domenica 17 novembre 2019

ultime news dall India


Un mio scritto personale Le ultime news dall India

Domenica scorsa, mentre stavo rigirando la chiave per uscire dal mio appartamento e recarmi a leggere i giornali in un caffè del centro città, l’anziana signora che abita nell’appartamento di front e che ha la stessa età di mia madre, si è affacciata alla porta per rendermi la copia delle mie chiavi che le avevo affidato,“ “visto che adesso per provvedere a sua madre non può più partire per l India”
L’ho pregata comunque di conservarle, per ogni possibile emergenza.
“Non si sa mai, se per l’aumento della pressione o qualche incidente in bicicletta mi capita ancora di finire in ospedale”
Nel primo pomeriggio una volta tanto mi ha risposto dall’ India il ragazzo Mohamnmad.
“Quando vieni?” si è affrettato a chiedermi nel suo anelito.
Gli ho detto delle ragioni che mi trattengono in Italia, dell’appartamento di cui a 67 anni sono costretto ad andare in cerca fuori città, delle richieste di denaro esorbitanti che per l’assistenza a mia madre mi inoltrano i miei familiari in Italia, le sole che sanno avanzare a me che di tutti loro sono chi è in stato di povertà e di precarietà, chiedendomi proprio ciò che sono meno in grado di offrire. Tant’è che qualora si appellino ai giudici io non mi difenderò e non mi presenterò in tribunale, perché né in Italia né in India trova riconoscimento o è legale l’amore che mi lega a chi ho adottato.
“ dunque per quest’anno non torni in India…” il ragazzo ha concluso con tristezza mortificata.
“ Mohammad dimmi comunque come ora posso aiutarti…”
I need you, not your help”
“ Io ho bisogno di te, non del tuo aiuto”
La linea è quindi caduta , ed io ho contattato allora Kailash perché aiutasse il ragazzo a farsene una ragione, come Kailash se l 'è fatta già a sua volta, essendo io inquietato ancora una volta dallo sconforto del mio caro ragazzo.
Kailash ha potuto risollevarmi dicendomi,qualche ora più tardi, per quel che aveva saputo dal padre di Mohammad, che non era prostrato da uno stato di inedia, ma che si trovava con un businessman in Rampur, un villaggio nei pressi di Panna.
Quanto al figlio Ajay, non avevo motivo di dolermi che non mi avesse ancora inviato le pagine degli ultimi argomento di studio di biologia perché lo aiutassi nell’apprendimento,con test o lezioni via skype, in quanto che in India erano sospesi social e network, per evitare che tramite il loro uso si infiammassero gli animi e si aizzassero rivolte, dopo la sentenza emessa il giorno avanti sul caso plurisecolare di Ayodhya. Il sito dove sorgeva la Babri Masjid, che nel 1992 era stata demolita da migliaia di fanatici hindu perché era il sito dove sarebbe nato il presunto dio Rama, e dove anticamente sarebbe stato eretto un tempio hindu commemotativo abbattuto dall’imperatore moghul Babur proprio per edificarvi la moschea che i facinorosi hindu avevano abbattuta a sua volta, era stato riconosciuto come di spettanza agli hindu, e i musulmani erano stati risarciti assegnando loro 5 acri di terreno dove avrebbero potuto far risorgere la moschea Babri. A riprova del fatto che un tempio hindu preesisteva alla moschea demolita nel 1992, Kailash mi adduceva le testimonianze di archeologi dell’Archaelogical Survey of India che avevano accertato che una struttura sorgeva in precedenza, un tempio hindu , sicuramente, come confermavano i resti ritrovativi di un amalaka e di un pranala, che sussistono solo nei luoghi di culto dell induismo. Un altro archeologo aveva addirittura sostenuto che risaliva ad Ayodhya la statua del dio Rama che io e Kailash avevamo onorato a suoi tempo in Orccha, nel tempio edificatovi in onore del dio Rama in cui sarebbe stata traslata. A onore del vero suffragava tale ipotesi anche un archeologo islamico, i cui accertamenti a suo tempo, negli anni settanta del secolo scorso, non