lunedì 1 maggio 2017

Mohammad e Kailash

Credevo di avere semplicemente  raccontato a Kailash una  vicenda di ordinaria stupidità giovanile  di Mohammad, per dimostrargli ancora una volta come dal mio amore per il ragazzo non fossi  accecato quanto alle  sue storditezze, quando gli ho detto che mi aveva appena riferito di avere litigato con degli altri ragazzi, e che per questo al cellulare era trafelato e agitato nel parlarmi. Storie, poi Mohammad mi precisava, di ordinarie prepotenze di un raja, che presumeva di avere la precedenza nel negozio di Abbas sebbene fosse arrivato dopo di lui, e di potere impunemente digitare sul suo smartphone. Due colpi infertigli al naso, di cui il secondo avrebbe fatto colarne del sangue, l’arrivo di rinforzi del raja , poco più che un ventenne, fronteggiato dall’accorrere a soccorso di Mohammad del doppio dei suoi amici. Una storia da lui evidentemente inventata, agli occhi di chiunque così l’ascolti e sia avveduto, ma che egli doveva  premurarsi di smentirmi che fosse accaduta, talmente sono credulo sul conto di tutto quanto mi racconta magnificamente su di sé,  quando  l ho redarguito /apostrofato  per quanto sia ancora rissoso,  dicendogli che avrebbe dovuto rivolgersi ad altri che il sottoscritto se a seguito di qualche lamentela o rimostranza fosse finito in qualche guardiola o prigione.
Solo una volta in verità aveva litigato con qualcuno, quando  la sua ragazza . avevo subito le molestie per strada di un ragazzo che ne veniva intercettando gli scarti in bicicletta
Purtroppo mi dimenticavo in seguito di fornire a Kailash la smentita di Mohammad  quanto al fatto che fosse veramente avvenuta la rissa di cui mi aveva fatto cenno con così credibile concitazione, e l’ostentazione di bullismo con cui il ragazzo aveva millantato di avere domato quello di un raja  diveniva la miscela esplosiva della furia gelosa di K. quando Mohammad,  ch’era convenuto nella mia stanza con Chandu., data l ora tarda che si era fatta per rientrare nel suo casolare a vari chilometri di distanza, a seguito del suo intrattenersi al computer nelle sfide di Trekken,  mi chiedeva di poter restare quella notte a dormire, ed io gli accordavo ben volentieri di condividere il suo sonno con me, prima ancora di aver sentito il parere di Kailash.
Al seguito di Vimala l’amico calava in stanza surriscaldato come una belva, chiedendomi se avevo pensato a che conseguenze ci sarebbero potuto essere per lui, ed i bambini, se a seguito di un esposto contro Mohammad di coloro che aveva assalito la polizia fosse  calata in casa e ve lo avesse ritrovato,  intento a nascondervisi mentre noi lo favoreggiavamo.
Io lasciavo che la sua  esagitazione esasperata si stemperasse, e che egli ritornasse da solo sulle sue posizioni, dopo che Mohammad  si era già infilato i sandali per fare ritorno a casa , sulla via di un ritorno a un’ora troppo avanzata per consentirglielo.
Vimala stendeva il materassino del letto per i massaggi che era un tempo nel nostro ufficio, e su cui abitualmente riposa Ajay, e Mohammad vi trascorreva disteso sottostante  una notte insolitamente di sonno profondo, quale gli era infusa dalla mia presenza rasserenante nei suoi pressi. E troppo ero stanco, per avere altre effusioni con il ragazzo che qualche saluto e stretta di mano.

