domenica 27 novembre 2016

Alla signora Cinzia P.

Gentile Signora Cinzia,
sono Odorico,
 e  le scrivo ora dall Italia,  dove dall’ India sono rientrato oltre due mesi or sono dall India.
Spero di ritrovarla in una situazione che la veda felice nei suoi affetti e che sia di  luminosa  ricerca. Da che ci siamo scritti,  per quanto mi concerne,  ho impiegato il mio tempo in Khajuraho che non fosse afflitto dall’insorgenza della mia depressione, nel seguito delle mie ricerche sui suoi grandi templi occidentali. I miei sforzi per  far aprire in affitto un negozietto di articoli  artigianali al mio amico Kailash, che gli assicurasse se non qualche ricavo almeno un po’ di conforto mentale, intanto mi hanno  lasciato il tempo solo per due brevi viaggi in  Delhi, dove  ho sperimentato alcuni nuovi itinerari con epicentro nelle stazioni della metropolitana di Ina market e di Green Park , che raccordassero la visita  di antichi gumbad e masjid all’avanscoperta  di  edifici  rilevanti dell’architettura indiana moderna e contemporanea. In essi  ho cercato di assimilarmi il più possibile ad un navigatore satellitare, perché l espressione di trasalimenti o patemi o  ubbie o paturnie non togliesse peso alla valenza oggettiva di considerazioni e rilievi.
A giugno, se si eccettuano i templi maggiori di Khajuraho, di  Ajaygarh e di Kalinjar, e pochi altri, avevo comunque completato la mia ricerca su tutti i templi hindu  , Gupta,  Pratihara, Kalachuri, Chandella, Kachchhapagata che sono rinvenibili nel Madhya Pradesh, il cui corpus può rinvenire in rete, facendosi almeno un’idea dell estensione da esso raggiunto, al seguente indirizzo www.odoricoamico.it/india sconosciuta/index ove è situato insieme a quant’altro ho scritto sul patrimonio artistico dell india.

Al mio rientro  durante il periodo settembrino mi sono letto i grandi libri di Khuswant Singh che lei mi aveva giustamente caldeggiato, Delhi e Un treno per il Pakistan, quest’ultimo pressoché perfetto Ho poi rielaborato alcuni dei miei scritti di viaggio attenendomi a quanto lei mi aveva giustamente consigliato di fare, estrapolandone  le esorbitanze soggettive del mio spirito itinerante, che in vari casi ho debitamente rimosso,  e facendole rientrare in testi distinti rispetto a quelli in cui ho incluso le descrizioni  più tecnificate e dettagliate di templi hindu o di altri  monumenti.
Sono intervenuto in  particolare sui testi su Udayagiri, Gyaraspur, e sul circuito buddista che s’incentra in  Sanchi, Sonari, Satdhara, perché interessavano  un viaggiatore italiano che si è rivolto al Bapuculturaltours del mio amico Kailash.
Le allego gli apprezzamenti che ne ha tratto anche in termini di leggibilità,  un giudizio a me favorevole  che è stato agevolato anche dal fatto che vi parlavo di stupa e di grotte scolpite,  la cui illustrazione non  è estenuante come può esserla quella  di un tempio hindu
Se non ho potuto fare altro e se ora avverto l incombenza di scriverle quanto segue , è in massima parte per  la situazione come  di sospensione tra la vita e la morte  che mi ha condannato a vivere qui in Italia il Consolato Indiano di Milano, da che il giorno stesso del mio rientro ho trasmesso loro la richiesta del rinnovo del mio visto di impiego come insegnate di italiano preso una scuola di Khajuraho, la stessa che frequentano i bimbi più grandi della mia famiglia indiana, senza che da allora,  ad oltre settanta giorni dalla sua presentazione, si siano ancora pronunciati se accoglierla o respingerla . Trattengono ancora con gli allegati  il mio stesso passaporto, e con il mio diritto di espatrio fuori della C. E, hanno confiscato la mia liberta di muovermi in Italia,  dove senza potere più preventivare nulla per il mio futuro, nel timore che mi assilla di non poter rimettere più piede in India e  ritrovarmi  con coloro che sono la mia vita, resto confinato in casa inutilmente  in attesa  che al telefono fisso, od al computer, mi si annunci un evolversi  della situazione che io seguito invano a sollecitare. Senza che mi siano date più  risposta o mi si consenta di fornirle, in un incontro con il console per ogni chiarimento ch’egli richieda.
Anche in ragione di ciò, di cui posso parlarle più ampiamente in una lettera seguente solo se lei me lo consente, quanto agli scritti sul patrimonio dell india di cui le dicevo, ora il mio assillo principale  non è incrementarli con nuove ricerche e nuovi reportagers, ma assicurare con il loro perfezionamento /miglioramento che non vada perduto ciò che in essi ho raggiunto, la loro trasmissibilità ed  ereditarietà culturale,   per la quale le chiedo se sa dirmi come possa io provvedere.
Con i miei più cordiali ed amichevoli saluti
Odorico Bergamaschi


