di una luce che
calcina i campi riarsi,
ch’essica il canto e lo squarcio di gole distanti,
che mai ancora, al limitare,
trascina lo zoccolo
in ceppi
a pasture di stoppie,
il tuo farti l ombra di strade deserte,
ed ancor oltre l' insano tumulto,
eppure ci avvince del filo stesso
di ogni loro strappo
a ricucire insieme i nostri sudari?
Tra i morti ancora per
acqua, che mai
di cui ancora trilla l’usignolo imperiale /meccanico,
è inesausto il gioco , il richiamo al telefono,
il desiderio è madido d’amore
Nel cielo che affosca ogni orizzonte,
di una luce che
calcina i campi riarsi,
che mai ancora, i fiumi riversi cadaveri, al limitare,
trascina lo zoccolo
in ceppi
a pasture di stoppie,
il tuo passo/ andare a farti l ombra di strade deserte,
ed ancora oltre ogni insano tumulto,
eppure ci avvince del filo stesso
di ogni loro strappo
a ricucire insieme i nostri sudari?
Che mai, tra i morti ancora per acqua
di cui ancora trilla un
canto l’usignolo meccanico,
è inesausto il gioco , il richiamo al telefono,
il desiderio è sporco d’amore.
/( che mai )
pure ci avvince,
oltre ogni insano tumulto.,
a ricucire insieme i
nostri sudari,
( che,) del filo stesso di ogni loro strappo? ))
Tra i morti ancora per
acqua
di cui ancora trilla un
canto l’usignolo meccanico,
è inesausto il gioco , il richiamo al telefono,
il desiderio è sporco d’amore.
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illividiscono i talab
in acque morte, i fiumi riversi
cadaveri,
radi uccelli sorvolano
ad un sole
implacato tra nubi
gli armenti di capre
a stenti arbusti inerpicantisi,
a stenti arbusti inerpicantisi,
della falda residua falda rasentano il tracimare
in fiori e foglie di
bougaivilles sitibonde,
ove tutto tace,
“opened ground “,
è un’invocazione silente di dissodati campi.
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