La mattina il nostri risveglio era felicitato dalla telefonata cordiale e gentile che un kailash premuroso e sollecito verso Mohammad quale io non so essere nemmeno nei momenti di tenerezza estrema, rivolgeva al ragazzo per dirgli che per lui era disponibile un posto di lavoro in Satna., a ricevere le ordinazioni ai tavoli o a pulirvi le stanze e i bagni.
Telefonavo a Kailash per chiedergli  con gratitudine come fosse riuscito a  farsi mediatore di tale offerta, e ringraziarlo di tanto, e per sapere quale salario sarebbe stato corrisposto a Mohammad e a che condizioni sarebbe stato assunto, ma con me era di una indisponibilità brutale, tentavo più volte di ricontattarlo,  ma non voleva saperne di rispondermi,  di dirmi la ragione vera di tale suo odio accanitosi contro di me, mentre era di una dolcezza colloquiale unica quando era Mohammad a ricontattarlo.
Possibile che me ne volesse a tal punto solo per avere consentito a Mohammad data l ora tarda di dormire nella mia stanza.? O era contrariato dalla mia imprudenza, dalla sua persuasione residua che Mohammad sia in definitiva un giovane ladro che intende circuirmi con il suo incanto solo per derubarmi di tutto? A dire il vero avevo propiziato  la permanenza del ragazzo per dissuaderlo dall’avventurarsi  l indomani in motocicletta con un cugino fino a Chhatarpur, un’eventualità rischiosa quanto scarsamente gradita dal ragazzo.
Anche quando mi facevo passare da Mohammad la chiamata al telefono di K. , costui non voleva saperne di scambiare parole od opinioni.,
“ With you i don t speak” era quanto aveva da dirmi
Da quanto riuscivo a saperne da Mohammad, era di 6.000 rupie il salario che gli sarebbe stato corrisposto inizialmente, e che gli sarebbe stato incrementato fino a 10.000 rupie, una retribuzione impensabile in kHajuraho, dove ad adulto o ragazzo il massimo che viene corrisposto per lavori in hotels o ristoranti privati è non più di 4.000 rupie.
Ma la mia contentezza per tale opportunità di lavoro che si offriva a Mohammad,  che lo avrebbe distolto  dall’ inedia della sua  situazione  di inattività  deprimente, era costernata dal no categorico che a tale eventualità opponevano i suoi genitori al telefono: no, mai e poi mai avrebbero consentito che per assicurarsi un lavoro Mohammad dovesse ritrovarsi in una città minimamente remota.
Come potevano consentirsi, allibivo e schiumavo di dentro, di rifiutarsi anche solo di prendere in considerazione una soluzione del genere che si offriva loro per il gratuito impegno di Kailash, dopo che il figlio era rimasto nonostante il mio sostegno senza alcun titolo scolastico, e si erano ritrovati a patire la fame e a maledire di avere  nel figlio una bocca da sfamare incapace di trovarsi un lavoro,   per inettitudine quanto per sventura? Si erano già dimenticati come aveva rimediato il cibo giorno dopo giorno, quando il padre era rimasto ammalato e senza lavoro come era tutt’ora?  Era dunque sulla mia obbligazione a provvedere altrimenti per loro tutti quanti, che sentivo tutti quanti insostenibilmente a a mio carico, che si radicava il loro rifiuto, mentre nella Manchester dell India al figlio non erano riusciti a reperire il minimo  impiego possibile? In che mondo mai o in che India credevano di vivere, se rifiutavano ogni eventualità di distacco e migrazione ulteriore?  Non ti dicono niente, Mohammad, dicevo al ragazzo, i masjudur che come muratori  partono dai villaggi qui intorno e cercano lavoro in Delhi andando a vivere sotto un ponte? Mentre tu finiresti a non più  di 103 chilometri di distanza,  in una piccola città che non riserva i pericoli di Kanpur , in cui sei nato e cresciuto, in un   ambiente protetto quale un hotel tre stelle , a quanto mi dici.?
Ma a chiudere il cerchio con un suggello inesorabile sopraggiungeva quanto a Mohammad asseriva Kailash: senza il parere favorevole dei genitori né il ragazzo da solo ,  né  con il nostro solo sostegno avrebbe potuto minimamente spingersi verso Satna.
Il ragazzo mi sentiva divenutogli troppo distante, per l’avversione che mi era insopportabile di K e per il rifiuto che mi era  assolutamente inaccettabile dei suoi genitori, e mi lasciava in tarda mattinata, mentr’io avevo la testa che nonostante quanto avessi dormito si sentiva lanciata e allo stremo, senza più alcuna capacità di poter fare di più.
Eppure trovavo il sonno, cui il mio caro Mohammad  mi aveva detto che si sarebbe rifatto, ma al risveglio mi sentivo fallito e disfatto.
“ Io non posso essere più di così, fare più di così, dare più di così” mi dicevo ritrovandomi rabbioso e deluso , da me e loro, tra dei congiunti che  amavo senza che sentissi di ricevere alcun amore da loro, perché  niente era tutto quello che avessi fatto e stessi facendo per loro,  per i quali contava soltanto la casa che non potevo e non volevo  procurare loro.
Anche le 300 rupie che  gli procacciavo ogni giorno me l’aveva pur detto, Kailash, che servivano solo a sfamarmi del cibo che mi comperava.
Quando ero di rientro in casa nel primo pomeriggio, lo ritrovavo in partenza con dei vestiti da festa. Sarebbe andato a Byathal, vi avrebbe fatto rientro dai suoi genitori, mi diceva scostante e scontroso, senza chiedermi  denaro per poi volermene.
Al cellulare , un Mohammad  ancora più  distante mi rispondeva in  termini solo negativi.
Che non lo raggiungessi. Che non ci vedessimo, niente aveva da dirmi, se non che avrebbe lasciato ogni cosa per Kanpur, a giorni, Né quella sera sarebbe convenuto con lìuomo che aveva da chiedergli un colloqui prima di poterlo assumere nell hotel di Satna.

