novembre
gennaio 2016
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Nell'imminenza
di Diwali
Ed eccomi di nuovo nella mia stanza di Khajuraho ove mi ritrovo ancora desto nel fondo della notte, mentre oltre il cortiletto interno il sonno raccoglie in un’unica stanza Kailash e la moglie e i nostri ragazzi. Ajay come sempre accanto alla madre, su dei giacigli stesi sopra il pavimento, Kailash insieme a Poorti e a Chandu ai suoi lati, su uno dei due letti che altrimenti sono raccostati Chandu è crollato di schianto nel sonno, dopo un’intera giornata di "games" con il tablet che gli ho regalato, di follia giocosa con il suo babbà ritrovato, Con Porti sono bastate poche delicate parole, un bacio sui capelli, come con Ajay un’occhiata sconsolata quando disteso nel letto l’ho visto intento a seguire alla televisione trucide scene di wrestling , . Mohammad , come ama fare, l ho ritrovato nella mia stanza senza che si fosse annunciato, appena vi ho fatto ritorno al mio rientro dal shiva net, in cui ero stato alle prese con tutte le complicanze di una richiesta di un permesso indiano di soggiorno. Sono tornato a baciarlo ad ogni mancato distacco sulle guance del suo bellissimo volto, nel fargli differire il ritorno dal farmacista che ne fascerà di nuovo il bubbone alla caviglia di un’infezione trascorsa, per dirgli di che cosa ho in mente di fare di meraviglioso con lui ed Ajay, la marcia mattutina alla scoperta degli alberi della giungla dell India centrale che compaiano lungo i percorsi che recano ai vicini villaggi. “ Sarà molto bello soprattutto per Ajay, che ama l’agricoltura, ma lo sarà anche per me. Al mondo bisogna conoscere ogni cosa”. Kailash mi ha invece raggiunto di sorpresa nel call center, mentre al telefono tentavo invano di tranquillizzare l’angoscia apprensiva di mia madre, che mi aveva cercato sul cellulare di Kailash due ore prima, che mi avrebbe raggiunto nuovamente due ore fa, nel cuore della notte, dimentica che le avessi telefonato a lungo solo poco ore prima, di ogni mia vana rassicurazione. L’amico poi avrebbe assistito ai miei tentativi inutili di effettuare l upload di tutti i documenti richiesti per il permesso di soggiorno., di cui altro era ogni volta il formato o la dimensione richiesta. rispetto a quelli delle fotografie o delle riproduzioni inoltrate. Prima di lasciarci poc’anzi, mentre già Chandu era sprofondato nel sonno, e Vimala e Ajay e Poorti iniziavano a rannicchiarsi entro le loro coltri, ci siamo detti che cosa occorra comperare domani per Diwali. “ Patakas! “ mortaretti e petardi aveva chiesto a gran voce Chandu, quando avevo iniziato a parlarne prima che si distendesse e si addormentasse all istante.. Andremo io ed Ajay con lui sul mela ground per comperare le innocue girandole su cui ha convenuto Kailash, con il quale per l indomani avevo già acquistato una statuina in metallo di Laxmi che mancava al sacrario domestico, e che è indispensabile per la puja di domani sera. Per ritrovarci tutti insieme nel celebrarla, Poorti dovrà rinviare a dopo Diwali il suo soggiorno nella località nativa di Byathal, che aveva appena richiesto al padre lacrimevolmente.. Come Laxmi possa felicitare del brillio di una fortuna economica la nostra soglia, al cui limitare ritinteggiato due lumini sono accesi per propiziarne il viatico, come in ogni altra casa dintorno, è davvero la tremula speranza di un sogno del cuore, ora che l’ammontare su cui possiamo contare si erode irreversibilmente,e che ci è dato solo di seguitare il nostro buon operare e ricercare, restando in attesa, mentre ci congediamo intanto da ogni giorno trascorso come da un buon giorno solo che ci sia costato il meno possibile. Nella gioia grande che stamane è subentrata alla ansia e all’assillo , al pensiero che è così perché mi sto donando e non sto trattenendo, confortando Kailash e i suoi cari della mia fedeltà-
12 novembre 2015
La mia felicità indiana
La mia felicità indiana ora è lasciare, uscendo di casa, Chandu consenziente, in incantevoli sguardi, a che spegnendo il computer concluda la sua ulteriore visione di pulcini nebulizzati di Chichen invaders o di acrobazie impossibili di Alex Gordon, il nostro omino bambino attenendosi così all impegno assuntosi, con papà Kallu, che se oggi non è andato a scuola per riposare ancora un poco e fare gli ultimi compiti, domani non farà i capricci per esservi in tuk tuk di primo mattino, e allontanarmi di casa con un filo di speranza ulteriore, dopo che sono stato contattato da Delhi perché mi ci rechi per vedere che cosa è possibile fare insieme nel mondo turistico, come lo è che Mohammad al telefono mi abbia detto frattanto che sta ora bene, e che non profitterà più del passaggio in moto che gli offre Abbas, e con cui deve anticipare il rientro, per ridurre la lezione d’italiano al pretesto distratto di un nostro incontro, e poi nel sole che di dicembre splende anche sulle miserie nefaste di Khajuraho, è ritrovare che con il taglio di un ulteriore tronco potato i lavori di asfaltatura delle sue strade procedono verso una fine che nessuna corruzione o gelosia di interessi ulteriore potrà più impedire, come già domenica , dopo la ripianatura dei cumuli e strati di ghiaia che venerdì l’altro avevano reso il percorso un sentiero disastrato, ho scoperto con sollievo che ora è agevolmente percorribile la strada sino a Kundarpurah, - la futura Chickenpurah, per chi ha occhi soprattutto per i suoi allevamenti di polli che ne sovrastano di numero le case, il che faciliterà i nostri contatti con il villaggio natio di Byathal, sovrintendere alle nostre bufale e ai terreni di Kailash che sono ora nelle mani del padre, ed è quindi la mia felicità indiana anche solo trovare per strada un venditore di guava e poterne comperare mezzo chilo al prezzo di sole trenta rupie, per irrobustire di frutta la salute mia e dei nostri bambini, e poi, nel corner Lassi, per non più di cinquanta rupie nutrirmi di uno squisito paratha ripieno di miele e banana, mentre al telefono sgorga tra me e Kailash un’ intesa profonda, su che fare o non fare, spendere e risparmiare, non che su quali vegetali- palak, cucumbers, green dahl, loki- siano propizi per le sue emorroidi, riso compreso, purchè sia quello non brillato che si ritrova nei villaggi, apprendendo che è per accertarne lo stato che l’amico deve essere di rientro a casa, e non può prolungare il suo stazionamento con il tuk tuk di fronte a uno degli hotel cinque stelle, in attesa che finalmente ne esca uno dei turisti che vi alberga, che non sia sotto la sorveglianza speciale di escort e guide ufficiali. Al fondo di tutto, la gioia profonda delle parole in cui con pietate e magnificenza, il riflesso della Benevolenza del tutto è ritrovato. ( testo in via di revisione e correzione)
10 novembre 2015
