La recente sortita Pro Gest del comitato Il ponte dei Mulini,
apparsa di recente sulle colonne della
Gazzetta di Mantova, credo che abbia
soprattutto il valore che può rivestire un certificato di impotenza civica, quanto al diritto al lavoro dei residenti nel nostro
territorio: in astratto agevolazioni e
sgravi alle imprese che vi intendano investire, in concreto la capitolazione ulteriore quanto ai
capisaldi della idea di città che va salvaguardata riguardo a Mantova, consentendo l’ ulteriore affronto al
suo paradigma di città salubre, d’arte, di gusto e di cultura, con il riavvio di
un termovalorizzatore a due chilometri e mezzo di distanza dalla Camera Picta,
in linea d’aria, che aggiunge inquinamento a inquinamento, compromettendo
o degradando a strumentale green
washing ogni pur benemerita iniziativa
ecologica compensativa. Non meno impotenti di fronte agli interessi
precostituiti, così aggregatisi, appaiono
i difensori di tale paradigma di città nelle loro pur ottime ragioni: restano voci che gridano nel deserto,
cadendo nel vuoto i loro sacrosanti richiami a quanto sia più innovativo e offra
più lavoro il riciclare i rifiuti in un’economia circolare, a come occorra preservare dall’ inquinamento del
termovalorizzatore le colture agricole, già compromesse, e via dicendo;
l’arroganza del potere vigente è tale e tanta che può ricorrere impunemente ai
sofismi della retorica più vaneggiante , col ribadire che un termovalorizzatore
c’era già prima,- e con questo?-, che è
l’ammontare di quanto si brucia, non la natura delle scorie che conta, che una
legge del 1934 che impone di distanziare tale impianto dai centri abitati non
vale anche se è in vigore, tant’è vecchia, e via dicendo. C’ è poi sempre, in
alternativa fittizia, l illusione
velleitaria e incredibilmente acritica, quale che sia il versante politico che
la riproponga, dell’offa in offerta di un
futuro iperturistico, quale via
di fuga acchiappa consensi, benché così
si vada prefigurando alla nostra città il futuro fantasma di un outlet turistico spopolato da Airbnb, risolto nelle sue valenze di centro
storico nella sola zona concentrazionaria Ztl, a
tutto evidente vantaggio solo di procacciatori e organizzatori di eventi,
Electa e compagnia bella così felicitate, tanto per intenderci, di un pugno di
albergatori e ostellanti e ristoratori, solo si pensi a quanti hotels sussistono invece in Ferrara, il tutto una
vana chimera per il nostro
commercio, all’ insegna renziana, e ora
giallo bruna, di più spesa propagandistica per ottenere voti e minori spese per lo sviluppo, in ciò a
tutto detrimento, ovviamente, del lavoro e della fruizione democratica e partecipativa del bene
comune del nostro patrimonio storico e naturale. Al che, guasto nel guasto, si è aggiunto
il boicottaggio amministrativo congiunto, sola eccezione i 5 stelle, di ogni idea di Grande Mantova, la sola
dimensione possibile per farne un capoluogo che non si isoli a danno della provincia, qualora anche fosse possibile trasformare Mantova in un Distretto della Conoscenza. E’ una certificazione di impotenza che non ci
lascia tuttavia inerti. Quale che sia il
futuro della nostra città, è certo quel che è bene perseguire, in ogni caso , senza
aduggiare con idee di declino, magari
corrispondenti all’evo del proprio abbandono della scena politica: tra chi vi sopraggiunge, vi resti
e debba lasciarla,-che veramente migration
is life , e nessun articolo uno è inteso a garantirci il lavoro a chilometro zero- , occorre aumentare le forme di comunicazione e di cooperazione,
il grado, accordato a ciascuno , di accoglienza, di visibilità e dignità di vita pubblica, l’agevolezza delle vie d’accesso e di partenza, già con l’intermodalità
dei trasporti , ed in loco acquisire sempre nuove eccellenze, salvaguardando ed
accrescendo quelle già in atto, innanzitutto
nei due ambiti più importanti, la salute
e l’istruzione, con ciò difendendo a
oltranza e senza compromessi i paradigmi
succitati , di salubrità ambientale, di tutela e valorizzazione culturale e non
meramente commerciale e propagandistica del
nostro patrimonio artistico e paesaggistico. Insieme con l’incremento della formazione e della ricerca,
umanistico-scientifiche, sono di certo la migliore predisposizione ed il più caloroso benvenuto ad ogni industria e
impresa che non pregiudichi la l’
integrità territoriale e il l suo
arricchimento quale ecosistema, ma che in tali beni abbia anzi la sua condizione di sviluppo e il suo valore finale.
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