Carissimi, sto leggendo da Khajuraho le vostre pagine di viaggio I testi che scrivete sono decisamente avvincenti al punto da avermi ricondotto a Natale in Old Delhi. Ma è bene che i travellers writers non si sostituiscano ad antropologi, geografi, sociologi, indologi e storici dell'arte, magari affidandosi a guide di strada. Ciò che ne esce,dai loro scritti non è un ritratto del paese in cui viaggiano, ma di loro stessi, non sempre antropologicamente entusiasmante, che li rappresenta in ciò che li attrae e li respinge, del loro spirito di comprensione e di rifiuto secondo il propria schema indiscusso di valori.. Come si fa a pretendere che un paese si metta in posa per noi, che si conformi alle nostre aspettative, privandosi di ciò che per noi è irrinunciabile, ad esempio le motociclette che intasano le vie della old Jodpur? O a infastidirsi al contempo del sudiciume e delle stesse e norme igieniche indiane, come l'appello a che ci si levi le scarpe quando si entra dove magari si cucina o si mangia rasoterra? Come si fa a presumere, come fanno gli scrittori di viaggio di cui ho conoscenza, Lovisolo ad esempio, di attingere il sapere su una città dai luoghi comuni messi in circolazione dalle guide locali o autoproclamatesi tali, per entertainement o per il solo bisogno di soldi, ? Tutto ciò che scrivete sul Taj Mahal alla voce Taj Mahal Bianco Taj Mahal nero è pura diceria , meno male che non avete raccolto anche le fole su artefici accecati e tunnel segreti, Shah Jahan fu recluso dal figlio Aurangzeb perchè propendeva per l'altro suo figlio Dara Shukoh, nella successione al trono, non perchè era troppo spendaccione e munifico. Sono corbellerie storiche da quattro soldi -in storia., tanto per essere clementi. Tutti interessanti i rilievi tecnici della vostra guida, peccato che non vi abbia detto di come la forma del taj mahal sia quella dell'ottaedro bahagdiano, con quattro vani a loro volta a forma di ottaedri, ai lati, secondo la credenza coranica negli hest behest, le otto vie d' accesso al paradiso, o, ancor più imperdonabile, non abbia fatto alcun rimando allo schema del chahar bag, dei quattro giardini che compartiscono nei loro incrociarsi i rivi dell'Eden,, che presiede all intero giardino.paradisiaco del taj Mahal. E tutto questo ve lo posso dire pur non essendo uno studioso del Taj Mahal, ma per mera conoscenza generale indotta. Ne vi ha detto il nome dell'architetto reale, Ustad Ahmad, o delle ascendenze iraniche per il suo tramite del Taj Mahal, e di quelle italiane della tecnica della lavorazione a intaglio della pietra, o vi ha fatto comprendere gran che di come ciononostante esso sia ugualmente e assolutamente indiano, - nelle chattri e le jali che vi ricorrono - pur rifacendosi anche al grande antenato dei moghul Timur lenk nell'uso della doppia cupola,, ripresa dalla sua tomba in Samarcanda. C'è inoltre chi non a torto, credo, suppone che il Taj Mahal, costruito in 12 anni per il costo di 5 milioni di rupie di allora, simboleggi il trono di Gloria di Dio-Allah. Mi spiace essere stato duro, ma me lo impongono i tempi, la vita che ho scelto e i miei valori di riferimento. Un caro saluto. Odorico.
sabato 23 febbraio 2019
l'eco-ostello greenwashing
Signor Direttore,
E’ ben difficile, che nelle
sue prese di posizione, la giunta
di Mantova non riconfermi la supposizione che il patrimonio culturale e
artistico ed ambientale della nostra città , il gioiello che i suoi esponenti
enfatizzano tanto, valga in effetti, più che come bene comune primario per lo
sviluppo salubre e formativo di chi vi risieda
o che la visiti, sia egli straniero
o concittadino o nostro connazionale,
soprattutto o soltanto come utile
commerciale e consensuale, per acquisire così i fondi per finanziare altre attrattive ugualmente
finalizzate, in un ciclo continuo di feste di corte che hanno da finanziare altre feste di corte per la propria riconferma
politica, nonostante che la cultura e l’arte, ed i beni naturali, non siano
solo e soprattutto il turismo eco-friendly
e l’arci-civiltà dello spettacolo. Così
anche il contributo benemerito di tre milioni di euro della Cariplo per Mantova hub diventa l
occasione, per l’assessore Murari, per rilanciare l’ eco ostello di un ecoturismo
smentito sulle altre sponde dei laghi di Mantova dal pronunciamento per il termovalorizzatore
pro Gest, un impianto che insieme con la salute di chi abita e vive in Mantova pregiudica la
fruibilità salutare dei percorsi
nel parco del Mincio in prossimità delle
Cartiere Burgo. Hanno mai sentito parlare, i nostri amministratori, di mistificazioni green washing? E perché, di
grazia, riservare l’ostello ai soli turisti , e non anche e innanzitutto a
visitatori che siano ricercatori e studiosi, a
partecipanti a convegni e a conferenze, a stagisti vari, o musicisti ed artisti, in un tempo di
cattedrali e di élites reali sommerse, che di certo con il godimento
conoscitivo della nostra città hanno ben più a che fare.