Mohammad e la sua vita di grazia e miseria Quando questa sera mi è ricomparso accanto nel Corner Lassi, Mohammad è tornato a splendermi di un volto radioso nei suoi occhi gioiosi, e la sua voce poteva di nuovo modularsi scherzosa, seduto allo stesso tavolo dove ieri nulla che gli dicessi, che gli manifestassi, riusciva ad allentare la fissità nel dolore del suo volto e del suo sguardo, al ritrovarsi a stomaco vuoto, al terzo giorno di inattività del padre come venditore di tè, dopo che in un' intera giornata di lavoro non aveva racimolato che 35 rupie, neanche il guadagno di mezzo euro. A sua madre in giornata erano rimasti i soldi solo per comperare la farina con cui aveva impastato sei, sette chappati, di cui dei vicini avevano fornito il companatico di alcuni pomodori che aveva insaporito con del sale e della menta. E Mohammad si era schernito di non volerne mangiare, per lasciare il cibo alla sorella e agli altri suoi familiari. Suo padre aveva farneticato la notte avanti, disperato di averli trascinati in una simile situazione lasciando Kanpur per Khajuraho, dove la casipola che aveva acquistato, ora che era precipitato in miseria non era più in grado di venderla ad un prezzo che gli consentisse di trasferirsi altrove. Ed intanto Mohammad sentiva al contempo di voler restare con me, per dividere insieme il proprio dolore ed avere di che saziarsi, e di dovere tornare accanto a suo padre. Il ragazzo le settimane avanti mi si era detto fiero di lui, per come prima con l’esercizio di un tuk tuk, aprendo poi un banco di vendita di lassi, un altro di tinteggiatura di abiti, ora quello della vendita di tè , si era arrabattato in tutti i modi per fronteggiare le calamità in cui era incorso in Khajuraho, - per giunta i ladri due volte gli avevano svuotato degli averi in denaro e gioielli l’abitazione, e Mohammad durante la mia ultima permanenza in Italia non aveva avuto modo di lasciare la bicicletta sull’ uscio di casa, stremato dal sonno per un suo stato influenzale, che anche questa gli era stata rubata. Ancora l’ altro giorno Mohammmad mi aveva esaltato più che ogni altra volta il valore di suo padre, quando durante i giorni dei massacri indoislamici dopo la distruzione della Babur Masjid di Ayodya - la cui edificazione avrebbe profanato il luogo natale del dio Rama ed avrebbe richiesto a sua volta, e a suo tempo, che fosse abbattuto il tempio hindu della natività del dio,- per difendere la sua vita e quella della nonna materna di Mohammad, l uomo che abitualmente è di una mitezza e gentilezza unica, aveva ucciso due rivoltosi hindu che stavano per assassinare entrambi.. “ E’ stato presso**** Già alla stazione di Kanpur cui era arrivato dal villaggio insieme alla nonna,il papà aveva trovato confusione e violenza, gente che sparava ed uccideva, altra che cadeva morta o che già lo era (o che già era era cadavere) lungo le piattaforme dei binari. Aveva allora raccolto una pistola che era finita abbandonata per terra e se l’era messa in tasca. Nessun rickshaw -wallah voleva portarli dove intendevano andare, i conducenti avevano paura anche solo a muoversi Quando quei due uomini li hanno fermati, il papà e la nonna, e hanno chiesto loro in nome, come hanno così saputo che erano islamici hanno puntato la pistola alla tempia di entrambi…. Mio padre a poco a poco, perché non se ne accorgessero, ha allora levato di tasca la pistola che aveva raccolto in stazione… Ma è stato per difendere la propria vita e quella della nonna che l’ha fatto… Da tutto l Uttar Pradesh in quei giorni era accorsa polizia, non si poteva uscire di casa o accendere di notte la luce nelle case”. “ Mohammad, sono tornato oggi a dirgli nel ritrovarlo rinfrancato, la tua vita è un romanzo di cui sei il protagonista senza poter decidere la trama, con alti e bassi, up, down, up, down, senza fine, che richiede tante lacrime che dovrai seguitare a versare nei suoi bei capitoli” Già lunedi, come ho visto che per il secondo giorno consecutivo il padre non aveva ripristinato lo spaccio di bevande calde, ho inteso che quando ci fossimo rincontrati non avrei ritrovato Mohammad giocoso e scherzevole come il giorno prima, durante il nostro viaggio pomeridiano in bicicletta sino a Chickenpurah, per accertare lo stato delle strade che vi recano, sulla via di Byathal, il villaggio natale di Kailash., e non solo perché in mattinata aveva accusato uno stato febbrile. Gli ho allora ripetuto che doveva preoccuparsi solo di studiare e di fare esperienza della vita e del mondo, stando in salute, che questo era ora il suo compito, con il mio aiuto e secondo quanto voleva papà. Ma già al mio rientro in casa, come mi si è concretata mentalmente la situazione del padre e familiare, ho sentito tutta l’ inconsistenza che avevano per Mohammad le mie parole, al cospetto di un genitore il cui lavoro non offre prospettive di guadagno che irrisorie, né altre gli si prospettano restando in Khajuraho, da cui non ha modo di andarsene con la famiglia al seguito, contrastato da ogni sorta di gelosia esclusiva, ( ai lati del suo piccolo banco due avviate locande offrono il suo stesso tè, senza riservargli almeno quella esclusiva, i bramini della casa retrostante lamentano che le sue due panche e quel banco d’appoggio di un fornello siano un covo di perdizione). E come al telefono Mohamad mi ha avvertito che sarebbe venuto in ufficio per la lezione insieme ad Abbas in motocicletta, il ricco suo amico di casta sayyed che di lui si serve soltanto, come di me fa ugualmente, ho trattenuto a stento il mio rigetto di tutto, per essere di nuovo in ufficio con entrambi ed Ajay, e rinnovare le mie celie linguistiche. Se si poteva seguitare a leggere Il piccolo Principe? Oooeuh, certamente, interagivo interiettivamente, così come avrei detto detto “Aàao”, nella parlata bundela locale , “A’aaa “in Kanpur, adduceva Mohammad… “Strane , certe somiglianze sonore, io qui sono un babbà con tre b, come in Italia sarei un nonno con tre n, - stavamo studiando i nomi delle parentele-, la tatti, qui con tre t, in Italiano è la cacca con tre “c”! Fantastico l' indoeuropeo….” Così Mohammad mi sembrava si stesse comunque risollevando, dopo che la settimana scorsa la ricaduta antecedente della sua vitalità straripante era avvenuta per l incidente che lungo la strada dissestata verso il villaggio islamico di Manjiurnagar l’aveva coinvolto al rientro a sera tarda da una mia lezione precedente. L’auto l’aveva investito di fianco, seguitando la sua corsa, ma il peggio era capitato al suo cellulare. “ It s defected, now”., mi aveva anticipato ricorrendo a quello di un suo amico, mentre rientravo dai templi jain per incontrarlo al Madras cafe. In realtà Mohammad mi estraeva da una tasca prima la sim card, poi la batteria, per mostrarmi ciò che unicamente ne era rimasto intatto, poi dall’altra un involtino, in cui erano i resti sfasciati del suo cellulare. Gli era caduto di tasca e l’auto vi era passata sopra… “ L’avevo acquistato 6-7 anni fa di seconda mano, vedi come lo tenevo bene, la sua memoria conteneva 2763 messaggi, 852 erano vocali, più di 80 le fotografie, in gran parte della mia girl friend …” Che importava più, che restituendogli ella il sonno e l’appetito, pochi giorni prima , benché solo quindicenne, avesse avuto la forza di rifiutare il pretendente che con la famiglia era venuto da Banda insieme con il padre della ragazza che ne era rientrato, da un viaggio complessivo di affari, per iniziare a combinarne il matrimonio ? "Allah gave me a very bad life". “ Mohammad,. gli sorridevo- in Italia si direbbe che per te “ piove sul bagnato”, “ it rains where is ghila “ Solo due settimane prima mi ero dato da fare perché potesse ripararlo, poiché dallo schermo era sparito ogni dato. Un Mohammad sconsolato ed incantevole più che mai, mi mostrava allora i suoi sandali infradito “ Vedi, sono ancora quelli che mi comprasti a luglio, quando gli altri si ruppero al ritorno in bicicletta da Byathal. Per poterli portare ancora uso la colla e il fil di ferro" .Che mi sarebbe costato comperargliene di nuovi, se non che così avrei seguitato a privilegiarlo nelle mie cure rispetto ai figli di Kailash, con una predilezione manifesta che fa lampeggiare nella mente di Kailash una gelosia possessiva che ha i tratti della follia ..................................... “ Mohammad, ma tu sei bello come lo è la tua vita. Hai presente il circo, quelli che vi si esibiscono in giochi difficili e pericolosi? Tu sei un angelo che ogni giorno deve sopravvivere così. Da anni è questa la tua vita , la vita della tua famiglia, ma vi ritrovate ancora qui, e niente è andato perduto. Tu fossi un giorno ricco, guarderesti allora a questi tuoi giorni come ad una gran vita fantastica”. ( da rivedere e correggere) 11 novembre 2015
