Al consolato indiano di Mumbay
Mantova 21 novembre 2016
Gentile interlocutore/ interlocutrice
Mi chiamo Odorico Bergamaschi, sono un ex insegnante di Lettere, ora in pensione, dell’età di 64 anni, e vi scrivo dall’Italia non sapendo a chi altrimenti rivolgermi per segnalare che il Consolato indiano generale di Milano sta trattenendo oramai da oltre 60 giorni, 67 per la precisione, il mio passaporto che ho inoltrato alla loro autorità il 14 settembre 2016 , il giorno stesso del mio rientro dall’ India, per ottenere una quinta volta il visto di impiego come insegnante di Italiano presso una scuola privata di Khajuraho, M. P.
Solo al termine della terza settimana, attraverso l’open sourcing center cui mi ero rivolto, mi hanno fatto sapere che la documentazione era “ scarna”, benché fosse più completa di quella già inoltrata le volte precedenti, e che mi era già valsa il visto di impiego. Al che, per il tramite del mio amico Indiano Kailash Sen, la cui famiglia sto aiutando da oltre dieci anni in ogni modo che mi sia possibile, ho ottenuto un documento aggiuntivo del principal della scuola, che indicava anche le fasce orarie, i contenuti e le finalità dell’ insegnamento, e mi inibiva ogni suo esercizio che non fosse nell’ambito dell’Istituto. In un primo tempo era parsa al Console un’ integrazione soddisfacente, mentre dopo una settimana anche tale annesso contrattuale è parso insufficiente, Al che mi sono dichiarato disponibile a che il visto richiesto, per il cui ottenimento avevo già pagato l’ importo, almeno mi fosse convertito in visto turistico, impegnandomi anche per iscritto a non utilizzarlo surrettiziamente per insegnare, bensì per ricongiungermi con la famiglia indiana che mi è cara, rivisitando l' India alla luce dei miei interessi e delle mie ricerche investigative del suo patrimonio artistico. Sono trascorse altre due settimane e a tutt’oggi il funzionario si manifesta indeciso, e non è stata recepita la mia disponibilità a fornire di persona ogni chiarimento allo stesso od al console in persona. Tale condotta, nel suo protrarsi, la vivo sotto il profilo legale come lesiva dei miei diritti civili, giacché seguita ad espropriarmi da due mesi del mio diritto di espatrio nei Paesi che richiedono l’esibizione del passaporto, ed in quanto limita da oltre un mese e mezzo la mia libertà di movimento nel mio paese di appartenenza, qui in Italia Dai primi di ottobre non posso preventivare nulla per il mio futuro, restando confinato nel mio domicilio domestico in attesa di risposte per poterle fornire a mia volta alle autorità consolari, per sollecitare di continuo una soluzione auspicabilmente positiva , siccome dispongo per i miei contatti solo di un telefono fisso e del mio computer.
L’ultima risposta che ho ricevuto dall’ open sourcing center è stata la seguente
Egregio sig. Bergamaschi,
buon pomeriggio,
Purtroppo non vi sono ancora novità, stiamo chiedendo ogni giorno affinché si possa risolvere questa situazione.
Abbiamo fatto presente la sua disponibilità a presenziare ad un colloquio con il sig. Console Generale, ci è stato ribadito che, al momento, non risulta necessario.
Con i nostri cordiali saluti.
A rendere la situazione di una sofferenza unica è che mi sento costretto a subire tale stato di cose perché temo altrimenti di perdere ogni possibilità di rientro in India per sempre o almeno per anni, dove la famiglia indiana che mi è cara è tutta la mia vita, e richiede il mio sostegno e il mio accompagnamento da vicino.
Ciò che solo vi chiedo, alla luce di tutto ciò, è come interpretiate tale sospensiva, - le autorità consolari indiane restano forse in attesa di riscontri sulle mie attività in India negli anni trascorsi?-, e se potete darmi qualche indicazione su come possa affrontare tale stato di cose, intanto che resto remissivamente in attesa dello sblocco di una situazione che pare consegnata solo all’inappellabilità delle autorità consolari indiane.
