venerdì 28 aprile 2023
Quanto al Santo Natale
Se devo stare a quanto mi rivelano i post e le news che mi sono pervenute all’estero quanto al Santo Natale, direi che la scristianizzazione del nostro paese si è oramai perfettamente compiuta. Pare che per la quasi totalità dei fratelli e delle sorelle d’Italia demo leghisti esso oramai consista in un mero rito enogastronomico, nella celebrazione in famiglia delle sole proprie tradizioni culinarie più localistiche e nostalgiche, il cui tepore benestante sia di rifugio rifugio dai dolori e dagli orrori del mondo Ahh! Pulenta e cuspetun… !! Che saùr… che tradisiun! E istasera .. ghe i turtei!intant.. a s’fa l brodo di gnulin ( cit. Da dialetto mantovano) E intanto tutt un proporsi di brunch speciali per dare un sapore unico allo scambio di auguri, delle magie del natale di unici e inconfondibili chef, di benedizioni con o senza spergol di ricette nonnesche di antica tradizione, di disquisizioni goduriose su agnoli e tortelli, su che dolce preferire nella Santa notte o il di seguente , anello di monaco,torta margherita o torta delle mele giulia gonzaga. Ne è conseguito un fare a gara nostrano nel come chi è diviso e resterà poi diviso su tutto, possa ritrovarsi affratellato nei comuni gusti caserecci. Un mondo che finalmente si fa finzione per gli uni, un regressivismo spaventoso pere gli altri nell’antro del proprio passato remoto, che come la caverna di Platone è solo un riproporsi degli idola tribus e degli ameni inganni più atroci e fittizi di improbabili ricongiungimenti famigliari o di un patriarcato di cui le nostre rasdore furono i più feroci custodi nel trasmetterlo a figlie e nuore succubi: la madre o moglie ed amante che trova in cucina il suo adempimento, come se lo sgobbarvi per tutti fosse il solo suo luogo di elezione in cui trovare perfetta letizia , amate fino al tripudio fino all ‘ ultimo tortello- Chi ne vuole più di sapere di quanto lo spirito animi nostro malgrado anche la più vile materia, riempiendoci del vuoto della delusione per simili ricomporsi in famiglia , di ciò che miticamente barrano e insegnano i Vangeli quanto al Natale, di un Gesu nato in un’ oscura a locanda e morto in croce, ossia di amare e lavorare e ricercare e vivere in perdita una buona vita. Quando il Vangelo lo si è inscenato, è parso sia rimasto una rappresentazioni edificante per degli spettatori che restavano anch’essi solo dei figuranti impartecipi di un messaggio che non incarnavano affatto come uomini di buona volontà. Per l Epifania di un vero Natale, a tutti , comunque la si pensi e si viva il proprio essere uomini, da parte mia i soli tardivi auguri scomodi di Don Tonino Bello, ben rinvenibili in internet, a che si ritrovi a caro prezzo negli ultimi che ci fanno più ribrezzo, e da cui siamo scostanti, il sale e la luce della Terra.
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