Tutto su mia madre VII
Il lavarsi e il lavare di una volta nelle case di campagna
"Una volta le case di campagna non erano come quelle di adesso, che hanno le piastrelle e i rivestimenti. Le case di campagna erano grezze, c’erano le pietre normali, e ci portavi dentro la smalta, un po’ di tutto. Normalmente davi un’acquata ai pavimenti prima di spazzarli, quando c’era solo la polvere, che così non si alzava, ma quando pioveva era un disastro, dovevi proprio raschiarci in casa.
Una volta alla settimana ungevi le sedie, pulivi i vetri, facevi tutti i mestieri di sopra. Li facevi solo una volta alla settimana perché dovevi andare in campagna, e da questo lavoro nei campi e nella stalla eri sempre occupata. Sempre una volta alla settimana lavavi i panni e venivano pulite le scarpe, senza stirare tutto come adesso, stiravi le camicie delle feste, quelle sì, così come si faceva pulizia ai vestiti delle feste, ma per i miei genitori e i miei zii erano uno, due, al più, uno per l’estate, uno per l'inverno.
Si lavava tutto a mano, con la cenere, era la cenere allora il detersivo, quella più bella che si ricavava dal focolare, la tiravi fuori, la setacciavi, la mettevi in un lattone, la lasciavi deporre nell’acqua che bolliva in una stagnata, poi ci mettevi dentro tutti i tuoi panni, prima di lavarli una seconda volta in una mastellina con acqua più tiepida e di buttarci sopra la liscivia, per poi risciacquarli per due volte. Gli abiti diventavano così belli puliti e profumati.
Era usato anche il cloro della candeggina come detersivo, per levare le macchie resistenti dei panni bianchi, ad esempio di una tovaglia macchiata di vino, di frutta, e il procedimento era sempre a mano,
O con la cenere o con la candeggina i panni si lavavano normalmente fuori , di lunedì, e se era freddo, o se pioveva, si lavavano in cantina o in una stanza a parte, non in cucina. Erano proprio vite dure, quelle.
Quando poi si dovevano fare le “bugade” era un macello, un massacro. Si facevano una, due volte all’anno, di decine e decine di lenzuola e federe, la donna si doveva allora alzare la mattina presto, alle quattro e mezza, le cinque, per più giorni di fila. Prima si faceva bollire l’acqua, poi nell’acqua si buttava la cenere, veniva poi preso un telo fitto come colatoio, che non lasciasse passare la cenere, e l’acqua filtrata con la cenere veniva versata sui panni che erano dentro una tinozza. La procedura era ripetuta almeno un'altra volta, e i panni venivano lasciati a bagno almeno una notte, prima di andare a sciacquare al fiume tutta quella biancheria, in due, o tre donne, con un carretto, un cavallo, le soioeule, le panche, le assi grosse. Durante le “ bugade” seguitavi a usare per giorni la cenere, in acqua e liscivia, e la cenere ti bruciava, al punto che finivi che avevi le mani scorticate. Per stenderla ad asciugare, poi tutta quella biancheria, ci volevano le soghe grandi e piccole, per distendee i panni da una pianta all’altra di interi filari. Un macello, un massacro. Poi sono venute le lavatrici. Lascia però che ti dica che i panni come li lavavamo una volta restavano più puliti. Le sciacquature che si facevano una volta non lasciavano quella polverina che resta nei letti e nei materassi, del risciacquo della lavatrice con i detersivi.
Quando poi avevi da lavare le stoviglie, come tiravi giù la pentola del brodo mettevi su una pentola dell’acqua, o usavi l’acqua calda della vasca della stufa., vuotavi la tua acqua nella bacinella, ci mettevi una brancata sempre di cenere o di farina gialla, vi lavavi le tue pentole, i tuoi tondi, e venivano pulitissimi. Era salute anche quella.
Per lavarsi non c’erano né shampoo, né dopo shampoo, né balsamo, ti lavavi con acqua e cenere e basta. Macchè sapone, acqua e aceto per il risciacquo dei capelli. E venivano lucidi e lisci come seta.
Il bagno lo si faceva d’inverno alla fine della settimana nella stalla, ah, le vacche con il loro bel fiato caldo, c’era un tiepido, un tiepido…vi portavi una soieuola piena d’acqua, i tuoi panni puliti a cavallo di una panca, poi puzzavano di stalla, ma te li mettevi che erano belli puliti
Facevi il tuo bagno nella tua soioeula, con la tua acqua, ti mettevi addosso i tuoi panni, ti intortigliavi bene, e via di gran corsa verso casa, dove d’inverno ti mettevi nel tuo letto scaldato con il prete e con le braci."
