mercoledì 6 maggio 2015

dolore mentale



Il risveglio è avvenuto più tardi del solito grazie ai farmaci che sto assumendo. Ma a quale luce del giorno per la mia mente? No, niente di  apparentemente sconvolgente riemerge  dalla memoria del giorno precedente, il cordoglio di cui sono stato partecipe era per il giovane deceduto in un autobus precipitato da un ponte, con altre 50 vittime,  che abita ancora tre case più avanti rispetto  alla mia. Solo che la mia mente, senza più controllo, ha ingenuamente fatto partecipe l’amico di che è capitato nella famiglia della nani materna di Mohammad in Kanpur, dicendogli dello zio che viene quasi alle mani con il fratello e nega alla madre i soldi per recarsi a Kajuraho con Mohammad, e l’amico  vi si è sorprendentemente immischiato per telefonare al padre del ragazzo, per dargli i mezzi per far rientrare il figlio, per proporsi egli stesso di ricondurlo a casa. Con che serietà d’uomo, con che lucidità di intenti superiori,  all’apparenza, in realtà   pur di fare a pezzi ogni relazione tra me e Mohammad, spezzare con il suo grugno di Varaha ogni mia relazione possibile con una famiglia islamica… sicuro di avermi in pugno come il suo schiavo,  nella ragnatela  di servigi che mi ordisce intorno ogni giorno… ……il mio disgusto mette mano al telefono, lo riattacca prima di sentirne la voce,  lascia che lui chiami due volte prima di contattarlo, di mentirgli che tutto va bene, che mi sono sbagliato con i tasti nel ricorso al cellulare….è intanto una luce meravigliosa quella che filtra dalle finestre, che irrora il cortile, la gioia di Poorti ed Chandu intenti nei giochi,  che lambisce in cucina Vimala e Ajay…, il ragazzo mi reca le fette farcite per colazione, al che mi riprendo rialzo dai miei risorti fantasmi sterminatori intenti risorti di sterminarli tutti, rimetto mano alla mia attività al computer,  prescelgo i testi della rassegna quotidiana per i miei amci in faceboook,  sul grido di orrore  degli yazidi, la filosofia come cognizione del dolore, la salvezza per tutti concessa al centurione Cornelio.
Mi sto accingendo a  riallineare gli a capo dei testi  su clandestini e migranti,  su quello sguardo che sa vederne una risorsa , sull’ invocazione che nessuno tocchi i rifugiati, nelle Supplici, ce lo insegna Eschilo,  quando mi raggiunge una telefonata di Mohammad tramite il cellulare dell’amico.
Si scusa di dovermi chiedere tre giorni di proroga per il suo rientro,  la nonna ha il diabete e dovrà essere con lui dal dottore domani, al che io gli rispondo  che non ha ragione di scusarsi, che sta a lui ed ai suoi decidere come e quando fare ritorno, solo che pensi anche alla scuola,  mentre lui mi rassicura che non c’è problema se per comunicare tramite Kailash con il padre,  ho reso Kailash partecipe delle miserie familiari che mi ha confidato,  parlandomi dell’amico, di  Chandu, di Poorti ed Ajay, come oramai di membri della sua famiglia gli mancano tanto, al pari di me,… non è vero come supponeva Kailash, facendone un mentitore astuto,  che egli ritardi di fare ritorno per prendere parte a una festività islamica che avverrà il 13 di maggio, come mi informa,  ben oltre la data in cui lascerà comunque Kanpur, solo che io non mi farò scrupolo, vengo intanto pensando,  di non stare certo ad attenderlo, e di rendermi assente per un viaggio in corso  al suo ritardato rientro..
Mi distolgo infine dal computer,  stremato da  quante imperfezioni e improprietà e leziose goffaggini rendano interminabile anche la mia ultima improba fatica descrittiva di un tempio hindu,  e  Chandu mi appare sortire nudo da sotto la lastra posta sul pozzetto dell’acqua, dove già lo vedo galleggiare morto,  mentre Vimala è intenta a un breve sonno sul letto in cui si è sdraiata,  e  dico al bimbo, no, no, di non farlo più, dolcemente atterrito, per uscire di casa  mentre stanno levando i tendaggi sotto cui siedono ancora, sui chabutri, i convenuti ad accompagnare con la loro presenza il dolore dei congiunti del ragazzo deceduto nell incidente dell autobus. . Mi unisco a loro, per lo più muslim,  e mi si porge una tazza di the,  mentre con le bianche nubi di passaggio assisto al volgere anche di questo giorno, al solo conforto che nulla sia successo, di sventurato, che possa pregiudicare quello dei giorni futuri.

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