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Il tempio a Shiva Gargaja Mahadeva di Indor
Il tempio al dio Shiva di Indor
sorge di fatto asserragliato tra case e ripostigli e
garages del villaggio , la cui costruzione già è andata a discapito dello
spazio ad esso antistante e retrostante, circostante il tempio sui
fianchi, imponendo al portale del tempio di essere in conformita con
essi con una serranda blù, e già interpenetrandolo dove è caduto o sta
finendo in rovina
Ma la sua bellezza è tale che
anche un simile appressamento invasivo può solo, ancor più, esaltare
i resti della sua grandiosa anomalia architettonica.
In essi ti si proiettano
istantaneamente alla vista le acuzie dei pilastri che sommovimentano e
trattengono in un 'orbita il continuum espansivo dell'avanzata e
dell'ostentazione radiale delle aggettanze dei rathas,
paramentate uniformemente di edicole e di udgama di gavakshas, in
un'alternanza ondulatoria di avanzamenti a guisa di spogli cunei e di elevazioni
frontali di lesene luminosamente tramate dei reticoli di ombra e di
luce degli archi chaytias dei gavakshas, che un tempo aveva una
corrispondenza esaltantenell'alternanza superiore, di cui era animato il
sikhara, di latas di sbieco o venu-koshas a ripiani di bumi amalakas, e di
latas facciali ordite di soli gavakshas.
Tale mirabile
divergenza dalle tipologie architettoniche imperanti tra i templi Nagara dell
India del Nord, constava di solo vestibolo e santuario e della
sopraelevazione del sikhara caduto in rovina. Fungeva da basamento un
adhishtana dalle possenti modanature usuali ,di nuda solennità, -
kura, kumba, kalasa-concluso da un kapota con takarikas.
Tra i pilastri che puntavano
a cuneo delle proiezioni angolari erano nove quelli dei bhahras avanzanti
piani nel profilo stellare del tempio, essi offrivano alla vista
un?edicola dagli stipiti lineari sormontata, prima che dal proprio
udgama, da serie di tulas a forma di teste leonine, un simha
mala,
e da un kapota con
takarikas. che fungeva da gronda-chhadya.
Raccordava pilastri angolari e badhras antistanti una ghirlanda di ghanta
malas.
Le edicole ospitavano quali
lord protettori i vari dikpalas nelle otto direzioni cardinali , tra i
quali Vayus aveva il mantello sollevato dalla propria natura ventosa,
mentre negli altri
bhadras erano rinvenibili immagini di Kartikkeya che alimentava il pavone
ch'è il suo veicolo,
di Ganesha e di Parvati in
panchagnitaas,
com'era lecito
attendersi in un tempio shivaita. Le immagini delle divinità della
costellazione shivaita intervallavano come terzo sopraggiunto la successione
a coppie dei dikpalas, così Ganesha compariva di seguito a Indra ed
Agni,
Kartikkeya a Yama e Nirriti,
Parvati a Varuna e Vayus, prima di Kubera ed Isana.
Il varandika che quindi
precedeva le rovine del sikhara era una meraviglia a prima vista, per la
magnifica serie di tulas floreali, fregiati di mascheroncini e mirabili
mostri che vi intercorreva inframmezzata tra due kapotas di raffinata
eleganza, quello inferiore con pendenti di lumas, quello superiore con
dentellature sottostanti, nonché per l'antarapatta successiva, che tra
pilastrini dalle spropositate mensole albergava una vivacissima serie di
ganas danzanti.
In surplus raffinati lumas
superni illeggiadrivano l'ultimarsi del passaggio al primo dei
gavakshas del sikhara da cui pendevano.
L'antarala il cui prospetto
aveva diminuito di tre i bhadras radiali , che avrebbero dovuto essere
altrimenti idealmente dodici, presentava gli stessi fasti, ma di dimensioni
allargate, nella edicola ugualmente fatta tempietto dal suo frontone, che
come quelle minori dei bhadras, miniaturizzava varandika e sikharika in virtù
del succedersi di teste leonine,delle quali quella centrale poteva
essere piuttosto un uomo mascherato con una testa di leone- kapota, udgama.
Ma a fare la differenza
più significativa erano i pilastrini laterali in foggia di portichetto, con
capitelli mensolati e fregiati di duplice gatha-pallavas, i vasi
dell'abbondanza, raccordati da un badhraka impreziosito di rilievi floreali e
di una campana pendente da un cordone.
Di rilievo, tra le
immagini scultoree insediate sulle pareti dell'antarala, una splendida
Parvati che vi figurava nella nicchia della kapili settentrionale.
Il portale del garbagriha che
al suo interno si rivelava radiale solo nelle sue proiezioni, era
una autentica magnificenza, sia nei gruppi scultorei delle dee
fluviali, sorvolate da vidyadharas amorosi di seguito a un rishi e da
hamsa mithuna,
che nella tornitura
soprattutto del secondo dei 5 saka sdel portale, un naga-saka di serpenti
intrecciati come nodi, di una duplice corda, che facevano capo al loro
irriducibile nemico, Garuda, il quale ne ghermiva per la coda quelli
terminali al centro della trabeazione. Il naga-sakha faceva seguito ad un
patra-sakha più interno di volute, e precedeva un saka di mithuna entro
nicchie, esterno al quale si elevava uno stambha saka per parte, di cui i pilastrini
dei ratikha delle kapili vestibolari erano state una prefigurazione fedele.
Ultimava l'apparato degli stipiti una bel bhaya-saka di virgulti fogliari
rampicanti con turgore di linfe. Per le somiglianze del portale
con quello del Teli-ka-mandir, Krishna Deva avrebbe voluto l'intero tempio
opera delle stesse maestranze che operarono in Gwalior, edificata a suo
parere verso il 775 d. C..
Retta da due atlanti
sovrastava il portico un'architrave nelle fogge di una serie di tulas,
rappresentanti kirtimukkas nelle rientranze e teste leonine nelle prominenze.
A sua volta l'architrave era sormontata da una successione di edicole con
figurine interne, contornate da un ampliamento estensivo della bhaya
saka, che era stata così allargata e prolungata a comprendere un recesso di
ulteriore edicole, per essere a sua volta superata dalla ghirlanda terminale
di un ghanta mala.
Le sapta matrikas figuravano
al loro interno, precedute da Ganesha e seguite da Shiva Viravbhadra.
Due dvarapalas, l'uno dei
quali Bahirava, affiancavano ai due lati il portale
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