L’inferno delle psicopatologie di Kailash di cui debbo essere il” guaritore ferito”, che ne
fu l’ infettante, ravvivano di splendore i giorni che la settimana
scorsa prima del Natale ho finito di trascorrere in Gwalior e nel suo
circondario, risalendovi in Amrol, in Dang, agli albori iconici ancora incerti dei templi hindu delle dinastie Pratihara,
in Gwalior al loro fulgore estremo già raggiunto
nel Teli-Ka mandir,
all’intaglio nella roccia di ogni canonica minuzia scultorea nel monolite
roccioso del tempio Chaturbuja lungo l erta che
reca alla fortezza, a quanto resta della disfida in grandiosità e
magnificenza / splendore ai templi di Khajuraho dei
nuovi sovrani Chandella intentata dai Kachchapagata, già loro alleati e divenutine
vassalli, nei santuari al suo interno Sash e Bau, in Sihonia nel romantico
avvampare ora di rovine del Kankamadh.
Di tali escursioni, mi è
ora di conforto rammentare soprattutto quella avvenuta di domenica in Dang, un remoto villaggio in prossimità di quel Gohad Chauraha che mi era
stato preannunciato come un insediamento che più minuscolo non avrebbe potuto
essere lungo l’arteria di raccordo di Gwalior con Bindh , a trenta chilometri di distanza dall’avvio
della corsa in minipullman.
Invece, nella smentita puntuale delle proprie aspettative che sa riservare così spesso l Incredibile
India, quando vi sono sceso al termine di una corsa tra distese di arativi di
campi ancora spogli, di un interesse paesaggistico
meramente agronomico, che può attirare per la sua natura fertirrigua
crassa e piatta soprattutto l’acuto interesse economico di coltivatori punjabi, tant’è che l unico
edificio di risalto apparsomi ai finestrini era stato un tempio sikh gurudvara che avevo
avvistato in prossimità dell’arrivo, mi sono ritrovato in un’arteria
trafficata di un sobborgo vasto di per se quanto una delle
cittadine cresciute lungo i percorsi stradali dei Distretti indiani a me
familiari, a tre chilometri di distanza dal grosso del centro
città vero e proprio, mentre in direzione opposta una freccia mi indicava che
ad un chilometro era localizzata anche una stazione ferroviaria.
In quello stesso suburbio non mancavano gli stessi atm, e ben altro che di soli biscotti avrei
potuto sfamarmi, che il giorno avanti, all ingresso
in Amrol, che dall’addetto alla reception mni era stato invece
prospettato come un villaggio in pieno sviluppo, degli insegnanti che
il conducente del tuc tuc
aveva contattato mi avevano avvertito che era la sola cibaria che vi avrei
potuto reperire, sempre che dei nativi, o loro stessi, non fossero disposti
ad offrirmi da bere anche del tè.
Non mancavo inizialmente di essere sviato verso la
stazione ferroviaria, dopo avere fatto scorta di banane e di guava, prima di ritrovarmi avviato ,
da indicazioni credibili per la loro concordanza, lungo il seguito del
percorso effettivamente da intraprendere per giungere a Dang,
che era (lungo) la stessa arteria trafficatissima
dei veicoli più pesanti , autobus e camion, che seguitava in direzione di Bindh, ancora avanti per non meno di tre, cinque
chilometri a piedi, fattibilissimi data anche l ora meridiana in cui iniziavo
a incamminarmi.
A cenni e in hindi, un primo
passante che interpellavo ulteriormente mi faceva
intendere che Dang era situata sulla
concrezione argilllosa dell’altura minimale che
dopo tanta pianura si profilava sulla mia destra ancora remota,
facendosi via via fascinosa, perché tra la
vegetazione arborea le dimore che iniziavo a scorgervi, nel loro sopralevarsi assumevano le parvenze di residui di antiche
torri.
Come dei casali nella vastità delle campagne
meridionali d’Italia, li precedevano tra
i coltivi , che fossero minuscole case, postazioni di avvistamento di watchmen a guardia dei campi o ripostigli di arnesi,
edifici a guisa tutti quanti di parallelepipedi senza seguiti di tetti o di ingentilimenti di sorta, che avrei visto contrappuntare anche le campagne del vicino distretto
di Morena nel recarmi a Sihonia.
Mi smarrivano frecce di vistose
segnalazioni in hindi, per cui per il tramite al
cellulare di Kailash chiedevo conferma della esatta
direzione di marcia a un giovane di grande avvenenza che sopraggiungeva
in trattore , solo poco prima che delle frecce ulteriori mi indicassero anche
in inglese che la strada da intraprendere era proprio la scorciatoia sulla
destra che sinuosa tra i campi recava verso quella altura, per un
tratto a piedi ancora a lungo, dove il venir meno del manto stradale di
cui restavano solo incrostazioni sparse, si faceva la pulverulenza di un camminamento terminale
patibolare, tra le asperità del ciotolio
soggiacente al loro insussistente arco plantare.
Un passante mi offriva sulla sua motocicletta un
passaggio la cui gentilezza non mi sentivo di
ricusare, proprio mentre la vista del villaggio mi si veniva slargando a
distanza ravvicinata, e così mi ritrovavo a discendere di li a poco
proprio all’altezza dell ingresso del tempio, in
una radura dell’addensarsi di alberi nel cuore del villaggio.
Mentre depositavo lo zainetto presso la piattaforma del
tempio, e ne ragguagliavo l’immagine alla sua riproduzione fotografica, il
gruppo di anziani e ragazzi che stazionava appresso
si scomponeva per venirmi incontro, com’era da attendersi che fosse , mi
dicevo, senza innervosirmi o spazientirmi anzitempo per i contrattempi che
la loro curiosità poteva ingenerare, avevo tutto un pomeriggio davanti
per la perlustrazione dell edificio cui il
volume di Trivedi Temples
of the Pratihara Period
in central India non riservava più di tre
pagine, e potevo ben ricondurre le loro istanze alle mie., sempre che
fossero loro a porsi al mio seguito, e non accadesse , come di solito
avviene, che in un sopraluogo tu apra un libro per investigare un
tempio o una pianta, e i fanciulletti o i giovinotti nativi, senza il minimo riguardo per
un’attività mentale di cui non capiscono il senso, o cui non pensano di
dover portare rispetto perchè a compierla è la bizzarria di uno
straniero,nella sua inferiorità umana, con il loro sguardo ficcante
anticipino l’indiscrezione istantanea delle l domande intemperanti con cui ti
interpellano, che non possono che distoglierti dall’attività di ricerca
in cui ti stai concentrando. Ma a filtrare l’appressarsi
di ragazzi ed anziani erano due giovani che sapevano con me
interloquire in inglese, e che mi assicuravano che il soddisfacimento della
curiosità e degli interessi degli astanti non prevaricassero sulle mie
esigenze di visitatore.
