martedì 2 maggio 2017

Di Mohammad e Kailash conclusivo

Credevo di avere semplicemente  raccontato a Kailash una  vicenda di ordinaria stupidità giovanile  di Mohammad, per dimostrargli ancora una volta come dal mio amore per il ragazzo non fossi  accecato quanto alle  sue storditezze, quando gli ho detto che mi aveva appena riferito di avere litigato con degli altri ragazzi, e che per questo al cellulare era trafelato e agitato nel parlarmi. Storie, poi Mohammad mi precisava, di ordinarie prepotenze di un raja, che presumeva di avere la precedenza nel negozio di Abbas sebbene fosse arrivato dopo di lui, e di potere impunemente digitare sul suo smartphone. Due colpi infertigli al naso, di cui il secondo avrebbe fatto colarne del sangue, l’arrivo di rinforzi del raja , poco più che un ventenne, fronteggiato dall’accorrere a soccorso di Mohammad del doppio dei suoi amici. Una storia da lui evidentemente inventata, agli occhi di chiunque così l’ascolti e sia avveduto, ma che egli doveva  premurarsi di smentirmi che fosse accaduta, talmente sono credulo sul conto di tutto quanto mi racconta magnificamente su di sé,  quando  l ho redarguito /apostrofato  per quanto sia ancora rissoso,  dicendogli che avrebbe dovuto rivolgersi ad altri che il sottoscritto se a seguito di qualche lamentela o rimostranza fosse finito in qualche guardiola o prigione.
Solo una volta in verità aveva litigato con qualcuno, quando  la sua ragazza . avevo subito le molestie per strada di un ragazzo che ne veniva intercettando gli scarti in bicicletta
Purtroppo mi dimenticavo in seguito di fornire a Kailash la smentita di Mohammad  quanto al fatto che fosse veramente avvenuta la rissa di cui mi aveva fatto cenno con così credibile concitazione, e l’ostentazione di bullismo con cui il ragazzo aveva millantato di avere domato quello di un raja  diveniva la miscela esplosiva della furia gelosa di K. quando Mohammad,  ch’era convenuto nella mia stanza con Chandu., data l ora tarda che si era fatta per rientrare nel suo casolare a vari chilometri di distanza, a seguito del suo intrattenersi al computer nelle sfide di Trekken,  mi chiedeva di poter restare quella notte a dormire, ed io gli accordavo ben volentieri di condividere il suo sonno con me, prima ancora di aver sentito il parere di Kailash.
Al seguito di Vimala l’amico calava in stanza surriscaldato come una belva, chiedendomi se avevo pensato a che conseguenze ci sarebbero potuto essere per lui, ed i bambini, se a seguito di un esposto contro Mohammad di coloro che aveva assalito la polizia fosse  calata in casa e ve lo avesse ritrovato,  intento a nascondervisi mentre noi lo favoreggiavamo.
Io lasciavo che la sua  esagitazione esasperata si stemperasse, e che egli ritornasse da solo sulle sue posizioni, dopo che Mohammad  si era già infilato i sandali per fare ritorno a casa , sulla via di un ritorno a un’ora troppo avanzata per consentirglielo.
Vimala stendeva il materassino del letto per i massaggi che era un tempo nel nostro ufficio, e su cui abitualmente riposa Ajay, e Mohammad vi trascorreva disteso sottostante  una notte insolitamente di sonno profondo, quale gli era infusa dalla mia presenza rasserenante nei suoi pressi. E troppo ero stanco, per avere altre effusioni con il ragazzo che qualche saluto e stretta di mano.

La mattina il nostri risveglio era felicitato dalla telefonata cordiale e gentile che un kailash premuroso e sollecito verso Mohammad quale io non so essere nemmeno nei momenti di tenerezza estrema, rivolgeva al ragazzo per dirgli che per lui era disponibile un posto di lavoro in Satna., a ricevere le ordinazioni ai tavoli o a pulirvi le stanze e i bagni.
Telefonavo a Kailash per chiedergli  con gratitudine come fosse riuscito a  farsi mediatore di tale offerta, e ringraziarlo di tanto, e per sapere quale salario sarebbe stato corrisposto a Mohammad e a che condizioni sarebbe stato assunto, ma con me era di una indisponibilità brutale, tentavo più volte di ricontattarlo,  ma non voleva saperne di rispondermi,  di dirmi la ragione vera di tale suo odio accanitosi contro di me, mentre era di una dolcezza colloquiale unica quando era Mohammad a ricontattarlo.