Odorico Bergamaschi
Sulla Torre della Gabbia ( lettera al Direttore inviata a fine gennaio 2019)
Signor Direttore,
A onore del vero, personalmente mi sono conciliato
con il progetto di restyling in un belvedere turistico della Torre della gabbia
, al di là dei lavori della sua necessaria messa in stato di sicurezza, solo
quando mi è stato confermato che in esso era integrato il recupero della
Cappella Bonacolsi, ove avvenne il primo incrociarsi in Mantova dell’arte
figurativa europea. Di tale recupero si era parlato in realtà poco o niente affatto,
accreditando la mia supposizione che della Torre della Gabbia si volesse fare
solo una banale attrattiva turistica, sulla via dello svilimento del suo
patrimonio storico e culturale e della trasformazione di Mantova in un secondo outlet padano, dopo quello della moda
di Bagnolo San Vito, un’idea di certo non
fuori del mondo, se due outlet dopo il Colosseo sono le maggiori attrattive del
Bel Paese. Perché poi spendere oltre un milione di euro snaturando una torre
penitenziaria in un belvedere, quando esistevano già la Torre dell’Orologio e
la specola del Palazzo degli studi, per giunta con funzioni astronomiche. in
una città di vecchi che facciamo fatica a fare le scale di casa, ed allorché siamo in tempi di droni e di sonde, di google map, di ogni sorta di foto aeree e satellitari ,
del dispiegarsi del modo intero come
un atlante nei voli aerei? Per
ricredermi mi sono dunque occorse anche le prove alla mano che non veniva
azzerata la memoria storica della torre
della Gabbia, di come fosse stata perno del potere bonacolsiano, e poi
con Guglielmo Gonzaga tramutata in torre penitenziaria. Ma che si è
provveduto, mi sono chiesto da allora, a che questa profondità di visione del
passato, del presente e del futuro della nostra città, fosse concessa al
visitatore, e che tutto non si
risolvesse nell’ebbrezza, pur piacevolissima,
di un’ascesa sopra monumenti e tetti in un’aria non meno inquinata
? In ciò si sconta anche l’esito nefasto
di una tinteggiatura turistica della
città di Mantova che ne ha uniformato disgraziatamente tutto, che sia palazzo,
chiesa o teatro, di matrice medioevale, rinascimentale, manieristica, barocca,
rococò o neoclassica, sicché
l’indifferenziato ora vi regna sovrano.
Tale preoccupazione si è fatta invero pressante come ho recentemente appreso che con
questa giunta, non certo sparagnina, sono saliti a 2 milioni di euro i costi
del progetto, per consentire l insediamento nel cavedio della torre di un
ascensore. A tal punto, se già non lo si è fatto, quel che caldamente
consiglio, e non solo a giustificare gli oneri di spesa in ascesa , ma perché consentirebbe
tale profondità di conoscenza e di
visione, grazie alla cooperazione in progress, nel tempo, delle scuole e delle nostre
istituzioni e maestranze culturali con consulenti starters, è l’istallazione nelle sale d'accesso, e all'altezza del
belvedere, di diorami interattivi
connessi con postazioni digitali ( ad esempio plastici con
console che consentano di sollevarne delle porzioni e di evidenziare le
proiezioni di percorsi tematici, quali
esempio, le stratificazioni urbane o le opere di ingegneria idraulica e di intombamento),
oltreché con totem touch multimedial , slideshow di
foto d’epoca e pareti ugualmente interattive. In tal modo, ad esempio grazie a visori di occhiali 3d stereoscopici, o a
ricostruzioni dell’ambiente, a 360 °, in video tridimensionali che la
videocamera di uno smartphone attivi semplicemente inquadrando un pannello, al
visitatore e al cittadino sarebbe
consentito di visualizzare,
mediante mappe storiche, o prefigurazioni render, il passato ed il
futuro della città, in cerchie di mura, quartieri, contrade, edifici che siano
stati eretti e conservati od abbattuti, progetti in corso di realizzazione o di
stallo, condivisi o controversi. Lo
stesso discorso potrebbe ripetersi, in termini eminentemente cartacei, quanto
alla ricerca storica di quale sia stato e sia il sistema giudiziario e penitenziario della città, insediando un
centro studi che nella torre della Gabbia abbia il suo principale referente.
