sabato 20 agosto 2016

itinerari in Delhi in tono minore

Lasciata l’indomani mattina la stazione metropolitana di Green Park per Ch Hukun Chand Marg, con l’ideale viaggiatore che immaginavo al seguito dell itinerario che venivo tracciando credevo di potere finalmente condividere  la piacevolezza del transito in un area verdeggiante  della agiata Delhi residenziale,   ove restassi escluso dalle  brutture del giorno avanti,  quando in New Seempuri mi ero ritrovato tra cumuli di sacchi enormi dell immondizia, ai lati delle strade, in mezzo ai quali  rovistava chi ne smistava i rifiuti in contenitori  di minore capienza., separando ad esempio  le confezioni di tetrapak da fiale e boccettine Ma nel procedere tra le residenze e le scuole della via , tornava a farsi sentire lo stesso lezzo maleodorante,  che mi preannunciava il riapparire di mucchi di rifiuti, del cui traboccare ugualmente dei  giovani erano intenti a farne la cernita ai  margini della strada.
E  lo stesso scenario si ripeteva dove la strada che imboccavo sulla sinistra  aveva termine proprio all altezza del NDDB Dairy Services di Kanvinde, ch’era la prima meta del mio ideale percorso,  ammorbandone la vista meravigliosa.
Gli avancorpi dell edificio ne erano blocchi prominenti l uno sull’altro, intervallandoli un tripudio di giardinetti pensili.
Sulla sinistra  seguitavo lungo Safdarjung enclave fino a raggiungere l incrocio  con Africa Avenue  dove pervenivo  di fronte all ingresso in Muhammadpur. Ai lati della stradina d’accesso  al villaggio mi sarebbe allora ricomparso alla vista sulla sinistra il Teen Burj, ed alla destra avrei intravisto scritta che segnalava l’August Kranti Bhavan  113
E’ il Teen Burj uno dei  più enigmatici edifici di epoca Lodi, dalle parvenze di primo acchito di una moschea, per le tre arcate d’accesso, due delle quali tamponate, lungo le quali si distendeva il suo lato orientale, e i basamenti di due presumibili minareti alle sue estremità,  raccordati dal plinto all edificio, non fosse che all interno, di una maestosità austera nelle tre sale cui un  portale era di ristretto transito dall’una all’altra, comparivano  tanti cenotafi. Un tempo due grandi arcate laterali, sul fianco occidentale, erano ugualmente di accesso ed ora erano occluse.
 L’August Kranti Bhavan, come altri edifici monumentali della Delhi moderna,  nella dismisura di vani e servizi, da quelli commerciali ai piani inferiori, a quelli terziari e quaternari di quelli superiori, appariva eccedere la presenza umana di chi li esercitava e ne fruiva, sicchè tra gli alti piloni delle torri degli ascensori  e le piazze che vi si aprivano tra  megatravi,  deliziosamente frescheggiate da un microclima interno,  più che insediativi,  e di stanza, gli  astanti vi sembravano di transito provvisorio o in via di smobilitazione.
(In un negozio tuttavia non mancavo di fermarmi, attratto dalle borse esterne che esibiva: provenivano dall Assam come il negoziante che  le aveva importate, e con lui la conversazione era così piacevole, che doveva rammentarmi il piccolo dettaglio di saldare il  conto di borse e borsette che avevo acquistato  mentre dopo lo scambio delle cards mi avviavo già all uscita.)
Percorrendo la strada che costeggia Muhammadpur, come in seguito all’ingresso dell ulteriore villaggio  residuo di Humayunpur, rinserrato nella Sefdarjung enclave, mi si sarebbe riproposta la vista di rifiuti e di rovistatori che li differenziavano, con l ovvia conclusione, che ero indotto a trarne, che  l immondizia dei centri residenziali più ricchi, che attorniano questi  minuscoli borghi,  vi abbia insediato la raccolta differenziata  dei loro scarti.di gendere superiore
Church Road  mi prefigurava quindi la vista della bella chiesa di San Tommaso,  serrata come un rosso  fortilizio lateritico intorno alle due rampe successivamente ascendenti a una propria croce terminale.
La svolta sulla sinistra nella via che costeggiava il Deer Park , mi avrebbe invece avviato a due deludenti riscontri, nel volgere del cielo a un  piovasco pomeridiano: l’Asian roots Spa di morphogenesis 2004,  157,  era stato ridotto da santuario olistico  orientale a  centro massaggi e clinica della pelle, con la scomparsa del giardino karesansaui all’entrata,. Ne chiedevo conto al gentile giovane che si era dedicato ad accogliermi, il quale  si meravigliava che ne venissi ricercando uno, al tempo stesso in cui mi diceva che al suo posto era stata edificata la sala d’ingresso in cui mi stava ricevendo.
Nè destino diverso era toccato al South Asian Human right  Documentation centre, di cui era vano ricercare le forme di isolamento termico dei vani più interni, poiché un salone di bellezza negli scantinati era quanto era sopravanzato delle attività che si erano insediate di recente, in luogo del centro di documentazione di cui non v’era più traccia. 
Rimaneva da ammirare tutta la bellezza del muro di mattoni posti di taglio, nelle loro teste, come scaglie di serpente.
L immissione nel Deer Park avrebbe potuto  concludere l’itinerario  con la vista della meravigliosa Bagh I Alam ka Gumbad, e delle vicine Tuhfewala Gumbad, Kali Gumti, mentre dalla Curch road seguitando a sinistra la Vivekananda road  tra i settori quarto e sesto di Rama Krishna puram sarebbe stato possibile raggiungere il complesso delle Wazirpur tombs
Ma avendo visitato già entrambi i siti preferivo perdermi in Humayunpur nella ricerca  che restava senza esito dei resti del suo passato di cui non ne sapeva niente nessuno. Sviando sulla destra dell ingresso al villaggio, nel settore sesto dell Enclave Safdarjung, era stata molto meno peregrina,   nella mia ricerca, la richiesta a venditori ambulanti e meccanici di indicarmi l ubicazione  del South Asian Human right  Documentation centre,

C’erano ancora il tempo e le forze per essere di ritorno a Green Park, e  protrarmi a  vedere il visitabile  dei due edifici di architettura contemporanea che avrei potuto integrare nell itinerario, verso la metro station di Hauz Kass, comprensivo della Wali Masjd, della moschea Darweh Shah,   della Nili Masjd, del Chor Minar, dell Idgah, e della tomba di Makhdum Sahib, ossia  la School for  spastic children 127 e il National Institute of Fashion Technology. 126 Ma dei cerberi precludevano l’accesso alla scuola, sicchè non mi restava che concludere le mie peregrinazioni nell istituto, del 1994,  di ampi raccordi murari  e di vetrate e campiture d’acciaio, quali sezioni di pellicole , tra i vari settori in cui il campus si differenziava

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