lunedì 25 marzo 2019

compensazione


L’esimio Sindaco Palazzi,  anziché  prendersela con non meglio precisati  leoni di tastiera che ruggiscono contro il termovalorizzatore ProGest, una specie che  davvero è  a lui aliena e che è del tutto estranea  al suo bestiario di corte, o con le opposizioni tutte per la nullità presunta della  loro  idea di città , meglio farebbe a prendere davvero  sul serio la propria di idee di città,  e a non  contravvenire scelleratamente alle cose buone che pur fa,  o che per lo meno si ripromette di fare, Mi riferisco, nel bene,  all’insediamento in  Mantova  del  nuovo corso di laurea in ingegneria informatica, robotica e intelligenza artificiale, ed alla  creazione, in Mantova Hub, di spazi di ricerca diretti da Stefano Mancuso, massimo esperto di Neurobiologia vegetale, finalizzati a progetti di  green economy, per fare in tale ambito di Mantova un Distretto della conoscenza di livello internazionale. A prendere infatti davvero sul serio tale ammirevole disegno, l’idrocoltura delle sue serre galleggianti o l’esplorazione del suolo con robot plantoidi a cui la ricerca di S. Mancuso prelude,  vorrei ben vedere se la finalità dell’attività amministrativa  sarebbe l’attuale di non sforare l’inquinamento massimo consentito, o peggio ancora  di propiziare un innalzamento  lieve della mortalità ambientale, laddove dovrebbe  inflessibilmente prefiggersi di ridurre al minimo possibile l’inquinamento  del territorio , mediante  una rigenerazione effettiva dei suoi ecosistemi, pur se non  si può invocare alcuna sovranità ambientale, per fare così di Mantova una città ideale per la sua salubrità territoriale, quanto lo è  per la sua arte, il suo gusto e la sua cultura, .che non  so, a dire il vero, quanto si sposino con il lasciare Piazza Sordello ad un Calcutta che vi canti che “ tutte le strade portano alle tue mutande”. Certo, si tratta di scommettere che le tecnologie delle  ultime  rivoluzioni industriali consentano una nuova alleanza tra lavoro e ambiente, anziché riproporre, con i vecchi modelli di sviluppo, l’ insanabilità di tale conflitto cui piegare il capo. Ora si dà invece il guasto  ulteriore, complice Ars Val Padana,  che anziché così operare coerentemente e conseguentemente, insieme con i suoi fidi il nostro primo cittadino sposti maldestramente il contrasto su di un altro fronte,  devastante, compromettendo  più ancora la nostra salubrità ambientale: che è mai, dicono coloro, quanto inquina in più un termovalorizzatore, rispetto al traffico automobilistico ed al  riscaldamento in città, come se fosse per far posto ad un inceneritore in più che la circolazione veicolare andrebbe modificata e ridimensionata nelle vetture consentite o che si dovrebbero spegnere le stufe residue,  in una sorta di compensazione che per altro trascende i poteri dell’amministrazione comunale, o, peggio ancora, quasi che si  abbia da accettare una sorta di ricatto già in chiave elettorale, tra quanto l’amministrazione lascia che inquini la cittadinanza,  e quanto si lascia che inquini il signor Zago, a tutto, per sua Altezza Serenissima, ponendo semplicisticamente rimedio sempre più piante, come basterebbero sempre più visori elettronici per stare sicuri. Sull’altro versante, però, così stando le cose, chi avversa il termovalorizzatore ProGest non può replicare solo sdegnandosi che per  dare modo  agli Zago  di impiantare il loro inceneritore inquinante,  si inviti il comune cittadino a circolare in bicicletta o a restare al freddo. Occorre  infatti  che a iniziare dalla limitazione dell’accesso automobilistico in città a chi vi vive e vi lavora, si accettino in replica le necessarie mutazioni degli stili di vita,  architettonici ed  urbanistici, nella viabilità e nei trasporti,  che  esigono un risanamento  ed  una rigenerazione di città e territorio,  se è vero, quanto è vero, che traffico e riscaldamento sono talmente patogeni.  Puntare il dito solo contro Zago sa di stonato.
Odorico Bergamaschi

