domenica 11 ottobre 2015

Super-babbà

Super.babbà ( già riveduto e corretto)
"Sei come un dio per me”
“ Mohammad….”
“ Un super dio”
“ Mohammad…”
“ Un super-babbà”
“ Ora è meglio…”
Così assurgendomi a iper-sostituto del nonno, nel conforto che potesse parlarmi con tali accenti perchè di certo in me non avvertiva un orco, il ragazzo mi diceva tutta la sua gratitudine dalla sola stanza della sua povera dimora, dove lo confina da una settimana un’infezione intestinale virulenta. Non ha più vomito, le sue evacuazioni non sono più liquide, ma si sente debole e stanco, anche perché in famiglia fanno fatica a procurargli i pochi alimenti di cui può nutrirsi, yogurt, riso, banane, dhal di lenticchie.
L’altro ieri , quando sono ripresi i nostri contatti telefonici, ho malamente avuto di che dire contro suo padre , che si era limitato a consultare un farmacista, senza interpellare Kailash, per ricevere per il suo tramite il mio aiuto. Che mi scusasse, Mohammad, se avevo mancato di riguardo verso il povero suo padre, talmente ero preoccupato per il suo stato di salute.
Ma il meraviglioso ragazzo capiva il genitore, tutta la sua tristezza, nel faticare a reperire o nel non avere mai neanche il minimo per affrontare ora questa, ora quella necessità della sua famiglia,
E non ne voleva al coetaneo Ayay, se per due volte non aveva corrisposto al mio invito ad andarlo a trovare permanendo egli talmente debole, che a muoversi da solo correva il rischio di poter svenire.
“ Io penso positivo” mi ha detto nel trapelare di un sorriso, rifiutandosi di indagare i motivi della condotta di Ajay.
Ed aveva modo di sciogliersi nel ringraziarmi delle mie viste premurose, quando l’ ho sollecitato di fare bollire sempre l’acqua che si beve in casa, l’acqua che sua madre era uscita ad attingere, perché era forse dell’acqua infetta che aveva bevuto la vera causa della sua dissenteria, più che la carne di pollo della festa di nozze del cugino, da cui l’avevo ripreso che la settimana scorso avesse accondisceso a recarne un invitato da Chhatarpur fino a Khajiuraho, in motocicletta alle 4,30 del mattino,
“ Ma non è possibile sempre bollirla”
“ Perché Mohammad?”
“ Perchè molte volte non abbiamo gas per il fornello”
A questo non poteva provvedere Kailash, che confidasse nei vicini per riscaldare l'acqua da bere.se non poteva dispoore del fornello domestico.
Kailash, “ oncle Kailash”, di cui a inizio settimana Mohammad mi aveva confidato le ragioni, che purtroppo so che sussistono, per cui non può confidare senza trepidazione nel suo aiuto, in realtà aveva anche scherzato con lui, quando l’aveva invitato a raggiungerlo una prima volta dal dottor Khare, gli aveva pagato con i soldi che gli avevo inviato la visita e le medicine, avevo provveduto a fornirgli banane, e con il ragazzo era tornato stasera dal dottor Khare che lo ha trovato in via di guarigione.
Ora Mohammad doveva pensare al suo rientro a scuola, in cui Ajay non gli era stato di soccorso, nemmeno avvisando la scuola della sua malattia.
Ed intanto il caro ragazzo, nella cui voce sentivo raccogliersi al telefono la carnalità umorale, lo sollecitavo a leggere in casa i libri di cui vi poteva disporre.
Mi rassicurava che leggeva , e come se leggeva i libri di scuola.
Ed aveva ripreso, gli chiedevo in particolare, quello che presso lui era rimasto nella sua versione in hindi, insieme al volumetto di quella del Piccolo Principe, il Chota Raja Kumari, su Akbar e …più non ricordavo il nome dell’arguto suo interlocutore…no, non Balbil..
“ Quello è il padrone del tuo ufficio… Akbar e Bilbar…”
“ Si, giusto ..“
“ Certo che lo leggo… Apre la mente!”
E il Corano?
Non ne disponeva che una copia in inglese. Ma poteva leggerne le sure mediante il cellulare, così come stava leggendo in tal modo passi della Bibbia, del Ramayana, della Bagavad gita, i Veda, che lo aiutassi a ricordare quali, si, gli Yajurveda.
“ The “ holy books” i libri sacri insegnano le soluzioni di tanti problemi…”
Ma quanto all’ imminente Moharram, cui mi invitava in Kanpur, al mio rientro in India a novembre, non c’era verso di farlo ricredere che potesse allora farmi appurare quanto fetido fosse il sangue che gli invisi sciiti facevano colare dalle ferite dei colpi di cui si affliggevano per il martire Hossein.
Se così era, che così fosse, non era il caso ora di insistere nel ravvederlo, meglio vagheggiare che al mio rientro un nostro ritorno in Kanpur, con Ajay, si allietasse del nostro ritrovarci alla casa madre ristoratrice di un Baba Biryani, pregustandone i bocconcini di pollo nel riso speziato .
Parola di Super-babbà.

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