Con i miei più cordiali saluti
Odorico Bergamaschi
46100 Mantova
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all' outsourcing center di Milano
Gentili interlocutori
Sono Bergamaschi Odorico, e torno a farmi vivo di nuovo, di necessità-
a) Stando così ancora le cose, qualora le autorità indiane del Consolato di Milano a oltre 60 giorni dalla trasmissione della mia documentazione non si fossero ancora decise a negarmi qualsiasi visto, vi prego di riconfermare loro la mia disponibilità ad incontrarmi con esse, per ogni eventuale chiarimento, quali quelli che può fornire loro l’andamento del mio conto corrente presso l' Unicredit, il solo di cui sia titolare, oltre ad un altro apertomi dalla Canara Bank, in India, che è rimasto finora inutilizzato perché l'Agenzia non dispone dell’ Iban per il trasferimento di valuta da tale mio conto corrente in Italia. Dall' estratto del mio conto corrente presso l Unicredit risulta inequivocabilmente che da quando ho prolungato la mia permanenza in India, ossia dal 2012, mi spendo solo in perdita per la famiglia indiana che mi è cara e per la valorizzazione del patrimonio indiano attraverso i miei viaggi e la loro documentazione. Qualora possa ugualmente servire, posso inviare la certificazione quanto ai miei averi e fonti di reddito, che consistono nella mia pensione, nella buonuscita della liquidazione e di quanto mi resta della quota che mi è spettata all’atto della vendita della casa di mio padre defunto. Sono non di meno disposto a dichiarare legalmente la mia situazione patrimoniale, dalla quale emerge che non ho neanche una prima casa di mia proprietà, in Italia o altrove, vivendo in affitto in un appartamento, in Mantova, dove ora non accendo neanche il riscaldamento per economizzare e trasmettere il mio aiuto di cui abbisognano ai miei cari congiunti indiani, e che non ho nemmeno alcuna automobile o motociclo , secondo quanto può attestare l’Ufficio di motorizzazione, non usufruendo di altri mezzi di locomozione che alcune biciclette, una sola delle quali mi è utilizzabile. Inoltre posso farmi inviare, per comunicargliela, la certificazione da parte del Christian hospital di Chhatarpur ( Madhya Pradesh), che il mio amico indiano, che non può contare su altro aiuto sostanziale che il mio, è affetto da turbe mentali irreversibili, di cui ho fatto finora ciò che sta diventandomi insostenibile per evitarne in India le esplosioni croniche di fronte ai figli, trattenendo per me quanto io provo al permanere di tale situazione.
b) Quanto all’eventualità che possa insegnare italiano in Khajuraho senza disporre del visto, posso far loro presente, direttamente, o per il vostro tramite, quanto sia del tutto inconcepibile, perché il principal della scuola non me lo consentirebbe assolutamente, poiché la cosa l’esporrebbe alla denuncia ed ai rischi di perdere la licenza per cui gestisce la scuola, né io potrei consentirmelo in proprio, dato che costituirebbe un deficit invece che una fonte di un qualsiasi ricavo, visto l’indisponibilità degli stessi studenti indiani non indigenti a corrispondere ad un insegnante straniero anche solo il costo delle fotocopie. Né sarei ancora particolarmente motivato, visto l’ uso che gli indiani locali fanno dell’ italiano che abbiano appreso con i visitatori miei connazionali., nei confronti dei quali ho almeno insegnato ad usare le formule di cortesia.
Cordiali saluti
Odorico Bergamaschi
Gentili interlocutori
Sono Bergamaschi Odorico
Pur nel confermarne il contenuto, vi prego per delicatezza di soprassedere alla mia e-mail precedente che ieri vi ho inviato sul tardi, dato che il permanere della situazione in cui verso riguardo all'ottenimento del visto, mi ha dettato nella sua estensione maggiore cose che non era forse il caso di comunicare, pur di garantire alle autorità del Consolato che in India non ho oscuri traffici o loschi affari da cui tragga lucro , bensì mi preme solo il benessere delle persone che vi ho care.
