mercoledì 24 maggio 2017

templi in granito di khajuraho

I templi in granito realizzati dai Chandella nell’intero territorio  del Jejakabund, l’attuale Bundelkand, all inizio e durante l intero corso dell’esercizio della  loro sovranità, sono di rilevante interesse non solo in quanto  rispetto ai templi in arenaria che vennero edificati nella loro capitale religiosa- Khajuraho, prossima alla sede di irradiamento originaria del loro potere-  e nei principali centri della dominazione successiva- Ajaygarh, Kalinjar, Dudhai, Chandpur,- il succedersi della loro edificazione in un materiale più umile ma meno lavorabile in forme e rilievi statuari ne fece le manifestazioni monumentali di uno stile di provincia differente, ma in quanto , essendo gli unici templi originari dei Chandella,  nella loro evoluzione consentono di cogliere il fissarsi dei tratti che verranno  caratterizzando la continuità e il  differenziarsi della loro arte templare rispetta a quella antecedente, e di intendere meglio quali innovazioni ulteriori faranno dei loro templi in arenaria una discontinuità ulteriore, pur nella ripresa iconografica che l’arenaria in essi consentiva di aspetti statuari fondamentali dei templi hindu antecedenti.
 Procedendo in elevazione,   solo nel tempio Chausat Yogini di Mahu Suhanya in arenaria, nel Nag mandir di Mau Suhanya , presso Dubhela, nel distretto di Chhatarpur, M. P.,  per altro interrato,  il basamento sorge direttamente dal suolo, così come  in quelli Pratihara  dell India centrale circostante, mentre in ogni tempio in granito che i Chandella fecero edificare si staglia su una propria piattaforma o jaghati, come altrimenti, nei territori dei sovrani Pratihara da cui si emancipatrono assogettandoli,  è dato di riscontrare solo nei templi di Nagda e di Osian, nel lontano Rajasthan-
Tale scabra piattaforma appare priva di ornamentazione e costituita di più piani di lastre, se si eccettua quella di un imponenza gigantesca del Chausat Yogini mandir di Khajuraho che è un ammasso colossale di pietre rocciose.
Solo il tempio sincretistico Parshavatha  e il Gantha mandir  di Khajuraho e quello presso Harpalpur sembrano far eccezione a tale sopraelevazione, essendo il primo tuttora interrato, ma ne va rilevata la comune matrice jainistica.
Il tempio vero e proprio come tutti quelli Pratihara anche più dimessi si compone quindi del suo basamento, con la novità sostanziale che se si eccettuano i templi precedenti  di Mau-Suhania e quello che la tradizione vi ha istituito in onore di Ganesha di Mau-Suhanya, per altro interrato,   tale basamento non è mai costituito dal solo vedibhanda nella sua successione di kura, kumba e kalasa,
come nella quasi totalità dei templi Pratihara, eccezion fatta per il Jarai Math splendido di Barwa Sagar, ma presenta almeno altre due modanature , oltre il kharasila.
E così per il  Chausat Yogini Mandir e il tempio Lalguan di Khajuraho come per il Tempio Shiva di Dauni ( Doni), nel distretto di Chhatarpur a una ventina di chilometri da Naogong,  in quanto nei due templi di Khajuraho oltre il kharasila solo un jadhya kumbha e un pattika ornata da un abbozzo di takarikas superiori nel tempio di lalguan, -  intervallati da un antarapatta nel Chausat Yogini Mandir,  precedono il vedhibanda.
Nel  tempio di Sijari, nel distretto di Mahoba, , tra due pattikas fregiate di takarikas, fa forse la prima comparsa tra i templi Chandella la modanatura di un karnika, ignota ai templi Pratihara, in cui solo il Jarai Math sembra presentarne una tornitura anticipatrice,. In precedenza nei templi Chandella era  si rilevabile in quello di lalguan. ma non nel basamento, bensi in luogo dell’amalaka quale scanellatura dei capitelli barhani  che sono il solo residuo superstite del portico che precedeva la cella del santuario.
I templi di Urvara, Rahila e Makarbai nel distretto di Mahoba, e quello delle chausat yogini di Doni, che le cronologie vigenti vorrebbero tra loro differire di secoli, mostrano pressocchè l’identico ordine di successione  delle modanature che  come nei templi in arenaria di Khajuraho  sviluppano l’adhishthana nella successione di bitha e di pitha, di zoccolo e plinto, prima del vedibhandha già canonico, un’innovazione che rispetto alla  fedele che nei templi di Khajuraho compia la pradakdshina esterna innalzerà grandiosamente le pareti e la  mole incombente del tempio nel suo apparato statuario, tanto più che vi saranno  sopraelevati nei templi maggiori sandhara gli  stessi balconi  dei transetti.