Odorico Bergamaschi
Una nuova Norimberga 22 gennaio 2019
E’con implacabile senso di
vergogna e di colpa per la nostra infamia, che noi italiani ed europei, concittadini
dell’Europa che fu fonte e origine dei diritti umani universali, dovremmo
essere trascinati a rispondere di genocidio di fronte al tribunale dei popoli e
della storia, per l’ennesima strage
di migranti che abbiamo
istituzionalmente e consapevolmente voluto. Disse Caifa a giustificare la
condanna di Cristo ““E’ bene che questo
innocente muoia per la salvezza d’Israele” Ed ora, a ripetere la sua condanna,
è la moltitudine stessa dei nostri pseudocristiani, che mette di nuovo a morte Cristo
nei migranti che seguitano a morire perché non possono ricevere soccorso in
alto mare. Tali nostre vittime sono rese da essi stessi a perfetta Sua immagine
e somiglianza, nel professare come lo stesso Caifa “ Meglio che anche questi 107
muoiano piuttosto che ne arrivino altri”. Così già oltre 30.000 sono i
migranti morti nel Mediterraneo durante gli ultimi venti anni, un'ecatombe di
vittime, immane, ma che pur moltiplicata
per dieci costituisce un numero
marginale di immigrati affluenti, che
potevano essere benissimo accolti nella
nostra civiltà europea, se non altro per espiare un minimo, da parte nostra, colonialismo,
imperialismo, due catastrofi mondiali inflitte agli altri popoli degli altri
continenti, per quel “ sovrappiù di senso di responsabilità che a noi richiede l’interdipendenza della
società planetaria,” ragion per cui “i
vantaggi di cui si dispone qui sono
all’origine del malessere, dell’agonia, della morte, dall’altra parte del
mondo. “( Donatella Di Cesare), e si emigra in Europa perché insieme con le
nostri armi abbiamo esportato e reso irrinunciabili a tutto il mondo anche le nostre esigenze e tecnologie ed i
nostri stili di vita, solo che... solo che l’umanità della razionalità del
cuore avesse prevalso sulla follia
cinica più spietatamente e stupidamente aberrante di un fascistoidismo di fondo,
pan europeo. Come riflesso atavico condizionato esso ebbe da noi a riemergere già ai tempi del primo governo Prodi,
nel 1997, quando altri 120 profughi, circa, di etnia albanese, morirono nel
canale d’Otranto a seguito dell’affondamento della motovedetta Kater i Rades su
cui erano imbarcati, provocato dalla corvetta
Sibililla della Marina militare italiana. Chi così invita a recitare mea culpa, nostra maxima culpa, non fa certo
di ogni erba un fascio, vorrebbe davvero flussi regolari, programmati, canali
umanitari, ma l’emergenza libica e quella siriana non ce lo consentono. Coloro
che si avventurano per mare lo ripetono, che
preferiscono trovarvi la morte per acqua che restare in lager libici peggiori
di quelli nazisti. Al tempo stesso, più che trasformare in colpevoli di
invasione gli stessi che migrano, dovremmo sentirci mortificati ed umiliati anche per i tanti, ben più numerosi di coloro che tentano di raggiungere su scafi e gommoni l’Italia per mare, i quali la lasciano per farsi altrove una vita, talmente l’Italia bella mortifica con i nostri vecchi i giovani, il lavoro, la conoscenza e la
cultura.
Odorico Bergamaschi
Sul decreto Salvini 4 gennaio 2019
Il recente decreto sicurezza targato Salvini è semplicemente
aberrante, eversivo dei principi costituzionali
, “ disumano , criminogeno e razzista “, come di esso giustamente si è detto.