avevano trovato seguito, a suo dire, per la prevalenza di orientamenti di sinistra nell’Archaelogical Survey of India. Ad ogni buon conto , come avrei concluso e detto solo l’ indomani a Kailash, trovando un suo consenso, l’area sacra contesa non si sarebbe dovuta assegnare né agli hindu né ai musulmani, perché né i musulmani avrebbero dovuto erigere una moschea proprio dove gli hindu immaginavano che fosse nato il dio Rama, né tanto meno, quattro secoli dopo, neanche trent’ anni fa, gli hindu avrebbero dovuto distruggere tale moschea, guarda caso individuando il luogo dove sarebbe nato il dio Rama proprio al centro del vano sottostante alla sua cupola centrale. Si sarebbe così emessa una sentenza che sarebbe stata di perpetuo monito a chi, hindu o muslim, intendesse usurpare i siti religiosi di culto per l’altrui fede. La preoccupazione delle autorità indiane per possibili reazioni di rivolta, che data la sentenza della corte suprema era da paventarsi che fossero soprattutto di matrice islamica, era tale che in tutta l’India per lì intera giornata della sentenza erano rimaste chiuse tutte le scuole, le quali nell ‘Uttar Pradesh, dove sorge Ayodhya e dove numerosi sono i mussulmani che vivono nei grandi centri urbani, sarebbero dovute restare chiuse anche di lunedì. La preoccupazione pubblica aveva oscurato negli animi anche la gioia e la soddisfazione per l’evento, di natura opposta, dell ‘apertura del corridoio di Kartapur, che nel 550 anniversario della nascita del guru Nanak, il fondatore della religione sik, aveva ricongiunto i due luoghi di culto sik negli opposti Punjab, dell India e del Pakistan, di Dera Baba Nanak Sahib, in India, e del gurudwara Darbar Sahib, in Pakistan, consentendo agli indiani sik di transitare senza un visto il fiume Raw di confine e di raggiungere nel Pakistan il gurudwara Darbar Sahib*. Un corridoio di neanche 4 chilometri, ma che allevia di molto la tensione riaccesasi tra India e Pakistan e che ne smorza i recenti venti di guerra , dopo la revoca dell’articolo 72 che concedeva al Jammu Khasmir uno statuto speciale.
Kailash trovava modo invece di dilungarsi su quanto i documentari in rete gli avevano consentito di apprendere sui diversi luoghi dove avrebbe sostato il dio Rama, nel suo tragitto d’esilio da Ayodhya e poi sulle tracce dell’amata Sita rapitagli dal demone Ravana, signore dello Sri Lanka.
Oltre a Citrakoot dove con il mio amico o da solo mi sono recato più volte, con Mathura e Vrindavan il solo sito in cui Kailash abbia potuto condurre in pellegrinaggio l' intera famiglia, quando era ancora in vita il nostro Sumit, che Dio l’abbia nella sua gloria, i luoghi di soggiorno del dio sarebbero stati il parco di Bandhavgarh, Nasik, nel Maharastra, Rameshwaram nel Tamil Nadu, che io e Kailash abbiamo visitato insieme indimenticabilmente. Kailash si ricordava ancora che da Rameshvaram avevamo preso l’autobus per Madurai, prima di raggiungere al termine dell’ India KanyaKumari, anziché pervenirvi direttamente da Rameshwaram, A diciassette ( in realtà ventidue) miglia dal suo abitato sorge un tempio, mi ha detto,( quello di Sethu Karai) , nel punto preciso a iniziare dal quale con l’aiuto di Hanuman e della sua armata di scimmie Rama avrebbe costruito il ponte di pietre, ( corrispondente effettivamente alle secche dell’Adam Bridge ), su cui avrebbe raggiunto lo Sri Lanka, intrattenendosi in un’isola , (quella di Mannar), che precede lo Sri Lanka di soli sette chilometri, Poi di ritorno , una volta che ebbe ucciso Ravana e recuperato Sita, ad una ad una avrebbe ritirato le pietre del ponte, su consiglio di Vibheeshanan, il fratello di Ravana, che nello scontro cruciale si era schierato dalla sua parte. Kailash mi raccontava ciò come se le sue credenze corrispondessero ad eventi reali, ed io lo lasciavo dire senza sollevare alcun dubbio, ben felice di assecondarlo.