La sortita del Ponte dei Mulini


La recente sortita Pro Gest del comitato Il ponte dei Mulini, apparsa  le settimane scorse  sulle colonne della Gazzetta di Mantova,  credo che abbia soprattutto il valore  che  può rivestire  un certificato di impotenza civico-amministrativa, quanto  al  diritto al lavoro dei residenti nel nostro territorio:  in astratto agevolazioni e sgravi alle imprese che vi intendano investire, in  concreto la capitolazione ulteriore  rispetto ai capisaldi della idea di città che va salvaguardata  riguardo a  Mantova, consentendo l’ ulteriore affronto al suo paradigma di città salubre, d’arte, di gusto e di cultura, con il riavvio di un termovalorizzatore a due chilometri e mezzo di distanza dalla Camera Picta, in linea d’aria, che aggiunge inquinamento a inquinamento,  compromettendo  o degradando a strumentale  green washing ogni pur benemerita  iniziativa ecologica compensativa. Non meno impotenti di fronte agli interessi precostituiti, così aggregatisi,  appaiono i difensori di tale paradigma di città nelle loro pur ottime  ragioni: restano voci che gridano nel deserto, cadendo nel vuoto i loro  sacrosanti  richiami a  come  sia più innovativo ed offra più lavoro il  riciclare  i rifiuti in un’economia circolare,  ai riutilizzi possibili del pulper,  a come occorra preservare dall’ inquinamento del termovalorizzatore le colture agricole, già compromesse, e via dicendo; l’arroganza del potere vigente è tale e tanta che può ricorrere impunemente ai sofismi della retorica più vaneggiante , con il  ribadire che un termovalorizzatore c’era già prima, - e con questo?-,  che è solo l’ammontare di quanto si brucia che conta , non il suo potenziale venefico di inquinamento, , che una legge del 1934 che impone di distanziare tale impianto dai centri abitati non vale anche se è in vigore, tant’è vecchia, e via dicendo. Resta valido il solo loro argomento residuo che non tutto si può riciclare,  che un residuo da incenerire rimane comunque. C’ è poi sempre, in alternativa fittizia,  l’illusione velleitaria e incredibilmente acritica, quale che sia il versante politico che la riproponga, dell’offa in offerta di un  futuro iperturistico, quale via di fuga acchiappa consensi,  benché così si vada prefigurando alla nostra città il futuro fantasma di un  outlet turistico spopolato da  Airbnb, risolto nelle sue valenze di centro storico nella sola zona  concentrazionaria  Ztl,  a tutto evidente vantaggio solo di procacciatori e organizzatori di eventi, Electa e compagnia bella così felicitate, tanto per intenderci, di un gruppo ristretto di albergatori e ostellanti e ristoratori, solo si pensi a quanti hotels  sussistono invece in Ferrara, il tutto una vana chimera per  il nostro commercio,  all’ insegna renziana, e ora giallo bruna, di più spesa propagandistica per ottenere  voti e di minori spese per lo sviluppo, in ciò a tutto detrimento,  ovviamente,  del lavoro e della  fruizione democratica e partecipativa del bene comune del nostro patrimonio storico e naturale. Al  che, guasto nel guasto,   si è aggiunto il boicottaggio amministrativo congiunto, sola eccezione i 5 stelle,  di ogni idea di Grande Mantova, la sola dimensione possibile per farne un capoluogo che non si isoli  a danno della provincia, qualora anche  fosse  possibile trasformare Mantova in un  Distretto della Conoscenza.  E’ una certificazione di impotenza che non ci lascia tuttavia  inerti. Quale che sia il futuro della nostra città, è certo quel che è  bene perseguire, in ogni caso , senza aduggiare con  idee di declino, magari corrispondenti all’evo del proprio  abbandono  della scena politica:  tra chi vi sopraggiunge,  vi  resti e debba lasciarla,-che  veramente migration is life , e nessun articolo uno è inteso a garantirci  il lavoro a chilometro zero- ,  occorre  aumentare  le forme di comunicazione e di cooperazione, il grado, accordato a ciascuno , di accoglienza, di visibilità e dignità di  vita pubblica, l’agevolezza delle  vie d’accesso e di partenza edi rientro, già con l’intermodalità dei trasporti , ed in loco acquisire sempre nuove eccellenze, salvaguardando ed accrescendo quelle già in atto,  innanzitutto  nei due ambiti più importanti, la salute e l’istruzione, con  ciò difendendo a oltranza e senza compromessi  i paradigmi succitati , di salubrità ambientale, di tutela e valorizzazione culturale e non meramente  commerciale e propagandistica del nostro patrimonio artistico e  paesaggistico. Insieme con  l’incremento della formazione e della ricerca, umanistico-scientifiche,  sono di certo  la migliore predisposizione ed  il più caloroso benvenuto ad ogni industria e impresa che  non pregiudichi  l’ integrità territoriale e  il suo arricchimento quale ecosistema, ma che in  tali beni abbia anzi  la sua condizione di sviluppo  e il suo valore finale. 
Odorico BErgamaschi

turismo intelligente


 SIGNOR  DIRETTORE
Devo dunque pensare che Enrico Voceri, che personalmente non conosco, ma che so amico di miei ottimi amici e del quale devo dunque pensare che sia anch’egli un ottimate, non lo sappia ancora che chi va con lo zoppo incomincia a zoppicare? Eccolo infatti sbattuto in prima pagina della Voce di Mantova con il Sindaco Palazzi e il Megadirettore Baia Curioni, a doverne condividerne la novità eclatante di un turismo intelligente per un pubblico intelligente, capace di lasciare a Mantova la sua intelligenza.  Fatemi ben capire: per di più devo dunque pensare, mio malgrado,  che  il bataclan che ci è stato finora ammannito, che so, Quadri da un’esposizione, o Eat Mantua,  invece intelligente proprio non lo fosse?