Nelle sue norme discriminatorie trasforma in immediatamente illegittimo uno status che era legittimo, sicché chi sia in Italia quale straniero, e pur in possesso di un regolare permesso di
soggiorno ha perso la protezione umanitaria, si vedrà ora negato insieme con il diritto alla residenza quelli
alla salute e all’istruzione per i figli, ad un codice fiscale che gli consenta
una regolare retribuzione salariale, e se perde anche il lavoro non potrà più
richiederne un altro, anche se ha sempre pagato regolarmente tasse e contributi. Peggio ancora, se è un minorenne
non accompagnato: diventerà
automaticamente un illegale al compimento del diciottesimo anno , finendo
nella invisibilità sociale, nella destinazione al crimine, nella ricattabilità e nella sottomissione
allo sfruttamento più abietto , che è quanto esattamente vogliono gli estensori
di questa legge, per specularci sopra in ogni senso. Nella sua brutalità di
sé compiaciuta essa discrimina non solo
tra “noi “e “loro”, ma tra straniero e straniero, condannando chi ne è vittima
alla stessa sorte degli ebrei sotto il regime fascista dopo l’applicazione
delle leggi razziali. E non si blateri
l’infamia che chi resiste a tali norme
odia gli italiani, proprio mentre in tempi incredibilmente rapidi si sta accertando che chi era contro i migranti e chi è straniero
era in realtà contro la protezione e il soccorso degli stessi ultimi fra gli italiani, contro ogni formazione e
associazione che vada a loro stessi in soccorso, contro ogni forma di volontariato solidale no
profit, in mancati adeguamenti e agevolazioni
e detrazioni, in tagli della finanziaria alle pensioni, ad
assunzioni e infrastrutture pubbliche, a
scuola e sanità. In nome della
fedeltà alla Costituzione che hanno giurato, della lotta conseguente ad ogni
forma di povertà e di discriminazione, non solo economica , ma relazionale e culturale, del vero decoro urbano che è umano, esorto pertanto alla resistenza civica contro il decreto
Salvini gli amministratori tutti della
nostra città e Provincia, Il sindaco Palazzi innanzitutto, cui la dura replica
della realtà della cronaca locale
dovrebbe avere insegnato che a
ben poco è valso l inseguimento securitario della destra nelle
forme semplicistiche e
superficiali delle luminarie e della
videosorveglianza di un “panopticon”
cittadino onniveggente, che nulla
o ben poco possono contro i delitti più orribili, gli stupri e i crimini di
sangue, come si sono anche da noi verificati.
La KUMBH MELA 2019, il più grande raduno religioso del mondo
La KUMBH
MELA 2019, il più grande raduno religioso del mondo
E’così vasta e settorialmente
regimentata l’area della Kumbh Mela in Allahabad, ora PrayagRaj , lungo le
sponde sabbiose della Yamuna e della Ganga ( o Gange) che vi confluiscono nel
Sangam, che tranquillamente milioni e milioni ulteriori di pellegrini e
visitatori possono ulteriormente affluirvi e rimanervi sparsi in gruppi e
comitive, quando non alloggino nelle miriadi di tendopoli che vi si dispiegano,
grazie alle collaudate capacità organizzative che ha confermato nelle
circostanze chi allestisce il festival-fiera. Solo si pensi che le piene
monsoniche che d’estate sradicano tutto, obbligano ogni anno a rifarvi le
innumerevoli piste di piastre metalliche e a reimpiantarvi l’illuminazione e
gli accampamenti. Un ordine calmo, transennato e compartimentato , dove la
pulizia regna finalmente sovrana, vi previene ed esclude resse ed assembramenti
che si fanno così pericolose se avvengono in India, come lo fu la calca
catastrofica che causò 350 morti durante la corsa di un’intera folla verso
l’immersione nei primi anni 50, narrata da Vikram Seth in “A suitable Boy”. E’
invece l’accalcarsi asfissiante in tutti i vagoni economici dei treni e sugli
autobus che portano ad Allahabad-PrayagRaj , o il traffico che si paralizza
prima delle stremanti e interminabili vie di accesso, che rendono ancora
soffocante l’avvicendarvisi. Nella luce del sole fino a che il chiarore
abbagliante si fa caligine e foschia di sabbie e nebbia , soffondendo il buio
del cielo, ove pure hanno iniziato a brillare a perdita d’occhio le
illuminazioni dei villaggi di tende e dei loro riflessi sulle acque fluviali,
moltitudine immense vanno e vengono continuamente per la Kumbh Mela in ogni
direzione, lungo le piste e valicando i ponti galleggianti, con sporte e sacche
e trolley, zaini ed ogni altra sorta di borse e di bagagli, , secondo
tradizione il loro peso venendo a gravare per lo più sul capo delle donne, tra
il viavai di ciclo- ricskshaw, tuc tuc , auto e fuoristrada, spesso dietro un vessillo
e dei sadu che guidano comitive di villaggio. E ‘ un pellegrinaggio volto a