Dei due quello più
affabile mi informava che un mese avanti era morto il pujari
del tempio che faceva da guida a chi sopraggiungesse occasionalmente, e
costui era lo stesso suo nonno paterno, il che spiegava come in segno
di lutto fosse rasato il suo capo, cui accennavo come a riprova-
Da allora nessun altro era sopraggiunto da fuori a
visitare il tempio, e in onore della mia venuta reinaugurale,
un fanciullo sopraggiungeva con un vassoio di dolci,
che ingentiliva
Ancor più l’accoglienza che mi si veniva riservando.
Venuto meno il sikhara
originario del tempio insieme con la varandika, la sua visita avrebbe richiesto l’indagine
visiva solo del basamento e delle pareti e del portale d’accesso, con
la sola complicanza, che già mi avevano riservato i templi di Amrol, ma che
Ripresa l opera del Trivedi , con i miei due accompagnatori ed i ragazzi che
mi restavano appresso, cui si univano via via
degli anziani incuriositi e interessati, tra svarioni vari e
ravvedimenti repentini, a iniziare dalla confusione di Surya
con l immagini che invece era di Brahma che
campeggiava nella kapili settentrionale del
vestibolo, stupefacentemene mi disciplinavo a
meraviglia nell’apprendere dando apprendere, al tempo stesso in
cui scoprivo che come il secondo dei templi di Amrol, dall epoca altomedievale della sua fondazione era rimasto per i
nativi un tempio di culto vivente di cui si era persa ogni memoria o
consapevolezza dell’identità degli dei che vi erano scolpiti.
Mi si era fatto subito cenno a Krishna
dadhi-manthana, intento
alla angolatura del latte con la madre Yasoda, in
una formella dislocata incongruamente sopra il
portale d’accesso, talmente travalicante è la popolarità della sua
ghiottoneria birichina del burro delle gopi,
di cui non avrebbe tardato a derubare i cuori stessi fattosi
giovinetto, e come non ravvisare Ganesha
nella prima delle divinità di stanza nelle proiezioni centrali, ma quanto
alle stesse divinità cardinali, o a Kartikkeya
riconoscibile per il pavone che alimenta, quale suo veicolo, o a Parvati in Pancha-agni-tapas
nelle altre nicchie principali, le cui immagini vi erano di stanza a
completare il consesso famigliare del dio Shiva cui
il tempio era dedicato, come già in Amrol, o Batesara, o Naresar, secondo
un’ordinanza canonica che avrei ritrovato nelle nicchie inferiori del
basamento dell’ adhisthana del tempio Chaturbuja di Gwalior, in cui
soggiacevano a quelle superiori di Vishnu e di due
sue incarnazioni, essendo tale tempio in onore dell
onnipervadente, talmente si era stabilizzata
negli ordinamenti iconografici delle maestranze templari, ciò che
dicevo illuminava le menti degli astanti come una rivelazione originaria.
Errori smentiti, ripensamenti, correzioni in corso di
visualizzazione e ribadite stabilizzazioni
interpretative , ma tutti sembrava concorrere ad assicurarmi l’attento
riguardo di un seguito indefettibile e ammirato, che cercavo di
accalorare della mia passione emozionata, alla vista dei mirabili ornamenti
delle nicchie e della magnificenza della viridiscenza
vegetativa dei pilastri laterali - prati-rathas
che ne monumentalizzazavano il risalto, ancora
gremiti della vitalità naturalistica dei rilievi Gupta,
forse una primizia del tempio di Dang, tale ricorso
a guisa di paraste dei prati-rathas, come nel fasce
del portale quello di bande in forma di pilastri o stamba-sakhas,
di cui un sikhara fosse il coronamento terminale. E
come non esaltare il dispiegarsi a ruota
retrostante del piumaggio del pavone di Kartikkeya
, a suo insediamento in un trono di gloria che ne irradiava il fulgore
divino?
Già a quello dei due fratelli che mi era
più amichevole, avevo alluso alla bellezza incantevole dei motivi decorativi
delle tulas che soggiacevano ai pratirathas
lungo la modanatura dei kalasas, o alle carenature
degli udgamas che sormontavano le nicchie,
assumendovi vivaci sembianze leonine in quelle delle nicchie centrali, al
tempo stesso in cui gli indicavo il tetto di un edificio vicino
le trabeazioni che ne sporgevano, le sciahtir,
per fargli intendere che ne imitavano nella pietra le testate ornamentate che fregiavano i templi hindu
lignei originari. Ne avrei avuto un ricordo
struggente il giorno seguente in Sihonia ,
quando l’immensità immane del Kankamadh mi si
sarebbe ridimensionata, momentaneamente, alla vista del degrado della finezza
della grafica scultoreadelle tulas
che vi comparivano oramai come un residuo arcaico, in epoca avanzata Kacchapagata, al pari di come in una immagine ingrandita
gigantescamente la risoluzione bassa dei dettagli la sgrana in una ricampionatura rovinosa..
Una giovane signora indiana ,
proveniente dall’America, e nativa di gwalior, vi
avrebbe invece invertito i ruoli che in Dang
mi aveva conferito presso i nativi la mia pur tormentata cognizione iconica
delle loro divinità scolpite, quando all uscita dal
garbagriha dove si era prosternata in adorazione
del linga al seguito di un gruppo di
ragazze che vi avevano recitato una litania di mantras,
mi faceva presente che la pradakshina che aveva
appena compiuto non si prestava all adorazione di Shiva, e che avrei dovuto invertirne in un secondo tempo
il corso in senso antiorario, così come mi era imposto ogni volta, senza che
ne avessi tratto il debito insegnamento, dalla piattaforma circolare che nel Matanghesvara recava sino alla scalinata d’accesso al linga superiore, intorno al quale era d’obbligo poi
ruotare in senso contrario.
Le pareva buona cosa che in Sihonia,
come in Mitaoli, Padhavali
o Batesara , non vi
fossero che visitatori indiani, e la mia esperienza della
realtà devastante dell’ attratività turistica di Khajuraho mi induceva a darle conferma mentre ci
congedavamo, pur se poco prima avevo fatto redarguire da un indiano due
ragazzini che stavano scalando una parete dal tempio, mentre un uomo stava
discendendo da una delle nicchie centrali dove per farsi fotografare aveva preso
il posto della statua dells divinità che vi era un
tempo riposta. Degno emulo delle coppie che incorniciano il loro amore entro
gli archi dei mirhab delle moschee monumentali di Delhi.
In Gwalior
avrei poi assistito all ingresso seriale
al Teli-ka-mandir. di
gruppi di ragazzi che ne varcavano il recinto solo per scattarvi selfie e foto amicali di cui il tempio per cui non
avevano occhi non era nemmeno lo sfondo, e nei templi Shash Bahu all
irrompervi comitive studentesche che vi transitavano solo per
riempirli del loro chiasso berciante, od appollaiarsi e sfilare lungo le
trabeazioni di supporto dei grandi pilastri del mandapa
centrale.