Kailash


Kailash si conferma  ogni giorno e ogni volta    il più meraviglioso compagno di vita e di viaggio , il vero educando della mia esistenza.  Si prende cura di tutto ciò che la mia memoria dimentica, o di cui può scordarsi,  sa essere superiore  a ogni mio sgarbo o  calcolo gretto,   sa capirmi nel  mio affetto per Mohammad ,  ha il  più assoluto rispetto delle mie manchevolezze di vecchio Solo che non  scegliesse ogni volta il lato più comodo  su cui salire in autorickshaw, o del  del letto in stanza, quando ci sistemiamo in albergo, e  rallentasse il passo  per attenersi al mio in affanno, sarebbe per me perfetto, gli faccio presente scherzando., Un tempo si tratteneva all’esterno dei templi, anche se erano hindu, come lo è lui,  ora non manca di farsi partecipe di ogni visita, e ricognizione,  dicendo tutta la sua ammirazione o delusione per i reperti che ravvisiamo,  di cui conserva una memoria formidabile
“ Ma non ti ricordi che vi erano sardulas- mostri del bestiario mitologico indiano- tra l uno e l’altro  pilastro della vedika- o parapetto-?”, mi disse  di un tempio all ingresso di Naresar che mi dispiaceva non aver rivisitato, dopo averlo visto insieme un anno addietro?
E insiste in disquisizioni  interminabili sull’identità del dio che rappresenta questa o quella statua, come giorni fa, in kadwaha.
Era Brahma o Kartikkeya, il dio che figurava con tre teste accanto a un uccello piumato?  Era Brahma per lui, indubbiamente, non Kartikkeya, come io sostenevo,  giacchè per Kailash l’animale piumato  ai suoi piedi non era   un  pavone, il veicolo  di Kartikkeya,  il  dio  figlio di Shiva, ma l hamsa , ossia l’anitra selvatica  che  aveva individuato nella bestia consimile ai piedi, quale suo veicolo animale,   di chi indubitabilmente era Brahma, comparendo il dio come una delle tre divinità della Trimurti nella trabeazione del tempio.  Ma non vedevo , a suo dire, che il presunto Kartikkeya aveva tre teste, come in effigie le ha sempre Brahma? Gli ricordavo che anche kartikkeya in sua forma attestata anche in Khajuraho può avere tre teste, senza che l’amico si  mostrasse o ne fosse per niente convinto.
Ciò che conta è se il Dio ha la brocca del kamandalu negli arti inferiori, era  la sua replica,dopo di che a dire il vero invertiva le sue posizioni  retrocedeva nelle sue posizioni confondeva le cose e  il dio diventava indubbiamente Kartikkeya, com’era vero che fosse, perché recava solo una / due anziché due / quattro coppie di arti, come è invece di norma per ogni dio di rango assoluto. Io seguitavo a scattare fotografie e lui continuava la discussione con il  conducente dell’autoveicolo, con cui  continuava a chiacchierare per tutto il tempo che mi lasciava a me stesso, come con ogni  altro nostro accompagnatore in ogni nostro viaggio, capace sempre di intendersi a meraviglia.

Aveva altresì l’acume di individuare la cresta che sporgeva “up”, incongruamente, dalla testa dell’hamsa di  Brahma, quasi che fosse quella di un pavone. E da che iniziavo a fargli presente come i templi ulteriori che si succedevano in kadwaya  si facevano a imitazione di quelli in khajuraho, lui non mancava di additarmi le statue che in essi si facevano anch’esse a immagine e somiglianza di quelle di khajuraho,  nelle torsioni assunte dal loro corpo. Ed erano la nayka che si asciugava la chioma, torcendola, mentre un’oca raccoglieva le gocce che ne cadevano, l’altra creatura celeste che si torceva in una scrittura muraria, la ninfa che dipingeva la pianta che sollevava di un piede o ne toglieva un pruno che vi si era confitto.
Nel secondo caso, gli dicevo, può essere scolpito anche  un  barbiere che gliele toglie, rammentandogli la sua professione castale.

Per mio mero tornaconto, avendoli già visti le volte precedenti che sono stato a kadwaya,  ho destinato  la parte finale della nostra visita dei templi a quelli  più belli, il tempio A del gruppo Talao quello che Kailash  ripetutamente mi ha detto  che più di ogni altro e come nessun altro lo aveva incantato. Ah. Quei ripetuti fiori di pietra sui soffitti d’ingresso..
“ Tu, kailash, ora guardi ai templi come un amante, io ne sono un anatomista,    mi interessano pietra su pietra per cercare di  capire come si è passati dagli uni agli altri.”
  Tu sei proprio come il loro dottore, che li studia osso per osso, that  ceeck bones by bones”.


Che ti è successo,  ingenuo cuore?
Ed ora  quale è la cura di questa pena ?
 Io sono  consumato  dal desiderio, e lei è indifferente.
O Dio, in che stato mi ritrovo !
Anche se ho una lingua con cui parlare
Chiedimi ora che cosa importa.
Se ci sei solo Tu,
Dio, che è dunque tutto questo turbamento?
Noi aspettiamo fedeltà da coloro stessi
Che non sanno nemmeno la fedeltà che sia
Non mi resta che offrirti la mia vita
 Della preghiera ignoro i termini.
Lo ammette, Ghalib non è un bel niente
Ma se lasci che ne sia libero, che male c’è?



E’( solo) un cuore, dopo tutto, non pietra o mattone
Perché non può erompere di dolore? 
Più di mille volte leverò il mio grido, se qualcheduno mi tortura.
Non è qui  un tempio, o una moschea, la porta o la soglia
Di qualcuno. Se siedo
Al bordo della strada, perché  qualcuno dovrebbe scacciarmi?
Certo, lei  non crede, Sicuro, lei
Non è fedele.
Se costui tiene tanto a  fede
E cuore, perché si ostina ad andare da lei?
La prigione della vita, la schiavitù
Del dolore,  in verità  sono la stessa cosa.
Finché non sopraggiunge la morte, perché
un uomo dovrebbe essere libero dal dolore?
Qui, questo  vanto
di splendore e grazia,  colà, , quell’ammanto di gentilezza,
e così noi non vogliamo l’ incontrarci per strada,, lei non vuole
farci salire.
Quali affari del mondo
Si sono fermati senza Ghalib, l’affranto, l’ingiuriato?
Perché pianger(lo) così amaramente, poi, lamentarsi
E  gemere così?




