venerdì 8 marzo 2019

Attestati di impotenza civico-amministrativa


La recente sortita Pro Gest del comitato Il ponte dei Mulini, apparsa di recente  sulle colonne della Gazzetta di Mantova,  credo che abbia soprattutto il valore  che  può rivestire  un certificato di impotenza civica, quanto  al  diritto al lavoro dei residenti nel nostro territorio:  in astratto agevolazioni e sgravi alle imprese che vi intendano investire, in  concreto la capitolazione ulteriore quanto ai capisaldi della idea di città che va salvaguardata  riguardo a  Mantova, consentendo l’ ulteriore affronto al suo paradigma di città salubre, d’arte, di gusto e di cultura, con il riavvio di un termovalorizzatore a due chilometri e mezzo di distanza dalla Camera Picta, in linea d’aria, che aggiunge inquinamento a inquinamento,  compromettendo  o degradando a strumentale  green washing ogni pur benemerita  iniziativa ecologica compensativa. Non meno impotenti di fronte agli interessi precostituiti, così aggregatisi,  appaiono i difensori di tale paradigma di città nelle loro pur ottime  ragioni: restano voci che gridano nel deserto, cadendo nel vuoto i loro  sacrosanti  richiami a quanto sia più innovativo e offra più lavoro il  riciclare  i rifiuti in un’economia circolare,  a come occorra preservare dall’ inquinamento del termovalorizzatore le colture agricole, già compromesse, e via dicendo; l’arroganza del potere vigente è tale e tanta che può ricorrere impunemente ai sofismi della retorica più vaneggiante , col ribadire che un termovalorizzatore c’era già prima,- e con questo?-,  che è l’ammontare di quanto si brucia, non la natura delle scorie che conta, che una legge del 1934 che impone di distanziare tale impianto dai centri abitati non vale anche se è in vigore, tant’è vecchia, e via dicendo. C’ è poi sempre, in alternativa fittizia,  l illusione velleitaria e incredibilmente acritica, quale che sia il versante politico che la riproponga, dell’offa in offerta di un  futuro iperturistico, quale  via di fuga acchiappa consensi,  benché così si vada prefigurando alla nostra città il futuro fantasma di un  outlet turistico spopolato da  Airbnb, risolto nelle sue valenze di centro storico nella sola zona  concentrazionaria  Ztl,  a tutto evidente vantaggio solo di procacciatori e organizzatori di eventi, Electa e compagnia bella così felicitate, tanto per intenderci, di un pugno di albergatori e ostellanti e ristoratori, solo si pensi a quanti   hotels  sussistono invece in Ferrara, il tutto una vana chimera per  il nostro commercio,  all’ insegna renziana, e ora giallo bruna, di più spesa propagandistica per ottenere  voti e minori spese per lo sviluppo, in ciò a tutto detrimento,  ovviamente,  del lavoro e della  fruizione democratica e partecipativa del bene comune del nostro patrimonio storico e naturale. Al  che, guasto nel guasto,   si è aggiunto il boicottaggio amministrativo congiunto, sola eccezione i 5 stelle,  di ogni idea di Grande Mantova, la sola dimensione possibile per farne un capoluogo che non si isoli  a danno della provincia, qualora anche  fosse  possibile trasformare Mantova in un  Distretto della Conoscenza.  E’ una certificazione di impotenza che non ci lascia tuttavia  inerti. Quale che sia il futuro della nostra città, è certo quel che è  bene perseguire, in ogni caso , senza aduggiare con  idee di declino, magari corrispondenti all’evo del proprio  abbandono  della scena politica:  tra chi vi sopraggiunge,  vi  resti e debba lasciarla,-che  veramente migration is life , e nessun articolo uno è inteso a garantirci  il lavoro a chilometro zero- , occorre  aumentare  le forme di comunicazione e di cooperazione, il grado, accordato a ciascuno , di accoglienza, di visibilità e dignità di  vita pubblica, l’agevolezza delle   vie d’accesso e di partenza, già con l’intermodalità dei trasporti , ed in loco acquisire sempre nuove eccellenze, salvaguardando ed accrescendo quelle già in atto,  innanzitutto  nei due ambiti più importanti, la salute e l’istruzione, con  ciò difendendo a oltranza e senza compromessi  i paradigmi succitati , di salubrità ambientale, di tutela e valorizzazione culturale e non meramente  commerciale e propagandistica del nostro patrimonio artistico e  paesaggistico. Insieme con  l’incremento della formazione e della ricerca, umanistico-scientifiche,  sono di certo  la migliore predisposizione ed  il più caloroso benvenuto ad ogni industria e impresa che  non pregiudichi la   l’ integrità territoriale e  il l suo arricchimento quale ecosistema, ma che in  tali beni abbia anzi  la sua condizione di sviluppo  e il suo valore finale. 

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