domenica 10 gennaio 2016

Del Taj Mahal e dei paradisi d'amore, discorrendone con Mohammad al rientro da Agra

Del Taj Mahal e dei paradisi d'amore, discorrendone con Mohammad al rientro da Agra
Quando al rientro da Agra io e Mohammad ci siamo ritrovati stasera a discorrere su di una delle panche di cemento che fronteggiano il talab dei nostri incontri, è stato per me inevitabile fargli riprendere tutte le fantasticherie di cui le guide locali e librarie più corrive o i servizi televisivi farloccano i soli discorsi sul Taj Mahal di cui sono capaci, per smontarle di nuovo ad una ad una, come è gioco forza che ne debbano decostruire le fandonie anche i più autorevoli storici e critici.
E riaffiorava la “ leggenda”del Taj Mahal bianco e di quello nero sull' opposta riva, di mani e teste tagliate ai costruttori perchè non ne rivelassero l enigma architettonico...
“ Mohammad si raccontava la stessa storia per le Piramidi d’Egitto e l'accesso alle tombe interne dei faraoni… Ma se si suppone che lo stesso Shah Jahan ne sia stato l’architetto progettista… Se c’è poi al mondo una meraviglia che almeno quanto alle sue forme può essere ricostruita tale e quale in ogni sua parte questa è proprio il Taj Mahal, sempre che si ritrovi un marmo favoloso simile quello che vi è stato impiegato , di cui si sa benissimo la provenienza dal Rajasthan, dalle cave di cui ti ho detto di Makrana,. Tutto vi è simmetria di una precisione assoluta, non vi sono statue o dipinti, ogni sua decorazione è riproducibile nel suo disegno…”
“ E’ che sarebbe oggi impossibile per quanto costerebbe..
“Questo di sicuro. La storia poi che il Taj Mahal fosse prima ancora un tempio di Shiva… “ anche se non gli ho taciuto che della stessa Kaba si dice, forse con qualche ragione, che fosse prima di Maometto un tempio cristiano, il che non significava che non sia oggi islamica al cento per cento..
“Mi meraviglia piuttosto che non ti sia stato raccontato anche di qualche passaggio segreto che lo collegasse con il Red fort…. Le guide così si perdono in tali discorsi, e non dicono che entrando nel giardino del Taj Mahal tu ti ritrovi con l'amatissima Mumtaz Mahal di Shah Jahan, che vi è sepolta nel trono di gloria di Allah il Misericordioso, nel Paradiso della vita oltre la morte, che già in terra vi appare come secondo il Corano è il mondo dove vivono i santi, con i char bagh, i quattro giardini tracciati dalle sue acque e gli hest behest, le sue otto porte di accesso, tante quante sono quelle che conducono da otto stanze alla sala ch'è al centro del Taj Mahal, (tante) al pari di quanti sono i modi in cui si può entrare con una vita santa in Paradiso, - che in urdu come è detto?”
“ Jannat”
Forse è stato il mio essermi riferito alle statue che gremiscono invece i templi hindu, di una calda fattura manuale particolarissima,invece irriproducibile, particolarmente in quelli più piccoli e remoti e sperduti, e a me così cari, ( così come lo sono i loro rilievi vegetali, che come le (nostre) pievi romaniche occidentali caratterizza per me caramente proprio quelli più piccoli e remoti e sperduti), che ha indotto il ragazzo poi a raccontarmi di come il Profeta potesse essersi rifatto allo stesso induismo, di cui non c’è menzione nel Corano, quando negò che si potesse onorare Dio in un idolo di pietra. Maometto, l ho subito corretto, non vi fa riferimento che a ebrei e cristiani ed ai loro profeti quali suoi precursori , meno perfetti,  e gli induisti per lui sarebbero rientrati nel novero dei popoli che invece adorano empiamente molti dei.
Quanto al cristianesimo, gli ribadivo che per me svuotato di ogni suo carattere storico, si riduceva alla rivelazione che Dio è amore, e che come tale attrae la realtà del mondo che il suo stesso essere amore vuole che sia da lui libero e indipendente, anche se in tal modo lascia che vi sia così tanta violenza, proprio quanto un magnete faceva si che la metà del cuore che la sua Muskan gli aveva regalato e che recava inciso “ My love”, restasse attratta dall'altra metà con scritto “ for ever”, che la giovinetta aveva preservato per sé.
Come Mohammad mi approfondiva meravigliosamente, del resto gli stessi induisti non si considerano tali, per essi esistendo piuttosto il sanatana dharma, il loro eterno sentiero verso il Paradiso, di cui aveva discorso con un loro sadhu.
“ Mi ha detto che come islamico non rispetto il sanatana dharma perché mangio carne.”
"E tu che cosa gli hai risposto?"
Gli aveva esibito come ora a me la sua dentatura, per dimostrargli che se negli incisivi era come quella dei bovini che si nutrono d’erba, nei canini era come quella delle tigri che si nutrono di carne.
E il sadhu?
“ Mi ha detto che mangiando carne divento come gli animali feroci”
"E tu, a tua volta?"
“ Gli ho risposto che mi nutro di carne di animali buoni e pacifici come i buoi e i montoni, e che così divento come loro buono e pacifico”
“Mi sa , Mohammad, che il tuo Dio più che Allah sia il chicken biryani… Lo sai che c’è chi crede che anche gli animali abbiano un anima e che anche per loro ci sia un jannat? E tu li mangi...Così li aiuti a raggiungerlo prima, eh’?”
“ Certo” ha annuito il ragazzo, mettendosi a riderne “ Ma un documentario americano ha dimostrato come certe macchine possano registrare la sofferenza delle stesse piante se ne tagli una parte. Anche loro hanno vita, che quel sadhu vegetariano uccide…”
"Mohammed dovresti a proposito parlarne con un jain. Certi di loro non scavano nemmeno buche nel terreno. Forse ti direbbero che ti puoi nutrire solo di frutti o di foglie, non di piante intere che strappi…
“ Come gli spinaci…”
“ Tu stesso ti ricordi cosa mi dicevi, quando ti rifiutavi di nutrirti di pomodori? “ But they have family! Ed ora come la metteresti, se ti nutrissi di loro?
“ Direi che si tratta solo di pomodori gay o di rape lesbiche…”
Che dunque come tali si potevano uccidere? Era troppo il puro incanto delle parole divertenti del ragazzo per seguitare una schermaglia da cui il suo cuore già sapevo che sarebbe uscito sprigionato.
Al suo ripetermi come in Agra, che se lo avessero spinto ad andarsene dall'India come gli altri musulmani, lui avrebbe risposto che si sarebbero portati appresso il Taj Mahal, come tutte le cose belle che vi avevano costruito, preferivo chiedergli se si ritenesse più indiano o musulmano.
“Indiano”, era la sua risposta “ E’ questa la mia terra. Ed è più di noi mussulmani che degli hindu.
Perché quando moriamo veniamo calati nel suo suolo, mentre gli hindu finiscono in polvere nel vento”
Non mi restava prima di lasciarci per poi ritrovarci in ufficio, che di chiedergli quale nuovo capitolo figurasse nel suo libro sull’amore.
Più non ricordava bene i titoli dei precedenti, ma se ne doveva aggiungere ora uno ulteriore, sarebbe stato quanto l amore sia luce della vita e insieme sporco
“ E criminale”
Ce n' era abbastanza, per non aggiungere più altro che le affinità della nostra corrispondenza affettiva

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