Gentile Signora Cinzia,
sono Odorico,
e le scrivo ora dall Italia, dove dall’ India sono rientrato oltre due
mesi or sono dall India.
Spero di ritrovarla in una situazione che la veda felice nei
suoi affetti e che sia di luminosa ricerca. Da che ci siamo scritti, per quanto mi concerne, ho impiegato il mio tempo in Khajuraho che non
fosse afflitto dall’insorgenza della mia depressione, nel seguito delle mie
ricerche sui suoi grandi templi occidentali. I miei sforzi per far aprire in affitto un negozietto di
articoli artigianali al mio amico
Kailash, che gli assicurasse se non qualche ricavo almeno un po’ di conforto
mentale, intanto mi hanno lasciato il
tempo solo per due brevi viaggi in
Delhi, dove ho sperimentato
alcuni nuovi itinerari con epicentro nelle stazioni della metropolitana di Ina
market e di Green Park , che raccordassero la visita di antichi gumbad e masjid all’avanscoperta di
edifici rilevanti
dell’architettura indiana moderna e contemporanea. In essi ho cercato di assimilarmi il più possibile ad
un navigatore satellitare, perché l espressione di trasalimenti o patemi o ubbie o paturnie non togliesse peso alla
valenza oggettiva di considerazioni e rilievi.
A giugno, se si eccettuano i templi maggiori di Khajuraho,
di Ajaygarh e di Kalinjar, e pochi
altri, avevo comunque completato la mia ricerca su tutti i templi hindu , Gupta,
Pratihara, Kalachuri, Chandella, Kachchhapagata che sono rinvenibili nel
Madhya Pradesh, il cui corpus può rinvenire in rete, facendosi almeno un’idea
dell estensione da esso raggiunto, al seguente indirizzo www.odoricoamico.it/india
sconosciuta/index ove è situato insieme a quant’altro ho scritto sul patrimonio
artistico dell india.
Al mio rientro
durante il periodo settembrino mi sono letto i grandi libri di Khuswant
Singh che lei mi aveva giustamente caldeggiato, Delhi e Un treno per il Pakistan,
quest’ultimo pressoché perfetto Ho poi rielaborato alcuni dei miei scritti di
viaggio attenendomi a quanto lei mi aveva giustamente consigliato di fare, estrapolandone
le esorbitanze soggettive del mio
spirito itinerante, che in vari casi ho debitamente rimosso, e facendole rientrare in testi distinti
rispetto a quelli in cui ho incluso le descrizioni più tecnificate e dettagliate di templi hindu
o di altri monumenti.
Sono intervenuto in particolare sui testi su Udayagiri, Gyaraspur,
e sul circuito buddista che s’incentra in
Sanchi, Sonari, Satdhara, perché interessavano un viaggiatore italiano che si è rivolto al
Bapuculturaltours del mio amico Kailash.
Le allego gli apprezzamenti che ne ha tratto anche in
termini di leggibilità, un giudizio a me
favorevole che è stato agevolato anche
dal fatto che vi parlavo di stupa e di grotte scolpite, la cui illustrazione non è estenuante come può esserla quella di un tempio hindu
Se non ho potuto fare altro e se ora avverto l incombenza di
scriverle quanto segue , è in massima parte per
la situazione come di sospensione
tra la vita e la morte che mi ha
condannato a vivere qui in Italia il Consolato Indiano di Milano, da che il
giorno stesso del mio rientro ho trasmesso loro la richiesta del rinnovo del
mio visto di impiego come insegnate di italiano preso una scuola di Khajuraho,
la stessa che frequentano i bimbi più grandi della mia famiglia indiana, senza che
da allora, ad oltre settanta giorni
dalla sua presentazione, si siano ancora pronunciati se accoglierla o
respingerla . Trattengono ancora con gli allegati il mio stesso passaporto, e con il mio diritto
di espatrio fuori della C. E, hanno confiscato la mia liberta di muovermi in
Italia, dove senza potere più
preventivare nulla per il mio futuro, nel timore che mi assilla di non poter
rimettere più piede in India e ritrovarmi
con coloro che sono la mia vita, resto
confinato in casa inutilmente in attesa che al telefono fisso, od al computer, mi si
annunci un evolversi della situazione
che io seguito invano a sollecitare. Senza che mi siano date più risposta o mi si consenta di fornirle, in un
incontro con il console per ogni chiarimento ch’egli richieda.