trovare dove accamparsi, o fare sosta, nelle tende all’aperto o sulla nuda
sabbia o su strami di paglia fluviali, in vista dell’esperienza mistica che è
la meta di tutto: l immersione nelle acque basse della Ganga, o Gange, dove
all’altezza della confluenza del Sangam raccolgono e recano seco quelle della
affluente Yamuna, insieme con le acque mitiche del terzo fiume Sarasvati. Ivi
vuole la mitologia che sia caduta una delle quattro gocce di amrita, o nettare
divino, che Lord Vishnu recava in un vaso, o Kumba, e che ebbe a trarre dalla
frullatura dell’oceano di latte compiuta da demoni e dei, le ulteriori Kumbh
Melas celebrandosi negli altri siti fluviali dove caddero le restanti gocce,
Ujjaiin, Haridwar, Nashik, quando tra gennaio e marzo il Sole, la Luna e Giove
si trovino in una determinata posizione reciproca zodiacale. Anche se non sa di
tale leggenda, il popolo dei fedeli crede che le acque in tali siti siano
elisire di buona sorte, e ne riempiono taniche. da portare appresso. Serviranno
a celebrsre le pujas domestiche, o ad aspergere i cadaveri dei cari defunti
prima della loro cremazione.A dire il vero l impressione visiva è che sia lo
Yamuna a ricevere le acque del Gange, visto che il corso fluviale seguente
appare piuttosto la continuazione di quello dello Yamuna, che non di quello
della Ganga. “E’ come nella generazione, dicevo al mio amico Kailash, dove il
figlio riceve il nome del padre ma è soprattutto dalla madre che tre vita”. In
realtà Ganga e Yamuna essendo fluvialità femminili, come le divinità che le
rappresentano sulle soglie interne del vestibolo del tempio hindu, è meglio
pensare alla loro confluenza come agli sponsali di due madri. Alle acque sono
affidate le offerte di rose e calendule, in una ciotola che prende il largo a
poco a poco, e la purificazione è completata riversando acqua lustrale
nell’acqua fluviale, insieme con la cerimonia dell’aarti, che si compie
ruotando sulle acque un lume acceso. A rendere splendida e luminosa di colori
brillanti la vista dei fiumi che scorrono tra i ponti, tra le barriere di
isolamento galleggianti e gli allineamenti di barche , i natanti essendovi
posti a protezione di chi si immerga ove non sia l’acqua profonda, durante
tutto il corso di ogni giorno è l’andirivieni luminescente delle imbarcazioni
sullo Yamuna e lungo la Ganga, tra il levarsi in volo e il planare sulle acque
di miriadi idi gabbiani, a svernarvi dalla Siberia e dal Centro Asia, per
affidarsi al loro deflusso come le offerte votive. Ultimi ma non ultimi i sadu,
non solo cerimonialmente. Discesi dalle alture himalyane o globe trotters del
subcontinente indiano e della spiritualità planetaria, nella Kumbh Mela hanno i
loro attendamenti e le loro vie, dove più che di santità, quelli più
esibizionisti danno spettacolo di venalità e di smodata ricchezza. Certuni di
loro, naga sadhu, integralmente nudi e rivestiti solo di cenere o di grani di
rosario, con i capelli raccolti come il Shiva ascetico in crocchie jatamukutas
orridamente enfatizzate in fruttiere o fioriere, si offrono agli scatti
fotografici nel farsi benedicenti e nell’imprimere in fronte il segno del
tilak, in cambio di offerte e di un inchino rituale sotto il loro flabello di
penne di pavone, pronto a calare sul capo del loro devoto occasionale insieme
con una robusta pacca di commiato. I più restano invisibili, o si appartano tra
di loro sotto la vista dei passanti, al calore di ciocchi fumiganti e
passandosi tra un discorso e l’altro tabacco o che altro. Né mancano i sadu che
importunano per strada i passanti, con richieste vibranti di elemosine che
giungono a farsi intimidatorie, soprattutto nei riguardi di chi sia straniero e
non hinduista.Di certo la Kumbh Mela del 2019, voluta come Maha Purna Mela (
Grande Mela completa) anziché nelle sue forme dimidiate di Ardh Mela, benché
non siano trascorsi i dodici anni previsti tra l uno e l’altro Maha Mela , a
massimo onore e gloria dei leader in carica del Bjp hinduista che ora sono al
comando dell India e dell’Uttar Pradesh, Yoghi e Narendra Modi , è uno spot
politico religioso che li concelebra insieme con i sadu. E ‘ tale Il potere di
pervicace lobby che questi ultimi detengono, che per disabbigliati e mendicanti
che possano essere tanti di loro, i più facinorosi e fanatici sono giunti a
minacciare di secedere verso Varanasi, qualora non vengano rassicurati che sarà
eretto in Ayodhya, sempre nell Uttar Pradesh, il fatidico tempio che dovrebbe
risorgere sul luogo natale del dio Rama,- una divinità che a onore del vero è
pura leggenda per lo stesso hinduismo, in rinnovato contrasto con gli islamici
indiani, che vi rivendicano la salvaguardia della masjid di Babur.
