martedì 6 ottobre 2015

Kailash e le ladies filippine

Delle ladies che sono state come delle sorelle per Kailash
L’enfasi del " very good" con cui Kailash ha accolto la bella notizia che a fine anno forse ritroveremo a Khajuraho l’amica Marinella , e che ella intende fare ricorso alla nostra agenzia per il suo viaggio ulteriore , mi preannunciava che aveva da dirmi a sua volta delle cose liete.
Ma non era a proposito dei turisti cinesi che in mattinata sul suo tuk tuk avevano raggiunto l hotel Harmony, quei veri madar chor che lo avevano poi lasciato attendere a lungo, giù all’entrata, prima di smentirsi e di dirgli che ai templi ci sarebbero andati a piedi, che non avevano più bisogno del suo autorickshaw.
Ad averlo reso talmente contento erano state in seguito le signore filippine, più che trentenni , che per una company lavorano da lungo tempo in Dubai, le quali avevano accettato i suoi servigi per recarsi in visita ai templi, e che con lui erano state poi così care e amichevoli, divertendosi e divertendolo tanto. “ Sono state davvero delle sorelle per me” Aveva facilitato la loro comunicazione il fatto che conoscessero l hindi, grazie ad una signora del Madhya Pradesh che a loro l’aveva insegnato nel Dubai da cui provenivano, con l’ hindi trasmettendo loro la conoscenza della cucina indiana. Con esse aveva parlato, mi diceva in una felice rinfusa, degli usi dello sterco di bufalo, del sesamo, delle piante del nim e del mahua. Che cosa ne faceva quella donna che avevano intravisto nei campi, dello sterco di cui aveva riempito un secchio che aveva trasportato sulla testa? Kailash mi riassumeva in breve come gliene avesse sintetizzato gli usi possibili, quale combustile per riscaldare, oppure in cucina per la cottura dei cibi, a fungere da fumigante repellente di mosquitos. Del sesamo, il tilli, come avevano avuto modo di parlarne? Possibile che ce ne fosse ancora nei campi? Infatti gli avevano chiesto di tale pianta perché ne avevano visto un raccolto steso a seccare, oggi ch’era una delle calde giornate successive ai piovaschi, il cui inconveniente è che facilitano il ripresentarsi a nugoli degli scarafaggi, quei madar chor, che neanche la ricorrenza appena trascorsa del genetliaco di Gandhi aveva evitato che ne avessero assunto il nome nelle parole del mio amico, per il suo cranio rasato che ne evocava la lucentezza del dorso. Quanto ai mahua, appena l’amico mi aveva fatto il nome di Jatakara, il villaggio ch’è sulla via per il tempio Chaturbuja, mi era stato facile supporre che ne avevano parlato al dispiegarsi del meraviglioso intrico di rami ritorti di un loro bosco, prima dell’ entrata del villaggio provenendovi da Khajuraho.
Del nim ha decantato loro come lo si usi per ottenerne olio, anche di di sapone, per le mirabilie curative, delle infezioni del corpo, delle sue foglie verdi macinate, ( making pisna), o della stessa sua skin wood, come in inglese ne ha denominato la corteccia. Al lasciarlo, quelle donne meravigliose gli avevano pur dato 150 rupie di mancia, ed egli, commosso dal loro gentile rispetto, dalla dolcezza dei loro modi di amiche, se le era ingraziate richiedendo solo le 100 rupie della tariffa normale per l indomani, quando si recheranno in stazione alla volta di Orchha; solo che così egli aveva imbufalito il manager del loro hotel, che avrebbe voluto che richiedesse almeno il doppio se non il triplo per spartirselo insieme. Urgeva intanto che uscissi, per trasmettergli con Western Union il denaro che è venuto per lui scarseggiando, ed eravamo già ai saluti, che l’allegria dell’amico rendeva una festa, non fosse sopraggiunto, a rabbuiarla, il senso che così, per l’amato Kailash, si chiudeva un bel giorno che si era strappato alla sventura da me così spesso addolorata di una sua vita stroncata.

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