Anche in ragione di ciò, di cui posso parlarle più
ampiamente in una lettera seguente solo se lei me lo consente, quanto agli
scritti sul patrimonio dell india di cui le dicevo, ora il mio assillo
principale non è incrementarli con nuove
ricerche e nuovi reportagers, ma assicurare con il loro perfezionamento
/miglioramento che non vada perduto ciò che in essi ho raggiunto, la loro
trasmissibilità ed ereditarietà
culturale, per la quale le chiedo se sa
dirmi come possa io provvedere.
Con i miei più cordiali ed amichevoli saluti
Odorico Bergamaschi
Solo al termine della terza
settimana, attraverso l’open sourcing center cui mi ero rivolto, mi hanno fatto
sapere che la documentazione era “ scarna”, benché fosse più completa di quella
già inoltrata le volte precedenti, e che mi era già valsa il visto di impiego .Non
bastava una lettera di assunzione, hanno accennato addirittura ad un
certificato, di quelli che necessitano di un “vakil”, Al che, per il tramite
del mio amico Indiano Kailash ho ottenuto un documento aggiuntivo del principal
della scuola, che generosamente mi è stato da egli concesso solo superando le più comprensibili resistenze e
paure. In esso erano indicate anche le fasce orarie, i contenuti e le finalità
dell’ insegnamento, le misure per
evitare ogni discriminazione economica nell’accesso al corso, mi
inibivo ogni suo esercizio, “ paid or not paid”, che non fosse nell’ambito dell’Istituto e
delle ore di lezioni concordate. In un primo tempo era parsa al Console
un’ integrazione del tutto soddisfacente, mentre dopo una settimana anche
tale annesso contrattuale è risultato insufficiente, Al che mi sono dichiarato
disponibile a che il visto richiesto, per il cui ottenimento avevo già
pagato l’ importo, almeno mi fosse convertito in visto turistico,
impegnandomi anche per iscritto a non utilizzarlo surrettiziamente per
insegnare, bensì per ricongiungermi e stare insieme con la mia famiglia indiana
d’adozione, rivisitando l' India alla
luce dei miei interessi e delle mie ricerche investigative del suo
patrimonio artistico. L’ultima replica che
ho ricevuto dall’ open sourcing center è stata la seguente
Egregio sig.
Bergamaschi,
buon pomeriggio,
Purtroppo non
vi sono ancora novità, stiamo chiedendo ogni giorno affinché si possa risolvere
questa situazione.
Abbiamo fatto
presente la sua disponibilità a presenziare ad un colloquio con il sig. Console
Generale, ci è stato ribadito che, al momento, non risulta necessario.
Con i nostri
cordiali saluti.”
Al che oggi ho
risposto in tali termini, che le dicono ciò che ora ne penso delle ragioni del
persistere di tale situazione , e quanto
sia ancora effettivamente in grado di affrontarla con la mia nuda mente
“Gentili
interlocutori,
Sono ora convinto che le autorità del Consolato indiano di
Milano da oramai 70 giorni stiano trattenendo con la documentazione allegata il
mio passaporto senza potermi negare al tempo stesso un visto, perché in forza
del solo sospetto, e di nient’altro, mi hanno “ puntato” e restano in attesa dall’India
di ciò che non arriverà mai a loro i perché mai potrà esservi raccolto,
ossia dei riscontri di una qualsiasi attività illecita in cui io risulti
coinvolto e che si nasconda nella mia richiesta di un visto di impiego per
insegnare Italiano.
