domenica 27 novembre 2016

if you do honestly

Da Mumbay, con il volo della Jet Air ways in Auraganbad  doveva essere già arrivato Umberto,  il cliente italiano del Bapuculturaltours , quando solo dopo le 2,30  ho avuto l’avvertenza di telefonare a Kailash, e come egli  poteva ben confermarmi. Mi ero ricordato solo allora che quando in Italia erano le due pomeridiane in India erano già le 6,30 pomeridiane, ad atterraggio avvenuto già da un’ora , sempre che tutto fosse avvenuto regolarmente,
Al gentile Umberto Kailash aveva già avuto modo anche di parlargli  e di salutarlo al telefono, servendosi  del cellulare  dell’autista Abhishek, ma  quando gli aveva chiesto di passargli il conducente per comunicargli alcune avvertenze, Umberto si era opposto a che Abishek  ne fosse disturbato nella sua guida, esprimendo un rifiuto che per Kailash aveva assunto immediatamente il valore di una volontà categorica cui io e lui avremmo dovuto assolutamente conformarci, al punto che si riservava di richiamare  l’autista solo quando in India fossero già state le nove di sera, e fosse una certezza assoluta che intanto che Mr Umberto . riposava in hotel, l’Abhishek  assolutamente non potesse essere alla guida.
Intanto io dovevo correre quanto prima ad inviargli denaro, di Venerdi 25 novembre, scarseggiavano farina e riso, il cambio di currency rendeva in India ancora oltremodo difficile assicurarsi valuta, e l’amico voleva  provvedere quanto prima ad acquistare un maglioncino per Poorti e Chandu, dato che cominciava in  Khajuraho  a fare freddo.
Quel pomeriggio in cui la nebbia si era diradata in un grigiore novembrino volevo inoltre concludere/ terminare la revisione interminabile del mio reportages sul mio ultimo bellissimo viaggio che abbia potuto compiere nel Madhya Pradesh,  nel cui corso d’opera restavo alle prese con quanto andava reso più perspicuo e leggibile della descrizione interminabile del Kuraiya Bir e dei templi iain di Deogarh.
Questa la trama  delle mia attività reali che intercorrevanol’altro  ieri  tra me e l’India, mentre in me era oramai un convincimento assodato che da oramai 70 giorni le autorità del Consolato negasse di accordarmi il visto perchè  determinate solo dal più vago  sospetto, e da nient’altro, mi hanno “ puntato” e restano in attesa dall’India di ciò che non arriverà mai loro mai perché  non potrà mai esservi raccolto, ossia dei riscontri di una qualsiasi attività illecita in cui sia coinvolto e che si nasconda nella mia richiesta di un visto di impiego per insegnare  italiano.
Ad  averne indotto il funzionario o il Console a dubitare dei miei intenti era forse la pessima reputazione di cui a ragione gode in tal senso Khajuraho, che può aver fatto loro supporre che anche la scuola che mi aveva rinnovato il contratto di insegnamento dell Italiano rientrasse tra quelle  implicare nel raggiro, a danno di turisti, delle donazioni a Istituti fasulli o corrotti,  i cui tenutari sguinzagliano a tal scopo  gli stessi  bambini e i lapkas per procacciarle,    mentre io da che risiedo in India uso e spendo ogni mia risorsa intellettuale e morale per valere  forme opposte  di accoglienza e di conoscenza ed esperienza dell India, nelle mie relazioni umane e negli studi e ricerche che mi impegnano tuttora giorno e notte e  ben rinvenibili in internet
Avessero potuto anche solo avere un’idea, le autorità consolari, di quanti clienti si è perso il mio amico Kailash  come conducente di autorickshaw, per avere detto le cose come stavano a turisti che preferivano lasciarsi abbindolare da  ogni genere di allettatore  o procacciatore o seduttore del posto, e che cosa gli costa avvertire  che  non possiamo ricongiungerci perché si dubita  che sia in combutta con una realtà  contro cui in India ho speso immiserendomi  la mia esistenza durante tutto il periodo in cui vi ho vissuto!
Kailash, così ammirevole e caro,  per come si è  messo al seguito  di  una mia “ good way” che trova contro tutti e di tutto, del quale al contempo, al rientro dall’effettuazione del trasferimento del contante , mi addolorava che dovesse indurmi a dirgli che avrebbe aspettato invano che gliene inviassi dell’altro, finchè non si fosse deciso una buona volta a  contattarmi con una videochiamata, che mi consentisse finalmente di rivederlo insieme con Chandu, Poorti ed Ajay, di cui debbo contentarmi solo di risentire le voci che mi salutano al telefono.
Rimessomi poi di nuovo al computer, entro il tardo pomeriggio avrei avuto modo di concludere anche la riscrittura dei miei pochi accenni già formulati alle meravigliose grotte buddhiste di Deogarh , per quanto la interrompessi e nell’altra mia più delusa attesa seguitassi invano a contattare l open visa centre di Milano, per saperne di più, secondo i suoi addetti,  sulle ragioni a tal punto della sospensione ulteriore del visto, poiché ogni comunicazione da parte loro era stata ugualmente sospesa.
“ We have to wait. We  have to wait without becoming hungry. With  Indian Autorithy   You  have to wait, ieri mi avrebbe  soggiunto Kailash, if you do  honestly”


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