Al mio amico Kailash, nel lasciare il
sito del Sangam, ho chiesto che cosa vi sia per lui il Ganga, da mobilitarlo
nonostante i disagi incresciosi del viaggio all’ immersione rituale della
Burqi, così come l’anno scorso suo padre e i suoi zii vi si sono recati a
spargervi le ossa della nonna. “ E’ mia madre, mi ha detto in tutta risposta.
Poesie di MIr Taqi Mir da me tradotte
Il fiore mi ha implorato di non andarmene
“Se tu sei venuto per un breve tratto nel giardino,
Sii il mio valente ospite.”
Io incurante lo ignorai
e me ne andai via.
Dove, invero, è il tempo di indulgere
Verso qualcuno?
Che dire di tale umore, o Mir,
Egli camminava nel giardino,
E i fiori salutavano
chinandosi dai rami,
Ma ad egli non importava nulla.
Ero in sua presenza, ed ero ammutolito.
Mir, che se ne sia sentita offesa, allora?
C’è amore e solo
amore
Ovunque tu volga lo sguardo,
Tutta la creazione trabocca
d’amore
Amore è l’amata, amore è l’amante, fino a tal punto. così tanto,
Che è come se l’amore fosse in amore con se stesso
(che è come se l’amore si intrattenesse in un gioco con se stesso)
Quando chiesi come trascorressero gli erranti in amore
La brezza del mattino sollevò una manciata di polvere
E la soffiò via
Dove mi ha colto il delirio
Quanto a lungo sono
stato in attesa di me stesso?
Quale primavera? Per noi prigionieri è proibito
Anche solo vedere il muro del giardino
Traverso una crepa nella nostra cella.
E’ un uomo terrestre quello che glorifica il mondo
Altrimenti
C’è lo specchio ma a che vale
Guardarvi dentro.
I miei versi piacciono all’élite
Ma io scrivo per il largo pubblico.
Se non parlo, il mio cuore brucia, se lo faccio
La mia lingua è scottata.
La mia amata può prendere fuoco se sente le parole
Che voglio dirle.
Tutti i miei piani sono stati ribaltati
Che serve
qualsiasi medicina….
Non hai visto come questa malattia del cuore
Mi ha finalmente ucciso?
Lo Shaik che se ne sta nudo
Nella moschea, era nella taverna
L’ultima notte
Manto, toga, camicia e berretta, tutto si è bevuto
-Completamente pazzo, ha dato via.
Quale Kaaba, quale direzione di preghiera,
Quale moschea santa, quale veste di pellegrino?
Noi, abitanti del suo
tratto di cammino,
ne prendiamo congedo
a distanza.
Che vuoi tu dunque sapere
Della religione e della fede di MIr?
Con un tilak sulla
fronte siede in un tempio
Da lungo ha forse rinunciato all’ islam?
Noi di fatto impotenti
siamo accusati
Di comandare senza
una investitura precisa
Voi fate tutto quel che vi piace
E noi siamo
ingiustamente diffamati.
Con la complicità di
Shaik
E Brahmini, Mir
perderà la Kaaba
E il Tempio.
Egli se ne farà per
se stesso una separata
Minuscola moschea, in un cantuccio
Che sia appartato.
La mia precipua religione è amore, in cui il cuore
E il profeta, il cuore la direzione di
preghiera,
il cuore è Dio
E’ la sua bellezza che illumina tutto
Sia ciò la candela
della moschea
O la lampada di Somnath.
La benevolenza come usanza
È scomparsa dal mondo,
uno strano popolo abita ora la terra,
strani sono ora i tempi
Mir, sono templi delicati
Reggiti il turbante con entrambe le mani!
Nel bianco e nero del mondo
Il ruolo che posso giocare è solo questo:
piangere di notte fino al mattino e in qualche modo
far decorrere il giorno nella sera.
Mir, egli verrà alla mia tomba dopo che sia morto
Il Mio Messia penserà
a me solo dopo che me ne sia andato.
Le macerie del mio cuore sono davvero la vista
Di una cittadella che il dolore abbia raso al suolo.
Ricorda le mie parole, se non vuoi
Udirle ancora.
Se udrai qualcuno riportarle,
il tuo cuore si spezzerà/ scoppierà nel rimpianto.
Non considerarmi
ordinario,
dopo un vagabondaggio del cielo per anni
solo allora, da un velo di polvere, un uomo
può dirsi nato.
Lo vedi, questo,
esala
Dal mio cuore o dalla mia anima,
Da dove , quanto non pare che fumo?
O cielo, quale cuore infranto
Giace in questo sepolcro?