Chiedevo ispirazione nella sola riserva rimastami della preghiera, rifiutavo che tutto dovesse finire cosi, trascuravo ogni cura della mia persona, e forte del precetto che nella prima metà della notte è bene pensare ai propri difetti, nella seconda metà agli altri, e nonostante l interdizione del ragazzo mi avviavo verso la sua solitudine domestica.
No, non aveva problemi a farmi entrare, quando lo raggiungevo che faceva rientro sulla soglia di casa, ma aveva da infliggermi tutta una serie di rimproveri.
Perché avevo parlato con Kailash della sua rissa presunta,  di M.?  Volevo che K. si rendesse conto che al ragazzo volevo bene nonostante sapessi di suoi aspetti dolenti, come la sua rissosità che mi aveva voluto far credere che lo animasse  e data la natura dei suoi comportamenti, come potevo giustificare a K la mia tolleranza delle negligenze del ragazzo e la mia apprensione delle sue cadute mentali  se non facendogli vagamente  riferimento a ciò che ve lo aveva indotto?
Ma il ragazzo nel suo mutismo accusatorio sembrava non volere intendere le mie ragioni.
Resistevo all impulso di levarmi in piedi e di concludere tutto così e gli dicevo
“ Fai come vuoi tu, Quello che comunque credo che sia bene tu faccia è che questa sera tu  ti presenti in ogni caso al colloqui,  ti accompagnerò io, che tu così ti misuri con la realtà. Poi a Kanpur   ne parlerai più a lungo con i tuoi, e se rifiutano, fin che resterai cercherai  là un lavoro  che fa per te. Io resto qui ad attenderti e ad aiutarti al tuo rientro. Ma lo sai che fin che sarà stagione calda sarà difficile trovarvi un lavoro. E che a luglio dovrò tornare in Italia”
Il ragazzo si raccoglieva in un sospiro e mi rispondeva senza lunghe esitazioni” Farò come tu dici.
Ma tu perché mi consigli così?
“ Ti ricordi,  mi hai detto che devo essere la tua spina dorsale, Ed è quello che sto cercando di fare. Ti amo tanto, che se ti parlassi solo per me, ti vorrei invece sempre qui in Khajuraho a me accanto come ora”
Una sua telefonata ad uncle Kailash, per me irrintracciabile, gli assicurava i contatti con il gestore dell hotel in Satna  o chi per lui facesse da intermediario. Uno comunque facoltoso che avremmo dovuto raggiungere o che ci avrebbe raggiunti dall hotel  Chandella. 














Poi, la confessione bruciante del ragazzo,  quando gli ho suggerito che prima che lasciasse Kajuraho, lasciasse un messaggio per M. , per dirle che se aveva ancora qualcosa da dirgli










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