lunedì 25 marzo 2019


Che ti è successo,  ingenuo cuore?
Ed ora  quale è la cura di questa pena ?
 Io sono  consumato  dal desiderio, e lei è indifferente.
O Dio, in che stato mi ritrovo !
Anche se ho una lingua con cui parlare
Chiedimi ora che cosa importa.
Se ci sei solo Tu,
Dio, che è dunque tutto questo turbamento?
Noi aspettiamo fedeltà da coloro stessi
Che non sanno nemmeno la fedeltà che sia
Non mi resta che offrirti la mia vita
 Della preghiera ignoro i termini.
Lo ammette, Ghalib non è un bel niente
Ma se lasci che ne sia libero, che male c’è?



E’( solo) un cuore, dopo tutto, non pietra o mattone
Perché non può erompere di dolore? 
Più di mille volte leverò il mio grido, se qualcheduno mi tortura.
Non è qui  un tempio, o una moschea, la porta o la soglia
Di qualcuno. Se siedo
Al bordo della strada, perché  qualcuno dovrebbe scacciarmi?
Certo, lei  non crede, Sicuro, lei
Non è fedele.
Se costui tiene tanto a  fede
E cuore, perché si ostina ad andare da lei?
La prigione della vita, la schiavitù
Del dolore,  in verità  sono la stessa cosa.
Finché non sopraggiunge la morte, perché
un uomo dovrebbe essere libero dal dolore?
Qui, questo  vanto
di splendore e grazia,  colà, , quell’ammanto di gentilezza,
e così noi non vogliamo l’ incontrarci per strada,, lei non vuole
farci salire.
Quali affari del mondo
Si sono fermati senza Ghalib, l’affranto, l’ingiuriato?
Perché pianger(lo) così amaramente, poi, lamentarsi
E  gemere così?




In verità, ci sono molti altri validi poeti
A questo mondo,
ma dicono loro stessi che lo stile d’espressione di Ghalib
è un caso unico

Non  c’è chi non chieda perché il persiano
Debba essere  invidioso del Rekta
Recitagli anche solo una volta una poesia di Ghalib
Ed egli ti dirà, Ecco il perché.

Tu non sei il solo Signore
Del Rekta Ghalib
essi dicono, in tempi trascorsi
C’era anche un certo  Mir



Se Galibh seguita così a singhiozzare , vedrai
 O popolo di tutto il mondo
Che non c’è contrada
Che non ne  cadrà presto  desolata







La beltà non avrà più bisogno di essere dispettosa
Quando me ne sarò andato
Questi tiranni si ritroveranno finalmente a loro agio
Quando me ne sarò andato.
Sale il fumo da una candela
Quando sia spenta
La passione annerirà
Quando me ne sarò andato.
Io muoio dal dolore se penso che non ci sarà nessuno a questo mondo
Che piangerà la fine della lealtà e dell’amore
Quando io me ne sarò andato.
La  caduta in rovina dell’amore mi fa piangere,
Ghalib,
Quale casa sommergerà il flutto della sofferenza
Quando io me  ne sarò andato?
Chi accetterà la sfida di bere
Il veleno del vino d’amore?
Il coppiere seguiterà a  lanciare  invano il suo grido di sfida
Quando io me ne sarò andato.

Egli condivide la mia vocazione, le mie bevute
E i miei secreti.
Non condannare Galib, è buono
A sufficienza per me.

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