Ho invece cercato di indurlo a fornirmi solo informazioni, senza che io avessi a fare né egli a chiedermi commenti, quando durante le settimane scorse ha voluto parlarmi dell’arroventarsi dei rapporti tra India e Pakistan, a seguito dell’abrogazione dell’articolo 72, delle minacce e degli attacchi terroristici che in risposta provenivano dal Pakistan, e delle contromisure dell’ India che irrigidivano il controllo di internet e delle telecomunicazioni,e insieme limitavano i flussi di denaro che provenivano in India, rendendo sempre più difficoltoso e per vie traverse, mediante il ricambio degli agenti del cambio che si facevano titolari, i miei stessi versamenti di denaro. Kailash mi ha parlato di invio d’armi mediante droni da parte di terroristi pakistani a guerriglieri islamici stanziati in India, appena oltre il confine, di reiterate uccisioni di camionisti che rifornivano il Kashmir o se ne allontanavano con i loro carichi di merci, dei finanziamenti di guerriglieri infiltratisi in India dal Pakistan attraverso Dubai. Da un ricco commerciante pakistano e da un suo addetto musulmano indiano, originario del Gujarat, nella stessa Dubai era stato organizzato l’attacco del commando che in Lahore aveva ucciso un leader politico hindu, reo di parole per loro offensive del Profeta Maometto, la pace sia con lui. Kailash provava un sentimento di pietà sconfinato per le vittime, soprattutto se erano povera gente che aveva visto pianto compiangere la morte di un proprio caro, ed ha avversato con calore solo un leader musulmano di Hyderabad dal quale anche i musulmani avevano preso le distanze, quando aveva paragonato una missione della Comunità europea nel Khasmir a chi, come il mio amico si era ricordato, in sua presenza avevo deplorato che un negozio fosse intitolato in Reva, con tanto di baffetti, ah, Hitler, come finalmente capivo dalla sua formulazione approssimativa del cognome del fuhrer nazista.
Sono stati questi i discorsi che hanno contrappuntato i lunghi giorni in cui in Kailash si sono acutizzate di nuovo le emorroidi, con sanguinamenti che gli hanno fanno temere di non avere più una lunga vita davanti, per le infezioni cancerogene che potevano causare. Di esse mi faceva sapere dolorosamente che era morto il conducente d’auto Bishmillah cui ci eravamo a suo tempo rivolti, quando credevamo che un’agenzia di viaggi culturale potesse arrecarci un minimo di fortuna. Della propria morte addolorava il mio amico soprattutto che avrebbe lasciato orfani e senza sostegno Poorti e Chandu, mentre quanto alla moglie Vimala e ad Ajay non dubitava che fossero già in grado comunque di cavarsela. Ma il terrore della morte l’ha convinto finalmente a farsi operare, vincendo la paura che aveva delle stesse iniezioni, e con la solidarietà del mio aiuto e del mio sostegno ho potuto persuaderlo a recarsi di nuovo dallo specialista di Chhatarpur con cui aveva già dimestichezza, e senza doversi recare al più rinomato centro specializzato di Nagpur, assai più distante, dopo due settimane a farsi operare con il laser nella più vicina Damoh, giorno dopo giorno consigliandolo sul meglio da farsi, nello stabilire i contatti con il medico di Damoh, nel preventivare l’arrivo e la degenza, nell’ indicargli il modo migliore per giungere a Damoh. L’ho confortato e incoraggiato quando sembrava recedere in preda alla paura, ne ho raccolto emozioni e impressioni prima e dopo l' intervento, ho seguitato a tranquillizzarlo durante una convalescenza che si prolunga tutt’ora, con il dirgli come corrispondesse a quanto da Damoh, a cui ha fatto ritorno per gli accertamenti, il medico gli faceva presente che era contemplato nel decorso degli eventi. Kailash ha dovuto dispiacersi solo di non avermi dato retta quando insistendo più di tanto avrei finito per scongiurarlo senza lasciarlo libero di decidere , nell’ invitarlo a fare ritorno in treno da Damoh, lungo un tragitto ferroviario ben più lungo ma assai più agevole di quello che gli avrebbe riservato il ritorno in pullman, la cui cuccetta non gli ha evitato i continui sobbalzi che hanno pregiudicato il decorso post- operatorio. Contrappuntava l’angoscia per il suo stato di salute il destino catastrofico che si prefigurava per il suo lavoro in hotel e per la Khajuraho turistica, ora che da Delhi i tour operator più che mai tra di loro in competizione, quanto allenell‘ inoltrare offerte di itinerari che siano le più economiche possibili che inviano alle agenzie di