sabato 23 febbraio 2019

Mir Taqi mir poesie ( di mia traduzione)



Voi non considererete  più
alcun giro di perle
una volta considerato  lo stile della mia espressione

Chiunque sia  qui  re  o  ministro
Che me ne importa, sono un fachiro sovrapensiero

Essendo venuto a Delhi di questi tempi
Non ho visto quegli amici
Se ne sono andati un po’ troppo presto
Son io sopraggiunto un po’ troppo tardi

Ero un soldato allora, sono un ascetico ora
Ahimè! Così(è  come) ho consumato la mia gioventù.
In una così breve notte, 
Assolvendo Quanti ingannevoli ruoli.

Loro,
il cui dominio attestammo
Da un capo all’altro del paese,
Nessuno ne fa più  il nome

Ladri, borseggiatori, Sikhs, Marathas,
Re e mendico, tutti quanti coloro
Che hanno bisogno di pace sono i soli
Possessori di nulla, povertà è ora la sola ricchezza.

Jahanabad è ora una rovina
Ad ogni  passo, c’era una volta
Qui una casa.

I miei occhi in lacrime sono ora un canale
Il mio cuore straziato è come la città di  Delhi.

E così ce ne andiamo da questa casa di idoli,
Mir,
Forse qui  ci rivedremo ancora , se Dio
Ci riporterà indietro.


Le strade di Delhi erano come pagine dipinte,
Ogni vista che vi vidi sembrava una pittura

Tu chiedi delle mie origini. O popolo
Del’Est, 
Schernendo la mia povertà e di me ridendo?
Di Delhi, che del mondo era la città privilegiata,
Dove non si raccoglievano che  gli eletti 
Di ogni genere di vita,
Ora predata dal Fato e ridotta a  deserto,
Io sono un residente di quel sito  in rovina.

La testa che è così fiera
Nel portare oggi la corona,
domani grida di cordoglio la coroneranno
nel suo vero posto.

La desolazione di Delhi  era di gran lunga migliore
Che non  Lucknow
Vorrei esservi morto 
Anziché  essere  qui   scampato.

Il mio cuore e la mia Delhi siano pure
Ambedue in rovina
C’è ancora  del diletto
In questa  casa straziata

Lungo la strada del desiderio anch’io
Avrei voluto malamente cadere,
ma questi   miei  piedi rotti
mi tennero  eretto.

Ogni foglia ed ogni pianta sa del mio stato,
Solo il fiore ignora, ciò che tutto il giardino
Ben conosce.
Confortare i cuori afflitti certo non usa  
Nella città della bellezza,
altrimenti anche l ingenua amata  saprebbe bene
quale sia la cura di questa pena.
Grazia, Fedeltà, Gentilezza e Favore, - nessuno
Qui ne sa nulla
Scherno e gestualità, segni e allusioni-, questo solo
essi sanno.


Divenni come un fachiro,  e con questo grido
Ora mi congedo:
Sii felice, amico mio, è la mia preghiera.
Un tuo solo baluginio mi ha trasvolato in estasi,
tu mi hai reso distaccato dal mio io.
Avevo un desiderio immenso di visitare il tuo vicolo
Ed ora me ne ritorno ravvivato nel sangue 

Ho consunto la  mia fronte in prostrazione
Ho pagato il mio debito di obbedienza
Fino a qual punto  ti ho adorato,
O Idolo,
Ti ho reso Dio agli occhi del mondo.

Oh, la tenerezza delle sue labbra
E’ come il  petalo di una rosa.
O Mir, in quegli schiusi occhi sognanti
C’è il tossico di un  vino stagionato.

Come dirti che cos’è l’amore?
E’ una malattia dell’anima, una sventura, quest’amore.
Mir, ti vedo farti pallido,
Dimmi, anche tu sei ora preda d’amore?

 Due  miei ghazal
Se non è per scherno e umiliazione
Egli ti cerca solo per   soldi.
E tu non cercarlo per niente al mondo.


Battuto sotto il tuo calpestio
Lascio che sia se tu mi dici
Che è  il tuo cuore distrutto che mi distrugge

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