So quanto Khajuraho dove risiedevo in India gode
in tal senso e a ragione di pessima reputazione, solo che nei suoi pregi e
difetti la scuola che mi ha rinnovato il contratto lavorativo non ha
minimamente a che fare con il raggiro delle donazioni a Istituti fasulli
o corrotti che vi sono estorte ai turisti, i cui tenutari sguinzagliano a
tal scopo gli stessi bambini che ne sono scolari e i
"lapkas" per procacciarle, mentre io da quando risiedo in India
spendo ogni mia risorsa intellettuale e morale per farvi valere forme
opposte di accoglienza, di conoscenza ed esperienza del suo immenso
patrimonio culturale ed umano, nelle mie relazioni personali e negli studi e
nelle ricerche che mi impegnano tuttora giorno e notte ( ben rinvenibili in
internet)
Sapeste quanti clienti si è perso il mio
amico Kailash , come conducente di autorickshaw, per avere detto come stavano
le cose ai turisti che preferivano lasciarsi raggirare da ogni tipo
di allettante procacciatore e seduttore locale, e che cosa gli costa il fatto che non possiamo ricongiungerci perché
si dubita che sia in combutta con una realtà contro cui in India,
coinvolgendolo nelle mie scelte intransigenti, ho speso immiserendomi la
mia esistenza durante tutto il periodo in cui vi ho vissuto!
P. S.( Se degli stranieri, per lo più perché
irretiti, recano aiuti ad un certo genere di scuole lo fanno dal loro
paese di origine, e quanto più vi restano, raccogliendovi aiuti e fondi,
non di certo prolungando quanto più a lungo possibile la permanenza in India
con un visto di impiego).
( Mi riservo in una futura e-mail di farvi
sapere chi e che cosa mi attende ancora invano in India, e
tutte le sacrosante ragioni implicite e connesse per le quali avevo richiesto a
suo tempo il visto di impiego)……”
( In tutta
sincerità, ai margini di tale mail, le
confido che non è a fini di lucro lecito o illecito che ho chiesto il visto
d’impiego per insegnare italiano, è assurdo farci anche solo un pensiero, ( in
Khajuraho il principio più condiviso quanto a uno straniero è che niente di ciò
che gli spetta gli va dato, e tutto ciò che è possibile prendergli gli va tolto) , ma perché
c’è in India chi aspetta che finisca di insegnargli, perché
insegnare mi piace e mi è di contrasto
alla depressione, perché se la durata del visto per insegnare è di un anno posso restare per un periodo così a lungo con
i miei cari indiani ed economizzare quanto ai costi dei viaggi di andata e
ritorno , infine perché sono di fatto
half indian , per tutto ciò che nella gioia e nel dolore- la morte di un figlio- ho condiviso con la mia famiglia
indiana, e ambisco al riguardo e al rispetto che il connesso residential permit
mi conferisce, in quanto a) mi evita di essere discriminato come straniero nel pagamento dei biglietti d’ingresso
ai siti monumentali, per i quali come
residente temporaneo mi sarebbe richiesta invece la tariffa indiana, che è un quindicesimo di quella che devono pagare gli “ altri”,
come stava scritto all’ingresso dei templi occidentali di Khajuraho, b) ed a me ed al mio amico eviterei le attenzioni
interessate che la polizia locale
riserva ai semplici turisti.)
Grazie gentile
Cinzia dell’ascolto. E mi scusi se mi sono dilungato su questa questione per me
così dolorosa, su una realtà che comunque ci accomuna tanto, ma le ho scritto
anche per trovare la forza da infondere al mio amico di non soccombere alla angoscia in cui tale situazione ci ha
gettato.
