lunedì 2 settembre 2019

Restare umani


“ No, non è possibile continuare così.” Ora minacciano di suicidarsi i migranti che in vista della costa dopo settimane di attesa non sono fatti sbarcare. “ Tutta la mia solidarietà” scrive in facebok , a sostegno del capitano che forzando il blocco entra nel porto di Pozzallo affiancato dalle guardia di finanza che gli ha appena sequestrato il peschereccio.
Il tempo si è fatto incerto, Un piovasco ha appena rinfrescato la città. L indomani dopo settimane e settimane si recherà a trovare sua madre. Sempre che possa darle la conferma stasera per telefono.
Sul fatto che sia Lei a chiamarlo, una buona volta, non è certo il caso di confidarci. Non c’ è volta che la contatti che lei non gli riservi sempre le solite frasi dolci d’occasione “ Mio caro, tesoro, ti penso sempre sai…” nel chiudere al più presto la conversazione.
“ Qui stiamo tutti bene, sai, “, la sintesi di tutto, come se per lui fosse un lieto annuncio.
Oramai lei è sulla soglia dei 90 anni, svaporata e sempre più inconsapevole, ma il diabete non pregiudica la sua salute, e negli occhi traluce l’identica vitalità vogliosa di vivere. Incurante di quel che costi a lui e agli altri suoi figli quello che oramai è solo un interminabile sopravvivere a se stessa.
“ Io qui sono riverita, sono servita”, e tanto le basta e tanto la appaga del suo essere ancora nel mondo.
“ Non c’è possibilità che mia madre arrivi a chiedersi che sacrificio importi per mia sorella essere al suo servizio ogni giorno, non potere lasciare per lei la città in cui vivono.” Non posso dire nulla di lei. Ogni giorno viene a farmi la spesa. Mi assiste in tutto”
“ Vecchia scimunita, gli viene voglia di gridarle, come se a mia sorella per la tua decrepita vecchiaia non buttasse via la sua vita. Meglio passare ai saluti e al congedo di sempre, pensando, maledizione, che solo la saggezza indiana riserva ai vecchi di finire senza più niente in un bosco”
Le sembra la più ovvia delle cose che una badante sia ogni giorno al suo servizio, mattino e sera, che per sovvenire in questo a lei immobilizzata in appartamento lui che le gambe ancora lo sorreggono non possa più muoversi dalla città in cui vive, talmente l onere grava sulle sue risorse.
“Bella cosa ora si dice, rimproverandosi di tardare ancora nel prendere il depressivo quotidiano, ogni giorno dovere fare il bilancio tra ciò che mi resta in banca e gli anni che possono restarmi da vivere”.
“ Restiamo umani” è il grido in rete che intanto rilancia, contro chi si ostina a tenere ancora chiusi i porti alle organizzazioni che soccorrono i profughi.
Né la ” signora” , come gli vien detto di chiamare ora sua madre, sembra avvertire o volere rendersi conto di avere reso i suoi figli l uno ostile a ogni altro, che nemmeno più si parlano o può vederli insieme, nel ripartire i costi e le cure da prestarle per mantenerla.
Ora a tutto lei fa spallucce, tranne al novero degli anni se ne fa il conto
“ Ma sai che sono tanti 89 anni?”
Al che quando glielo dice è lui a consigliarle di fare spallucce, dicendole” pensa soltanto a guardare avanti. Nessuno può sapere quanto gli resta”
Al che lei si rasserena e torna ai suoi giorni passati,alla immagini ancora vive nella sua memoria dei suoi nonni, così belli e decenti, di quanto da bambina le piacesse correre scalza.
O sospira “ potessi ancora vivere altri dieci, vent’anni così”.
