lunedì 5 ottobre 2015

A Maurizio


Mantova, 30 settembre 2015

Caro Maurizio, più di due settimane fa
mi hai ritrovato perché ero rimasto intrattenuto da Livia, dopo
essere venuto al Museo Archeologico sulle identificazioni proposte
di alcuni dei personaggi affrescati nella Camera Picta dal dottor
Nosari. Mi sono poi defilato per evitare le tracimazioni del mio
narcisismo. Avessi interloquito avrei evocato questi miei versi di
allora “ Oh, se in gruccione io fossi/ verso l India in volo o
l’Africa lontana/…”

Poi, a distanza, è sopraggiunta nella
mia memoria l’eco delle parole di Benjamin, quanto a Kafka, che
tutto in questi era rimasto immerso nell’aria di villaggio, aria di
indivenuto e di indecomposto. L’aria del villaggio come di ciò che
della vita resta da smuovere. 

Mi ha fatto davvero piacere che
attraverso te, Annalisa, poi gli altri, il mio rientro in Italia sia
stato un rientro nelle mie origini. Per me è un ritorno a care
memorie, anche perché su quelle terribili è calata una nebbia che
avvolge oramai quasi tutto, come nel gigante sepolto di Ishiguro, che
per snobismo di essere del giro letterario internazionale mi sono
messo a leggere.  Solo che mi è ancora dato di poter fare ritorno al mio
passato, ed a quanto mia madre mi raccontava del suo più ancora remoto, più nella ruralità indiana che se tornassi a
San Giacomo, o in un San Giovanni, dove pare, per colei che è allora intervenuta,
che non si possano più leggere che e-book, certo anche per me
indispensabili per non portarmi appresso una libreria
intercontinentale, ma anche perché i libri attuali che leggo per lo
più non valgono il cartaceo. E sinceramente a me piace di più la mia vita
in India, esservi confinato dalle ristrettezze economiche nel
villaggio del mio amico, eppure potervi comunque tessere una rete di
rapporti con quanti vi vengono da ogni parte del mondo, restando con
loro poi in contatto, come con Katerina di Mosca, ex ballerina
magnifica stroncata dall incidente che l' ha resa claudicante, ora
maestra di ballo e studiosa delle lettere di Giovanni, la signora
Shelley che da Perth ci ha interpellati sul mistero di un cenotafio
islamico che aveva ritrovato nel nostro sito in rete.

Quanto a ciò che ci siamo detti alcuni
giorni prima, anima il mio nichilismo la volontà di uscire da un
sottosuolo che dura oltre mezzo secolo, per far pervenire alla luce
le mie creature scritte, le mie investigazioni in India, dando con
ciò di che vivere bene ai miei bambini e ai miei congiunti indiani.

E' slancio verso una vita contemplativa
di pienezza, in cui il distacco è in ragione  di una partecipazione più comprensiva ed intensa alla
realtà. Nella spiritualità indiana sarebbe tantrismo.
(Nella mia ricerca mentale resto fermo
a quanto ti dissi altre volte, intendo metafisicamente solo in
termini platonici, e quanto al pensiero ed al reale, mi rifaccio
ancora al non
dualismo di Raimon Panikkar, il non essere due senza per questo
essere uno, in cui ravviso la stessa struttura bipolare di complementari che sussistono l’uno
indissolubilmente dall'altro, non dualistica e non monistica,  che per Giovanni Reale è soggiacente
al pensare dei Greci-  il che,
tradotto cristianamente, è la trinitarietà più che il monoteismo,
il Cristo del credo calcedoniano, da cui discende che l errore è
separare ciò che è in unità, confondere ciò che va distinto).
In tale mia esistenza incarnata la vera disperazione, in
cui non vorrei incorresse pure la tua, sarebbe di pervenire al
principio di realtà che amare finisce nel nulla. Credo che per
scongiurarlo, ardentemente, cristianamente, sperando per amore così di vincere la morte, si debba
evitare di fare dell’altro che amiamo il fuoco del nostro destino,
e che le nostre vite in comune debbano essere subordinate alla
necessità di un disegno superiore condiviso.

L' indirizzo, infine, di cui ti avevo
parlato, del sito in cui puoi ritrovare un’ottima rassegna stampa è
la cui password è la seguente:  unitatisredintegratio
L'accesso funziona di sicuro se il
motore di ricerca è Mozilla.

Stammi bene, anche per me.







Odorico

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