Con i miei
più amichevoli saluti
Ed
augurandole le più belle cose
Odorico
Bergamaschi
Gentili
interlocutori
Sono Bergamaschi Odorico, e torno a farmi
vivo di nuovo, di necessità-
a) Stando così ancora le cose, qualora le
autorità indiane del Consolato di Milano a oltre 60 giorni dalla
trasmissione della mia documentazione non si fossero ancora decise a
negarmi qualsiasi visto, vi prego di riconfermare loro la mia disponibilità ad
incontrarmi con esse, per ogni eventuale chiarimento, quali quelli che può
fornire loro l’andamento del mio conto corrente presso l' Unicredit, il
solo di cui sia titolare, oltre ad un altro apertomi dalla Canara Bank, in
India, che è rimasto finora inutilizzato perché l'Agenzia non dispone dell’
Iban per il trasferimento di valuta da tale mio conto corrente in
Italia. Dall' estratto del mio conto corrente presso l Unicredit risulta
inequivocabilmente che da quando ho prolungato la mia permanenza in India,
ossia dal 2012, mi spendo solo in perdita per la famiglia indiana
che mi è cara e per la valorizzazione del patrimonio indiano attraverso i miei
viaggi e la loro documentazione. Qualora possa ugualmente servire, posso
inviare la certificazione quanto ai miei averi e fonti di reddito, che
consistono nella mia pensione, nella buonuscita della liquidazione e di quanto
mi resta della quota che mi è spettata all’atto della vendita della casa di mio
padre defunto. Sono non di meno disposto a dichiarare legalmente la mia
situazione patrimoniale, dalla quale emerge che non ho neanche una prima
casa di mia proprietà, in Italia o altrove, vivendo in affitto in un appartamento,
in Mantova, dove ora non accendo neanche il riscaldamento per
economizzare e trasmettere il mio aiuto di cui abbisognano ai miei cari
congiunti indiani, e che non ho nemmeno alcuna automobile o motociclo , secondo
quanto può attestare l’Ufficio di motorizzazione, non usufruendo di altri mezzi
di locomozione che alcune biciclette, una sola delle quali mi è
utilizzabile. Inoltre posso farmi inviare, per comunicargliela, la
certificazione da parte del Christian hospital di Chhatarpur ( Madhya Pradesh),
che il mio amico indiano, che non può contare su altro aiuto sostanziale che il
mio, è affetto da turbe mentali irreversibili, di cui ho fatto
finora ciò che sta diventandomi insostenibile per evitarne in India
le esplosioni croniche di fronte ai figli, trattenendo per me quanto io
provo al permanere di tale situazione.
b) Quanto all’eventualità che possa
insegnare italiano in Khajuraho senza disporre del visto, posso far loro
presente, direttamente, o per il vostro tramite, quanto sia del tutto
inconcepibile, perché il principal della scuola non me lo consentirebbe
assolutamente, poiché la cosa l’esporrebbe alla denuncia ed ai rischi di
perdere la licenza per cui gestisce la scuola, né io potrei consentirmelo
in proprio, dato che costituirebbe un deficit invece che una fonte
di un qualsiasi ricavo, visto l’indisponibilità degli stessi studenti indiani
non indigenti a corrispondere ad un insegnante straniero anche solo il costo
delle fotocopie. Né sarei ancora particolarmente motivato, visto l’ uso
che gli indiani locali fanno dell’ italiano che abbiano appreso con i
visitatori miei connazionali., nei confronti dei quali ho almeno insegnato ad
usare le formule di cortesia.
Cordiali saluti
Odorico Bergamaaschi
From: "odorico bergamaschi"<bapuculturaltours@rediffmail.com>
Sent: Mon, 14 Nov 2016 21:54:57
To: "info@indianvisamilan.com"<info@indianvisamilan.com>
Subject: Re: R: se vi sono novit
Gentili interlocutori,
sono Bergamaschi Odorico.
Così stando le cose al momento non mi resta che
confermare la mia disponibilità ad incontrarmi di persona con il
funzionario ed il console, o chi altri, se occorrono chiarimenti.
Ripensandoci, se certi dubbi sono legati al fatto che abbia inoltrato la
domanda del visto il giorno stesso, il 14 settembre, del mio rientro in,
Italia, anticipo in replica che l’ ho fatto sia perché essendo arrivato nel
primo mattino in Milano con un volo della Saudiairlines ho inteso economizzare
tempo e denaro, sia soprattutto perché secondo i termini della
lettera d’assunzione allegata alla mia richiesta di un employment visa avrei
dovuto iniziare ad insegnare non più tardi di un mese dopo, il 15 ottobre , e
dato che il visto comunque richiedeva non meno di dieci giorni lavorativi e che
avrei potuto solo dopo prenotare il volo, il rispetto dei termini
della mia assunzione mi sarebbe stato possibile senza forzature solo se non
avessi differito la presentazione della richiesta del visto rispetto al
mio rientro.
Con i miei più cordiali saluti.
Odorico Bergamaschi