Che ti è successo,
ingenuo cuore?
Ed ora quale è la
cura di questa pena ?
Io sono consumato
dal desiderio, e lei è indifferente.
O Dio, in che stato mi ritrovo !
Anche se ho una lingua con cui parlare
Chiedimi ora che cosa importa.
Se ci sei solo Tu,
Dio, che è dunque tutto questo turbamento?
Noi aspettiamo fedeltà da coloro stessi
Che non sanno nemmeno la fedeltà che sia
Non mi resta che offrirti la mia vita
Della preghiera ignoro i termini.
Lo ammette, Ghalib non è un bel niente
Ma se lasci che ne sia libero, che male c’è?
E’( solo) un cuore, dopo tutto, non pietra o mattone
Perché non può erompere di dolore?
Più di mille volte leverò il mio grido, se qualcheduno mi
tortura.
Non è qui un tempio, o
una moschea, la porta o la soglia
Di qualcuno. Se siedo
Al bordo della strada, perché qualcuno dovrebbe scacciarmi?
Certo, lei non crede,
Sicuro, lei
Non è fedele.
Se costui tiene tanto a
fede
E cuore, perché si ostina ad andare da lei?
La prigione della vita, la schiavitù
Del dolore, in verità sono la stessa cosa.
Finché non sopraggiunge la morte, perché
un uomo dovrebbe essere libero dal dolore?
Qui, questo vanto
di splendore e grazia,
colà, , quell’ammanto di gentilezza,
e così noi non vogliamo l’ incontrarci per strada,, lei non
vuole
farci salire.
Quali affari del mondo
Si sono fermati senza Ghalib, l’affranto, l’ingiuriato?
Perché pianger(lo) così amaramente, poi, lamentarsi
E gemere così?
In verità, ci sono molti altri validi poeti
A questo mondo,
ma dicono loro stessi che lo stile d’espressione di Ghalib
è un caso unico
Non c’è chi non
chieda perché il persiano
Debba essere
invidioso del Rekta
Recitagli anche solo una volta una poesia di Ghalib
Ed egli ti dirà, Ecco il perché.
Tu non sei il solo Signore
Del Rekta Ghalib
essi dicono, in tempi trascorsi
C’era anche un certo
Mir
Se Galibh seguita così
a singhiozzare , vedrai
O popolo di tutto il mondo
Che non c’è contrada
Che non ne cadrà presto desolata
La beltà non avrà più bisogno di essere dispettosa
Quando me ne sarò andato
Questi tiranni si ritroveranno finalmente a loro agio
Quando me ne sarò andato.
Sale il fumo da una candela
Quando sia spenta
La passione annerirà
Quando me ne sarò andato.
Io muoio dal dolore se penso che non ci sarà nessuno a
questo mondo
Che piangerà la fine della lealtà e dell’amore
Quando io me ne sarò andato.
La caduta in rovina
dell’amore mi fa piangere,
Ghalib,
Quale casa sommergerà il flutto della sofferenza
Quando io me ne sarò
andato?
Chi accetterà la sfida di bere
Il veleno del vino d’amore?
Il coppiere seguiterà a
lanciare invano il suo grido di
sfida
Quando io me ne sarò andato.
Egli condivide la mia vocazione, le mie bevute
E i miei secreti.
Non condannare Galib, è buono
A sufficienza per me.
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