Possibile che me ne volesse a tal punto solo per avere consentito a Mohammad data l ora tarda di dormire nella mia stanza.? O era contrariato dalla mia imprudenza, dalla sua persuasione residua che Mohammad sia in definitiva un giovane ladro che intende circuirmi con il suo incanto solo per derubarmi di tutto? A dire il vero avevo propiziato  la permanenza del ragazzo per dissuaderlo dall’avventurarsi  l indomani in motocicletta con un cugino fino a Chhatarpur, un’eventualità rischiosa quanto scarsamente gradita dal ragazzo.
Anche quando mi facevo passare da Mohammad la chiamata al telefono di K. , costui non voleva saperne di scambiare parole od opinioni.,
“ With you i don t speak” era quanto aveva da dirmi
Da quanto riuscivo a saperne da Mohammad, era di 6.000 rupie il salario che gli sarebbe stato corrisposto inizialmente, e che gli sarebbe stato incrementato fino a 10.000 rupie, una retribuzione impensabile in kHajuraho, dove ad adulto o ragazzo il massimo che viene corrisposto per lavori in hotels o ristoranti privati è non più di 4.000 rupie.
Ma la mia contentezza per tale opportunità di lavoro che si offriva a Mohammad,  che lo avrebbe distolto  dall’ inedia della sua  situazione  di inattività  deprimente, era costernata dal no categorico che a tale eventualità opponevano i suoi genitori al telefono: no, mai e poi mai avrebbero consentito che per assicurarsi un lavoro Mohammad dovesse ritrovarsi in una città minimamente remota.
Come potevano consentirsi, allibivo e schiumavo di dentro, di rifiutarsi anche solo di prendere in considerazione una soluzione del genere che si offriva loro per il gratuito impegno di Kailash, dopo che il figlio era rimasto nonostante il mio sostegno senza alcun titolo scolastico, e si erano ritrovati a patire la fame e a maledire di avere  nel figlio una bocca da sfamare incapace di trovarsi un lavoro,   per inettitudine quanto per sventura? Si erano già dimenticati come aveva rimediato il cibo giorno dopo giorno, quando il padre era rimasto ammalato e senza lavoro come era tutt’ora?  Era dunque sulla mia obbligazione a provvedere altrimenti per loro tutti quanti, che sentivo tutti quanti insostenibilmente a a mio carico, che si radicava il loro rifiuto, mentre nella Manchester dell India al figlio non erano riusciti a reperire il minimo  impiego possibile? In che mondo mai o in che India credevano di vivere, se rifiutavano ogni eventualità di distacco e migrazione ulteriore?  Non ti dicono niente, Mohammad, dicevo al ragazzo, i masjudur che come muratori  partono dai villaggi qui intorno e cercano lavoro in Delhi andando a vivere sotto un ponte? Mentre tu finiresti a non più  di 103 chilometri di distanza,  in una piccola città che non riserva i pericoli di Kanpur , in cui sei nato e cresciuto, in un   ambiente protetto quale un hotel tre stelle , a quanto mi dici.?
Ma a chiudere il cerchio con un suggello inesorabile sopraggiungeva quanto a Mohammad asseriva Kailash: senza il parere favorevole dei genitori né il ragazzo da solo ,  né  con il nostro solo sostegno avrebbe potuto minimamente spingersi verso Satna.
Il ragazzo mi sentiva divenutogli troppo distante, per l’avversione che mi era insopportabile di K e per il rifiuto che mi era  assolutamente inaccettabile dei suoi genitori, e mi lasciava in tarda mattinata, mentr’io avevo la testa che nonostante quanto avessi dormito si sentiva lanciata e allo stremo, senza più alcuna capacità di poter fare di più.
Eppure trovavo il sonno, cui il mio caro Mohammad  mi aveva detto che si sarebbe rifatto, ma al risveglio mi sentivo fallito e disfatto.
“ Io non posso essere più di così, fare più di così, dare più di così” mi dicevo ritrovandomi rabbioso e deluso , da me e loro, tra dei congiunti che  amavo senza che sentissi di ricevere alcun amore da loro, perché  niente era tutto quello che avessi fatto e stessi facendo per loro,  per i quali contava soltanto la casa che non potevo e non volevo  procurare loro.
Anche le 300 rupie che  gli procacciavo ogni giorno me l’aveva pur detto, Kailash, che servivano solo a sfamarmi del cibo che mi comperava.
Quando ero di rientro in casa nel primo pomeriggio, lo ritrovavo in partenza con dei vestiti da festa. Sarebbe andato a Byathal, vi avrebbe fatto rientro dai suoi genitori, mi diceva scostante e scontroso, senza chiedermi  denaro per poi volermene.
Al cellulare , un Mohammad  ancora più  distante mi rispondeva in  termini solo negativi.
