Mohammad, 16 novembre
“ Mi sono detto, mi
confidava, tu sei il figlio dei tuoi
genitori, il fratello di tua sorella, l’amico tuo, degli altri
tanti che mi sono amici in Khajuraho o in Lucknow, non puoi
solo per una ragazza cancellare tutto questo, dimenticala e vai oltre”
Così mi parlava
sabato sera, di fronte alla distesa ora rivoltata in zolle dei campi che ne
fronteggiano la casa, la cui fertilità è
assicurata dal rivoletto continuo che ci
scorreva accanto provenendo dalla diga prsso le Raneh Falls, cui Mohammad
attingeva conforto nel vivere confinato tra le mura domestiche, per la
difficoltà a muoversi che gli causa l infezione che si è estesa all’inguine e
ai genitali, senza che possa usare lo
scooter, in mancanza anche delle centinaia
di rupie che gli servono per ripararne lo pneumatico posteriore.
Ieri sono tornato a chiedergli di Muskan, di quando si
sarebbe sposata, auspicando che al contrempo egli potesse ritrovarsi in Delhi. Tra tre mesi, mi ha annunciato Mohammad con un cenno
sprezzante della mano, inteso a farmi credere con le sue parole che
si trattasse di acqua passata, poi, in tutta sincerità mi ha confidato.” Così
almeno voglio far credere al mio cuore. Che vuoi, il cuore è stupido, puoi raccontargliene di cose… Mi sono detto e
ho detto a Mouskan che sono felice, se lei è felice, con me o con un altro. Ma
le ho confermato che se non potrò sposarla non
sposerò nessun altra”
Seguendo il mio
stesso esempio non intende maritarsi, come scherzando ha confermato alla madre
che era sopraggiunta, 2 vero che anche tu vuoi che non mi sposi? “ no, no, yes married, yes married2, invece
lei ha ribadito, carezzandogli più volte i folti capelli , con un atto di
affetto che sarebbe inesprimibile nella famiglia hindu di Kailash.
Per me stesso, gli ho detto, il dubbio che il rapporto tra
noi due fosse stato da me compromesso fino al suo fallimento, aveva messo in scacco il valore stesso della
mia esistenza. Non gli ho ricordato come
per un anno fossi diventato o mi fossi sentito per lui quasi indegno di interlocuzione, come vivessi
nel sospetto o nella certezza che solo il bisogno che gli assicurassi denaro
motivasse ogni ripresa dei suoi contatti con me.
Ma ora eravamo
tornati a parlare di tutto, proprio di tutto,
per lui, prima, durante, e dopo, ero rimasto sempre lo stesso, la sola
persona con cui potesse confidarsi in Khajuraho. E lui era ancora muslim, gli chiedevo?
“ Prima ancora che
muslim, sono un essere umano”, la sua risposta.
In realtà Dio è per
lui solo una credenza degli esseri umani, che si ritrova in ciascuno
che ti fa del bene, non la forza attrattiva cosmica che ne fa muovere i
cuori, come per me è in realtà.
Peccato, gli
ripetevo, con un rammarico che si era rassegnato al corso e al costo degli
eventi, che fosse fallito il mio tentativo di farlo seguitare negli studi, tale e tanto è il fervore
figurativo della sua mente immaginativa.
“ in te ritrovo le immagini e il senso delle cose di Mir
taqi Mir che sto rileggendo”. Se ne compiaceva, come già mi si era detto grato
che per me lui fosse stato motivo di ispirazione poetica. E
tornava a dirmi dei versi che conosceva di mIrza ghalib, in cui denuncia l
equivoco di chi chiede che sia terso lo specchio quando opaco è il volto che vi
si riflette, in cui chiede di potere
bere vino nella moschea, dato che la sua onnipresenza rende altrimenti impossibile
berlo dovunque, delle repliche e contrasti
in merito con altri poeti.
“ Allora un poeta gli
ha ribattuto” Ma Dio non abita nei cuori dei miscredenti e Mirza Ghalib” Allah è presente anche nei loro cuori, solo
che loro non lo sanno”, e ancora, un altro
competitore “ il vino non si versa
nell’alto dei cieli” e mIrza
Galibh “ Là non serve, perché c’è già soddisfazione perfetta, perfect
Satisfation”.
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