In verità, ci sono molti altri validi poeti
A questo mondo,
ma dicono loro stessi che lo stile d’espressione di Ghalib
è un caso unico

Non  c’è chi non chieda perché il persiano
Debba essere  invidioso del Rekta
Recitagli anche solo una volta una poesia di Ghalib
Ed egli ti dirà, Ecco il perché.

Tu non sei il solo Signore
Del Rekta Ghalib
essi dicono, in tempi trascorsi
C’era anche un certo  Mir



Se Galibh seguita così a singhiozzare , vedrai
 O popolo di tutto il mondo
Che non c’è contrada
Che non ne  cadrà presto  desolata







La beltà non avrà più bisogno di essere dispettosa
Quando me ne sarò andato
Questi tiranni si ritroveranno finalmente a loro agio
Quando me ne sarò andato.
Sale il fumo da una candela
Quando sia spenta
La passione annerirà
Quando me ne sarò andato.
Io muoio dal dolore se penso che non ci sarà nessuno a questo mondo
Che piangerà la fine della lealtà e dell’amore
Quando io me ne sarò andato.
La  caduta in rovina dell’amore mi fa piangere,
Ghalib,
Quale casa sommergerà il flutto della sofferenza
Quando io me  ne sarò andato?
Chi accetterà la sfida di bere
Il veleno del vino d’amore?
Il coppiere seguiterà a  lanciare  invano il suo grido di sfida
Quando io me ne sarò andato.

Egli condivide la mia vocazione, le mie bevute
E i miei secreti.
Non condannare Galib, è buono
A sufficienza per me.

Poesie sciolte brevi


Più non conti e non  contano gli anni
quando  nella  voce del tuo bambino
Sei il suo amico






( non scomporti nel foro delle polemiche
Quando ti villaneggia  il suo amore
u sei il raja di ogni contrada


Godi
E fa godere il tuo Amore.
Sii la puttana  del Signore.


Così tu ubriaco,  ed  ispirato,
come avrei voluto che tu mi facessi

Abbiano le leggi il loro corso,

ch’io seguo il mio 

Il tempo si è fatto breve


Il tempo si è fatto breve.
Come la rondine presso il tuo altare pongo i miei piccoli
La mia fiaccola come la servente  levo dal moggio.
Dal mattino alla sera
ardo la luce dei giorni .

venerdì 8 marzo 2019

Un sogno


Un sogno

Era giorno di festa e dubitavo seriamente che in Concordia potessi trovare in una libreria aperta i  volumi che cercavo. Mi aggiravo per i negozi che potessero essere aperti, uno di abbigliamento,  un altro di scarpe, dove  non v’era più, data la stagione alta, quanto cercavo , e dunque potevo riservare i soldi da spendere ai miei  libri agognati. Quanto indugiavo in una pasticceria dalle vetrate luccicanti, ma è senza sapore la dolcezza di paste in sogno, e delle casa  che era stata di mio nonno materno e del fratello potevo ben dire nell’aggirarmi di averla riconosciuta e intravista  benché il suo aspetto esterno fosse del tutto cambiato. Stavo già per uscire dal paese dal capo opposto  prima che trovassi la libreria che poteva fare al caso mio- si,  era ancora aperta, non vedevo? mi diceva un’addetta con malagrazia, indicandomi le persone all’interno del negozio, anche se era già ora di chiusura. Debbo così trasferirmi nella vicina MIrandola,  per la quale è in partenza un pullmann carico di vecchie conoscenze.  E’ la strada che percorrevo nella mia infanzia ogni Venerdì con mio padre, lui per le compere al monopolio del sale, agli ingrossi dei Galavotti e dei Pinotti, io per il mio numero settimanale del Monello. Che meravigliosi edifici vedo dispiegarsi lungo la strada, di cui allora non vidi tutta la bellezza,  remote abbazie con i loro chiostri e le abbazie. E l’arrivo è in sito di sosta per gli autobus, poco prima dell incrocio con la statale del Brennero, che si sopraeleva nella vista di ciò che per me è il fantastico.  Una miriade di laghi nella vallata sottostante, ovunque mi volga, ognuno con  il suo borgo e castello. Ci incamminiamo noi tutti, in un sproporzione tra le nostre dimensioni   enormi  rispetto  ai villaggi lacustri in cui stiamo addentrandoci; ma è a portata di mano il pronto rimedio con cui io e un mio compagni di viaggio  ci adattiamo a quanto di prezioso non va calpestato o travolto: possiamo rimpicciolirci sino a che quelle guide di scorrimento in cui posavamo i piedi diventano vie popolate di negozi, ed  i nostri accompagnatori si fanno giganteschi, prima di adottare essi stessi il medesimo accorgimento. La cittadina risorta dal terremoto ci si prospetta viucina come un maniero ingabbiato.

