabile bellezza, il cui accentuato tribhanga, e la cui parure sontuosa in cavigliere, cintura e pendenti,  kundalas e haras, nella corona intagliata a cuspidi appuntite, rimandano inequivocabilmente alle Ganga e Yamuna ed alle apsaras del tempio tardo Duladeo di Khajuraho.
Il loto celebra tutti i fasti delle sue volute nella copertura a torana sorretta da due colonnette, che culminano in riquadri di danzatori e ballerini, in cui fa alfine la sua comparsa un kirtimukka.
Ai lati un dikpala per parte, shivaita eBahirava,,  nei suoi ayudhas superstiti, un damaru , un cobra,  nel teschio infisso in una delle jata mukutas e nei mustacchi fieri e negli occhi strabuzzanti di quello di destra. Sardulas e guerrieri si susseguono a loro di sopra, sulla border line tra stile della capitale religiosa e stile di provincia,  contrassegnato dalla successione immancabile di rosette e rombi floreali. Nell’ antarala, in dialogo con esse due figure di donatori in arenaria.

In perfetto stile khajurahense si susseguono quindi le bande di cinque sakhas,  la più interna e la più esterna fregiate  di volute,  quella centrale costituendo  il mithuna sakha canonico di coppie amorose, affiancate da due sakhas di danzatori e ballerini.
Nella trabeazione al centro si situa Shiva, agli angoli di destra e di sinistra Brahma e Vishnu, tra la successione intermedia delle nove divinitò planetarie dei navagraha.
Oltre un vestibolo interno i pilastri che reggono il soffitto* del garbagriha, due ripiani d’appoggio e la nicchia terminale in cui era riposto il lingam., come lo è ancora in un sacello che è  identico  all interno del garbagriha del tempio sivhaita della vicina Hindorawari,  sono conformati come lo sono pilastri e nicchie ll’esterno del tempio,  i ripiani come pattikas ornate di gagarakas e takaris e profilati di rombi e rosette.
 A sud dei due templi gemini sorgono i resti di un tempio minore, pancharatha e in stile pratihara, composto cioè di portico d’entrata, vestibolo e garbagriha. Di esso si può presumere che  fungesse da tempio laterale in un complesso panchayatana, come i tempietti, anch’essi in stile Pratihara, che contornano il tempio centrale Lakshmana e Visvanath in Khajuraho.
Le sue forme sono più rudimentali di quello del tempio principale, cui l’adishtana rinvia nella sola conformazione del kumbha del vedibhanda, mentre i rathas del janghas sono uniformi. Una madhya latas li divide in due parti ognuna delle quali contiene un rombo diamantino, ad eccezione del badhra centrale ove sono tre. Il varandika si riduce a una gronda chaddya. I latas che se ne dipartono sono latina, senza ornamentazione alcuna, ad eccezione del madhya lata, che in corrispondenza del badhra, nella sua ampiezza maggiore iscrive il motivo ornamentale delle volute dell’abbondanza propiziata.
Pilastri badrakas con due vasi gatha pallava terminali reggono il portale e preludono a un portico ch’e anch’esso spoglio anch’esso di qualsiasi ornamentazione che non sia la profilatura lineare degli stipiti, mentre la soglia dell udumbara si fregia della sola stilizzazione floreale della profusione vegetativa.

Più a valle si situano gli altri due templi maggiori del complesso, entrambi elevati su una piattaforma.
L uno, più a ovest,  presenta una sala mandapa antecedente il santuario, con entrate frontali e laterali.
La sua ornamentazione e la serie delle modanature rinvia a quella del tempio laterale appena considerato, nel vedhibanda dell’adishtana, che una gronda chaddya a forma di karnika,  tra due recessi e due kapotas, distacca risolutamente da due corsi piatti e dalla kapota con takarikas soggiacenti. I rathas come nei templi precedenti presentano due rombi, di maggiori dimensioni quello inferiore, tra di loro separati da una madhya lata, mentre il badhra ne incastona uno solo, ristretto ed allungato.
Ugualmente una madhya banda divide in due sezioni le pareti a balcone del mandapa, con brevi pilastri badrakas superiori.
Il portale d’ingresso al santuario è profilato linearmente quanto quello del tempio laterale precedente,  e la sua soglia presenta tra due rombi il motivo del vaso floreale dell’abbondanza nelle sue forme primordiali, più  decifrabili nel loro maggior naturalismo,.
Nella sua eleganza di proporzioni,  è di una grazia architettonica  memorabile il raccogliersi delle entrate laterali intorno al tempio centrale del Chausat Yogini mandir, sull’alta piattaforma che si distende in uno spiazzo laterale in cui quattro tempietti si fronteggiano. Che il tempio fosse dedicato alle Chausat Yogini lo indica il numero delle celle, vuote ora di ogni immagine statuaria, che corrono lungo le pareti esterne ed interne del portico intorno al santuario centrale che ne raccorda gli accessi Se ne preserva forse solo quella  ritenuta di Durga in un tempio del villaggio ancora in funzione.
Tale testa rinvia alle statue del portale del tempio gemino di Shiva, - Shiva Ardhanarishvara?-, così come l’ornamentazione in granito  delle pareti del santuario centrale  e dei pilastri del portico delle Chausat Yogini rinvia a quella corrispondente sempre del tempio di Shiva, non fosse che lungo le pareti del jangha la madhya lata taglia in due il rombo intabulatovi, di dimensioni maggiori di quello superiore.
Il tutto rafforza il senso che ci si ritrovi di fronte a un complesso unitario, forse unitariamente *concepito,   nella prima metà del x secolo, al tempio dell’edificazione del tempio in onore di Rahila, già defunto, e del tempio di Makarbai, ed unitariamente restaurato e reintegrato nel suo arredo statuario nella seconda metà del  secolo seguente, come vorrebbe la ridondanza ornamentale del corredo statuario, che rimanda stilisticamente ai tempi del tempio Duladeo in Khajuraho.
E se così fosse, dovremmo retrodatare nel tempo i templi Bhumi, come ci inducono a congetturare le evidenze dei sikharas dei templi in Mahoba e Makarbai  e delle loro concordanze globali. riprendendo invariati arcaicamente , nella seconda metà del secolo XI, come  più tardi  in Makarbai, quanto alla mole e alle strutture e nelle parti in granito, per la refrattarietà di tale roccia a una lavorazione  più raffinata- si pensi anche solo all’assenza di qualsiasi grasa pattika di kirtimukkas,  moduli architettonici e ornamentali definitisi e  consolidatisi già in Mahoba oltre un secolo prima, ma in cui si ritrovano anche elementi, nella successione a filiere degli sringas dei sikharas, che si sarebbero creduti esclusivi dell’arte Bhumi. La componente scultorea in arenaria invece,  appare  invece stilisticamente espressione dell’arte del proprio tempo, la stessa del tempio Duladeo in Khajuraho . Quanto al tempio Chausat Yoginin ci ritroviamo di fronte ad una sua struttura  architettonica che come ho arguito in un altro report ritroviamo in un tempio che a mio avviso è da ricondurre anch’esso al culto delle Chausat Yogini, quello di Sijahari*, nel distretto di mahoba. Tale asset*to architettonico amplia lo spettro delle forme assunte dal templi delle Chausath Yogini, oltre a quello principale circolare, che ritroviamo in Mitavli, in Bedaghat, o nell Orissa, in *, e quello rettangolare,  sempre intorno a una corte che  è rimvenibile in Khajuraho.