In Dang
invece, come già in Amrol , preso il Danebaba, mi si veniva a distanza al seguito, mi ci
si faceva accanto per condividere la mia ricerca, farmi domande, mi si
conveniva intorno, terminata la visita, per la serie di domande che dettava
loro la curiosità, dopo che un ragazzo era statio
incaricato di recarmi del the con dei biscotti. Quanti altri paesi avevo visitato’ Da quando l
india era diventato il mio approdo permanente? ED eero stato in Pakistan? Com’era sta
con me la gente del Pakistan? “ Come voi, rispondevo sorridendo,
con un dito volto circolarmente, accennando al loro grato radunarmisi
intorno. Per curiosità ed interesse i
pakistani giovani mi si facevano talmente addosso, dicevo, che a volte
era dovuta intervenire la polizia. E vi avevo
trovato templi hindu? No, a
onore del vero, neanche uno, oltre le moschee soltanto delle chiese
cristiane, presidiate dalle forze dell’ordine. Ma lungo la frontiera vi sono
luoghi dove ihindu e islamici pregano negli stessi
templi, come a Delhi sulla tomba di Sultan Ghari, o nella Firouz Shah KKotha. Erano ben
consapevoli, di ciò che aggiungevo , che le cose vi
si fanno gravi se uno lascia la propria religione. Islamica per unì’altra religione. In India ritenevano
che non dovessi avere avuto problemi a professarmi cristiano, come
confermavo, pur non tacendo delle difficoltà e delle paure rivelatemi
da altri cristiani, E gli indiani nel mondo? E i
loro mandir? Ne avevo
incontrati molti nel mio stesso paese, provenienti dal Punjab, addetti ai lavori dei campi ed alla mungitura,
altri insediati in ogni parte del mondo, dove i templi che costruiscono
spesso riuniscono i loro tratti hindu a quelli di
chiese, di moschee, luoghi di culto buddisti, per significare che molte sono
le religioni, ma uno solo il loro Dio.
Gli astanti mi accreditavano oramai di un tale grado di conoscenza delle universe
vicende e delle loro vestigia culturali, che si passava a chiedermi che cosa
mai concernessero le lastre allineate a noi accanto ai bordi della attuale
piattaforma del tempio. La mano aperta jn rilevo nella parte sovrastante mi faceva ritenere, come
loro attestavio, che potesse trattarsi, come già in
ERan, di lapidi commemorative del sacrificio di
qualche sati consuma negli antichi tempi ,
come loro convenivano persuasi.
L’ora era già tarda, e mi si provvedeva un passaggio in
motocicletta fino a Gohad Chauraha., non senza prima avermi lasciato in dono un pacco di
dolciumi, e che scambiasi le mie generalità e il mio recapito in facebook con i due fratelli che seguitavano a
fungermi da tramite.
V’era tuttavia ancora il tempo perché con un seguito
appresso mi si portasse in giro per il villaggio, a vederne le case che dei
miei accompagnatori erano le abitazioni, da cui mi si facevano
incontro le donne di casa, dai bancali frontali, i chabutri,
estesi quanto giacigli, le stalle e i covili dei loro animali, tra cui le
capre più care con cui si facevano fotografare, i cumuli simili a covoni di
pani di sterco e i capanni che ne erano i depositi, un santuario
all’aperto ricavato dai resti del tempio.
Dove mi attendeva l uomo che
con la sua motocicletta mi avrebbe trasportato, uno zio dei due ragazzi, che
trepidamente e teneramente mi ci avevano condotto per mano, erano
radunati degli uomini intorno a un fuoco, degli anziani che erano le autorità
del villaggio con i quali, sedevo a riscaldarmi al calore delle fiamme.
Avevano tutti quanti prestato servizio nell’esercito mi si diceva di loro.
“ Ed hanno essi combattuto
contro il Pakistan? chiedevo sollevando l’ilarità
circostante.
No, si smentiva, nel congedo finale
“ Finora, chiedevo al giovane che mi era più caro di tradurre per tutti, cui avevo appena confidato che mi
era stata da loro donata una delle giornate più belle di tutta la mia vita,
forse una delle dieci più meravigliose, Dang
era solo il nome di una località scritta su un libro. Ora resta scritto ancor più nel mio cuore”
dicembre 2015 -gennaio 2016
La storia del ragazzo che non portava chaddi
“ Mohammad, ho già un titolo per il romanzo che vengo traendo dalle tue vicende, insieme al libro sull’amore di cui mi stai scrivendo i capitoli (il primo che insegna a suo dire che l’amore è vita, il secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso, il quarto che è follia,il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale), sarà il suo titolo “ La storia del ragazzo che non portava chaddì”, le mutande di cui gli era stato trasmesso in famiglia che doveva risparmiare l uso e di cui ha fatto a meno sino alla settimana scorsa, quando si è stracciata una delle sole due paia di pantaloni di cui disponeva, oltre a quelli scolastici, e siccome l'altro paia era ad asciugare al sole, era impedito anche ad uscire di casa. Quando si è recato a provare i pantaloni nuovi che ho provveduto ad acquistargli, insieme ad un paio di mutande nel “ general store”, e a scarponcini in similpelle che integrano i soli infradito che porta ai piedi, dotandolo anche di un paio di calze oltre a quelle che usa solo a scuola, nel negozio d’abbigliamento ha ricusato energicamente i jeans che indossava più comodamente, perché, come mi ha poi confidato, se mostrava come gli stavano in vita lasciava vedere che sotto non indossava nulla. Mai i giorni seguenti, quando il ragazzo si è rifatto vivo in ufficio, superata l’infuriata che la mente perturbata di Kailash gli aveva inscenato di nuovo, non ho assecondato la richiesta che era insita nel suo informarmi che non aveva i soldi per comperare anche un solo cioccolatino di quelli che aveva promesso alla sua Laila la notte di capodanno, ( “Mohammad, posso fronteggiare solo l’acquisto di ciò che ti occorre in ogni eventuale emergenza, è tuo papà che deve tentare di provvedere al tuo mantenimento e alle piccole spese”), mentre ben volentieri gli ho acquistato un “ chocolate and banana paratha “, con cui per sole 60 rupie ha potuto festeggiare con i suoi cari in famiglia il nuovo anno. Avrei voluto altresì dirgli, in vena d’invenzioni e trovate linguistiche, come avessi potuto aggiornare la nuova toponomastica di Kundarpurah in Murghipurah, in luogo già di Chickenpurah, per via dei polli che vi sono allevati quasi in ogni casa e che ne sono una celebrità, così come a quanto vocifera la trivialità dei dintorni le sue “ fucking ladies” , che mi aveva proposto sottovoce in offerta nientemeno che un government office sulla via del ritorno da Rajnagar, presumendo così di intrattenermi amenamente insieme con il primo cittadino di Kundarpurah che aveva l onore di affiancare , mentre interloquivano con il giovane vakil che aveva riso di cuore della mia ridenominazione del borgo di adivasi e ne aveva coniato la variante integralmente hindi, presso lo spaccio di te in cui mi ero fermato e in cui ero stato invitato a farmi loro ospite. Ma dopo che ieri sera Mohammad si è rifiutato di venire in ufficio, dopo averlo già disertato od avervi fatto il pagliaccio, ogni volta che vi conviene senza avere altre ragioni o presunti interessi che dovervi studiare, pur di salvaguardare il suo rapporto con me od il piacere della lettura terminale del Piccolo Principe, sono mutati il vento è l umore, e con il caro ragazzo mi si fa di stretta osservanza una quantomai dolorosa astinenza verbale
4 gennaio 2016
E' solo un' illusione di comodo di politici e ministri
e amministratori, che ciò che è pop e turismo o religione di massa possa
essere per i più un viatico alla religion pura , alla cultura elevata o alla
grande politica, anzi, serve ad appagarne il bisogno di spiritualità e di
arte in forme che escludono il passaggio della grande generalità a una fede
autentica e al bello che sublima il tragico, facendone dei devoti di padre
PIo e non di Dio Padre, quale Origine del Bene che orienta la trama di ferro
della necessità senza senso, dei fans di pop star che al più accederanno a
qualche romanza lirica o valzer di Strauss, dei reduci di un pensiero di
sinistra tutto e solo cantautoriale ora allo sbando tra l uno e l'altro
esclusivismo nazional.populista, dei visitatori di monumenti e templi,o
mostre ed expo, solo per inquadrarvisi in selfie con la apposita prolunga che
ora è già di rito, secondo un esempio nefasto che scende dagli stessi loro
miserandi ministri e premier o dallo stesso Pontefice o Dalai Lama..Ed il
gusto sarà per loro solo un fatto di enogastronomia, la vera religione ed
arte del nostro tempo, con i chef quali maitres à penser ad officiarne il
culto.