Mohammad, giornalista


Quando a Kailash ho detto di Mohammad giornalista di una catena televisiva indiana, per la prima volto l’ ho visto intenerirsi in un sorriso nei suoi riguardi.   Tutto ha preso corpo nel più breve  volgere di tempo, al rientro del  ragazzo  dalle disavventure di   Gwalior, che gli hanno lasciato intendere che era solo un raggiro in cui mi aveva  coinvolto come consapevole  vittima, l offerta di un posto di lavoro in un vicino aeroporto indiano. Decisivo è stato il suo incontro con   Hari Omo, il telegiornalista che da  Delhi ha fatto rientro  nella natia Khajuraho, per  farsi dirigente locale di un emittente televisiva. “ Giornalista, reporter ,  cameraman , mi ha ribadito oggi strafatto dall’alcool,    Hari Hom cercava persone particolarmente importanti o intelligenti” ed era chiaro che  M.ora conta su di lui  per diventare una persona importante nella sua indubbia intelligenza.  Non c’era nessuno a cui Hari Om lo avesse presentato,  che non  si fosse detto certo che Mohammad  avrebbe avuto successo ene avrebbe fatta di strada,  Così, in una repentina metamorfosi,  il ragazzo che mi si era presentato ch di ritorno da Gwalior  come una vittima patetica della sventura e dello “schema “dell’altrui imbroglio,  in preda ogni giorno al’alcool  e alla mariujana quali via di evasione dal binomio futuro di carcere e morte,   aveva  ritrovato l fiducia in se stesso  e confidenza nella sua capacità di fare presa istantanea sugli altri con il suo carattere di una simpatia e di un’inventiva  unichei,  è ora2 l’amico di tutto il mondo”  in continua attività, non manca mai di avere di che  fare, nel periodo ora di prova del suo talento,  pur di e essere di conferma a quello che Hari Om ha detto di lui, presentandolo agli altri componenti in Chhatarpur dello staff dell’emittente “ E il mio koinoor”,  imperdibile, irrinunciabile, una fortuna unica al mondo averlo trovato. Quanto a me , non ne vuole sapere minimamente dei consigli che posso dargli come insegnante e come scrittore, è  inutile che gli ripeta,  da collega e collega,  come il mio talent giornalistico già  lo eserciti scrivendo lettere al direttore dei giornali della mia città , e quanto in ciò abbia appreso dalle mie schermaglie in face book, , si è preso gioco anche del più semplice dei miei consigli, quello della fatidica regola degli interrogativi delle 5 W a cui un articolo deve sempre dare risposta, neanche a parlargli del doppio racconto o di flashback, lo so, ho capitolato, che così si insegna soltanto a scrivere correttamente , non già a scrivere  bene, “ Lo  so che tu hai tutta la personalità e l intelligenza che occorrono, gli ho detto tra una sua celia e l’altra, solo che sarebbe il più improbabile dei giornalisti valenti , se si stesse a quanto ha studiato e le certificazioni scolastiche.
“ Perché quelli che hanno studiato sono tutte persone intelligenti? La sua pronta parata difensiva tra una parola d’insulto e l’altra sussurratemi , non più solo “ mararrchod”, ma “ make lo- de” il nuovo termine canzonatorio ingiurioso con cui si prende gioco di ogni mia disanima.
Per tutto per lui c’è internet, se cerco di mettere in crisi la sua università della vita. Che conta , come giornalista, se non sa nemmeno scrivere, di fatto, pur se sa palare anche l urdu? Un programma come voice Typing gli permette di vedere  trascritto in hindi ciò che dica a contatto dello smartphone, e di vedersi proiposte le correzioni del caso, prima di inviare  il documento a Bhopal.
E ne ha già fatta, e quanta, come giornalista di esperienza.
“ Ho già capito che ci sono giornalisti buoni che hanno tanti nemici, e giornalisti cattivi che hanno tanti soldi”
E tu che cosa vorresti diventare, gli ho chiesto nella  tenzone che aveva suscitato..
“ Un Robin Hood a metà. Che toglie ai ricchi con le minacce  delle sue rivelazioni senza darlo poi ai poveri”
“ E sarei io madarchod”, chi si fotte mamma sua… “
“Un giornalista è una persona potente qui in India, e tutti coloro che hanno potere li temono, perché loro tutti  hanno qualcosa da nascondere”
Sarà, lo lascio dire divertito,  prima che lui mi dica di amarmi come non mai, di certo l’attività che ha intrapreso e che lo fa sentire qualcuno , gli fa per ora più che bene, benissimo, perché gli consente di  uscire dal solo interesse per la sua sorte personale o familiare.
“ In questi pochi giorni, mi  ha confidato con l’aria di rivelarmi chissà che cosa che non fosse una conferma, - ho scoperto che Khajuraho is an Hell,  è un inferno vero e proprio.. Il 50% di chi vi vive non ha lavoro,  e i  giovani vivono più che altro con i soldi che i loro genitori hanno messo da parte con la corruzione. Ma tra cinque anni della maggior parte delle loro fortune non resterà più niente e qui ci sarà solo miseria.”