Che non lo raggiungessi. Che non ci vedessimo, niente aveva da dirmi, se non che avrebbe lasciato ogni cosa per Kanpur, a giorni, Né quella sera sarebbe convenuto con lìuomo che aveva da chiedergli un colloqui prima di poterlo assumere nell hotel di Satna.

Chiedevo ispirazione nella sola riserva rimastami della preghiera, rifiutavo che tutto dovesse finire cosi, trascuravo ogni cura della mia persona, e forte del precetto che nella prima metà della notte è bene pensare ai propri difetti, nella seconda metà agli altri, e nonostante l interdizione del ragazzo mi avviavo verso la sua solitudine domestica.
No, non aveva problemi a farmi entrare, quando lo raggiungevo che faceva rientro sulla soglia di casa, ma aveva da infliggermi tutta una serie di rimproveri.
Perché avevo parlato con Kailash della sua rissa presunta,  di M.?  Volevo che K. si rendesse conto che al ragazzo volevo bene nonostante sapessi di suoi aspetti dolenti, come la sua rissosità che mi aveva voluto far credere che lo animasse  e data la natura dei suoi comportamenti, come potevo giustificare a K la mia tolleranza delle negligenze del ragazzo e la mia apprensione delle sue cadute mentali  se non facendogli vagamente  riferimento a ciò che ve lo aveva indotto?
Ma il ragazzo nel suo mutismo accusatorio sembrava non volere intendere le mie ragioni.
“ E ora vado a Kanpur perché non voglio più avere a che fare con situazioni quali quetra te e Kailash.
Resistevo all impulso di levarmi in piedi e di concludere tutto così e gli dicevo
“ Fai come vuoi tu, Quello che comunque credo che sia bene tu faccia è che questa sera tu  ti presenti in ogni caso al colloqui,  ti accompagnerò io, che tu così ti misuri con la realtà. Poi a Kanpur   ne parlerai più a lungo con i tuoi, e se rifiutano, fin che vi rimarrai cercherai  là un lavoro  che fa per te. Io resto qui ad attenderti e ad aiutarti al tuo rientro. Ma lo sai che fin che sarà stagione calda sarà difficile trovarvi un lavoro. E che a luglio dovrò tornare in Italia”
Il ragazzo si raccoglieva in un sospiro e mi rispondeva senza lunghe esitazioni” Farò come tu dici.
Ma tu perché mi consigli così?
“ Ti ricordi,  mi hai detto che devo essere la tua spina dorsale, Ed è quello che sto cercando di fare. Ti amo tanto, che se ti parlassi solo per me, ti vorrei invece sempre qui in Khajuraho a me accanto come ora”
Una sua telefonata ad uncle Kailash, per me irrintracciabile, gli assicurava i contatti per il suo tramite con il gestore dell hotel in Satna  o chi per lui facesse da intermediario. Uno comunque facoltoso che avremmo dovuto raggiungere o che ci avrebbe raggiunti dall hotel  Chandella. 
“  scusami, mi diceva con mutato atteggiamento, se ieri sera  ho causato ciò che è avvenuto tra te e Kailash”.
Ci ritrovavamo al Madhur cafe, dove con l’autorickshaw di Kailash ci raggiungeva il conducente Baju, per recarci al negozio dove era convenuto l incontro. Mentre sedevamo sulla panchina del negozio Mohammad mi confidava che cosa era intervenuto quel pomeriggio che l’aveva reso così indisposto e arduo  nei miei stessi confronti.
Nonostante le disposizioni su cui avevamo raggiunto un’intesa che non contattasse di sua iniziativa M., egli l aveva cercata al telefono quel pomeriggio, ricevendone il più gelido rifiuto di ogni ripresa dei contatti.
“ Who are You? Era stata la prima gelida mancata risposta, cui al suo professarsi Mohammad, che lei conosceva benissimo, aveva fatto seguito “ I don’t Know Who are You” , che aveva stroncato Mohammad.
Chi sopraggiungeva era il mediatore locale  del proprietario dell hotel, che ne riconfermava per Mohammad l offerta di un posto di lavoro in Satna, che avrebbe dovuto essere preceduto da un breve training, se anziché pulire i bagni e le stanze, il ragazzo avesse  preferito ricevere ordinazioni ai tavoli.
