mercoledì 26 agosto 2009

Al rientro dall India















Sabato scorso sono stato sorpreso nuovamente da un nubifragio all'uscita dal super mercato della mia città, come il giorno prima un nubifragio si era scatenato all'improvviso mentre ero sull' autobus stracolmo che in Nuova Delhi mi conduceva a Qutab al minar, che più di ogni altra cosa intendevo rivedere nella sua vertiginosa altezza vittoriale, prima che il volo aereo, con scalo a Mosca, mi riconducesse a migliaia e migliaia chilometri di distanza dall'India, da Kailash e dai suoi bambini, da cui mi ero già separato in Jhansi il giorno prima, alla partenza del Shatabdi Express per la capitale.
















Poi il nubifragio si era placato, mentre sostavo al riparo dei tendaggi di alcune tawas in prossimità dell' ingresso del complesso monumentale, e avevo potuto entusiasmarmi di ritrovarmi a distanza di anni presso la sublime torre, nella moschea Quwwt-al-islam, con più cognizione di causa dei motivi hindu o jain che ricorrevano nei suoi materiali di spoglio- la campana cordonata, il fiore di loto, l'acuzie diamantina dei rilievi o il turgore delle amalaka-, sotto lo sfrecciare continuo dei volo in decollo.
A così grande distanza dal centro di Connaught Place, dall hotel in Pahr Gangi dove erano i miei bagagli, il mio appagamento di stare rivedendo ciò che più mi stava a cuore di rivisitare del patrimonio artistico di Delhi, si esaltava dell apprensione che per soddisfare il mio più vivo interesse non avevo esitato a mettere a repentaglio più di quanto non avessi supposto il mio rientro aereo, dirottandomi cosi lontano nella città che il nubifragio monsonico aveva intanto dissestato nei suoi collegamenti.
E rientrato con un tuctu in Pahar Gangi, dopo una corsa stremante , non avrei esitato a mettere ulteriormente a cimento la possibilità di prendere il volo per Mosca alle tre antelucane , di potere conservare il mio denaro e le carte di credito residue che mi ero portato appresso, tra tanto premermi addosso per strada, pur di ritrovarmi nel Karim Restaurant , per un cicken mughlai ancora, nell'intrico miserevole della folla islamica che gravita intorno alla Jami Masjd della Vecchia Delhi, di cui gli occhi seguitavano a imprimersi la visione di cupole, pinnacoli e chattri, sul tuctu che mi riportava in albergo per prendere il taxi per l'aeroporto che avevo concordato.
L'ingorgo interminabile che avrebbe attardato il conducente presso l'hotel Durga, era soltanto un preavviso di quanto mi stessi rivelando temerario: il taxi diretto all aeroporto avrebbe smesso di procedere dopo pochi chilometri, usurato dalle condizioni atmosferiche, e l'autovettura sopraggiunta in soccorso avrebbe dovuto affrontare a passo d'uomo chilometri di coda lungo un'arteria di raccordo dissestata dal fortunale, prima della sosta del conducente per un rifornimento di di metano, e che egli mi obbligasse a una deviazione per ritirare presso un hotel in prossimità dell aeroporto i bagagli che vi aveva lasciato la turista tedesca , anch'essa in partenza dall India , con la quale a bordo era sopraggiunto.
Poi, soltanto il contrattempo dell'arrivo con un ritardo di mezz'ora a Mosca, che poteva compromettere la possibilità di essere sul volo in partenza per Milano in capo a tre quarti d'ora.
Era talmente affollato di indiani sik, che sembrava di esservi su un volo di rientro a Delhi, ho detto a commento alla mia connazionale che mi sedeva accanto.
Anche così, ciò che neanche la mia avventatezza aveva impedito che avvenisse nello spazio e nel tempo, la mia proiezione a migliaia di chilometri di distanza dall India e da Kailash e i suoi cari, nel volgere di undici ore di viaggio, stava avvenendo come una realtà che aveva una verità soltanto fisica, di cui la velocità della percorrenza in aereo delle distanze intercontinentali aveva narcotizzato la enormità degli spazi interpostisi, alla mia coscienza che si ritrovava già in Italia,
" Non abbiamo (si è )lasciato l'India", ho detto sorridendo all indiano di Calcutta che vive in Italia, sul lago di Garda, come ci siamo ritrovati alla stazione Centrale di Milano dopo avere viaggiato in aereo lungo la stessa fila di poltrone.
Sfilavano quindi soltanto al mio sguardo /occhio i campanili e gli abitati rurali che si succedevano, fra i campi, al finestrino del treno che da Milano mi riportava alla mia città, traversando una Padania che non è più da tempo mia terra d'appartenenza.
Ero di nuovo nelle mie stanze, tra le mie cose usuali nel loro usuale affollarsi, e al telefono dove attendere più volte prima di ritrovare sensorialmente l'anima di Kallu nella sua voce.
Ma il suo suono contraffatto ristabiliva un incolmabile perdita.


Sopravveniva il sonno, tra i bagagli disfatti e ancora da ordinare, oltre le poche cibarie di cui si nutriva la mia inappetenza.


Al sonno subentrava lo shock del risveglio, il ritrovarmi nelle mie stanze e il sentirmi ancora nella casa del mio amico, cercandolo, a tastoni , accovacciato ai piedi del letto nel suo tappeto.


Andavo al bagno e cercavo la sua toilette, la turca su cui accucciarmi, l'acqua dei suoi secchi con cui lavarmi.


Possibile, al risveglio del giorno, che non si facesse vivo vagolando Sumit, con il suo sorriso radioso di piccolo Krishna , che non sentissi già alternarsi il suo pianto a quello di Chandu, bisognoso del latte del seno di Vimala, che non si affacciassero a una soglia Purti o Ajay, prima dei secchi della doccia e di vestirsi per la scuola?...
Ma si era volatilizzata la facoltà che mi era stata data di ottenere tutta la felicità possibile in una vita terrena, e non mi restava che la sofferenza di averne saputo godere talmente poco, di essermi lasciato accecare a tal punto, che in India, a casa di Kallu, mi ero ritrovato nel mio paradiso e mi ero creduto all inferno.
L'ho accennato alla badante ucraina che accudisce l'anziano paralizzato del piano sottostante, la quale da cinque anni vive con davanti a se il muro della separazione dai propri cari, per lei la figlia, la nipotina che ha visto solo in immagini, che mi era sospeso davanti lungo un intero anno. Grazie alla sanatoria imminente esso per lei cadrà tra pochi mesi, era la sua consolazione trepidante.

Tutto, intanto, nei giorni seguenti è stato messo a posto, ed è già riparato, è stato ripreso ed è ricominciato .

Tutto ora vivo o sopporto con gioia o distacco ,
Nel cassetto, già emesso (rilasciato), il biglietto elettronico del mio rientro in India già a Natale.

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