sabato 22 agosto 2015

Qui  l’estate canta un assolo
che non incanta i sensi morenti,
trasuda, in svago e piacere, una replica che non dilacera strappi,
le voci sociali, se le ascolti,
 salmodiando dei derelitti dei mari 
quale sia il gusto  dei pesci che se ne nutricano,

eppure non c’e vita che anche qui non vada
parlando, gridando, piangendo d’amore,
di cui tremi a che puoi fare ritorno,

ma è quella la torba che alimenta la fiamma,

l’ardere che là ti è dato che ti consuma 
del fuoco sacro del torbido di spasimo ed odio,

oh, tu andato, andato,
andato del tutto e qui rimasto,
Tayata om gate gate parasamgate.

con il cuore che sa ancora abbracciare di tutto
se già si fa più che  al di là di carne  e di sangue
nelle visioni d’eterno di morte rovine,

dove la linfa di volute di  foglie, l’imbeccarsi d’uccelli in cui si è mutata la pietra,
ne sono il canto dei nuovi cieli, e terre,
cui in corso da tempo è  la tua  migrazione ,

e dunque  verso l India, andrai ancora salpando,
a voi ancora, vive e morte anime amate,

ove a te siano i resti negletti di purana mandir
"monuments of unageing intellect,”.

vita, nascita e morte, 
in loro perpetuandoti il ciclo, 
la pioggia, stillandoti fresca,
all'   inumidita soglia che Shiva sorveglia, 

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