domenica 8 settembre 2013

il primo incidente, e altro ancora

Quando tre giorni fa Kailash mi ha detto dell’incidente che gli era capitato sul tuk tuk solo  un’ora prima, mentre in lui prevaleva ancora il sollievo di avere evitato il peggio, avrei voluto farmi a pezzi dalla disperazione,  per il destino avverso che sembra  frustrare ogni nostro sforzo,  per  la sfortuna che a Kailash non concede tregua,  non lasciandogli  la soddisfazione  neanche, con il suo tuk tuk, del  guadagno esiguo  di mesi e mesi di lavoro, che l’incidente in un istante  aveva  dissolto con i suoi  costi.
“ Com’è stato Kailash, dimmi...”
Da quello che ha dovuto ripetermi, a più riprese, ho inteso che lunga la strada che correva diritta da  Bamitha a Khajuraho,  mentre da solo rientrava lentamente , era sopraggiunto un altro autorisciò alle sue spalle, guidato in tutta fretta da un conducente  scriteriato che voleva raggiungere quanto prima  dei viaggiatori che lo attendevano in Khajuraho, nella giornata di gran traffico perché era un giorno di festeggiamenti in onore di Shiva. Si era fatto largo strombazzando “ pip... pip... pip...”, Kailash frastornato si era volto in sua direzione scansandosi, per ritrovarsi già contro un albero di mahua quando si  è rigirato.
“ E qello si è  arrestato, a soccorrerti?”
“ Si  allontanato ancora più  in fretta...”
L’intero vetro davanti era in frantumi, era da aggiustare la capotta in più punti, forse occorreva il ricambio della parte gialla ammaccata e storta del muso anteriore “ Ma io sono salvo,  non c’era nessun passeggero, l’autorisciò va ancora bene...”
Sapeva di un altro incidente capitato quello stesso giorno all’altezza  dell’aeroporto,  in cui era andato sfasciato l’intero veicolo,  un’ulteriore incidente, di cui mi ha detto oggi, era capitato presso il villaggio della moglie, e  le conseguenze erano state che  una ragazza si era infortunata a una gamba.
La polizia era intanto presente per dei rilievi e per scattare fotografie, mentre Kailash stava discorrendo con  l’agente presso il quale aveva acquistato il tuk tuk, al quale l’ho pregato di chiedere quali rischi coprisse la sua assicurazione. Anche così, cercavo di evitare che la mia esasperazione spaventata di finire travolto dalle conseguenze giudiziarie di un incidente più grande, trovasse nell’amico sfortunato un  suo miserabile sfogo .
“ Kailash,  non ho avuto esperienza , in tanto viaggiare per l’I india, di incidenti gravi in autoriscio. Solo in città, qualche urto... non sapevo che potessero verificarsi in pochi mesi  in tale numero, solo in Khajuraho... anche la settimana scorsa il conducente di tuk tuk che è anche lui   barbiere di casta...”
Ma con l’avvento della sera, per il fatto che dopo avere condotto il tuk tuk in officina mi aveva tagliato fuori  dalle decisioni sulle  riparazioni in atto,  o ancora da compiere, che volesse fare tutto di sua testa, avendo già messo in conto allo stesso tempo che fosse tutto a mio spese,  avrei trovato modo nel mio dissesto interiore di  sfamare il dolore avventandomi sulla sua inermità disgraziata,  ritrovando la via del cuore e dell’amore solo il mattino seguente.
Ho anticipato ad Ajay quello che gli avrei detto”  Il tuk tuk è anche un mio problema. Chi paga, ora?  Può farlo da solo papà? Ma deve decidere con me”
“ Lo so, I know” mi rispondeva Kailash con tono remissivo e dolce.
Il tuk tuk  era in riparazione in un’officina di Khajuraho, forse  poteva bastare farsi inviare da Chattarpur solo una secondo vetro anteriore,  era fortemente probabile che si potesse conservare la parte   superiore del  muso davanti, bastava solo ripararla e tinteggiarla, per il momento si poteva fare a meno anche di sostituire la capotta. Ma al pomeriggio quando l’ho risentito di nuovo il suo umore era di nuovo e ancor più sconvolto. Era Chandu, il nostro Chandu, ora la ragione della sua disperazione più grande.
“ Oh, come sono sfortunato, “ what bad life!. Il raffreddore gli è passato di dentro, sentissi come fa fatica quando respira… il buco che ha sopra lo stomaco va su e giù”
Ho cercato di non perdermi d’ animo, sconvolto, perchè l’amico conservasse la lucidità mentale, prendendosi la massima cura di Chandu senza angosciarsi...
