Credo che nel suo
intervento apparso sulla Gazzetta di Mantova del 2 settembre ,
Gabriele Gabrieli abbia ben illuminato il senso reale della
questione della vasca battesimale da collocare in Sant’Andrea,
per il tramite della sua rievocazione dell’essenziale di ciò
che ebbe a dire l’Abbè Pierre all’inaugurazione
della basilica di Saint-Joseph a Montreal , quando sostenne che
onorare Dio è piuttosto riparare catapecchie che rendere
monumentali le chiese, oltre i quattro muri e i tetti che bastano, e
che più che lo stesso rito eucaristico valgono le opere di
misericordia. E’ una prassi spirituale propria delle fedi
del nostro tempo, - di cui premetto che non condivido il pauperismo
architettonico, se non per quanto attiene ogni chiesa futura, - che
con le parole del teologo Ramon Panikkar può definirsi la
secolarizzazione del sacro, in quanto estende l’esercizio della fede e della stessa
vita sacramentale oltre le mura dei luoghi di culto e l’ambito
delle liturgie che in esse si esercitano, per farsi, i fedeli,
cooperatori del divino grazie alla glorificazione della realtà
di ogni giorno con opere di bene In tal senso mi chiedevo su queste
colonne già ai tempi del sisma delle nostre Basse, se la
nostra Curia sarebbe riuscita a spezzare il pane e versare il vino
sugli altari come sui tavoli domestici e di lavoro, a
pregare attraverso la preghiera come attraverso il dispendio di forza
lavoro e d’amore solidale, evitando di curarsi delle anime che
stavano nelle chiese più di quelle rimaste impaurite nelle
tende o che erano già al lavoro nei campi, più delle
macerie dei propri luoghi di culto che di quelle di capannoni e
fienili e case.
In
tal senso è altresì ben chiaro ora che cosa sia venuto
significando la vasca battesimale in Sant’Andrea e perché
abbia sollevato tale scompiglio nella fede esplicita od implicita di
tanti nostri concittadini, e ce lo aiuta a comprendere meglio
l’altro pregevolissimo articolo, in materia, apparso lo
stesso giorno sulla Gazzetta grazie a Carlo Prandi, Vi si rammenta
come sull’argomento non si sia più levata alcuna voce
della Commissione diocesana per i beni diocesani ecclesiastici, dopo
il documento emesso il 6 agosto scorso, e di tale silenzio cui la
Curia si è attenuta, in luogo di un dibattito reale, si
asserisce che è l’attestazione che il vescovado ha
riservato il potere reale di decidere al solo personale addetto al
sacro in separata sede curiale rispetto ai fedeli, una
separazione in separata sede, che è lo statuto della Chiesa
che meglio le consente di imporre urbe et orbi ( la valenza della
sacralità del)le proprie ragioni dogmatiche e liturgiche,
operando in un verso ed un senso che sono esattamente l’opposto
dell’incarnarsi nel mondo per umanizzarlo quali semplici uomini
tra gli uomini, resi però tali dalla sequela di Cristo, della
secolarizzazione del sacro che ho evocato . Se la Curia si è
invece ancor più irrigidita, cosi, nella ecclesializzazione
clericale del sacro, che spesso si rivela la facilitazione più
intrigante della sacralizzazione dell empio , non ci si facciano
beate illusioni su quanto può riservare la sua immissione in
internet che ora sbandiera: l’ incontro con il mondo sarà
infatti solo un incontro con il pubblico per spiegare l
immodificabilità dogmatica delle decisioni e degli
orientamenti già assunti, in nome di superiori questioni
pastorali che non è ancora dato di sapere.
Ma nell’attesa
di conoscere quali siano tali superiori questioni, può darci
qualche ragguaglio il documento delle comunicazioni diocesane 6 agosto,
apparso sulla Gazzetta, da cui si desume che
come già ben prefiguravo nel mio precedente intervento, i
catecumeni per il quale si intende approntare la vasca battesimale in Sant’Andrea sono i convertiti di altre religioni,
( " Serve per inserire nella Comunità cristiana individui
provenienti da altre religioni, soprattutto il sabato santo"), che in Sant’Andrea si vorrebbe che ricevessero il battesimo, perché
li si svolge- e perché mai non altrove?- la Veglia Pasquale, e
lì il corteo battesimale lo si potrebbe far passare sotto gli
affreschi dell incontro sublime di Gesù con la Samaritana,
che appunto il battesimo confessionale prefigurerebbe, a
esaltazione del suo senso spirituale.( " La persona poi riceve lo Spirito Santo con il battesimo e si incammina verso l'altare, che simboleggia l eucarestia, passando sotto agli affreschi raffiguranti il battesimo di Gesù e l incontro con la Samaritana, posizionati sui due pilastri di sostegno della cupola tra i quali dovrebbe essere collocata la vasca".)
In realtà la
celebrazione in tal senso del battesimo di conversione farebbe della
stessa sua somministrazione sacramentale la premessa al passaggio, sotto la scena dell episodi,o della messa in atto dello stravolgimento del suo senso
spirituale...
Credere
infatti che l’acqua viva che Gesù ha da dare alla
Samaritana come a ciascuno di noi, e che in chi la beve si rivelerà
“sorgente
di acqua che zampilla per la vita eterna», sia
quella battesimale di una fede confessionale autentica che ci purga
da un'altra ripudiata come falsa, significa esattamente secondo il
passo cruciale dell episodio evangelico che si è ancora di
coloro per i quali non è ancora giunto il momento in cui né
sul monte Garizim dei Samaritani né nella Gerusalemme ebraica
sarà adorato il Padre, in un luogo di culto di una fede ad
esclusione di ogni altra, che non si è
ancora i veri adoratori che egli cerca, coloro che adoreranno il
Padre per quello che è, non altrimenti che in spirito e
verità, senza che sia più indispensabile per questo
un particolare luogo del sacro , od un determinato rito liturgico
o sacramentale.”! Perché Dio è spirito, e quelli
che lo adorano devono adorarlo in Spirito e Verità”,
semplicemente e assolutamente.
Ma ancor più, ciò che seguita a
lasciarmi esterrefatto in tale perseveranza di intenti
battesimali in Sant’Andrea di catecumeni convertitisi, e’
l’avventatezza, che finora in nessuno degli interventi si è
palesata, della pervicacia di voler celebrare con la massima
risonanza mediatica il trionfalismo di un evento che conclamando
l’avvenuta conversione al cristianesimo di un islamico, un
hindu, o un sikh, solo per fare alcuni esempi concreti, presso le
Comunità religiose d’origine del catecumeno è la
proclamazione aperta di un’avvenuta Apostasia di cui l’
apostata si glorifica per giunta,
una colpa gravissima per l islam, che può costare una condanna a morte, o una sorta di scomunica.inappellabile, che
vita natural durante negherà al battezzato di potere avere di
nuovo qualsiasi contatto con familiari e conoscenti della sua
comunità originaria , né c’è da illudersi
che presso Comunità quali quella dei sikh egli possa poi fare
certamente rientro in seno alla sua stessa famiglia. Detto
altrimenti, c’e da temere per il battezzato, anche in contesti
religiosi non islamici, che nessuno voglia o possa più avere
niente a che fare con lui del suo mondo d’origine. A questi “
inconvenienti”, chiedo, ci hanno forse mai pensato almeno una
volta i proponenti della istituzione del rito battesimale dei
catecumeni in Santì’Andrea?
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