10 gennaio 2016
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Del Taj Mahal
e dei paradisi d'amore, discorrendone con Mohammad al rientro da Agra
Quando al rientro da Agra io e Mohammad ci siamo ritrovati stasera a discorrere su di una delle panche di cemento che fronteggiano il talab dei nostri incontri, è stato per me inevitabile fargli riprendere tutte le fantasticherie di cui le guide locali e librarie più corrive o i servizi televisivi farloccano i soli discorsi sul Taj Mahal di cui sono capaci, per smontarle di nuovo ad una ad una, come è gioco forza che ne debbano decostruire le fandonie anche i più autorevoli storici e critici. E riaffiorava la “ leggenda”del Taj Mahal bianco e di quello nero sull' opposta riva, di mani e teste tagliate ai costruttori perchè non ne rivelassero l enigma architettonico... “ Mohammad si raccontava la stessa storia per le Piramidi d’Egitto e l'accesso alle tombe interne dei faraoni… Ma se si suppone che lo stesso Shah Jahan ne sia stato l’architetto progettista… Se c’è poi al mondo una meraviglia che almeno quanto alle sue forme può essere ricostruita tale e quale in ogni sua parte questa è proprio il Taj Mahal, sempre che si ritrovi un marmo favoloso simile quello che vi è stato impiegato , di cui si sa benissimo la provenienza dal Rajasthan, dalle cave di cui ti ho detto di Makrana,. Tutto vi è simmetria di una precisione assoluta, non vi sono statue o dipinti, ogni sua decorazione è riproducibile nel suo disegno…” “ E’ che sarebbe oggi impossibile per quanto costerebbe.. “Questo di sicuro. La storia poi che il Taj Mahal fosse prima ancora un tempio di Shiva… “ anche se non gli ho taciuto che della stessa Kaba si dice, forse con qualche ragione, che fosse prima di Maometto un tempio cristiano, il che non significava che non sia oggi islamica al cento per cento.. “Mi meraviglia piuttosto che non ti sia stato raccontato anche di qualche passaggio segreto che lo collegasse con il Red fort…. Le guide così si perdono in tali discorsi, e non dicono che entrando nel giardino del Taj Mahal tu ti ritrovi con l'amatissima Mumtaz Mahal di Shah Jahan, che vi è sepolta nel trono di gloria di Allah il Misericordioso, nel Paradiso della vita oltre la morte, che già in terra vi appare come secondo il Corano è il mondo dove vivono i santi, con i char bagh, i quattro giardini tracciati dalle sue acque e gli hest behest, le sue otto porte di accesso, tante quante sono quelle che conducono da otto stanze alla sala ch'è al centro del Taj Mahal, (tante) al pari di quanti sono i modi in cui si può entrare con una vita santa in Paradiso, - che in urdu come è detto?” “ Jannat” Forse è stato il mio essermi riferito alle statue che gremiscono invece i templi hindu, di una calda fattura manuale particolarissima,invece irriproducibile, particolarmente in quelli più piccoli e remoti e sperduti, e a me così cari, ( così come lo sono i loro rilievi vegetali, che come le (nostre) pievi romaniche occidentali caratterizza per me caramente proprio quelli più piccoli e remoti e sperduti), che ha indotto il ragazzo poi a raccontarmi di come il Profeta potesse essersi rifatto allo stesso induismo, di cui non c’è menzione nel Corano, quando negò che si potesse onorare Dio in un idolo di pietra. Maometto, l ho subito corretto, non vi fa riferimento che a ebrei e cristiani ed ai loro profeti quali suoi precursori , meno perfetti, e gli induisti per lui sarebbero rientrati nel novero dei popoli che invece adorano empiamente molti dei. Quanto al cristianesimo, gli ribadivo che per me svuotato di ogni suo carattere storico, si riduceva alla rivelazione che Dio è amore, e che come tale attrae la realtà del mondo che il suo stesso essere amore vuole che sia da lui libero e indipendente, anche se in tal modo lascia che vi sia così tanta violenza, proprio quanto un magnete faceva si che la metà del cuore che la sua Muskan gli aveva regalato e che recava inciso “ My love”, restasse attratta dall'altra metà con scritto “ for ever”, che la giovinetta aveva preservato per sé. Come Mohammad mi approfondiva meravigliosamente, del resto gli stessi induisti non si considerano tali, per essi esistendo piuttosto il sanatana dharma, il loro eterno sentiero verso il Paradiso, di cui aveva discorso con un loro sadhu. “ Mi ha detto che come islamico non rispetto il sanatana dharma perché mangio carne.” "E tu che cosa gli hai risposto?" Gli aveva esibito come ora a me la sua dentatura, per dimostrargli che se negli incisivi era come quella dei bovini che si nutrono d’erba, nei canini era come quella delle tigri che si nutrono di carne. E il sadhu? “ Mi ha detto che mangiando carne divento come gli animali feroci” "E tu, a tua volta?" “ Gli ho risposto che mi nutro di carne di animali buoni e pacifici come i buoi e i montoni, e che così divento come loro buono e pacifico” “Mi sa , Mohammad, che il tuo Dio più che Allah sia il chicken biryani… Lo sai che c’è chi crede che anche gli animali abbiano un anima e che anche per loro ci sia un jannat? E tu li mangi...Così li aiuti a raggiungerlo prima, eh’?” “ Certo” ha annuito il ragazzo, mettendosi a riderne “ Ma un documentario americano ha dimostrato come certe macchine possano registrare la sofferenza delle stesse piante se ne tagli una parte. Anche loro hanno vita, che quel sadhu vegetariano uccide…” "Mohammed dovresti a proposito parlarne con un jain. Certi di loro non scavano nemmeno buche nel terreno. Forse ti direbbero che ti puoi nutrire solo di frutti o di foglie, non di piante intere che strappi… “ Come gli spinaci…” “ Tu stesso ti ricordi cosa mi dicevi, quando ti rifiutavi di nutrirti di pomodori? “ But they have family! Ed ora come la metteresti, se ti nutrissi di loro? “ Direi che si tratta solo di pomodori gay o di rape lesbiche…” Che dunque come tali si potevano uccidere? Era troppo il puro incanto delle parole divertenti del ragazzo per seguitare una schermaglia da cui il suo cuore già sapevo che sarebbe uscito sprigionato. Al suo ripetermi come in Agra, che se lo avessero spinto ad andarsene dall'India come gli altri musulmani, lui avrebbe risposto che si sarebbero portati appresso il Taj Mahal, come tutte le cose belle che vi avevano costruito, preferivo chiedergli se si ritenesse più indiano o musulmano. “Indiano”, era la sua risposta “ E’ questa la mia terra. Ed è più di noi