“ Te l ho già detto, come mi è stato confermato, che nuovi ristoranti, hotel e bazar,  tutte le case diventate home stay, servono più che altro  a investirvi il denaro sporco.  Così è il turismo,  bellezza “
“ Sono soprattutto  gli uomini della polizia i più corrotti. Poi vengono quelli che sono a capo di più uffici”
“ Come i collectors , credo ”.
“ Esatto. Faranno loro la mia fortuna. E ti potrò regalare un giorno una Ferrari”
 “Così,  costi quel che costi   tu mi parli sempre di successo, di successo, successo, che cerchi, ma non è quello che per me davvero   conta nella vita. Certo sarebbe bello conoscerlo e goderne tanto. Lo vedi quanto tempo sto su ogni pagina che scrivo sui templi hindu che vengo riscoprendo, in un’opera enorme che non ritroverà mai neanche una sola persona  che si dia la pena di leggerla, Ma se per me quello che conta è scrivere bene, fare cose belle, dedicarmi ad esse, a  ciò che è giusto…”
“Tu mi parli così di eccellenza”, è stata la pronta risposta del ragazzo, “solo che io quello che scrivo devo consegnarlo a tempo, e,..”
 Certo  che devi seguire altre vie, anche  nello scrivere, del resto  anch’io quando scrivo dei miei fatti, what is biopic, -come gli dico perché egli mi intenda-, o sono coinvolto  in ciò  che scrivo da altre passioni che quella per i templi hindu cui mi dedico,  descrivendoli a confronto pietra su pietra,  tutto mi riesce più veloce e più facile e bello, mi si compone davanti  senza un particolare sforzo..”
Mohammad ha sorvolato come se fosse la più ovvia delle visioni del mondo condivisibili, quando gli ho detto che seguito a darmi da fare  restando l’alieno di cui dice, anche se oramai in questo mondo sempre più strano di sempre più strana gente, degli autentici mostri, credo davvero che in democrazia il vero, il bello e il buono resteranno per  sempre  figli di un dio minoritario e perdente,  vuoi rispetto alla pacchia che la bestia varia e grossaa ( il mostro mite)  ripromette  all’ animalità di noi tutti,   vuoi per il   credo  riverberante dagli schermi  degli negli idoli  fidelizzanti che sono i i veri dei  adorati dovunque, siano essi Apple o Samsung,   o Huawei. che brillano già negli occhi stessi del mio Chandu felice e dei miei accoliti indiani.
Quando a Kailash ho detto di Mohammad giornalista di una catena televisiva indiana, per la prima volto l’ ho visto intenerirsi in un sorriso nei suoi riguardi.   Tutto ha preso corpo nel più breve  volgere di tempo, al rientro del  ragazzo  dalle disavventure di   Gwalior, che gli hanno lasciato intendere che era solo un raggiro in cui mi aveva  coinvolto come consapevole  vittima, l offerta di un posto di lavoro in un vicino aeroporto indiano. Decisivo è stato il suo incontro con   Hari Omo, il telegiornalista che da  Delhi ha fatto rientro  nella natia Khajuraho, per  farsi dirigente locale di un emittente televisiva. “ Giornalista, reporter ,  cameraman , mi ha ribadito oggi strafatto dall’alcool,    Hari Hom cercava persone particolarmente importanti o intelligenti” ed era chiaro che  M.ora conta su di lui  per diventare una persona importante nella sua indubbia intelligenza.  Non c’era nessuno a cui Hari Om lo avesse presentato,  che non  si fosse detto certo che Mohammad  avrebbe avuto successo ene avrebbe fatta di strada,  Così, in una repentina metamorfosi,  il ragazzo che mi si era presentato ch di ritorno da Gwalior  come una vittima patetica della sventura e dello “schema “dell’altrui imbroglio,  in preda ogni giorno al’alcool  e alla mariujana quali via di evasione dal binomio futuro di carcere e morte,   aveva  ritrovato l fiducia in se stesso  e confidenza nella sua capacità di fare presa istantanea sugli altri con il suo carattere di una simpatia e di un’inventiva  unichei,  è ora2 l’amico di tutto il mondo”  in continua attività, non manca mai di avere di che  fare, nel periodo ora di prova del suo talento,  pur di e essere di conferma a quello che Hari Om ha detto di lui, presentandolo agli altri componenti in Chhatarpur dello staff dell’emittente “ E il mio koinoor”,  imperdibile, irrinunciabile, una fortuna unica al mondo averlo trovato. Quanto a me , non ne vuole sapere minimamente dei consigli che posso dargli come insegnante e come scrittore, è  inutile che gli ripeta,  da collega e collega,  come il mio talent giornalistico già  lo eserciti scrivendo lettere al direttore dei giornali della mia città , e quanto in ciò abbia appreso dalle mie schermaglie in face book, , si è preso gioco anche del più semplice dei miei consigli, quello della fatidica regola degli interrogativi delle 5 W a cui un articolo deve sempre dare risposta, neanche a parlargli del doppio racconto o di flashback, lo so, ho capitolato, che così si insegna soltanto a scrivere correttamente , non già a scrivere  bene, “ Lo  so che tu hai tutta la personalità e l intelligenza che occorrono, gli ho detto tra una sua celia e l’altra, solo che sarebbe il più improbabile dei giornalisti valenti , se si stesse a quanto ha studiato e le certificazioni scolastiche.