A Mohammad seguitavo a caldeggiare di accogliere l’offerta, dicendogli che non essendoci per lui momentaneamente disponibilità di lavoro in K, non gli restava che trasferirsi in Satna o cercare un impiego in Kanpur, che gli occorreva comunque un’occupazione che ne ne avrebbe proiettato l esistenza oltre quello stato di indeterminazione continua che lo rendeva succube della volubilità di  M. e della impotenza miserevole della sua famiglia, e che mi allontanava certo da lui, ma che smuovendone la situazione avrebbe fatto si che non incombesse su di me come un problema sempre più onerooso e difficile: una contraddizione nelle mie posizioni che il ragazzo coglieva all’istante “ Capisco bene che ora ha inizio un nuovo periodo della mia esistenza , che ora soltanto ha inizio la mia vita reale: che dopo M  anche tu ora vuoi lasciarmi e che dovrò affrontare da solo la mia vita futura.
Gli ribadivo, con convinzione, ma insinceramente, con ipocrisia che si riteneva doverosa, che no, non era così, che non doveva pensare che l’amicizia e l’amore fossero il trattenere ad ogni costo una persona a se accanto per trarne piacere,  che niente avrei desiderato più che di ritrovarci ogni giorno per  girare in motocicletta insieme dalla mattina alla sera, ma che così mi imponeva di dirgli il mio intento di formarlo. Con evidente riferimento a sua madre, che aveva già rifiutato di pensarlo lontano sa sé in una città che le era ignota, l’ e poi al Madshur cafe. Gli ribadivo che mia madre mi aveva dimostrato più bene non già volendomi cion insistenza accanto a sé, ma accettando tra le lacrime la mia separazione a lungo nel tempo per le mie ragioni di vita in India, che in un mondo di migranti come l’attuale, si impongono l’accettazione del distacco e della lontananza,  come attestava la mia vita in famiglia, la sorte di pressocchè tutti i figli dei miei colleghi insegnanti e di molti miei studenti, e che i suoi dovevano farsene una ragione, v’erano ben altre situazioni dolorose di allontanamento in India e nel mondo, i majdur che si ritrovano in case di cartone sotto i ponti di Delhi, una  città quasi tutta di migranti, quanti attraversano i deserti dell’Africa sahariana e finivano in carceri orribile o morivano per mare, nello sforzo di raggiungere l Italia e L’Europa in cui cercare fortuna.
Mohammad accettava la destinazione possibile di SAtna, ma i suoi al telefono erano categorici nel rifitarla.
“ In Ogni modo, Rico, mi supplicava prendendomi per un braccio, non lasciarmi, non fare si che resti da solo, restami vicino per tutta la mia vita”
Comunque andassero le cose, Mohammad recandosi a quel colloquio aveva voluto affrontare e guardare in faccia la realtà, e già questo era stato bene.
Kailash, che tramite il suo cellulare potevo ricontattare, mi diceva di stare bene, di ritrovarsi oltre Chhatarpur sulla via di Gulgangi, in un paesino dominato come Gulganj da un bel castello, non in un hotel,  gli avevo forse lasciato i soldi per sistemarcisi, ma presso persone dhe gli erano amiche e con le quali si trovava bene, mi confidava.
Nulla era stato risolto, ma anche quella situazione aspora e difficile era stata traguardata, e una schiarita si apriva nella continuazione dei nostri rapporti, nel meraviglioso chiarore lunare che irradiava il talab.
IN realtà di martedì M. si sarebbe recato in Kanpur per restarvi una settimana,. Ed oltre a ritrovarsi con i suoi amici tra le 11 e le due notte, quando avessero terminato i turni di lavoro,  nel corso della settimana ora in corso vi avrebbe cercato di persuadere i suoi, o qualche possibilità lavorativa, in attesa che altrimenti da luglio ne offrisse qualcuna Khajuraho. E giorno stsso del suo arrivo, il proprietario dello Stay Home che avevamo già interpellato gli faceva sapere che poteva cominciare da subito a lavorarvi, che poteva attendere anche per una settimana il suo rientro.
Cos’ avremmo seguitato a vivere nelle vicinanze l uno dell’altro e avrei potuto fargli ripetere l ultima classe della scuola dell obbligo per l ottenimento della licenza  conclusiva.
E K ha fatto ritorno all hotel Harmony, del cui  proprietario si è assicurata già la piena fiducia, e vi  gestisce  il controllo dello staff  durante turni lavorativi notturni, nella speranza che i turisti che vi albergano gli chiedano l uso del tuc tuc durante il giorno, cui il padre di mOhammad potrebbe essere alla guida, quando ritorni in salute da Kanpur.


















Poi, la confessione bruciante del ragazzo,  quando gli ho suggerito che prima che lasciasse Kajuraho, lasciasse un messaggio per M. , per dirle che se aveva ancora qualcosa da dirgli










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