Da Mumbay, con il volo della Jet Air ways in Auraganbad doveva essere già arrivato Umberto, il cliente italiano del Bapuculturaltours ,
quando solo dopo le 2,30 ho avuto
l’avvertenza di telefonare a Kailash, e come egli poteva ben confermarmi. Mi ero ricordato solo
allora che quando in Italia erano le due pomeridiane in India erano già le 6,30
pomeridiane, ad atterraggio avvenuto già da un’ora , sempre che tutto fosse
avvenuto regolarmente,
Al gentile Umberto Kailash aveva già avuto modo anche di
parlargli e di salutarlo al telefono,
servendosi del cellulare dell’autista Abhishek, ma quando gli aveva chiesto di passargli il
conducente per comunicargli alcune avvertenze, Umberto si era opposto a che
Abishek ne fosse disturbato nella sua
guida, esprimendo un rifiuto che per Kailash aveva assunto immediatamente il
valore di una volontà categorica cui io e lui avremmo dovuto assolutamente
conformarci, al punto che si riservava di richiamare l’autista solo quando in India fossero già
state le nove di sera, e fosse una certezza assoluta che intanto che Mr Umberto
. riposava in hotel, l’Abhishek
assolutamente non potesse essere alla guida.
Intanto io dovevo correre quanto prima ad inviargli denaro,
di Venerdi 25 novembre, scarseggiavano farina e riso, il cambio di currency
rendeva in India ancora oltremodo difficile assicurarsi valuta, e l’amico
voleva provvedere quanto prima ad
acquistare un maglioncino per Poorti e Chandu, dato che cominciava in Khajuraho a fare freddo.
Quel pomeriggio in cui la nebbia si era diradata in un
grigiore novembrino volevo inoltre concludere/ terminare la revisione
interminabile del mio reportages sul mio ultimo bellissimo viaggio che abbia
potuto compiere nel Madhya Pradesh, nel
cui corso d’opera restavo alle prese con quanto andava reso più perspicuo e
leggibile della descrizione interminabile del Kuraiya Bir e dei templi iain di
Deogarh.
Questa la trama delle
mia attività reali che intercorrevanol’altro
ieri tra me e l’India, mentre in
me era oramai un convincimento assodato che da oramai 70 giorni le autorità del
Consolato negasse di accordarmi il visto perchè determinate solo dal più vago sospetto, e da nient’altro, mi hanno “
puntato” e restano in attesa dall’India di ciò che non arriverà mai loro mai
perché non potrà mai esservi raccolto,
ossia dei riscontri di una qualsiasi attività illecita in cui sia coinvolto e
che si nasconda nella mia richiesta di un visto di impiego per insegnare italiano.
Ad averne indotto il
funzionario o il Console a dubitare dei miei intenti era forse la pessima
reputazione di cui a ragione gode in tal senso Khajuraho, che può aver fatto
loro supporre che anche la scuola che mi aveva rinnovato il contratto di
insegnamento dell Italiano rientrasse tra quelle implicare nel raggiro, a danno di turisti,
delle donazioni a Istituti fasulli o corrotti,
i cui tenutari sguinzagliano a tal scopo
gli stessi bambini e i lapkas per
procacciarle, mentre io da che risiedo
in India uso e spendo ogni mia risorsa intellettuale e morale per valere forme opposte
di accoglienza e di conoscenza ed esperienza dell India, nelle mie
relazioni umane e negli studi e ricerche che mi impegnano tuttora giorno e
notte e ben rinvenibili in internet
Avessero potuto anche solo avere un’idea, le autorità consolari,
di quanti clienti si è perso il mio amico Kailash come conducente di autorickshaw, per avere
detto le cose come stavano a turisti che preferivano lasciarsi abbindolare
da ogni genere di allettatore o procacciatore o seduttore del posto, e che
cosa gli costa avvertire che non possiamo ricongiungerci perché si
dubita che sia in combutta con una
realtà contro cui in India ho speso
immiserendomi la mia esistenza durante
tutto il periodo in cui vi ho vissuto!
Kailash, così ammirevole e caro, per come si è
messo al seguito di una mia “ good way” che trova contro tutti e
di tutto, del quale al contempo, al rientro dall’effettuazione del
trasferimento del contante , mi addolorava che dovesse indurmi a dirgli che
avrebbe aspettato invano che gliene inviassi dell’altro, finchè non si fosse
deciso una buona volta a contattarmi con
una videochiamata, che mi consentisse finalmente di rivederlo insieme con
Chandu, Poorti ed Ajay, di cui debbo contentarmi solo di risentire le voci che
mi salutano al telefono.
Rimessomi poi di nuovo al computer, entro il tardo
pomeriggio avrei avuto modo di concludere anche la riscrittura dei miei pochi
accenni già formulati alle meravigliose grotte buddhiste di Deogarh , per
quanto la interrompessi e nell’altra mia più delusa attesa seguitassi invano a
contattare l open visa centre di Milano, per saperne di più, secondo i suoi
addetti, sulle ragioni a tal punto della
sospensione ulteriore del visto, poiché ogni comunicazione da parte loro era
stata ugualmente sospesa.
“ We have
to wait. We have to wait without
becoming hungry. With Indian
Autorithy You have to wait, ieri mi avrebbe soggiunto Kailash, if you do honestly”
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