La recente
sortita Pro Gest del comitato Il ponte dei Mulini, apparsa le settimane scorse sulle colonne della Gazzetta di Mantova, credo che abbia soprattutto il valore che
può rivestire un certificato di
impotenza civico-amministrativa, quanto
al diritto al lavoro dei
residenti nel nostro territorio: in
astratto agevolazioni e sgravi alle imprese che vi intendano investire, in concreto la capitolazione ulteriore rispetto ai capisaldi della idea di città che
va salvaguardata riguardo a Mantova, consentendo l’ ulteriore affronto al
suo paradigma di città salubre, d’arte, di gusto e di cultura, con il riavvio
di un termovalorizzatore a due chilometri e mezzo di distanza dalla Camera
Picta, in linea d’aria, che aggiunge inquinamento a inquinamento, compromettendo o degradando a strumentale green washing ogni pur benemerita iniziativa ecologica compensativa. Non meno
impotenti di fronte agli interessi precostituiti, così aggregatisi, appaiono i difensori di tale paradigma di
città nelle loro pur ottime ragioni:
restano voci che gridano nel deserto, cadendo nel vuoto i loro sacrosanti
richiami a come sia più innovativo ed offra più lavoro
il riciclare i rifiuti in un’economia circolare, ai riutilizzi possibili del pulper, a come occorra preservare dall’ inquinamento
del termovalorizzatore le colture agricole, già compromesse, e via dicendo;
l’arroganza del potere vigente è tale e tanta che può ricorrere impunemente ai
sofismi della retorica più vaneggiante , con il ribadire che un termovalorizzatore c’era già
prima, - e con questo?-, che è solo
l’ammontare di quanto si brucia che conta , non il suo potenziale venefico di
inquinamento, , che una legge del 1934 che impone di distanziare tale impianto
dai centri abitati non vale anche se è in vigore, tant’è vecchia, e via
dicendo. Resta valido il solo loro argomento residuo che non tutto si può
riciclare, che un residuo da incenerire
rimane comunque. C’ è poi sempre, in alternativa fittizia, l’illusione velleitaria e incredibilmente
acritica, quale che sia il versante politico che la riproponga, dell’offa in
offerta di un futuro iperturistico,
quale via di fuga acchiappa consensi,
benché così si vada prefigurando alla nostra città il futuro fantasma di
un outlet turistico spopolato da Airbnb, risolto nelle sue valenze di centro
storico nella sola zona
concentrazionaria Ztl, a tutto evidente vantaggio solo di
procacciatori e organizzatori di eventi, Electa e compagnia bella così
felicitate, tanto per intenderci, di un gruppo ristretto di albergatori e
ostellanti e ristoratori, solo si pensi a quanti hotels sussistono invece in Ferrara, il tutto una
vana chimera per il nostro commercio, all’ insegna renziana, e ora giallo bruna, di
più spesa propagandistica per ottenere voti
e di minori spese per lo sviluppo, in ciò a tutto detrimento, ovviamente,
del lavoro e della fruizione
democratica e partecipativa del bene comune del nostro patrimonio storico e
naturale. Al che, guasto nel
guasto, si è aggiunto il boicottaggio
amministrativo congiunto, sola eccezione i 5 stelle, di ogni idea di Grande Mantova, la sola
dimensione possibile per farne un capoluogo che non si isoli a danno della provincia, qualora anche fosse
possibile trasformare Mantova in un
Distretto della Conoscenza. E’
una certificazione di impotenza che non ci lascia tuttavia inerti. Quale che sia il futuro della nostra
città, è certo quel che è bene
perseguire, in ogni caso , senza aduggiare con
idee di declino, magari corrispondenti all’evo del proprio abbandono
della scena politica: tra chi vi
sopraggiunge, vi resti e debba lasciarla,-che veramente migration is life , e nessun
articolo uno è inteso a garantirci il
lavoro a chilometro zero- , occorre aumentare
le forme di comunicazione e di cooperazione, il grado, accordato a
ciascuno , di accoglienza, di visibilità e dignità di vita pubblica, l’agevolezza delle vie d’accesso e di partenza edi rientro, già
con l’intermodalità dei trasporti , ed in loco acquisire sempre nuove
eccellenze, salvaguardando ed accrescendo quelle già in atto, innanzitutto
nei due ambiti più importanti, la salute e l’istruzione, con ciò difendendo a oltranza e senza
compromessi i paradigmi succitati , di
salubrità ambientale, di tutela e valorizzazione culturale e non meramente commerciale e propagandistica del nostro
patrimonio artistico e paesaggistico.
Insieme con l’incremento della formazione
e della ricerca, umanistico-scientifiche,
sono di certo la migliore
predisposizione ed il più caloroso
benvenuto ad ogni industria e impresa che
non pregiudichi l’ integrità
territoriale e il suo arricchimento
quale ecosistema, ma che in tali beni
abbia anzi la sua condizione di
sviluppo e il suo valore finale.
Odorico
BErgamaschi
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