Sono di nuovo passate le 17, 30 , senza che mi sia
pervenuto neanche un messaggio di
conferma o diniego della concessione del visto. Ed in me continua l’angoscia
che ne trae un sospiro di sollievo, perché
ho eluso per un altro giorno l’impatto con la negazione del visto che mi
avrebbe costretto a una resa dei conti
con le pulsioni estreme della mia
depressione.
Ma non è che ogni giorno mi trovi così sospeso tra la vita e
la morte perché io scalpiti di ritrovarmi in India: il disavanzo economico pauroso
del mio sostegno a Kailash e
l’inettitudine sua e di Ajay che incupiscono ogni prospettarsi di un futuro in
comune, gli stati letali del mio
protrarmi in India, gli ultimi mesi,
senza potere più sconfinare da Khajuraho e concedermi niente, guatato dalla gelosia di Kailash nei soli scampoli
di gioia che fuori delle mura della sua casa ritrovavo nel solo rivedermi con Mohammad , ( pure tra tanta
costernazione mentale, mentre quant’era bello, Dio mio, ritrovarci tutti insieme la
sera, nella meraviglia radiante da Chandu, Poorti ed Ajay intenti nei
compiti), il finire tra i templi di
Khajuraho di nuovo ogni giorno per forza di inedia e per il completamento o l’
approfondimento dei miei studi inerti, ripercorrendo interminabili filari
inespressivi di statue di Shiva o di Vishnu, senz’altro in loco in cui potessi ricreare la mente fuori dei miei libri e delle mie
divagazioni in internet, - tutto il peso
di tali miei trascorsi recenti rallenta ogni mio intento di farvi ritorno, non
fosse la nostalgia di riabbracciare tutta la tenerezza in cui si rammollisce
ogni inaffettività di Kailash, Ajay, Poorti e del mio adorato Chandu, come
tutta la calorosità fisica del mio
lazzerone Mohammad , nel suo sventuratissimo,
miserabilissimo splendore.
Ciò che mi fa
disperare e mi toglie la vita è piuttosto l’ idea che per un inghippo
burocratico io non possa mai più rimettere
piede in India e ritrovarmi con loro, di non potervi più riprendere sul
campo e allargarvi le mie insostituibili ricerche archeologiche, in siti e
monumenti su cui ricade solo l’oblio e l’ incuria, o lo schifo ributtante di un degrado turistico che è il vilipendio per denaro della loro bellezza
spirituale, nello sconforto che le sole certezze cui posso appigliarmi, sono
che raggiungendo invece il Nepal posso convocarvi tutti quanti loro,
sia pure per pochi giorni soltanto, o il dato giudiziario che anche le
proscrizioni delle black list conoscono un termine, di non più di tre anni.. Che per me sarebbero di attesa in
una solitudine orrida.. Come l’altra
notte, quando mi sono ritrovato ad un altro giorno di meno tra me e la morte, lontano
da loro e isolato da tutto, nella mia camera da letto come già in un mio
loculo, e le case e le vie di fronte mi erano solo uno slargo funerario senza più battito di vita. Solo in stanza con il mio respiro animale.
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