Solo al termine della terza settimana, attraverso l’open sourcing center cui mi ero rivolto, mi hanno fatto sapere che la documentazione era “ scarna”, benché fosse più completa di quella già inoltrata le volte precedenti, e che mi era già valsa il visto di impiego .Non bastava una lettera di assunzione, hanno accennato addirittura ad un certificato, di quelli che necessitano di un “vakil”, Al che, per il tramite del mio amico Indiano Kailash ho ottenuto un documento aggiuntivo del principal della scuola, che generosamente mi è stato da egli concesso solo  superando le più comprensibili resistenze e paure. In esso erano indicate anche le fasce orarie, i contenuti e le finalità dell’ insegnamento,  le misure per evitare ogni discriminazione economica nell’accesso al corso,   mi  inibivo ogni suo esercizio, “ paid or not paid”,  che non fosse nell’ambito dell’Istituto e delle ore di lezioni concordate.  In un primo tempo era parsa al Console un’ integrazione del tutto soddisfacente, mentre dopo una settimana  anche tale annesso contrattuale è risultato insufficiente, Al che mi sono dichiarato disponibile a che  il visto richiesto, per il cui ottenimento avevo già pagato l’ importo, almeno  mi fosse convertito in visto turistico, impegnandomi anche per iscritto a non utilizzarlo surrettiziamente per insegnare, bensì per ricongiungermi e stare insieme con la mia famiglia indiana d’adozione,  rivisitando l' India alla luce dei miei  interessi e delle mie ricerche investigative del suo patrimonio artistico. L’ultima replica che ho ricevuto dall’ open sourcing center è stata  la seguente
Egregio sig. Bergamaschi, 
buon pomeriggio,
 Purtroppo non vi sono ancora novità, stiamo chiedendo ogni giorno affinché si possa risolvere questa situazione. 
Abbiamo fatto presente la sua disponibilità a presenziare ad un colloquio con il sig. Console Generale, ci è stato ribadito che, al momento, non risulta necessario. 
Con i nostri cordiali saluti.”
 
Al che oggi ho risposto in tali termini, che le dicono ciò che ora ne penso delle ragioni del persistere di tale situazione , e  quanto sia ancora effettivamente in grado di affrontarla con la mia nuda mente