mussulmani che degli hindu. Perché quando moriamo veniamo calati nel suo suolo, mentre gli hindu finiscono in polvere nel vento” Non mi restava prima di lasciarci per poi ritrovarci in ufficio, che di chiedergli quale nuovo capitolo figurasse nel suo libro sull’amore. Più non ricordava bene i titoli dei precedenti, ma se ne doveva aggiungere ora uno ulteriore, sarebbe stato quanto l amore sia luce della vita e insieme sporco “ E criminale” Ce n' era abbastanza, per non aggiungere più altro che le affinità della nostra corrispondenza affettiva 10 gennaio 2016 Di fantasmi sugli alberi e delitti di mafia “Lo sai, Rico, mi ha detto Mohammad nel ricontattarmi prima di venire in ufficio, che ieri sera ho visto dei preta?” Per chi lo ignorasse, i preta sono degli spiriti dei morti. “ Erano su di un albero, e mi hanno invitato a salire con loro. “ Vieni su, Mohammad”. Ma io piano piano mi sono allontanato, e poi sono fuggito di corsa verso casa. A a papa e a mamma però non ho detto niente per non spaventarli. Quando è sopraggiunto in ufficio, l ho accomodato con tutti gli agi del caso perché scendesse nei dettagli. Come nelle più improvvide fiabe gotiche, erano già passate le dieci di notte quando i genitori l hanno incaricato di andare a raccogliere legna. Egli ha colto l’ occasione per uscire con un amico che poi ha lasciato lungo la strada, inoltrandosi da solo nella giungla, circa per tre chilometri. E’ stato mentre era chino a raccogliere sterpi, che ha iniziato a sentire un ronzio di voci, poi quel richiamo distinto . Dei preta aveva visto solo le vesti , una sorta di lungo kurta, quale quello degli sciiti, ed era stato in grado di riconoscere dalla capigliatura che erano un uomo e una donna. La loro voce era simile a quella dello zio che ci aveva accolto in Kanpur. “ E se tu avessi fatto come ti chiedevano? “ Mi avrebbero preso sull’albero e sarei finito nel Nirvana” Mohammad, che dall’accaduto non sembrava tuttavia scosso quanto era lecito attendersi, dopo essere fuggito via di corsa ne aveva parlato con l’amico che l’aveva atteso per strada, e che dell’avvenimento non era sorpreso. Nello stesso posto un uomo era stato cremato dai parenti anni addietro. E come meravigliarsi? Mi ricordavo ancora dei due ragazzi di Rajnagar che erano rimasti uccisi viaggiando in motocicletta mentre io ero ancora in Italia? Tempo fa il fratello più grande dell’addetto del chiosco dove ci siamo sfamati di chicken byriani era stato sbalzato di sella dal fantasma di uno dei due, che con l'altro se ne stava appostato sempre su di un albero. “ Ora tutti e due fanno i preta in Rajnagar” “ E se a tua volta ti richiamassero, perché lo farebbero?” “ Per avermi con loro a fargli compagnia “ Ma ieri sera non è accaduto per la prima volta che abbia avvistato oppure avvertito dei preta. Era già avvenuto in Kanpur, non nelle rovine della vecchia fabbrica britannica della cui infestazione di spiriti mi aveva già parlato, ma in un parco dove sussistono ugualmente delle rovine, ed in cui aveva voluto inoltrarsi nonostante lo si dicesse anch’esso spiritato. “ A un tratto ho sentito toccarmi la spalla. Mi sono voltato e non ho visto nessuno. Poi ho avvertito che mi si prendeva per mano. Mi sono voltato di nuovo, e di nuovo non ho visto nessuno, mentre una voce mi diceva “ Mohammad, vieni”…” Anche allora se l era data a gambe, fino a che non aveva raggiunto un conducente di autorickshaw , che nel trasportarlo via gli aveva detto che doveva aspettarselo. Del ragazzo mi sono ricordato , a mia volta, la paura dei fantasmi che in lui era sopraggiunta, quando ci siamo ritrovati attardati di sera lungo la strada tra i campi di ritorno da Bhyathal, confidando nella mia presenza per discacciare i suoi timori. Com’ era possibile, che anche ieri sera, non avesse avuto paura ad inoltrarsi per chilometri nella giungla da solo, quando per di più era il cuore della notte? Gliene ho chiesto la ragione ed il ragazzo " E' del buio che ho paura. In bicicletta viaggiavamo senza luce, nella giungla avevo una torcia". Ed io, avevo visto mai fantasmi? O la mafia, in Italia? Dalla sua replica alla mia obiezione che la mafia è una realtà invisibile, che si tiene nascosta, ho inteso che mi chiedeva se avessi assistito ad omicidi di mafia. Lui si, invece, due nella sua Kanpur, di un uomo che era stato raggiunto per strada a revolverate, di un altro che era stato pugnalato al ventre, dopo che gli avevano mozzate le dita della mano. E quando era sopraggiunto rispetto al misfatto ? In tempo per sentire la vittima gridare “ lasciatemi, non fatemi niente”, contorcendosi dal dolore., prima comunque della polizia, che era intervenuta solo dopo quindici minuti, almeno questo un dettaglio quantomai realistico. Erano due dei cinque delitti cui mi aveva già detto di avere già assistito in Kanpur ora meravigliandosi che a me non fosse invece capitato di vederne nessuno. “Due volte i pretas, cinque delitti, io sì che sono invece a perfect man ” mi ha sorriso con divertita superiorità. E se l indomani provassimo a ritornarci insieme? " No problem... I run fast Io corro via veloce.... Così ti farai un Babbà Preta. E italian language andrai ad insegnarlo agli altri preta sugli alberi". 16 gennaio 2016
Un tempo
“Un tempo ,
dicevo ieri a Kailash, insieme raggiungevamo l India del Sud, il Ladak, il
Nepal. Ora con te mi è impossibile andare anche solo qui al Bengala
Restaurant,”
E fosse
solo questo ciò che mi riserva l owner of my life.
Con lui non è
più possibile niente di niente, se non quanto mi è ancora
dato di fare per evitare che distrugga con il suo futuro anche il mio e
quello della moglie e dei figli. Totale è la sua mancanza di fiducia
nella mia fedeltà, per quanto mi costi essergli indefettibile, seguitare a
impoverirmi per lui e i nostri cari, il distaccarmi di nuovo dai mie
quieti ozi italici per fare immancabilmente ritorno nel suo
inferno mentale
Posso solo
chiedergli di far andare a scuola al mattino regolarmente Chandu e Poorti. Di
riprendere un lavoro che non offre guadagno , una volta che si sia
risvegliato dal rituale del suo imperdibile sonno pomeridiano
Nulla sa
riconoscere o d’apprezzare di quello che seguito qui a fare
e ad essere , quando non è certo a lui che indirizza la sua gratitudine
chi si è avvalso di noi. Non significa niente, né mai ne fa cenno,
perché Katerina sia di ritorno fra noi.
