Signor Direttore,
A onore del vero, personalmente mi sono conciliato
con il progetto di restyling in un belvedere turistico della Torre della gabbia
, al di là dei lavori della sua necessaria messa in stato di sicurezza, solo
quando mi è stato confermato che in esso era integrato il recupero della
Cappella Bonacolsi, ove avvenne il primo incrociarsi in Mantova dell’arte
figurativa europea. Di tale recupero si era parlato in realtà poco o niente affatto,
accreditando la mia supposizione che della Torre della Gabbia si volesse fare
solo una banale attrattiva turistica, sulla via dello svilimento del suo
patrimonio storico e culturale e della trasformazione di Mantova in un secondo outlet padano, dopo quello della moda
di Bagnolo San Vito, un’idea di certo non
fuori del mondo, se due outlet dopo il Colosseo sono le maggiori attrattive del
Bel Paese. Perché poi spendere oltre un milione di euro snaturando una torre
penitenziaria in un belvedere, quando esistevano già la Torre dell’Orologio e
la specola del Palazzo degli studi, per giunta con funzioni astronomiche. in
una città di vecchi che facciamo fatica a fare le scale di casa, ed allorché siamo in tempi di droni e di sonde, di google map, di ogni sorta di foto aeree e satellitari ,
del dispiegarsi del modo intero come
un atlante nei voli aerei? Per
ricredermi mi sono dunque occorse anche le prove alla mano che non veniva
azzerata la memoria storica della torre
della Gabbia, di come fosse stata perno del potere bonacolsiano, e poi
con Guglielmo Gonzaga tramutata in torre penitenziaria. Ma che si è
provveduto, mi sono chiesto da allora, a che questa profondità di visione del
passato, del presente e del futuro della nostra città, fosse concessa al
visitatore, e che tutto non si
risolvesse nell’ebbrezza, pur piacevolissima,
di un’ascesa sopra monumenti e tetti in un’aria non meno inquinata
? In ciò si sconta anche l’esito nefasto
di una tinteggiatura turistica della
città di Mantova che ne ha uniformato disgraziatamente tutto, che sia palazzo,
chiesa o teatro, di matrice medioevale, rinascimentale, manieristica, barocca,
rococò o neoclassica, sicché
l’indifferenziato ora vi regna sovrano.
Tale preoccupazione si è fatta invero pressante come ho recentemente appreso che con
questa giunta, non certo sparagnina, sono saliti a 2 milioni di euro i costi
del progetto, per consentire l insediamento nel cavedio della torre di un
ascensore. A tal punto, se già non lo si è fatto, quel che caldamente
consiglio, e non solo a giustificare gli oneri di spesa in ascesa , ma perché consentirebbe
tale profondità di conoscenza e di
visione, grazie alla cooperazione in progress, nel tempo, delle scuole e delle nostre
istituzioni e maestranze culturali con consulenti starters, è l’istallazione nelle sale d'accesso, e all'altezza del
belvedere, di diorami interattivi
connessi con postazioni digitali ( ad esempio plastici con
console che consentano di sollevarne delle porzioni e di evidenziare le
proiezioni di percorsi tematici, quali
esempio, le stratificazioni urbane o le opere di ingegneria idraulica e di intombamento),
oltreché con totem touch multimedial , slideshow di
foto d’epoca e pareti ugualmente interattive. In tal modo, ad esempio grazie a visori di occhiali 3d stereoscopici, o a
ricostruzioni dell’ambiente, a 360 °, in video tridimensionali che la
videocamera di uno smartphone attivi semplicemente inquadrando un pannello, al
visitatore e al cittadino sarebbe
consentito di visualizzare,
mediante mappe storiche, o prefigurazioni render, il passato ed il
futuro della città, in cerchie di mura, quartieri, contrade, edifici che siano
stati eretti e conservati od abbattuti, progetti in corso di realizzazione o di
stallo, condivisi o controversi. Lo
stesso discorso potrebbe ripetersi, in termini eminentemente cartacei, quanto
alla ricerca storica di quale sia stato e sia il sistema giudiziario e penitenziario della città, insediando un
centro studi che nella torre della Gabbia abbia il suo principale referente.
Odorico Bergamaschi
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