mercoledì 2 marzo 2011
il primo giorno di Sivaratri
Nel tardo pomeriggio di questa giornata plumbea, accomiatandoci quando in Khajuraho erano già quasi le undici di sera ,com'era possibile, mi chiedevo, che potessi trasmettere a Kailash felicità in cambio di quella del mio amico, al suo rientro dal ground mela ricolmo di giocattoli, di kilona, il giorno di Sivatatri, dove come poteva essere successo che vi fosse stato con Purti ed Adjay, insieme ad Ashesh, senza che il tripudio dei bambini avesse reso ancora più lancinante la mancanza al novero del nostro Sumit? E tornato alla mia solitudine che non sa capacitarsi della sua morte, nella beanza della mia poca fede incapace di appellarsi alla provvidenza di alcun Dio personale, nel vuoto in cui vagolavo mi sono chiesto se qualora venissi a mancare a Kailash, se la sua mente saprebbe ritrovare in Dio ciò che ogni giorno cerco di essere per lui al telefono, colui per il quale possa dire e sentire prima di poter prendere sonno, che " c'è qualcuno, anzi Qualcuno, che mi conosce, che mi pensa, che mi desidera, che mi comprende, che mi stima, che mi accoglie, che mi abbraccia, che mi consola, che mi ama", per il quale " non sono abbandonato a me stesso, alla mia solitudine, alle mie pene, ai miei errori, ai miei fallimenti", grazie al quale non passi giorno che egli possa dire " nessuno si interessa a me, nessuno mi chiama, nessuno mi ricorda, nessuno mi ama" ( Adriana Bassanetti, Vivere risorti, pagine 52-53) e a tale voce o richiamo mi sono afferrato per traguardare la notte.
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