“ Perché quelli che hanno studiato sono tutte persone intelligenti? La sua pronta parata difensiva tra una parola d’insulto e l’altra sussurratemi , non più solo “ mararrchod”, ma “ make lo- de” il nuovo termine canzonatorio ingiurioso con cui si prende gioco di ogni mia disanima.
Per tutto per lui c’è internet, se cerco di mettere in crisi la sua università della vita. Che conta , come giornalista, se non sa nemmeno scrivere, di fatto, pur se sa palare anche l urdu? Un programma come voice Typing gli permette di vedere  trascritto in hindi ciò che dica a contatto dello smartphone, e di vedersi proiposte le correzioni del caso, prima di inviare  il documento a Bhopal.
E ne ha già fatta, e quanta, come giornalista di esperienza.
“ Ho già capito che ci sono giornalisti buoni che hanno tanti nemici, e giornalisti cattivi che hanno tanti soldi”
E tu che cosa vorresti diventare, gli ho chiesto nella  tenzone che aveva suscitato..
“ Un Robin Hood a metà. Che toglie ai ricchi con le minacce  delle sue rivelazioni senza darlo poi ai poveri”
“ E sarei io madarchod”, chi si fotte mamma sua… “
“Un giornalista è una persona potente qui in India, e tutti coloro che hanno potere li temono, perché loro tutti  hanno qualcosa da nascondere”
Sarà, lo lascio dire divertito,  prima che lui mi dica di amarmi come non mai, di certo l’attività che ha intrapreso e che lo fa sentire qualcuno , gli fa per ora più che bene, benissimo, perché gli consente di  uscire dal solo interesse per la sua sorte personale o familiare.
“ In questi pochi giorni, mi  ha confidato con l’aria di rivelarmi chissà che cosa che non fosse una conferma, - ho scoperto che Khajuraho is an Hell,  è un inferno vero e proprio.. Il 50% di chi vi vive non ha lavoro,  e i  giovani vivono più che altro con i soldi che i loro genitori hanno messo da parte con la corruzione. Ma tra cinque anni della maggior parte delle loro fortune non resterà più niente e qui ci sarà solo miseria.”
“ Te l ho già detto, come mi è stato confermato, che nuovi ristoranti, hotel e bazar,  tutte le case diventate home stay, servono più che altro  a investirvi il denaro sporco.  Così è il turismo,  bellezza “
“ Sono soprattutto  gli uomini della polizia i più corrotti. Poi vengono quelli che sono a capo di più uffici”
“ Come i collectors , credo ”.
“ Esatto. Faranno loro la mia fortuna. E ti potrò regalare un giorno una Ferrari”
 “Così,  costi quel che costi   tu mi parli sempre di successo, di successo, successo, che cerchi, ma non è quello che per me davvero   conta nella vita. Certo sarebbe bello conoscerlo e goderne tanto. Lo vedi quanto tempo sto su ogni pagina che scrivo sui templi hindu che vengo riscoprendo, in un’opera enorme che non ritroverà mai neanche una sola persona  che si dia la pena di leggerla, Ma se per me quello che conta è scrivere bene, fare cose belle, dedicarmi ad esse, a  ciò che è giusto…”
“Tu mi parli così di eccellenza”, è stata la pronta risposta del ragazzo, “solo che io quello che scrivo devo consegnarlo a tempo, e,..”
 Certo  che devi seguire altre vie, anche  nello scrivere, del resto  anch’io quando scrivo dei miei fatti, what is biopic, o sono coinvolto  in ciò  che scrivo da altre passioni che quella per i templi hindu cui mi dedico,  descrivendoli a confronto pietra su pietra,  tutto mi riesce più veloce e più facile e bello, mi si compone davanti  senza un particolare sforzo..”
Mohammad ha sorvolato come se fosse la più ovvia delle visioni del mondo condivisibili, quando gli ho detto che seguito a darmi da fare  restando l’alieno di cui dice, anche se oramai in questo mondo sempre più strano di sempre più strana gente, degli autentici mostri, credo davvero che in democrazia il vero, il bello e il buono resteranno per  sempre  figli di un dio minoritario e perdente,  vuoi rispetto alla pacchia che la bestia varia e grossaa ( il mostro mite)  ripromette  all’ animalità di noi tutti,   vuoi per il   credo  riverberante dagli schermi  degli negli idoli  fidelizzanti che sono i i veri dei  adorati dovunque, siano essi Apple o Samsung,   o Huawei. che brillano già negli occhi stessi del mio Chandu felice e dei miei accoliti indiani.