“Gentili interlocutori, 
 Sono ora convinto  che le autorità del Consolato indiano di Milano da oramai 70 giorni stiano trattenendo con la documentazione allegata il mio passaporto senza potermi negare al tempo stesso un visto,  perché in forza del solo sospetto, e di nient’altro, mi hanno “ puntato” e restano in attesa dall’India di ciò che non arriverà mai a loro i perché  mai potrà esservi raccolto, ossia dei riscontri di una qualsiasi attività illecita in cui io risulti coinvolto e che si nasconda nella mia richiesta di un visto di impiego per insegnare  Italiano.
So quanto Khajuraho dove risiedevo in India gode in tal senso e a ragione di pessima reputazione, solo che nei suoi pregi e difetti la scuola che mi ha rinnovato il contratto lavorativo  non ha minimamente a che fare con il  raggiro delle donazioni a Istituti fasulli o corrotti che vi sono estorte ai turisti,  i cui tenutari sguinzagliano a tal scopo  gli stessi  bambini che ne sono scolari e i "lapkas" per procacciarle,  mentre io da quando risiedo in India spendo ogni mia risorsa intellettuale e morale per farvi valere  forme opposte  di accoglienza, di conoscenza ed esperienza del suo immenso patrimonio culturale ed umano, nelle mie relazioni personali e negli studi e nelle ricerche che mi impegnano tuttora giorno e notte ( ben rinvenibili in internet)
Sapeste  quanti clienti si è perso il mio amico Kailash , come conducente di autorickshaw, per avere detto come stavano le cose ai turisti che preferivano lasciarsi raggirare  da  ogni tipo di allettante procacciatore e seduttore locale, e che cosa gli costa il fatto  che  non possiamo ricongiungerci perché si dubita  che sia in combutta con una realtà  contro cui in India, coinvolgendolo nelle mie scelte intransigenti, ho speso immiserendomi  la mia esistenza durante tutto il periodo in cui vi ho vissuto!
P. S.( Se degli stranieri, per lo più perché irretiti, recano aiuti ad un certo genere di scuole lo fanno dal loro  paese di origine, e quanto più vi restano, raccogliendovi  aiuti e fondi, non di certo  prolungando quanto più a lungo possibile la permanenza in India con un  visto di impiego).
 
( Mi riservo in una futura e-mail di farvi sapere  chi e  che cosa mi attende ancora invano in India,  e tutte le sacrosante ragioni implicite e connesse per le quali avevo richiesto a suo tempo il  visto di impiego)……”


( In tutta sincerità, ai margini di tale mail,  le confido che non è a fini di lucro lecito o illecito che ho chiesto il visto d’impiego per insegnare italiano, è assurdo farci anche solo un pensiero, ( in Khajuraho il principio più condiviso quanto a uno straniero è che niente di ciò che gli spetta gli va dato, e tutto ciò che è possibile prendergli  gli va tolto) ,  ma  perché  c’è  in India chi  aspetta che finisca di insegnargli, perché insegnare  mi piace e mi è di contrasto alla depressione, perché se la durata  del visto per insegnare è di un anno  posso restare per un periodo così a lungo con i miei cari indiani ed economizzare quanto ai costi dei viaggi di andata e ritorno ,  infine perché sono di fatto half indian , per tutto ciò che nella gioia e nel dolore- la morte di un  figlio- ho condiviso con la mia famiglia indiana, e ambisco al riguardo e al rispetto che il connesso residential permit mi conferisce, in quanto a) mi evita di essere discriminato  come straniero nel pagamento dei biglietti d’ingresso ai siti monumentali,  per i quali come residente temporaneo  mi  sarebbe richiesta  invece la tariffa indiana,  che è un quindicesimo  di quella che devono pagare gli “ altri”, come stava scritto all’ingresso dei templi occidentali di Khajuraho, b) ed  a me ed al mio amico eviterei le attenzioni interessate che la  polizia locale riserva ai semplici turisti.)
 


Grazie gentile Cinzia dell’ascolto. E mi scusi se mi sono dilungato su questa questione per me così dolorosa, su una realtà che comunque ci accomuna tanto, ma le ho scritto anche per trovare la forza da infondere al mio amico  di non soccombere  alla angoscia in cui tale situazione ci ha gettato.




Con i miei più  amichevoli saluti
Ed augurandole  le più belle cose
Odorico Bergamaschi



Gentili interlocutori
Sono Bergamaschi Odorico,  e torno a farmi vivo di nuovo, di necessità-
 