Una fiamma ne esala ogni mattino.
Quando grida di lamento cominciano a ferire la mia mente,
Un urlo sale al cielo.
Ovunque vada a
posarsi il suo sguardo gioioso,
ne esala una turbolenza.
O voce ardente, stai
attenta
Pure alla tua dimora
Una nuvola di fumo sale dal tuo riparo.
Chi non s’inquieterà nel sedere ancora dovunque
Chi, che si levi anche solo una volta dalla tua soglia?
Oh, come noi ci
rimettemmo in piedi nel lasciare quella via
Quasi che se sorgessimo da questo mondo dopo la morte.
Mir, l’amore è un macigno pesante,
Quale creatura non è troppo gracile
per sostenerne il peso?
(Quale creatura
può non soccombere sotto il suo peso ?)
La mia esistenza è come una bolla
Questa vista è come
un miraggio
Ah, la tenerezza
delle sue labbra
È come il petalo di una rosa.
Apri ora il tuo occhio del cuore
Tutto il mondo è solo
un sogno
Eccomi alla sua porta ancora
una volta
Sono ora in uno stato di agitazione
Basta che parli, che
loro dicono,
Questa è la voce di quello sventurato.
Mir, in quegli occhi schiusi
in sogno
C’è il tossico di un vino stagionato.
Nessuno in questo mondo vorrebbe essere ingenuo
Come un amante
Perdendo il suo cuore in amore egli pensa di guadagnarci
Mir, il sempliciotto amaro, è troppo assetato
Del suo stesso sangue,
Egli pensa che di lei la pesante spada affilata
Sia l’elisir di vita .
Mir Taqi mir poesie ( di mia traduzione)
Voi non considererete più
alcun giro di perle
una volta considerato
lo stile della mia espressione
Chiunque sia qui re
o ministro
Che me ne importa, sono un fachiro sovrapensiero
Essendo venuto a Delhi di questi tempi
Non ho visto quegli amici
Se ne sono andati un po’ troppo presto
Son io sopraggiunto un po’ troppo tardi
Ero un soldato allora, sono un ascetico ora
Ahimè! Così(è come)
ho consumato la mia gioventù.
In una così breve notte,
Assolvendo Quanti ingannevoli ruoli.
Loro,
il cui dominio attestammo
Da un capo all’altro del paese,
Nessuno ne fa più il
nome
Ladri, borseggiatori, Sikhs, Marathas,
Re e mendico, tutti quanti coloro
Che hanno bisogno di pace sono i soli
Possessori di nulla, povertà è ora la sola ricchezza.
Jahanabad è ora una rovina
Ad ogni passo, c’era
una volta
Qui una casa.
I miei occhi in lacrime sono ora un canale
Il mio cuore straziato è come la città di Delhi.
E così ce ne andiamo da questa casa di idoli,
Mir,
Forse qui ci rivedremo
ancora , se Dio
Ci riporterà indietro.
Le strade di Delhi erano come pagine dipinte,
Ogni vista che vi vidi sembrava una pittura
Tu chiedi delle mie origini. O popolo
Del’Est,
Schernendo la mia povertà e di me ridendo?
Di Delhi, che del mondo era la città privilegiata,
Dove non si raccoglievano che gli eletti
Di ogni genere di vita,
Ora predata dal Fato e ridotta a deserto,
Io sono un residente di quel sito in rovina.
La testa che è così fiera
Nel portare oggi la corona,
domani grida di cordoglio la coroneranno
nel suo vero posto.
La desolazione di Delhi
era di gran lunga migliore
Che non Lucknow
Vorrei esservi morto
Anziché essere qui
scampato.
Il mio cuore e la mia Delhi siano pure
Ambedue in rovina
C’è ancora del
diletto
In questa casa
straziata
Lungo la strada del desiderio anch’io
Avrei voluto malamente cadere,
ma questi miei piedi rotti
mi tennero eretto.
Ogni foglia ed ogni pianta sa del mio stato,
Solo il fiore ignora, ciò che tutto il giardino
Ben conosce.
Confortare i cuori afflitti certo non usa
Nella città della bellezza,
altrimenti anche l ingenua amata saprebbe bene
quale sia la cura di questa pena.
Grazia, Fedeltà, Gentilezza e Favore, - nessuno
Qui ne sa nulla
Scherno e gestualità, segni e allusioni-, questo solo
essi sanno.
Divenni come un fachiro,
e con questo grido
Ora mi congedo:
Sii felice, amico mio, è la mia preghiera.
Un tuo solo baluginio mi ha trasvolato in estasi,
tu mi hai reso distaccato dal mio io.