Versi sciolti


Più non conti o non  contano gli anni,

che il destino arrida od irrida,
 purché  al riaprirsi degli occhi
 dal vuoto la pulsione risalga ,
si riprenda il giusto verso,
lo sguardo sia colto che palpita accanto  









Così fatto,
 così tu ubriaco,  ed  ispirato,
come avrei voluto che tu mi facessi


Abbiano le leggi il loro corso,
ch’io seguo il mio

Attestati di impotenza civico-amministrativa


La recente sortita Pro Gest del comitato Il ponte dei Mulini, apparsa di recente  sulle colonne della Gazzetta di Mantova,  credo che abbia soprattutto il valore  che  può rivestire  un certificato di impotenza civica, quanto  al  diritto al lavoro dei residenti nel nostro territorio:  in astratto agevolazioni e sgravi alle imprese che vi intendano investire, in  concreto la capitolazione ulteriore quanto ai capisaldi della idea di città che va salvaguardata  riguardo a  Mantova, consentendo l’ ulteriore affronto al suo paradigma di città salubre, d’arte, di gusto e di cultura, con il riavvio di un termovalorizzatore a due chilometri e mezzo di distanza dalla Camera Picta, in linea d’aria, che aggiunge inquinamento a inquinamento,  compromettendo  o degradando a strumentale  green washing ogni pur benemerita  iniziativa ecologica compensativa. Non meno impotenti di fronte agli interessi precostituiti, così aggregatisi,  appaiono i difensori di tale paradigma di città nelle loro pur ottime  ragioni: restano voci che gridano nel deserto, cadendo nel vuoto i loro  sacrosanti  richiami a quanto sia più innovativo e offra più lavoro il  riciclare  i rifiuti in un’economia circolare,  a come occorra preservare dall’ inquinamento del termovalorizzatore le colture agricole, già compromesse, e via dicendo; l’arroganza del potere vigente è tale e tanta che può ricorrere impunemente ai sofismi della retorica più vaneggiante , col ribadire che un termovalorizzatore c’era già prima,- e con questo?-,  che è l’ammontare di quanto si brucia, non la natura delle scorie che conta, che una legge del 1934 che impone di distanziare tale impianto dai centri abitati non vale anche se è in vigore, tant’è vecchia, e via dicendo. C’ è poi sempre, in alternativa fittizia,  l illusione velleitaria e incredibilmente acritica, quale che sia il versante politico che la riproponga, dell’offa in offerta di un  futuro iperturistico, quale  via di fuga acchiappa consensi,  benché così si vada prefigurando alla nostra città il futuro fantasma di un  outlet turistico spopolato da  Airbnb, risolto nelle sue valenze di centro storico nella sola zona  concentrazionaria  Ztl,  a tutto evidente vantaggio solo di procacciatori e organizzatori di eventi, Electa e compagnia bella così felicitate, tanto per intenderci, di un pugno di albergatori e ostellanti e ristoratori, solo si pensi a quanti   hotels  sussistono invece in Ferrara, il tutto una vana chimera per  il nostro commercio,  all’ insegna renziana, e ora giallo bruna, di più spesa propagandistica per ottenere  voti e minori spese per lo sviluppo, in ciò a tutto detrimento,  ovviamente,  del lavoro e della  fruizione democratica e partecipativa del bene comune del nostro patrimonio storico e naturale. Al  che, guasto nel guasto,   si è aggiunto il boicottaggio amministrativo congiunto, sola eccezione i 5 stelle,  di ogni idea di Grande Mantova, la sola dimensione possibile per farne un capoluogo che non si isoli  a danno della provincia, qualora anche  fosse  possibile trasformare Mantova in un  Distretto della Conoscenza.  E’ una certificazione di impotenza che non ci lascia tuttavia  inerti. Quale che sia il futuro della nostra città, è certo quel che è  bene perseguire, in ogni caso , senza aduggiare con  idee di declino, magari corrispondenti all’evo del proprio  abbandono  della scena politica:  tra chi vi sopraggiunge,  vi  resti e debba lasciarla,-che  veramente migration is life , e nessun articolo uno è inteso a garantirci  il lavoro a chilometro zero- , occorre  aumentare  le forme di comunicazione e di cooperazione, il grado, accordato a ciascuno , di accoglienza, di visibilità e dignità di  vita pubblica, l’agevolezza delle   vie d’accesso e di partenza, già con l’intermodalità dei trasporti , ed in loco acquisire sempre nuove eccellenze, salvaguardando ed accrescendo quelle già in atto,  innanzitutto  nei due ambiti più importanti, la salute e l’istruzione, con  ciò difendendo a oltranza e senza compromessi  i paradigmi succitati , di salubrità ambientale, di tutela e valorizzazione culturale e non meramente  commerciale e propagandistica del nostro patrimonio artistico e  paesaggistico. Insieme con  l’incremento della formazione e della ricerca, umanistico-scientifiche,  sono di certo  la migliore predisposizione ed  il più caloroso benvenuto ad ogni industria e impresa che  non pregiudichi la   l’ integrità territoriale e  il l suo arricchimento quale ecosistema, ma che in  tali beni abbia anzi  la sua condizione di sviluppo  e il suo valore finale. 

Palazzi vs Sala

Signor Direttore,
Davvero è il caso di dire che  tutt’altro sono il sindaco Sala di Milano che partecipa alla imponente manifestazione antirazzista della sua città, all’ insegna del motto Prima le Persone,  e il nostro Sindaco Palazzi, che affannato nell’inseguire le destre sul loro terreno,  ossia i  temi identitari, della sicurezza, e ora dell’assistenza,  in una sua pagina di facebook del 16 febbraio scorso che è tutta sulla lunghezza d’onda del Prima gli Italiani della Lega,  non che di Fratelli d’Italia,  si è accalorato nel  difendersi dall’accusa, “ingiusta”,  che l’operato della sua giunta  sia stato troppo generoso con gli stranieri. Non è vero! Il suo sdegno accorato. Egli si  è così vantato che nessun immigrato benefici della spesa per anziani, e che solo due siano i disabili stranieri assistiti,  non più di 25 su 100 i bambini stranieri che ricevono aiuto,  e che non superi il 35% la quota di chi è stato assistito economicamente ed è straniero. Particolarmente significativi sono i dati,  così illustrati, quanto ai bambini e agli adulti, ” stranieri”,   che siano stati soccorsi nel loro iter scolastico od economicamente : perché la loro quota lascia intendere che per il nostro  borgomastro   siano ugualmente distanti , “ loro” e non “ noi”, i migranti clandestini e i bambini e i lavoratori di origine straniera che risiedono in città  almeno con regolare permesso di soggiorno, o che pur anche  sono residenti e cittadini italiani a tutti gli effetti , che regolarmente  lavorano  e pagano contributi. Quanto al richiamo finale  che “ è pericoloso ingenerare una sorta di guerra tra chi ha bisogno”- e non anche ingiusto e disastroso e disumano ? aggiungerei personalmente-,   è evidente, dai dati apportati,  come  l’operato amministrativo della sua giunta  abbia finora provveduto  a disinnescarla. Del resto il solo lamento di Bassoli si è levato al suo interno acquiescente, e in separata sede,  sul taglio salviniano dei contributi per l’assistenza degli immigrati destinati alla nostra provincia, che penalizzano assistenti e assistiti proprio in ciò che sarebbe più utile nell’ambito stesso securitario, alfabetizzazione e inclusione educativa degli immigrati, conformandoli a valori e principi, diritti e doveri sanciti dalla nostra Costituzione