l impiego del granito in luogo dell’arenaria  nei templi ad essi antecedenti in Khajuraho e nel Bundelkand circostante, consente le  modanature di kapotas,  jadhya kumbas, karnikas e pattika, mistilinee, mentre vi esclude quelle di grasapattikas di kirtimukkas,  vi  ingenera il profluvio di rombi floreali diamantini e di rosette, jalaka patter nei kura dei vedibhanda , come nei corsi sottostanti ai vedikas delle pareti laterali e alle trabeazioni, ma vi preclude ogni ornamentazione lotiforme.
Il loro ordine di successione vi è il seguente, che  nel tempio di Makarbai se ne differenzia solo nelle prime due modanature dello zoccolo, entrambe decorate a rombi. Il basamento iniziale del bitha, o zoccolo, consiste di tre modanature, quella iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia è fregiata o di rombi floreali diamantini o di una cordonatura   circolare  intermedia e aggettante  . O Isolati o alternati a rosette, essi sono il motivo ornamentale che pervade tutto il complesso dei due edifici di culto gemini, in compresenza con le orlature di pattikas e kapotas, di gagarakas inferiori e di takarikas sovrastanti, e sono variate solo da reticoli-jalaka e palmette, che secondo un’istanza invalsa già nei templi Pratihara, sono il fregio di prammatica del primo corso delle trabeazioni
Sullo zoccolo si stagliano inconfondibili le conformazioni ulteriori del plinto, o pitha, composte di un jadya kumba , un karnika intermedio , un kapota  che lo rinserra come il jadhya kumba che è ugualmente ornato di gagarakas e di takarikas, con un fregio di rombi. floreali diamantini alternati a rosette
Quindi si susseguono le modanature del podio, o vedibhanda , un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo del jalaka pattern, un kumbha con madhya banda fregiata di takarikas frontali, che intercorre tra rombi e le stilizzazioni dell’abbondanza di vasi floreali, un kalasa insolitamente fregiato di gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato a sua volta da kapota e da pattika, ambedue abbellite con un fregio di rosette e rombi diamantini e con gagarakas inferiori, il kapota anche con takarikas superiori.
All’altezza della proiezione centrale dei badhras dei templi, tra la seconda modanatura dello zoccolo e il vedibhanda nei templi delle chausat yogini di Dhoni, e di Vyas Badhora si erge una nicchia che conteneva una statua , preludendo alle nicchia semplice o alle duplici edicole duplice ( in Via Badhora)( o in  Baragaon )due (nicchie) che compaiono nel badhra. Rombi floreali diamantini ricorrono nel corso intermedio della decorazione dei pilastri badhrakas** e lungo lo stipite inferiore di tutte quante le nicchie.
Jangha Nei primi templi Chandella  in granito- il Chausat Yogini mandir e il tempio Lalguan e Brahma di Khajuraho, il tempio di Shiva di Doni, i templi in Mau Suhania e Dhubela - le pareti del Jangha appaiono scandite in proiezioni di rathas. spoglie di ogni ornamentazione in rilievo, il cui solo motivo ornamentale  il ricorso di uno o più  pattikas che fungono da bordi o  come un madhya banda separano in due parti  il jangha del tempio
Nel  tempio di Sijari, ,. In pareti lisce ma scanditi sempre dal pattika di un madhya in due settori subentrano sia pure i soli pannelli di rombi e pentagoni.
E già nel Chausat Yogin i mandir di Doni, nei templi shivaita di Vyas Badhora, in quello Rahila presso Mahoba, ed in quello di Makarbai che le proiezioni del santuario e del vestibolo si fanno pilastri ornamentati in due sezioni,  che inquadrano ciascuno un  rombo floreale diamantino ingrandito, come nelle nicchie del badhra centrale  o dell’antarala, che  nei templi chausat yogini di Doni e in quello Rahila è ipotizzabile che albergassero statue.
Si tratta  dunque per lo più di templi che in conformità con la disponibilità e la difficoltà di lavorazione del granito, mentre dei templi maggiori in arenaria dei Candella anticipano l elevazione su una piattaforma e la ampliazione dell’adishtana in zoccolo, plinto e podio, con la novità del karnika, l’esclusione del grasa pattika e del motivo  del fiore di loto e delle volute, ravvisabili solo nella piattaforma del tempio Rahila,  tranne che nelle nicchie inferiori sovrapposte all’adhishtana, ai lati degli ingressi dei portici e nei portali  d’accesso al garbagriha, con inserti in arenaria, si spogliano di ogni ornamentazione esteriore e di ogni icona degli dei hindu. Ciò rispetto agli antecedenti templi Pratihara, che verranno riesumati alla perfezione in quelli minori dei complessi panchayatana di Khajuraho, comporta la perdita delle eminenza devozionale esterna delle statue delle nicchie di badhra e di antarala,  della installazione di dikpalas nelle proiezioni d’angolo, i karna, di apsaras e ninfe celestiali varie nelle sontuose paraste di pratirathas intermedie, con il venir meno di ogni esterna pradakshina.






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