Avevo un desiderio immenso di visitare il tuo vicolo
Ed ora me ne ritorno ravvivato nel sangue
Ho consunto la mia
fronte in prostrazione
Ho pagato il mio debito di obbedienza
Fino a qual punto ti
ho adorato,
O Idolo,
Ti ho reso Dio agli occhi del mondo.
Oh, la tenerezza delle sue labbra
E’ come il petalo di
una rosa.
O Mir, in quegli schiusi occhi sognanti
C’è il tossico di un
vino stagionato.
Come dirti che cos’è l’amore?
E’ una malattia dell’anima, una sventura, quest’amore.
Mir, ti vedo farti pallido,
Dimmi, anche tu sei ora preda d’amore?
Due miei ghazal
Se non è per scherno e umiliazione
Egli ti cerca solo per
soldi.
E tu non cercarlo per niente al mondo.
Battuto sotto il tuo calpestio
Lascio che sia se tu mi dici
Che è il tuo cuore distrutto che mi distrugge
Due miei Ghazals
Due miei ghazals
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Se non è per scherno e umiliazione
Egli ti cerca solo per soldi.
E tu non cercarlo per niente al mondo.
Battuto sotto il tuo calpestio
Lascio che sia se tu mi dici
Che è il tuo cuore distrutto che mi distrugge
Ci fosse mai qualcuno che vuol sapere
Ci fosse mai qualcuno che vuol sapere
Della mia fede e religione
Dirò che Dio è l’ identico ordito
Per cui le foglie verdeggiano e noi respiriamo.
E noi siamo sessuati né più né meno che i batteri,
traendo Egli lo
spirito da un pugno di polvere,
dalla nostra morte la rinascita di feti a un’ inimmaginabile vita,
amore anche dall'orrore per chi ci sta accanto.
In Lui di Lui viviamo,
vibriamo desideriamo,
dicono bene gli Atti
e le credenze dei Tantra,
peccato per la nostra presunzione
sia Egli infinitamente infinito,
al punto che noi tutti non siamo neanche una sua cellula
appena un’idea della sua mente.
Basta anche solo avere occhi per le amiche piante,
per intendere che
siamo solo uno dei modi della sua intelligenza,
Oramai a poca distanza dalla mia morte,
Oltre la quale non
vedo,
Con il poeta dei poeti affranti è come a dire,
che la mia precipua religione è amore , in cui il cuore
E’ il profeta, il cuore la direzione di preghiera, non riconfermi
il cuore è Dio.
Sulla Grande Mantova
Signor Direttore
Dunque, alla resa dei
conti referendaria sulla Grande Mantova, i nostri sindaci interessati,
riunitisi al Pirellone in gran
consiglio, appaiono favorevolissimi al progetto in linea di principio, ma contrarissimi di fatto; per quanto l’obiettivo
di una futura fusione sia condivisibile in linea di massima, sono “uni
d’accento” che questo referendum non s’ ha proprio da fare. Le sacrosante
ragioni? Che noi cittadini mancheremmo di reale consapevolezza, bontà loro che
hanno fatto di tutto per assicurarcela durante il loro mandato, senza forma
alcuna di boicottaggio di cui si abbia avuto anche solo il minimo sentore; e
poi, si tratta di una tale complicazione,
tale e poi tale, ci sono tali e tante di quelle problematiche in gioco,
che neanche a pensarci, figuriamoci.. In cambio, invero, eccoli tutti quanti
già virtuosamente disposti, se non si fa il referendum, a mettersi in gioco e a spendersi,
come mai non è stato, in tutto quello che finora non hanno mai fatto,
un’effettiva progettazione, ma certissimamente, in primo luogo di beni e
servizio da mettere in comune…. Marpioni… tale
loro virtuosità quanto mai interessata puzza di bruciato oltre
l’estensione stessa della grande Mantova, è una farsa che a modo suo evoca
l’ottimo nemico del bene. In realtà gli esimi sindaci non potevano dare più felice avvio di propaganda alla campagna
referendaria per un si consapevole e convinto alla grande Mantova, non
potevano fornire riscontro migliore al dato di fatto incontrovertibile che il
sì al referendum è la sola via
per pervenire al “condivisibile obiettivo”,
parole loro, sacrosante; che se stiamo ad aspettare che lor signori si
disbrighino fusionisticamente, con tutti i vincoli associati che entrano in
gioco ….campa cavallo.. è l’esatto chiedere,
da uomini incauti e sciocchi, che
si diano da fare per il Santo Natale i tacchini che vi devono finire
arrosto, per la leccornia di un migliore
governo locale. Don't you even think of eating my chocolate!
Odorico Bergamaschi
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