Vorrebbe tanto allora una buona volta poterle dire “ Ma ci pensi almeno, che se vivrai ancora a lungo ci dovrai seppellire tutti noi quanti, dopo averci spolpato di tutto ” ma tace, anche di questo, anche perché sa bene quanto lei sia di fatto insensibile al dolore altrui, fosse la morte stessa dei suoi figli. pur di vivere più del suo tempo,
Il fratello di lei è gravemente malato, di dieci anni più giovane, un’operazione per rimuovergli un cancro l’ha talmente debilitato che è già molto sperare che possa lasciare il letto di degenza per morire nella sua casa, ne è stata in qualche modo informata, ma più di qualche sospiro e sperare per il meglio lei non concepisce, prima di passare al più presto ad altro.
“ io non voglio vivere più a lungo di chi ho caro nel mondo, del mio amico e dei suoi figli, rispetto a loro sono il primo a cui tocca per età, e così sia assolutamente “ ripete a se stesso quando l’essere di sua madre ancora così determinato a vivere gli fa ribrezzo”.
Sa benissimo quanto le deve, e come ricordarselo a nulla serva a che possa togliersi di dosso tanta avversione nel sacrificarsi per lei, come solo il richiamo dei suoi amici nel mondo che le chiedono di sua madre, per giovani che siano, che gli dicono come per loro una madre sia come dio, e più di dio” può sommuoverlo e toccarlo più di tanto.
“Da lei con la vita ho avuto in dono la malformazione alle mie gambe che già mi pesano tanto e mi limitano nel muovermi, ma non fosse per lei sarei ancora più sciancato,
Fu lei, non suo padre, pavido e succube dellasua vecchia madre onnipotente, a condurlo in città dall ortopedico, a sostenere la sua disperazione da piccolo quando si ritrovò con gli arti ingessato che sapeva già camminare, fu lei a volere che seguitasse i suoi studi per i suoi risultati eccellenti, quando il destino che gli riservavano gli altri in famiglia era di essere un bottegaio come suo padre, come a dire, nella sua inettitudine pratica, di finire per essere un idiota di villaggio.
Ma poi …non fu più sua madre da che anche da lui ebbe a fuggire, come l’ aveva lui stesso sobillata, in rivolta contro l’avola di casa, e quel voler essere la sua padrona come lei era stata tenuta sotto padrona e comandata nella casa del marito, asfissiante… intollerabile… finchè non aveva perso le capacità di comandare prima di tutto a se stessa, e nello svanire a se stessa si era addolcita…
Egli firma intanto la petizione per i bimbi affamati e malnutriti dello Yemen ove si combatte, condivide lo sdegno per i 98 morti sul lavoro della sua regione solo dall inizio dell’anno, e si grida infine no, no, devo ridurre il mio contributo per lei, non ho nessuno come lei su cui contare, quando avrò i suoi anni e la mia pensione non basterà a mantenermi. o ad assicurarmi un ricovero. Già ora niente ristoranti, niente viaggi, niente più libri cartacei, cinema, concerti o teatro, la casa dismessa e malmessa di cui non può riparare niente, la sola biancheria intima cui può provvedere, e non può fare altrimenti, altrimenti puzzerebbe come un Calibano di pesce marcio come si inoltri tra gli altri per le sue micosi..
Bisogna che sappiano farseli bastare i miei soldi, mia sorella e chi accudisce mia madre, come io me li faccio bastare giorno dopo giorno.
Non una, ma due badanti, ha visto aggirasi per la casa della madre, ora vogliono anche ritinteggiarla, rimediarle una doccia a se stante antiscivolo in luogo della vascam, mentr’egli deve defecare senza nemmeno il piano d’appoggio
E l ultimatum è inviato, da ora per sua madre fratello e sorella non potranno più oltre contare su di lui come prima.
Almeno ha il sollievo, ritornando a face book dopo avere inviato l’email ultimativa, di leggere che anche gli ultimi profughi rimasti sulla nave al largo sono stati fatti sbarcare.
