giovedì 17 novembre 2016

Sono di nuovo passate le 17, 30 ,

Sono di nuovo passate le 17, 30 , senza che mi sia pervenuto  neanche un messaggio di conferma o diniego della concessione del visto. Ed in me continua l’angoscia che ne trae un sospiro di sollievo,  perché  ho eluso per un altro giorno l’impatto con la negazione del visto che mi avrebbe costretto a  una resa dei conti con  le pulsioni estreme della mia depressione.
Ma non è che ogni giorno mi trovi così sospeso tra la vita e la morte perché io scalpiti di ritrovarmi in India: il disavanzo economico pauroso del mio sostegno a Kailash  e l’inettitudine sua e di Ajay che incupiscono ogni prospettarsi di un futuro in comune, gli stati letali  del mio protrarmi in India,  gli ultimi mesi, senza potere più sconfinare da Khajuraho e concedermi niente,  guatato dalla gelosia di Kailash nei soli scampoli di gioia  che fuori delle mura della sua casa ritrovavo nel solo rivedermi con Mohammad , ( pure tra tanta costernazione mentale, mentre quant’era bello, Dio mio, ritrovarci tutti insieme la sera, nella meraviglia radiante da Chandu, Poorti ed Ajay intenti nei compiti),  il finire tra i templi di Khajuraho  di nuovo ogni giorno  per forza di inedia e per il completamento o l’ approfondimento dei miei studi inerti, ripercorrendo interminabili filari inespressivi di statue di Shiva o di Vishnu,   senz’altro in loco in cui potessi ricreare  la mente fuori dei miei libri e delle mie divagazioni  in internet, - tutto il peso di tali miei trascorsi recenti rallenta ogni mio intento di farvi ritorno, non fosse la nostalgia di riabbracciare tutta la tenerezza in cui si rammollisce ogni inaffettività di Kailash, Ajay, Poorti e del mio adorato Chandu, come tutta la  calorosità fisica del mio lazzerone Mohammad ,  nel suo sventuratissimo, miserabilissimo splendore.
Ciò che  mi fa disperare e mi toglie la vita è piuttosto l’ idea che per un inghippo burocratico io non possa mai più rimettere  piede in India e ritrovarmi con loro, di non potervi più riprendere sul campo e allargarvi le mie insostituibili ricerche archeologiche, in siti e monumenti su cui ricade solo l’oblio e l’ incuria, o lo schifo  ributtante  di un degrado turistico che è il  vilipendio per denaro della loro bellezza spirituale, nello sconforto che le sole certezze cui posso appigliarmi, sono che raggiungendo invece il Nepal posso convocarvi tutti quanti loro, sia pure per pochi giorni soltanto, o il dato giudiziario che anche le proscrizioni delle black list conoscono un termine, di non più di  tre anni.. Che per me sarebbero di attesa in una solitudine  orrida.. Come l’altra notte, quando mi sono ritrovato ad un altro giorno di meno tra me e la morte, lontano da loro e isolato da tutto, nella mia camera da letto come già in un mio loculo, e le case e le vie di fronte mi erano solo uno  slargo funerario senza più battito di vita.  Solo in stanza con il mio respiro animale.


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