Una volta alla settimana ungevi le sedie, pulivi i vetri, facevi tutti i mestieri di sopra. Li facevi solo una volta alla settimana perché dovevi andare in campagna, e da questo lavoro nei campi e nella stalla eri sempre occupata. Sempre una volta alla settimana lavavi i panni e venivano pulite le scarpe, senza stirare tutto come adesso, stiravi le camicie delle feste, quelle sì, così come si faceva pulizia ai vestiti delle feste, ma per i miei genitori e i miei zii erano uno, due, al più, uno per l’estate, uno per l'inverno.
Si lavava tutto a mano, con la cenere, era la cenere allora il detersivo, quella più bella che si ricavava dal focolare, la tiravi fuori, la setacciavi, la mettevi in un lattone, la lasciavi deporre nell’acqua che bolliva in una stagnata, poi ci mettevi dentro tutti i tuoi panni, prima di lavarli una seconda volta in una mastellina con acqua più tiepida e di buttarci sopra la liscivia, per poi risciacquarli per due volte. Gli abiti diventavano così belli puliti e profumati.
Era usato anche il cloro della candeggina come detersivo, per levare le macchie resistenti dei panni bianchi, ad esempio di una tovaglia macchiata di vino, di frutta, e il procedimento era sempre a mano,
O con la cenere o con la candeggina i panni si lavavano normalmente fuori , di lunedì, e se era freddo, o se pioveva, si lavavano in cantina o in una stanza a parte, non in cucina. Erano proprio vite dure, quelle.
Quando poi si dovevano fare le “bugade” era un macello, un massacro. Si facevano una, due volte all’anno, di decine e decine di lenzuola e federe, la donna si doveva allora alzare la mattina presto, alle quattro e mezza, le cinque, per più giorni di fila. Prima si faceva bollire l’acqua, poi nell’acqua si buttava la cenere, veniva poi preso un telo fitto come colatoio, che non lasciasse passare la cenere, e l’acqua filtrata con la cenere veniva versata sui panni che erano dentro una tinozza. La procedura era ripetuta almeno un'altra volta, e i panni venivano lasciati a bagno almeno una notte, prima di andare a sciacquare al fiume tutta quella biancheria, in due, o tre donne, con un carretto, un cavallo, le soioeule, le panche, le assi grosse. Durante le “ bugade” seguitavi a usare per giorni la cenere, in acqua e liscivia, e la cenere ti bruciava, al punto che finivi che avevi le mani scorticate. Per stenderla ad asciugare, poi tutta quella biancheria, ci volevano le soghe grandi e piccole, per distendee i panni da una pianta all’altra di interi filari. Un macello, un massacro. Poi sono venute le lavatrici. Lascia però che ti dica che i panni come li lavavamo una volta restavano più puliti. Le sciacquature che si facevano una volta non lasciavano quella polverina che resta nei letti e nei materassi, del risciacquo della lavatrice con i detersivi.
Quando poi avevi da lavare le stoviglie, come tiravi giù la pentola del brodo mettevi su una pentola dell’acqua, o usavi l’acqua calda della vasca della stufa., vuotavi la tua acqua nella bacinella, ci mettevi una brancata sempre di cenere o di farina gialla, vi lavavi le tue pentole, i tuoi tondi, e venivano pulitissimi. Era salute anche quella.
Per lavarsi non c’erano né shampoo, né dopo shampoo, né balsamo, ti lavavi con acqua e cenere e basta. Macchè sapone, acqua e aceto per il risciacquo dei capelli. E venivano lucidi e lisci come seta.
Il bagno lo si faceva d’inverno alla fine della settimana nella stalla, ah, le vacche con il loro bel fiato caldo, c’era un tiepido, un tiepido…vi portavi una soieuola piena d’acqua, i tuoi panni puliti a cavallo di una panca, poi puzzavano di stalla, ma te li mettevi che erano belli puliti
Facevi il tuo bagno nella tua soioeula, con la tua acqua, ti mettevi addosso i tuoi panni, ti intortigliavi bene, e via di gran corsa verso casa, dove d’inverno ti mettevi nel tuo letto scaldato con il prete e con le braci."
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