viaggio dei paesi di inbound, eliminano Khajuraho dagli itinerari proposti, per limitarsi alle località raggiungibili in un più breve raggio, Agra, Jaipur, o con costi di volo inferiori, come Varanasi, anche se in tal modo pregiudicano al turista ogni acquisizione dell’arte hindu, del che non può importare a loro di meno. E il mio amico ha avuto modo di comprendere e di farmi comprendere mia volta che i turisti indiani sono sempre di meno per l'incremento dei costi che morde i consumi e gli stili di vita di un consolidatosi regime signorile di massa, affine a quello instauratosi in Italia negli ultimi decenni, anche per quanto si viene erodendo la possibilità dei figli di vivere senza un lavoro del patrimonio accumulato dai loro genitori, che in India come in Italia spesso è la tesaurizzazione di anni e anni di proficua corruzione. Così il mio amico si è persuaso ad accogliere il prossimo anno l ‘invito di altri membri della sua stessa casta, ora che il suo fisico è riabilitato, a trasferirsi da solo a lavorare in hotel o al ristorante nella lontana Goa, dove le retribuzioni sono almeno il doppio che in Khajuraho, si spera non anche il lavoro ai tavoli in sala. Ho accolto tale sua risoluzione con una gioia immensa, perché liberava la sua figura d’uomo dai vincoli del mio aiuto, e agli occhi dei suoi cari e dei suoi amici poteva farlo comparire sempre di più come uno che realizza se stesso mediante se stesso. Era per me una gioia altrettanto grande di quella che mi aveva recato , settimane prima, dicendomi che oramai tutti in Khajuraho chiedono di me come del babbà in famiglia, il nonno in cui tutti loro confidano, facendomi avvertire quanto mi sia oramai naturalizzato presso di loro come un indiano, che a tutto deve provvedere, di tutto deve tenere il conto quanto alla propria vera famiglia, a partire dal dato che in un paese dove i poveri vivono per lo di verdure e chappati, ed è così a pranzo e cena per la famiglia di Kailash al bazar i costi delle verdure stanno intanto aumentando vertiginosamente Le patate e i pomodori soltanto costano meno di 80 rupie al chilo, ed è ben difficile, come mi esemplificava Kailash cucinare pietanze, fossero anche il dhal di lenticchie, l’ aloo gobi, il mattar o il palak paneer, ogni curry masala , senza insaporirli con le cipolle che ciclicamente tornano a farsi in India costosissime. Ancor più, mi ha fatto sapere Kailash, la interruzione dei rapporti tra India e Pakistan in ogni loro forma commerciale, con lo stop a treni, autobus, autocarri, sta intanto prostrando soprattutto le possibilità di consumo dei pakistani. “ Un chilo di pomodori costa in Pakistan 200 loro rupie, adesso. E le cose vanno ancora peggio per le medicine”, di cui l’ India è il produttore di avanguardia per i paesi non sviluppati, e di cui i pakistani debbono ora rifornirsi altrove.“ Una medicina contro i morsi dei cani, che in India costa 950 rupie, in Pakistan ora ne costa 4.000”. Ma ieri sera aveva di che dire contro lo stesso Narendra Modi, per i controlli divenuti asfissianti sulle nostre stesse transazioni di denaro e sul flusso delle comunicazioni, al fine delle autorità indiane di non lasciarsi sfuggire ogni finanziamento e ogni contatto possibile del terrorismo internazionale con agenti operanti in India, dopo l’ acuirsi della minacciosità del terrorismo a seguito dell’abrogazione dell’articolo 72 per il Jammu Kashmir. Il che obbliga Kallu a cercare prestanomi diversi per le donazioni che gli faccio, volta mi costringe a dei loro frazionamenti, ola successiva a scaglionarle in più lunghi lassi di tempo, pur di fargliele pervenire. Che giudizio politico si possa trarre da tali vicende lo dirò a Kailash quando mi sarà mai possibile ritornare in India, e parlargli di nuovo faccia a faccia, sempre che l intensificarsi dei nostri colloqui a distanza non mi abbia fatto finire in una black list, In termini di teologia politica universale di certo si riafferma anche in tali vicissitudini il principio di fede fondamentale, calcedoniano, che nella realtà , come per la natura umana e divina di Gesù, per i rapporti tra uomo, Dio e cosmo, è sempre fonte di errori, della interminabilità dei conflitti, pretendere di separare ciò che è in unità, così trasformando ciò che è complementare in polarità opposte, quanto nel verso contrario il confondere ciò che permane distinto. Ossia ogni dualità secondo il pensiero advaita.

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