sabato 23 febbraio 2019

Una lettera a dei miei giovani interlocutori travellers-writers quanto a ciò che può averci insegnato l'India

Carissimi, sto leggendo da Khajuraho le vostre  pagine di viaggio I testi che scrivete  sono decisamente avvincenti al punto da avermi ricondotto a Natale in Old Delhi. Ma è bene che i travellers writers non si sostituiscano ad antropologi, geografi, sociologi,  indologi e storici dell'arte,  magari affidandosi a guide di strada. Ciò che ne esce,dai loro scritti non è un ritratto del paese in cui viaggiano, ma di loro stessi, non sempre antropologicamente entusiasmante, che li rappresenta  in ciò che li attrae e li respinge,   del loro spirito di comprensione e di rifiuto secondo il propria schema indiscusso di valori.. Come si fa a pretendere che un paese si metta in posa per noi, che si conformi alle nostre aspettative,   privandosi di ciò che per noi è irrinunciabile, ad esempio le motociclette che intasano le vie della old Jodpur? O a infastidirsi  al  contempo   del sudiciume e delle stesse e norme igieniche indiane, come l'appello a che ci si levi le scarpe quando si entra dove magari si cucina o si mangia rasoterra?  Come si fa a presumere,  come fanno gli scrittori di viaggio di cui ho conoscenza, Lovisolo ad esempio,  di attingere il sapere su una città dai luoghi comuni  messi in circolazione dalle guide locali o autoproclamatesi tali,  per entertainement o per  il solo  bisogno di soldi, ?  Tutto ciò che scrivete sul Taj Mahal alla voce Taj Mahal Bianco Taj Mahal  nero è pura diceria , meno male che non avete raccolto anche  le fole su artefici accecati e tunnel segreti, Shah Jahan fu recluso dal figlio Aurangzeb perchè propendeva per l'altro suo  figlio Dara Shukoh, nella successione al trono, non perchè era troppo spendaccione e munifico. Sono corbellerie storiche  da quattro soldi -in storia., tanto per essere clementi. Tutti interessanti i rilievi tecnici della vostra guida, peccato che non vi abbia detto  di come la  forma del taj mahal sia quella dell'ottaedro bahagdiano, con quattro  vani  a loro volta a forma di ottaedri,  ai lati, secondo la credenza coranica negli hest behest, le otto vie d' accesso al paradiso, o, ancor più imperdonabile, non abbia fatto alcun rimando allo schema del chahar bag, dei quattro giardini  che compartiscono nei loro incrociarsi i rivi dell'Eden,, che presiede all intero giardino.paradisiaco del taj Mahal. E tutto questo ve lo posso dire pur non essendo uno studioso del Taj Mahal, ma per mera  conoscenza generale indotta. Ne vi ha detto il nome dell'architetto reale, Ustad Ahmad, o delle ascendenze iraniche per il suo tramite del Taj Mahal, e di quelle italiane della tecnica della lavorazione a intaglio della pietra,   o vi ha fatto comprendere gran che di come  ciononostante esso sia  ugualmente e  assolutamente indiano, - nelle chattri e le  jali  che vi ricorrono -  pur rifacendosi anche al grande antenato dei  moghul Timur lenk  nell'uso della doppia cupola,, ripresa dalla  sua tomba in Samarcanda. C'è inoltre chi non a torto, credo, suppone che il Taj Mahal, costruito in 12 anni per il costo di 5 milioni di rupie di allora,  simboleggi il trono di Gloria di Dio-Allah. Mi spiace essere stato duro, ma me lo impongono i tempi,   la vita che ho scelto e i miei valori di riferimento. Un caro saluto. Odorico.

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