“ Cominci da loro scrive, chi vuole un nuovo umanesimo”-

Pagina di diario ( 2018) circa
Stasera mi ha chiamato al telefono quando erano già passate le 22.
Sei tu che mi hai chiamato al telefono?
No, non ti ho chiamato questa sera.
In ogni caso ti do la buona notte, caro
Poi le solite parole e domande sul tempo, che facessi, se stessi bene.
Per i suoi dolori mia sorella ogni tre giorni deve ripresentarsi al Policlinico.
Per il resto tutto come al solito, quanto la mia cordialità.
Rimettevo giù la cornetta del telefono al solito scambio di ciao e facevo un respiro profondo.
La messinscena era per fortuna finita e potevo tornare a leggere il raguvamsa.
Poi. Col tardare del sonno si è risvegliato di dentro ciò che covo per lei.
In un sentimento che si è fatto di pietà per mia sorella, per la sua eistenza di cui deve privarsi per lei, come io devo privarmi di tutto ciò che non sia lo strettamente indispensabile per la mia vita mentale e materiale. La miseria di vita cui mi riduce il suo mantenerla ai piani alti con bella vista sulla sua città, un alibi per la mia depressione divenuta refrattaria a tutto, che ha il perso il senso e il gusto di tutto ciò che deve farsi mancare per lei.
Per lei, che inebetita non si rende conto di niente , che sopravvive a se stessa a discapito di noi tutti.
In una longevità che è diventata un mio incubo., come la mia mente ripete e ravviva a se stessa, da che ha il coraggio di ammettere quel che pensa,
Ieri, cercando di rinfrescarne la mente , ho provato a leggerle una sirudela dell’immediato dopoguerra, nei versi dove mio zio Renè aveva intuito il sorgere di un primo legame tra lei e mio padre.
Al Carlu al se mis anca lu in la festa
ma al na ga ninsuna idea par la testa
da catàr la signurina par so cont
al sta da par lu come un cagnin ont
però o saù adès par cas
cla invità la Niva ad Malavàse
Non avrebbe potuto rispondermi con minore calore mentale, e più convenzionalità di parole., le stesse che ripete ad ogni buon uso.
Come quando mi ha detto di come ha visto male in salute F., l’amico di mio fratello, o del timore di morire di mia sorella, paventando che fossero metastasi a farla soffrire.
Lei resta sempre al di qua di noi tutti, Ed è così, e così pensando vorrei maleledirla , perché Lei ci seppellirà tutti, tutti, ritrovandosi sopravvissuta ai suoi figli, sola e centenaria con mio nipote.
E dire che potrei ancora usarle le mie gambe per artrosiche che siano e sofferenti ad ogni scendere e salire le scale, per conoscere il mondo viaggiando e vedendo dal vero Borobodur, Angkhor, Bagan. Ma niente, solo qualche tragitto a piedi e in città con la bicicletta malandata, l’altra che non mi attento a ripararla, per mantenerla nel suo immobilismo letargico domestico,
Non fosse per i miei studi e le mie ricerche, per chi ho caro in india e devo obbligare ai miei stessi stenti per mantenerla, riducendomi a non avere niente da lasciare loro, con cui provvedere alla mia vecchiaia quando sarò ridotto nello suo stato, non fosse per quanto mi resta da scrivere, vorrei farla finita qui e ridarle la vita che non mi lascia più vivere, dopo che ho penato di tutto per ottenere un distacco dal suo insopportabile amore.
Forse che io vorrei vivere un istante di più e non mi toglierei da solo la vita, se sapessi di dover pesare su chi ho caro in India quanto lei pesa sulla nostra vita restante?
La finisse, una buona volta morendo, di spogliarmi giorno dopo giorno di tutto quello che voglio lasciare a chi davvero ho caro nel mondo, ed ha ancora tutta una vita davanti da vivere! Di consegnarmi senza tutta l’assistenza di cui gode come fosse un diritto assoluto, alla più orrida vecchiaia terminale.



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