Più volte sono stato in Siria, l’ultima nel 2005, per un rivisitazione fuggevole delle
sue più splendide città morte romano-bizantine,- El Bahra, Sergilla, Jeradeh, prima che da Aleppo, Damasco, via
Karachi, la mia vita assumesse la destinazione dell’India. E alla luce della
mia esperienza incontroversa, parlandone fugacemente con lo scrittore di viaggi
Darlymple, ad un festivaletteratura, a suo tempo ho avuto modo di
condividerne l’impressione, in entrambi
commossa, di quanto il suo popolo fosse generoso ed ospitale.
“L'uomo- scrivevo di un siriano che mi soccorse per
strada, nel racconto di una mia escursione in Bamuqqa e Baqira- con l'acqua che gli avevo chiesto, mi ha
offerto ogni possibilità di conforto di cui ha avvertito il sollievo che poteva
recarmi, ogni bene frugale di cui disponeva: dei guanciali sui quali mi ha
disposto verso il vento, l'hawa, che proveniva da una finestra schermata,
del the che ha fatto portare via dal fratellino della moglie, per del pane e
del miele, ancora dell' acqua e dell' airan di latte di capra, a quanto mi ha
fatto intendere con il gesto di mungere, quando è rientrato per vedere se
traevo ristoro”
E dal fondo della memoria riaffiorano ragazzi in
motocicletta, uomini in auto solleciti, un’anziana coppia di allevatori di
polli, che mi diedero tutti quanti un passaggio rifiutando l’obolo, mentre mi rivedo ancora, a notte fonda, lungo la
strada del ritorno in Aleppo da Hama ed
Homs con l’autostop, senza timore o
rischi di sorta, per tacere dei più toccanti incontri personali.
E’ questa la ragione per la quale gli esiti della rivoluzione
siriana mi hanno lasciato attonito e dolente, per quanto la rivoluzione e
la guerra civile hanno fatto dei siriani un popolo demoniaco,
stando anche solo ai resoconti di Domenico Quirico, quale inviato de
La stampa, che in Siria è stato
catturato e trattenuto prigioniero per mesi prima della liberazione. Penso in
particolare a Raqqa, in tal senso, divenuta la roccaforte in cui l’Isis consuma
gli orrori più mostruosi, esecuzioni in massa periodiche, crocifissioni e
decapitazioni, ed i genitori jihadisti scattano foto ai loro bimbi con in
mano teste mozzate.
Fu la città in cui ebbi un incontro con il grande scrittore
Ugiayli, che vi viveva in opposizione al regime, e dove sostai per
recarmi a visitare le vicine splendide rovine di Rusafa.
Rileggo le scarne note di viaggio che concernono la mia permanenza
in Raqqa , e più che la rievocazione dei monumenti, gravidi della memoria
storica del grande sultano Harun Al- Rushid, vi ritrovo l'immagine di un
bambino, con la testa ustionata, che vi giocava e vi viveva nel
pattume, di altri piccoli che trascinavano frasche, sollevavano al cielo
aquiloni radenti.
“Sempre più, pressoché dappertutto, lo sciacallo, -( Assad padre)-, qui appare in effige, anche
sopra le orbite vuote, nel suq dei macellai, delle teste ovine allineate. Ma
che me ne importava, nella notte del mio arrivo a Raqqa , se al Rashid
Restaurant quanto del pesce diliscato restava nel piatto, i due micetti
mesopotamici se lo erano spartiti dalle mie mani”.
In aggiunta, scrissi il racconto del mio incontro con Ugiayli,
dove mi diffondo preliminarmente su tutta la cortesia con la quale fui
avviato alla sua casa da un farmacista, cui chiesi dello scrittore essendo
questi innanzitutto dottore, e ben più conosciuto e beneamato dalla
popolazione in quanto tale, e narro quindi il dettaglio di come, essendo io
timoroso ed esitante, sul far della sera due ragazzi suonarono per me al
campanello della sua porta. Al resoconto del nostro dialogo, che avvenne in un caffè all'aperto dove egli volle che ci trasferissimo
lasciando la sua magnifica casa, prelude l'espressione del mio stupore di come in Raqqa vivesse solo e senza protezione, un uomo che
era stato ministro della Cultura e dell’ Informazione, degli Esteri di un Paese
talmente dispotico.
“Dissi ad al 'Ugiayli che sono le Rinascite che mi avvincono, il
loro rimpianto solare che volge a un crepuscolo ... " nelle mie
note di viaggio è l'estratto del
racconto circostanziato del nostro dialogo, che mi dilungai a narrare in un
testo a se stante.
E poco altro è in grado di
riesumare la memoria, se non il
ricordo di un' avvenente insegnante delle scuole primarie, magnificamente scarmigliata
e abbigliata liberamente, che mi invitò ad entrare nel cortile della sua casa , al riparo del
cui recinto si teneva una festa tra amici in cui rimpiango che non sia
riuscito a loro di trattenermi più a lungo,
ella felice, come tutti loro
quanti, di potere incontrarsi con un occidentale.
Ed infine, epilogo mesto, mi sovviene di come telefonai ad
Ugiayli dalla stazione degli autobus, il giorno seguente, ed egli abbia
lasciato precipitosamente cadere la linea, quando alla richiesta di rivederci
allegai le mie mal riposte speranze
nella pace che pareva allora imminente a schiudersi tra la Siria
ed Israele, non appena feci il nome di
tale entità contro la quale egli era stato un combattente agguerrito.
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