“ Kailash, non farti problemi di denaro, se non ce la facesse più a respirare,  portalo all’ospedale cristiano di Chattarpur. Contatta qualche conducente di taxi per questo... Quante rupie hai in casa? “
“ Solo settecento”
“ Non importa. Pagherai domani.  E il dottore da cui sei stato, che cosa ti ha detto? Gli hai chiesto se devi portarlo in ospedale?
“ Ha detto che non ce n’è bisogno. Ma che ci vuole tempo perché guarisca. Una settimana, almeno. Aspetto a dare Chandu lo sciroppo del medico, e poi vediamo. Sai dirmi di che si tratta”
Era del Kofarest , stando allo spelling, dal che ho capito, trovando in internet di che genere di medicinale si trattasse,  che Chandu, il nostro Chandu, era affetto da bronchite.
Benché spasimasse a respirare, poteva muoversi e giocare, ora anche rispondermi al telefono, trovare di lì a poco il sonno.
Che Kailash vigilasse attento  sul suo sonno, evitandogli le correnti d’aria di ventilatori, assicurandogli acqua di bottiglia a temperatura ambiente. Io intanto,  dato che l’ora ancora lo consentiva, mi sarei affrettato a fargli avere denaro per l’indomani mattina, per il tramite della Western Union.
Ho dovuto vincere le sue insistite resistenze, avrebbe preferito fare ricorso piuttosto a quanto gli era rimasto depositato in  banca. Ed ho allora inteso che mi aveva tagliato fuori perché non voleva ricorrere al mio aiuto,  che fino a quel momento aveva avuto solo in mente di fare ricorso al prestito altrui.
Il crollo della rupia indiana quindi avrebbe reso per me meno oneroso l’aiuto in euro, l’indomani mattina l’avrei sentito allegro, l’amico, con le rupie già in tasca e le riparazioni che procedevano per il meglio, ma al ritorno dell’incontro nel Parcobaleno con Vandana Shiva, per  sentirne durante il festivaletteratura in corso in Mantova, avrei udito con sgomento  una sua voce cupa e  sorda d’odio, quando caduta la linea mentre mi stava rispondendo Ajay,  ho ritrovato lui al telefono quando ho richiamato.
Alquanto io perplesso, ad Ajay stavo chiedendo perché mai, per conto della madre, mi avesse  domandato più volte quanti soldi avessi inviato al padre.
“ E’ per comperarsi una collana d’ oro, che te lo ha chiesto”, mi ha risposto in sua vece Kailash, torvo  d’odio per la moglie.
“ Ho fatto un incidente, ho perso tutto quanto ho guadagnato con il mio tuk tuk, avrei perduto anche  tutto ciò che ho in banca senza il tuo aiuto, Chandu è malato, e lei vuole del denaro per una collana d’oro...”
Non fosse per Ajay,  Poorti, Chandu, avrebbe voluto porre fine alla sua vita a seguito di  una moglie del genere,  sgradita a tutti  nella sua rozzezza analfabeta, che  non lo rispetta come marito, gli si rivolta nel letto come un animale senza volerne sapere, quando le chiede di fare sesso, ogni tre, quattro settimane...
Era tornata a picchiarla, ma solo prendendola a calci, mi ha assicurato.
Si ricordasse ch’era la madre dei suoi figli, del suo lavoro in casa, che  a lei che lascia il denaro, del cuore con cui si era tra noi interposta, dissennati, mente i nostri bambini scoppiavano in lacrime...
Un anticipo  della sua avversione erano state le accuse rivooltele il giorno avanti per  la malattia contratta da Chandu “ Aveva già lo stesso disturbo e glielo ha trasmesso con il suo latte, tutto il giorno lo lascia nell’acqua, sempre in acqua, acqua, acqua...”
Intanto, acquietando Kailash, avevo fatto di Ajay il messaggero della mia risposta alla madre, in tutto e del tutto negativa.

Avrei inteso già oggi,  al finire del giorno, perché Vimala  nelle circostanze  più proibitive, ugualmente ambisse tanto sconsideratamente o insulsamente a una collana d’oro. Era il giorno che portava a compimento il  Krishna Janmashtani, durante il quale le donne del Madhya Pradesh, dopo la veglia notturna,  in cui compiono la puja,   si raggruppano insieme  per onorare la nascita  di lord Krishna,  come si farebbe  presso una puerpera alcuni giorni dopo i travagli del parto, digiunando sino alle ore quattro del sorgere del sole del giorno seguente, che in India  sono ora già trascorse.
Era anche il   compleanno di Kailash, ma lui non aveva  voluto festeggiarlo, non aveva voluto comperare neanche un dolcetto che allietasse i bambini insieme con lui.

“ Kailash non devi volerti così male. Non essere come me.  Ti prego”.

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