Bann Valley Eclogue
Sicelides Musae, paulo maiora canamus
—VIRGIL, Eclogue IV
POET:
Bann Valley Muses, give us a song worth singing,
Something that rises like the curtain in
Those words And it came to pass or In the beginning.
Help me to please my hedge-schoolmaster Virgil
And the child that's due. Maybe, heavens, sing
Better times for her and her generation.
VIRGIL: Here are my words you'll have to find a place for:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum,
gens.
Their gist in your tongue and province should be clear
Even at this stage. Poetry, order, the times,
The nation, wrong and renewal, then an infant birth
And a flooding away of all the old miasma.
Whatever stains you, you rubbed it into yourselves:
Earth mark, birth mark, mould like the bloodied mould
On Romulus 's
ditch-back. But when the waters break
Banns stream will overflow, the old markings
Will avail no more to keep east bank from west.
The valley will be washed like the new baby.
POET: Pacatum orbem: your words are too much nearly.
Even "orb" by itself. What on earth could match it?
And then, last month, at noon-eclipse, wind dropped.
A millennial chill, birdless and dark, prepared.
A firstness steadied, a lastness, a born awareness
As name dawned into knowledge: I saw the orb.
VIRGIL: Eclipses won't be for this child. The cool she'll know
Will be the pram hood over her vestal head.
Big dog daisies will get fanked up in the spokes.
She'll lie on summer evenings listening to
A chug and slug going on in the milking parlour.
Let her never hear close gunfire or explosions.
POET: Why do I remember St. Patrick's mornings,
Being sent by my mother to the railway line
For the little trefoil, untouchable almost, the shamrock
With its twining, binding, creepery, tough, thin roots
All over the place, in the stones between the sleepers.
Dew-scales shook off the leaves. Tear-ducts asperging.
Child on the way, it won't be long until
You land among us. Your mother's showing signs,
Out for her sunset walk among big round bales.
Planet earth like a teething ring suspended
Hangs by its world-chain. Your pram waits in the corner.
Cows are let out. They're sluicing the milk-house floor.
Bann Valley Eclogue
Ecloga della Valle del Bann
Ecloga della Valle del Bann
Sicelides Musae, paulo maiora canamus
—VIRGILIO, Eclogue IV
Poeta
Muse della valle di Bann, donateci
Una poesia degna di canto,
una voce a levarsi come un sipario
In parole quali E fu o In principio
Si che piaccia al mio maestro rurale,
Virgilio,
E alla bimba che ci è data. E che io
canti,,
cieli, tempi forse migliori
per lei e per la sua generazione.
VIRGILIO
Eccoti le mie parole cui dare luogo:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum,
gens-
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia,
ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione,
Poi la bimba nata e il deflusso
Di tutto quanto è l’antico miasma.
Tutto quello che vi macchia, lo
filtrate di dentro.
Traccia di terra, traccia di nascita,
Terriccio muffito di sangue
Come sul fondo della fossa di Romolo.
Ma quando poi le acque romperanno
Il torrente Bann tracimerà, né più
Le antiche tracce intercorreranno
Tra la sponda est e quella che è a
ovest .
Rilavata la valle e la neonata
Poeta
Pacatum orbem: sono eccessive
Le tue parole. Anche lo stesso “orbe”
Che cosa sulla terra gli era
comparabile?
E poi, il mese scorso, all’eclisse diurna,
Cadde il vento, un millennio gelido,
Nero e senza uccelli la predispose.
Una quiete primaria , terminale,
Una nata consapevolezza,
come nome che sia alba di
conoscenza: lo vidi l’”orbe”.
Virgilio
Le eclissi non avranno a che fare
Con questa bimba. Non saprà
Che del freddo del mantice della
carrozzina
Di sopra la sua testa di vestale.
Alte le camomille di campo
S’invilupperanno tra i suoi raggi.
Ella riposerà le sere d’estate
Ascoltando gli sbuffi ed i colpi
Venire su dai locali della mungitura.
Fate che mai lei abbia da sentire
di vicine sparatorie od esplosioni..
Poeta
Perché mai io mi ricordo dei mattini
di San Patrizio, inoltrato da mia
madre
ai binari per il piccolo trifoglio,
quasi intoccabile, il trifoglio
irlandese, con le sue sinuose,
torte, tenaci, sottili radici,
Ovunque sparse dintorno, fra i sassi
Tra le traversine, squame di rugiada
Scrollate di dosso dal fogliame
Aspergendo dotti lacrimali
Bimba in gestazione, tra non molto
Discenderai tra noi. Tua madre ne
mostra
I segni al suo cammino al tramonto
Tra grandi balle di fieno. Il pianeta
terra
come un dentaruolo sospeso pende
dalla sua catena del mondo. La tua
carrozzina in attesa nell’angolo.
Le vacche sono fatte uscire fuori.
Stanno inondando l’ assito della
stalla.
L’ Egloga della Ban Valley di Seamus
Haney esordisce come una imitazione dell’egloga IV di Virgilio, ma per il
tramite dell’invocazione alle Muse, l’evocazione da parte dello stesso Seamus
Heaney dello spirito del poeta latino si risolve in un arrovesciamento del
senso della sua egloga quarta. E' lo stesso Virgilio che desiste dal sostenere
a oltranza le pretese del poeta irlandese, sul proprio stesso esempio, di
elevarsi a poeta civile secolare nazionale, vaticinante una rigenerazione
millenaristica che abbia inizio dalla nova progenienies della nascitura nipote,
lo disinserisce da ogni aspirazione globale, e torna a farsi umile di tono per
ricondurre il poeta irlandese al mondo dei piantamenti più terrestri e delle
humilesque myricae, a quel mondo agreste da cui Virgilio si era distaccato ad
oltranza nell’Egloga IV, pur di celebrare i fasti consolari del tempo supremo
dell’avvento, con il subentrare della gens aurea di cui è il rampollo
originario i bimbo nascituro, al punto da degradare il lavoro dei campi al
peccato originale e originante di una prisca vestigiae fraudis.
Se egli aveva presunto che il
bambinello ponesse fine a guerre civili che erano ancestrali quanto lo era
Romolo per la romanità, ad attuazione e compimento dell’ordo dell’ultima aetas,
basti al poeta Heaney che la nascitura non oda più le esplosioni e gli spari di
ulteriori guerre civili irlandesi, ed è la rottura delle acque del parto della
nipote nascitura, sono le acque che dilavano la stalle,- non già il lavacro
rigeneratore di una tracimazione generale che cancelli ogni confine, già
simboleggiata dell’esondazione del torrente Bann, -ciò cui potrà rifarsi per
trovare pace, la pienezza effettiva di un orbe che sia adempimento compiuto,
senza che l’eclisse inquietante meridiana valga come presagio di sventura per
la globalità universale, o per la nipotina nascitura,.
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