a) Stando così ancora le cose, qualora le autorità indiane del Consolato di Milano  a oltre 60 giorni dalla trasmissione della mia documentazione non si fossero ancora decise a  negarmi qualsiasi visto, vi prego di riconfermare loro la mia disponibilità ad incontrarmi con esse, per ogni eventuale chiarimento, quali quelli che può fornire loro l’andamento del mio conto corrente presso l' Unicredit,  il solo di cui sia titolare, oltre ad un altro apertomi dalla Canara Bank, in India, che è rimasto finora inutilizzato perché l'Agenzia non dispone dell’ Iban per il trasferimento di valuta da tale  mio conto corrente in Italia.  Dall' estratto del mio conto corrente presso l Unicredit risulta inequivocabilmente che da quando ho prolungato la mia permanenza in India, ossia dal 2012,   mi spendo solo in perdita per la famiglia indiana che mi è cara e per la valorizzazione del patrimonio indiano attraverso i miei viaggi e la loro documentazione. Qualora possa ugualmente servire, posso inviare la certificazione quanto ai miei averi e fonti di reddito, che consistono nella mia pensione, nella buonuscita della liquidazione e di quanto mi resta della quota che mi è spettata all’atto della vendita della casa di mio padre defunto. Sono non di meno disposto a dichiarare legalmente la mia situazione patrimoniale, dalla quale emerge  che non ho neanche una prima casa di mia proprietà, in Italia o altrove, vivendo in  affitto in un appartamento, in Mantova, dove ora non  accendo neanche il riscaldamento per economizzare e trasmettere il mio aiuto di cui abbisognano ai miei cari congiunti indiani, e che non ho nemmeno alcuna automobile o motociclo , secondo quanto può attestare l’Ufficio di motorizzazione, non usufruendo di altri mezzi di locomozione che alcune biciclette, una sola delle quali mi è  utilizzabile. Inoltre posso farmi inviare, per comunicargliela, la certificazione da parte del Christian hospital di Chhatarpur ( Madhya Pradesh), che il mio amico indiano, che non può contare su altro aiuto sostanziale che il mio,  è affetto da turbe mentali irreversibili,  di cui ho fatto finora  ciò che sta diventandomi insostenibile  per evitarne in India le esplosioni croniche  di fronte ai figli, trattenendo per me quanto io provo al permanere di tale situazione.
b) Quanto all’eventualità che possa insegnare  italiano in Khajuraho senza disporre del visto, posso far loro presente, direttamente, o per il vostro tramite, quanto sia del tutto  inconcepibile, perché il principal della scuola non me lo consentirebbe assolutamente, poiché la cosa l’esporrebbe alla denuncia  ed ai rischi di perdere la licenza  per cui gestisce la scuola, né io potrei consentirmelo in proprio, dato che  costituirebbe  un deficit invece che una fonte di un qualsiasi ricavo, visto l’indisponibilità degli stessi studenti indiani non indigenti a corrispondere ad un insegnante straniero anche solo il costo delle fotocopie. Né sarei ancora particolarmente motivato,  visto l’ uso che gli indiani locali fanno dell’ italiano che abbiano appreso con i visitatori miei connazionali., nei confronti dei quali ho almeno insegnato ad usare le formule di cortesia.
Cordiali saluti
Odorico Bergamaaschi


From: "odorico bergamaschi"<
bapuculturaltours@rediffmail.com>
Sent: Mon, 14 Nov 2016 21:54:57
To: "
info@indianvisamilan.com"<info@indianvisamilan.com>
Subject: Re: R: se vi sono novit

Gentili interlocutori,
sono Bergamaschi  Odorico.
 
Così stando le cose al momento non mi resta che confermare  la mia disponibilità ad incontrarmi  di persona con il funzionario ed il console, o chi altri,  se occorrono chiarimenti. Ripensandoci, se certi dubbi sono legati al fatto che abbia inoltrato la domanda del visto il giorno stesso, il 14 settembre,  del mio rientro in, Italia, anticipo in replica che l’ ho fatto sia perché essendo arrivato nel primo mattino in Milano con un volo della Saudiairlines ho inteso economizzare tempo e denaro,  sia soprattutto perché secondo  i termini della lettera d’assunzione allegata alla mia richiesta di un employment visa avrei dovuto iniziare ad insegnare non più tardi di un mese dopo, il 15 ottobre , e dato che il visto comunque richiedeva non meno di dieci giorni lavorativi e che avrei potuto solo dopo prenotare il volo,  il  rispetto dei termini della mia assunzione mi sarebbe stato possibile senza forzature solo se non avessi  differito la presentazione della richiesta del visto rispetto al mio rientro.
 
Con i miei più cordiali saluti.
Odorico Bergamaschi

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