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I templi Chandella così considerati o precorrono,o  sussistono al contempo di quelli di Khajuraho o ad essi sorgono postumi  in forme elaborate e scolpite solo geometricamente nelle loro componenti in granito, corredate di statue , all’esterno, solo nelle nicchie dell’antarala e dell’adhishthana al’altezza del badhra, ai lati dei portali d’ingresso con una rilevanza assoluta di rombi e rosette, mentre  jalaka pattern, e palmette ricorrono  nelle sole trabeazioni. Ma architettonicamente tali forme sono  più complesse e non meno monumentali, perché, con l’eccezione di quello di Baragaon, in  questo più affine, dove si conservano un’immagine di Ganesha e di Chamunda nelle nicchie dell’antarala,  non erano finalizzati come i templi della capitale religiosa a una visualizzazione esterna  di immagini religiose,  il che richiedeva una linearità architettonica nella pianta In essi è già presente o si tramanda un mandapa d’ingresso al garbagriha-  che può essere anche plurimo, in forme gemine  o trigemine – come a   Urvara, sempre nel distretto di mahoba,  e  Makarbai-. Nella regione un mandapa d’accesso al garbagriha   è attestato presente in precedenza , rispetto ai templi di Khajuraho, solo in  Badari Patoh e Gyaraspur, o al contempo  in Notha.  Nell’elevazione di tali  templi si sviluppa anche nelle forme di un’arte provinciale la conquista monumentale di un plinto e di uno zoccolo, che  assurgono a podio il vedibhanda,   nel quale  soltanto consisteva  il basamento dei templi Pratihara.,( dei quali, come si è ripetuto,  solo il Jarai Math di Barva Sagar appare dotato di un adhishtana completa di bitha e di pitha, zoccolo e plinto)
I loro rathas e badhra senza ornamentazioni di statue sopravvivranno come una variante provinciale ai templi di Khajuraho nella stessa AjaygarpP, mentre i loro sikharas costituiranno varianti  del semplice latina, o secondo la tipologia che si attesterà quale quella dei paramara o Bhumii, in Mahoba, dapprima, come in Vyas Badora e Makarbai, o secondo quella invalsa in Khajuraho.

Con una  considerazione finale.  Che nel Bundelkandh agli albori del millennio coesistessero tipologie che si considerano per lo più  successive l una all’altra, o che ci si rifacesse, a tipologie e forme  aspetti costituenti del tempio hindu che ora ritroviamo solo a distanza, assemblandoli e ricreandone una sintesi monumentale superiore,  può sorprendere solo chi ignori o rimuova il dato che il più dei templi Hindu del centro India purtroppo è andato perduto, con la distruzione da parte di Mohammad di Gazni di tutti i templi di Kannauj,   dove presumibilmente si irradiava e coesisteva ciò che oggi e remoto nello spazio e nel tempio, e di cui templi tra i minori e più sconosciuti serbano gli indizi remoti
Che i templi qui rilevati  rispetto ai templi di Khajuraho siano il   precorrimento di un’anticipazione  primordiale, un coevo * svolgimento provinciale arcaicizzante o un  postumo riproporsi  in una fase di declino, essi condividono in ogni modo con i templi della capitale religiosa khajuraho e ne diffondono e volgarizzano, in una fissazione in tutti i sensi granitica  le innovazioni  dell’elevazione dell’adhishtana, della replicazione miniaturizzata del sikhara e  della  interposizione di una sala mandapa tra portico e vestibolo del santuario. E tale è la sintesi conclusiva di tutto quanto così si è detto



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