mercoledì 27 gennaio 2016

Ecloga indiana XI Abbozzo


“You are like a bargad,” “sei come un banyan,” mi dice Mohammad,
tra un seguito e l’altro, con la Laila di cui è Majdun,
in riva al talab dei capitoli del libro dell’amore
che insieme stiamo compitando con le sue parole di ragazzo,

il primo che insegna che l’amore è vita,
il secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale.

“ E perché sarei io un banyan?”, gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,che a insegna dell India,
sino a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita
“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu  copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore, per lui l “oncle”, devo farmi il guaritore ferito, che ne fu l’ infettante,
perché la luce dei giorni non oscilli della sua stessa  follia,
tanto più se l’eccedenza elargitaci
l’acqua amara è dell’offerta della gelosia,
per cui torna a farsi lupo quando s’intenebra la mente
con le frigide ombre cui cede
 il dolce lume dei giorni
mentr’io m’illudevo a un incanto dei miei anni finali
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti

“così ora eccomi Babbà bargad, scherzo e rido con il ragazzo,
in attesa, nel sole che tralucendole tramonta sullo specchio delle acque,
che sia la  volpe che ama il Chota Raja Kumari

che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa .

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