Ma stando così ancora le cose, qualora ad oltre 60 giorni dalla trasmissione della mia richiesta e dei documenti ad essa allegati le autorità del Consolato indiano di Milano non si fossero ancora decise a negarmi qualsiasi visto, vi prego anche nella presente lettera di riconfermare loro la mia disponibilità ad incontrarci di persona per ogni chiarimento che sia indispensabile..
Quanto poi all’eventualità che io possa insegnare italiano in Khajuraho senza disporre del relativo visto d'impiego, qui riasserisco, perché possa essere fatto a loro presente, sempre che sia il caso, direttamente per parte mia, o per il vostro tramite, che la cosa non può accadere: il principal della scuola non me lo consentirebbe, in alcun modo, poiché ciò l’esporrebbe a denunce ed al rischio di perdere la licenza per la quale gestisce l'istituto, in un ambiente, quale quello di Khajuraho, in cui gelosie e rivalità di certo non scarseggiano e si sono già espresse a riguardo, tanto più che egli è islamico, né l'insegnamento dell italiano io avrei interesse a consentirmelo in proprio, dato che tale mia attività avverrebbe solo in deficit, per l’indisponibilità già acclarata degli stessi studenti indiani che non siano indigenti a corrispondere anche solo il costo delle fotocopie. Nemmeno sarei ancora particolarmente motivato ad insegnare, considerato l’ uso dell’ italiano che gli indiani locali fanno con i visitatori miei connazionali, nei confronti dei quali ho almeno insegnato ad impiegare le formule di cortesia.
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Con i miei più cordiali saluti
Odorico Bergamaschi
Sono Bergamaschi Odorico
Pur nel confermarne il contenuto, vi prego per delicatezza di soprassedere alla mia e-mail precedente che ieri vi ho inviato sul tardi, dato che il permanere della situazione in cui verso riguardo all'ottenimento del visto, mi ha dettato nella sua estensione maggiore cose che non era forse il caso di comunicare, pur di garantire alle autorità del Consolato che in India non ho oscuri traffici o loschi affari da cui tragga lucro , bensì mi preme solo il benessere delle persone che vi ho care.
Ma stando così ancora le cose, qualora ad oltre 60 giorni dalla trasmissione della mia richiesta e dei documenti ad essa allegati le autorità del Consolato indiano di Milano non si fossero ancora decise a negarmi qualsiasi visto, vi prego anche nella presente lettera di riconfermare loro la mia disponibilità ad incontrarci di persona per ogni chiarimento che sia indispensabile..
Quanto poi all’eventualità che io possa insegnare italiano in Khajuraho senza disporre del relativo visto d'impiego, qui riasserisco, perché possa essere fatto a loro presente, sempre che sia il caso, direttamente per parte mia, o per il vostro tramite, che la cosa non può accadere: il principal della scuola non me lo consentirebbe, in alcun modo, poiché ciò l’esporrebbe a denunce ed al rischio di perdere la licenza per la quale gestisce l'istituto, in un ambiente, quale quello di Khajuraho, in cui gelosie e rivalità di certo non scarseggiano e si sono già espresse a riguardo, tanto più che egli è islamico, né l'insegnamento dell italiano io avrei interesse a consentirmelo in proprio, dato che tale mia attività avverrebbe solo in deficit, per l’indisponibilità già acclarata degli stessi studenti indiani che non siano indigenti a corrispondere anche solo il costo delle fotocopie. Nemmeno sarei ancora particolarmente motivato ad insegnare, considerato l’ uso dell’ italiano che gli indiani locali fanno con i visitatori miei connazionali, nei confronti dei quali ho almeno insegnato ad impiegare le formule di cortesia.
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Con i miei più cordiali saluti
Odorico Bergamaschi
Credono che sia un impostore, un trafficante sotto mentite
spoglie, non uno studioso e uno scrittore,
di cui tutto può essere messo in discussione tranne la serietà e l umano
rigore, che in India si spende in
perdita per le persone che vi sostiene e
per la salvaguardia del suo patrimonio artistico, che vi ha la sua vita che gli
è tolta se non vi può più mettere piede.
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