Il suo
commento alla notizia che gli ho recato mi ha suscitato il più livido
disgusto, come qualcosa di gelidamente schifoso..
Ed in
seguito, raccogliendo ogni maldicenza del maschio luridume locale sul conto
di lei, ha infettato anche questa mia amicizia, come già quella
con Mohammad, con ogni altra persona, cliente o studente o maggiorente con
cui entri in contatto, con la folle pretesa di proteggermi che
mortifica ogni mia linfa e possibilità vitale.
Anche di lei
è geloso, di una gelosia che è la sola passione della sua
inaffettività, perché felicitarsi del suo arrivo significa
riconoscermi qualcosa in merito, ovvero che è per la gentilezza e le premure
che le è ho manifestato in Delhi che su noi lei fa riferimento al suo
ritorno in India.
E quanto meno
egli è capace di fare e di essere, tanto più ha paura di perdermi , e
negandomi la felicità e la liberta come la vede balenare nel mio sguardo, che
io oramai, come i suoi figli, ritrovo in India solo
allontanandomi da lui o tenendolo a distanza, fa di tutto perché lasciare
tutti e tutto quanto diventi inevitabile, nonostante l immensità del
bene che voglio in particolare a Chandu, , e mentre si affida al cibo
squisito che mi imbandisce ad oltranza per fagocitarmi nella mia pinguedine,
nella così ispida e invida Khajuraho, che sulla sua mente ha cosi facile
presa, mi aliena mentalmente dalla mia ricerca sugli antichi templi
dell India e osteggia implacabilmente l’amicizia sconfinata che unisce
me e Mohammad., in una gelosia possessiva ch’è un’odiosa immane ingiustizia
nei confronti di entrambi. E dei suoi stessi figli, trasformati in delatori
dei nostri incontri.
Quasi che
impedendogli di accedere alla nostra casa, diventando un incubo per
entrambi il suo farsi un lupo ogni notte incombente, non impedisse anche a
Chandu e ad Ajay la frequentazione di un amico del loro stesso cuore.
Mi addebitava
di volergli più bene e di prendermi più cura di lui che dei suoi stessi
figli.
E se cosi è ?
Forse che a loro piace venire, stare, parlare con me, alla stregua del padre,
o forse che hanno mai anche solo qualcosa da dirmi? pur se almeno nei
confronti di Poorti e Chandu, non ho espresso che riguardo delicato o
amore smisurato ? E forse che Ajay , verso il quale ho un debito
immenso per la fiducia che nutre nei miei confronti,ha mai in testa qualcosa
da chiedermi, o di suggerirmi di fare, quanto a ciò che intenda mai fare di
sé e della sua vita?
Quanto poi al
trascurarli, forse che dipendono da me le infezioni cutanee di Chandu , se
per dieci giorni non lo si è cambiato d’abito né gli si è fatto il bagno? O è
perché non lo ho a cuore, che dico di non drammatizzare, già presagendo oncle
Kailash di perderlo anche solo per questo, come Sumit? E Vimala, che posso
farci se ricusa l’uso della lavatrice e preferisce restare con i piedi
in perpetuo ammollo infettandoli a sua volta?
Certo,
nemmeno Mohammad, come Ajay, benché intenda invece ogni senso del
Piccolo Principe, e rammemori tutto ciò che illustro nei viaggi e di
cui Ajay non ha alcun interesse a salvarne frutto o ricordo, di fatto
avvalora ciò che cerco di lasciare ad entrambi in eredità, o la sua
mente fantastica di cui patrocino gli studi. E i voti infimi della
prove d’esame danno ragione appieno alle supposizioni di Kailash , sul
fatto che si prenda solo gioco con menzogne su menzogne del mio esborso per
farlo studiare di farlo studiare Ma quando mi saluta come “ my old
bambino” sento che in Khajuraho è il solo capace di amarmi e di essere amato
per ciò che è la mia mentalità e la mia capacità di amare.
Gli chiedevo
in merito, stasera, perché non abbia mai preso in reale
considerazione i miei intenti di fargli gestire insieme ad Ajay un
banchetto con le suppellettili e gli oggetti personali di fattura
artigianale che possano incontrare il gusto dei visitatori indiani che
sempre più affollano Khajuraho in luogo di quelli stranieri.
“ E non lo
sai, che è perché temo le reazioni di oncle Kailash?”.
“ E quali
potrebbero mai essere, se ad esempio, di un articolo che mi è costato
80 rupie e che si rivende per cento, lascio dieci rupie di guadagno a te, e
dieci ad Ajay?”
“ Non lo sai
, che se uno cerca il drama,, trova sempre le ragioni per crearlo?”
16-22 gennaio
2016
“
You are like a bargad,” (“tu )sei come un banyan,” mi dice Mohammad,
tra
un seguito e l’altro insieme a me con la Laila Layla, di cui è Majnu Majnun
dei
capitoli del libro dell’amore che in riva al talab
insieme
stiamo compitando con le sue parole di ragazzo,
il
primo che insegna che l’amore è vita,
il
secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso,
il
quarto che è follia,
il
quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale
“
E
per
la natura epifita dell’albero, che a insegna simbolo dell India,
cresce
nel suo germe strangolando la pianta che l’alberga
“
Perché come un banyan con la sua chioma
tu
copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con
quali mai
quando
perché
la luce dei giorni non oscilli della sua stessa follia,
mentr’io
di nuovo
che
Mohammad fosse
“così
ora eccomi Babbà Bargad, scherzo e rido con il (mio) ragazzo,
in
attesa, nel sole che tralucendole tramonta sullo specchio dell’ acque,
che
sia la volpe che ama il Chota Raja Kumari
che
al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa ( la
rosa che ( si) ama) -
ritornando
a quanto sia già passato e trascorso dal mio nuovo arrivo
Bhai
Doj in luogo della madre
oltre
la soglia, di ritorno,
dei
lumi accessi per i passi di laxmi.
dello
sterco infiorato dei chabutri della govardhan puja.
Tra
gli oculi di vessilli
le
schermaglie di corpi e di
nel
concorso a festa delle danze diwari
fino
al gremitio
delle
gradinate da cui ascendere al lingam,
e
poi Amrol, Dang, Sihonia,
i
templi del forte di Gwalior,
già
fulgore di una felicità rimpianta,
Laila - Majnu are the names of
the characters based on Arabic/Persian short story named "Layla
Majnun". It has got nothing to with
Romeo and Juliet.
Fluttuante
La
luce dei giorni non fluttua più follia/ oscilla più di follia fluttuante
La
luce dei giorni non fluttua più follia
Da
che l’eccedenza del fratello del mio cuore elargitami (dal
fratello del mio cuore / da Kailash)
Non
è più l’acqua amara dell’offerta della gelosia,
E
Mohammad è ora l’amico di noi tutti,
Bhai
Doj in luogo della madre
oltre
la soglia, di ritorno,
dei
lumi accessi per i passi di laxmi.
dello
sterco infiorato dei chabutri della govardhan puja.
Tra
gli oculi di vessilli
le
schermaglie di corpi e di
nel
concorso a festa delle danze diwari
fino
al gremitio
delle
gradinate da cui ascendere al lingam,
ed
ora ci attende solo
dicembre
2015
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lunedì 25 gennaio 2016
novembre gennaio 2016
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