venerdì 20 settembre 2013

quarta ecloga indiana riscrittura


                                                               Quarta Egloga Indiana






"Cosi dal retro del suo tempio la Sibilla di Cuma

Cantava ambigue parole tremende nell'eco dell'antro",

e dall'osteria volgi all'uscita, sul retro,

che dà nel cortile che fu la tua aia di casa,

ne ritrovi la distesa deserta

più ancora arida invasata dal sole,

trasalendo, sui tuoi passi,

ai ragazzi che in bicicletta vi sopraggiungono,

sono indiani, del Punjab, e non ti occorre

che nemmeno lo dicano,

l'uno è nell'attendamento al riparo dal sisma,

l'altro con la madre accampato in giardino,

al tuo timido accenno

si scambiano un sorriso e già ti annientano,



sarà così anche laggiù,

come di nuovo metterò piede in un'aula?,

la madre resta ignara in ombra

e ricambia mesta il tuo namastè,

per davvero è piccolo l'orbe del mondo,

e l’intonaco grezzo ha raccorciato i muri dintorno,

quanto si è fatto breve, senza più grida animali

ogni spazio retrostante di rustici ed orti,

spiantata la vigna

per i ranghi infoltiti di steli di mais,

dissodata ogni cavedagna

dove quante tue anelanti corse,

quanti tuoi sogni controvento,

scoloritesi con le memorie porte e finestre,

rinserrata ad ogni accesso ulteriore

la tua casa ceduta dichiarata inagibile,





nel refolo d'aria

tra i vasi ascolti il silenzio,

erano allora fragranti di gerani ed oleandri,

ed ora è il conforto, con lo sgomento,

che tutto sia cosi svanito e ammutolito,

lo sciame che avverti

un sopito tumulto di vergogna e lacrime,

inutile cercare altri volti che quelli

che in osteria già salutasti,

già li ritrovasti

nelle schiere sparse delle loro lapidi ,







“ And the bird, did it fly away again?

in Khajuraho,  l'amico chiede del rondoncino che ponesti in salvo,

quando, al rientro in città,

tu vuoi sapere di Ashesh come ha preso il volo,

“Sì, -gli ripeto al telefono,- ma solo dal campo vicino alla fattoria

dove vive un uomo che cura gli animali,

in bicicletta, dentro una scatola con i buchi,

gliel‘ho portato fino da Mantova.

“The swift", gli spiego nel mio cattivo inglese,

se perde il volo non si solleva più,

quell'uomo, l’avessi visto,

prima di spingerlo a viva forza in alto

l'  ha baciato lieve, chiedendogli scusa,

solo così dopo che è ridisceso un poco

esso l'uccellino è volato via libero nel cielo,

ciò di cui nutre, aerei insetti, lo cattura in volo,

rasenta l'acqua quando la beve.”

“He will be bad student, He will lose his mind...

but what we can do...” ripete l'amico,

che possiamo più fare per il nipote Ashesh

se a rapirlo è stato il padre

per un'ottava classe carpita con la corruzione,

-senza che mettesse piede nella sua aula

mille rupie si tenne il maestro pubblico

in cambio della bicicletta e della promozione certe-

l’amico tutta la settimana l'ha richiamato invano,

e domani andrà da lui di persona,

“ non agitarti, then  keep quiet mind ”, gli raccomando,

“I’ve to speak him sweet, if I want him

to speak me true”,

"I know, only if I speak him sweet He speaks me true..."


" Lo so, che solo se gli parlo dolce lui mi dice il vero"

devo parlargli dolce, se voglio che mi parli sincero"

mi dice in risposta con assoluta calma,

“Vai, sì, ma ricordati:

di Ashesh è come ti ho detto, del rondone:

anch'egli, se perde il volo non si risolleva più”
















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